00 05/07/2011 08:04
XV DOMENICA

Letture: Isaia 55,10-11
Romani 8,18-23
Matteo 13,1-23

1. La diversità dei terreni immagine delle anime

Il seminatore è unico ed ha sparso la sua semente in modo equo, senza fare eccezione di persone; ma ogni terreno, da se stesso, ha mostrato il suo amore con i propri frutti. Il Signore manifesta cosí con la sua parola che il Vangelo non giustifica per forza, senza il consenso della libertà; le orecchie sterili che egli non ha privato della semente delle sue sante parole ne sono la prova.
"La semente cadde sul bordo della strada" (Mt 13,19), ecco una cosa che è l`immagine stessa dell`anima ingrata, di colui che non ha fatto fruttificare il proprio talento ed ha disprezzato il proprio benefattore (cf. Mt 25,24-30). La terra che aveva tardato ad accogliere il suo seme, è divenuta luogo di passaggio per tutti i malintenzionati; cosí non vi fu piú posto in essa per il padrone, perché vi potesse entrare da lavoratore, ne potesse rompere la durezza e spargervi il suo seme. Nostro Signore ha descritto il maligno sotto i tratti degli uccelli, poiché il maligno ha portato via il seme (cf. Mt 13,19). Egli ha voluto indicare cosí che il maligno non prende per forza la dottrina che è stata distribuita nel cuore. Nell`immagine che egli ha proposto, ecco che in effetti la voce del Vangelo si pone alla porta dell`orecchio, come il grano alla superficie di una terra che non ha nascosto nel suo seno ciò che è caduto su di essa; infatti non è stato permesso agli uccelli di penetrare nella terra alla ricerca di quel seme che la terra aveva nascosto sotto le sue ali.
"E quella parte che era caduta sui sassi" (Mt 13,20); Dio che è buono manifesta cosí la sua misericordia; quantunque la durezza della terra non fosse stata rotta dal lavoro, nondimeno egli non l`ha privata del suo seme. Questa terra rappresenta coloro che si estraniano dalla dottrina di Nostro Signore, come quei tali che hanno detto: "Quella parola è dura; chi può intenderla?" (Gv 6,60). E come Giuda; infatti egli ha ascoltato la parola del Maestro ed ha messo i fiori per l`azione dei suoi miracoli, ma al momento della tentazione, è divenuto sterile.
Il terreno spinoso (cf. Mt 13,22), nonostante il grano ricevuto, ha ceduto la propria forza ai rovi e agli spini. Buttando audacemente il suo seme su una terra ribelle al lavoro altrui, il padrone ha manifestato la sua carità. Nonostante il predominio dei rovi, egli ha sparso a profusione il suo seme sulla terra, perché essa non potesse avere scusanti...
La terra buona e ubertosa (cf. Lc 8,8) è immagine delle anime che agiscono secondo verità, alla maniera di coloro che sono stati chiamati ed hanno abbandonato tutto per seguire Cristo. . .
Nonostante una volontà unanimemente buona che ha ricevuto con gioia il seme dei beni, la terra buona e ubertosa produce in modi diversi, dove «il trenta», dove «il sessanta», dove «il cento»; tutte le parti della terra fanno crescere secondo il proprio potere e nella gioia, alla stregua di coloro che avevano ricevuto "cinque talenti" e ne hanno guadagnati "dieci, ciascuno secondo la sua capacità" (cf. Mt 25,14-30). Colui che rende «il cento» sembra possedere la perfezione dell`elezione; egli ha ricevuto il sigillo di una morte offerta in testimonianza per Dio. Quelli che rendono «il sessanta», sono coloro che sono stati chiamati e che hanno abbandonato il proprio corpo a dolorosi tormenti per il loro Dio, ma non sono arrivati al punto di morire per il loro Signore; tuttavia restano buoni fino alla fine. «Il trenta», è la misura quotidiana della buona terra; sono coloro che sono stati eletti alla vocazione di discepoli e sui quali non si sono levati i tempi della persecuzione; sono tuttavia coronati dalle loro opere buone, proprio come una terra è coronata dal suo frutto, ma non sono stati chiamati al martirio e alla testimonianza della loro fede.

(Efrem, Diatessaron, 11, 12-15.17 s.)


2. Perché tanto seme si perde?

Per qual motivo, ditemi, la maggior parte della semente si perde? Non è certo per colpa del seminatore, ma della terra che accoglie i semi, dell`anima cioè che non ascolta. Perché Gesú non dice esplicitamente che i pigri hanno accolto i chicchi seminati, ma li hanno lasciati beccare dagli uccelli, i ricchi li hanno soffocati e coloro che vivono nel lusso e nelle vanità li hanno lasciati seccare? Cristo non vuole colpirli con troppa veemenza, per non gettarli nella disperazione, ma lascia la dimostrazione e l`applicazione alla coscienza dei suoi ascoltatori. E del resto, ciò accade non solo al seme, di cui una parte si perde, ma accadrà poi anche alla rete. La rete infatti prende molti pesci inutili. Gesú senza dubbio narra questa parabola per incoraggiare i suoi discepoli ed insegnar loro che, quand`anche la maggior parte di coloro che riceveranno la parola divina si perdesse, non devono per questo avvilirsi. La stessa cosa accadde anche al Signore; ma egli, pur prevedendo chiaramente ciò che sarebbe sucesso, non per questo rinunziò a seminare.
Ma come è concepibile - mi direte voi - che si semini sugli spini, sul terreno roccioso e lungo la via? Vi rispondo che la cosa sarebbe assurda, se si trattasse della seminagione terrena che si fa in questo mondo: è invece assai lodevole il fatto, dato che si tratta delle anime e della dottrina divina. Verrebbe certamente ripreso il contadino che disperdesse in questo modo la semente. Il terreno roccioso non può infatti divenire terra buona, né la via può cambiare, e gli spini restano sempre tali. Ma non è cosí nell`ordine spirituale. Le pietre possono mutarsi e diventare terra fertile, la via piú battuta può non esser piú calpestata e aperta a tutti i passanti, ma divenire campo produttivo, e anche le spine possono sparire per lasciar crescere e fruttificare in tutta libertà il grano seminato. Se questi cambiamenti fossero stati impossibili, il Signore non avrebbe seminato. E se in tutti non è avvenuta tale trasformazione, la colpa non è del seminatore, ma di coloro che non hanno voluto cambiar vita. Il seminatore ha compiuto quanto dipendeva da lui; ma se gli uomini non hanno corrisposto alla sua opera, non è responsabile il seminatore che ha testimoniato un cosí grande amore per gli uomini.
Notate ora, vi prego, che la via della perdizione non è una sola, ma varie e ben differenti e lontane l`una dall`altra. E` chiaro che le anime paragonate alla «via» sono i negligenti, i tiepidi, i trascurati. Coloro invece che sono rafiigurati nel «terreno roccioso» sono semplicemente i deboli. Dichiara infatti Cristo: "Il seme caduto in suolo roccioso raffigura colui che, udita la parola, subito la riceve con gioia; non avendo però radice in se stesso ed essendo incostante, venuta una qualsiasi tribolazione o persecuzione a cagione della parola, subito ne prende scandalo (Mt 13,20-21). E ancor prima dice: Quando uno ode la parola della verità ma non la intende, viene il maligno e rapisce dal suo cuore ciò che è stato seminato. Costui è simboleggiato nel seme caduto lungo la via" (Mt 13,19). Non è però la stessa cosa trascurare e lasciar perdere l`insegnamento divino, quando nessuno ci molesta o ci perseguita e quando invece ci sovrastano prove e tentazioni; e ancor meno degni di perdono di questi sono coloro che vengono raffigurati nelle «spine».
Se vogliamo dunque evitare che qualcosa di simile ci capiti, ricopriamo le parole di Dio con il fervore della nostra anima e con il ricordo incessante della nostra memoria. Se il diavolo si sforza di rapircelo, dipende da noi rendere vani i suoi sforzi. Se il seme si secca, ciò non accade per eccesso di calore - Gesú non dice che è il caldo a produrre questo effetto, ma il fatto di non aver radice. Se poi la parola divina viene soffocata, non è per colpa delle spine, ma piuttosto di coloro che le hanno lasciate crescere. E` possibile infatti, solo che tu voglia, impedire la crescita di questi cattivi germogli e usare, come è giusto e utile, delle ricchezze. Ecco perché il Signore non parla semplicemente del «mondo», ma delle «preoccupazioni di questo mondo» e non accusa genericamente la ricchezza, ma denunzia «la seduzione delle ricchezze». Non accusiamo dunque le cose in sé stesse, ma la nostra corrotta intenzione, la nostra cattiva volontà.

(Giovanni Crisostomo, In Matth. 44, 3 s .)


3. La tensione verso la salvezza definitiva

"La mia anima anela e si strugge verso gli atri del Signore" (Sal 83,3). E cosí nel nostro salmo. Non si dice: «E` calata allontanandosi dalla tua salute», ma: "La mia anima è calata verso la tua salute", cioè dirigendosi verso la tua salute. E` quindi un calo benefico, e chi l`esperimenta palesa un desiderio di bene non ancora raggiunto ma bramato con intensissima passione. Chi è, poi, che parla cosí, se non la stirpe eletta, il sacerdozio regale, il popolo santo che il Signore s`è conquistato? Lo dice nella persona di quanti desiderano Cristo, siano essi vissuti nel passato o vivano adesso o vivranno in avvenire: dalle origini dell`umanità, quindi, sino alla fine del mondo. Ne è testimone il santo vecchio Simeone, quando, tenendo in mano il Dio bambino, esclamò: “Ora, Signore, lascia pure che il tuo servo se ne vada in pace, secondo la tua parola, perché gli occhi miei hanno veduto la tua salute” (Lc 2,29). Aveva ottenuto da Dio il responso che non avrebbe assaporato la morte senza aver prima visto l`Unto del Signore (cf. Lc 2,26); ed è da supporsi che il medesimo desiderio, come quel vecchio, cosí l`abbiano avuto tutti i santi dei tempi antecedenti. Lo conferma nostro Signore, quando parlando con i discepoli disse: "Molti profeti e re hanno voluto vedere le cose che voi vedete e non l`hanno vedute, udire ciò che voi udite e non l`hanno udito" (Mt 13,17). In effetti, è proprio la loro voce che dobbiamo riconoscere in questo passo che suona: "La mia anima è calata verso la tua salute". Non s`appagò infatti allora questo desiderio dei santi, né è pago attualmente nel corpo di Cristo che è la Chiesa, finché non si giunga alla fine dei tempi quando verrà "il Desiderato da tutte le genti", secondo la promessa del Profeta (Ag 2,8). In vista di ciò scrive l`Apostolo: "Mi attende alla fine la corona della giustizia, che darà a me in quel giorno il Signore, giusto giudice: e non solo a me ma a tutti quelli che amano la sua manifestazione" (2Tm 4,8). Il desiderio di cui stiamo trattando nasce quindi dall`amore per la manifestazione di Cristo, della quale dice ancora l`Apostolo: "Quando Cristo, vostra vita, si sarà manifestato, allora anche voi apparirete insieme con lui nella gloria" (Col 3,4). Ciò significa che nei tempi della Chiesa decorsi prima che la Vergine partorisse ci furono santi che desiderarono la venuta del Cristo incarnato, mentre nei nostri tempi, a cominciare dalla sua ascensione al cielo, ci sono santi che desiderano la sua manifestazione in cui verrà a giudicare i vivi e i morti. Questo desiderio della Chiesa, dagli inizi del mondo sino alla fine, è senza interruzione, se si voglia escludere il periodo che il Signore incarnato trascorse con i discepoli. Per cui molto a proposito si applica all`intero corpo di Cristo, gemente in questa vita, la voce: "La mia anima è calata verso la tua salute, e io ho sperato nella tua parola" (Sal 118,81). Ho sperato cioè nella tua promessa, ed è questa speranza che fa aspettare con pazienza quel che, finché dura il tempo della fede, è impossibile vedere (cf. Rm 8,25).

(Agostino, Enarr. in Psal. 118, 20, 1)


4. La parabola del seminatore (Mt 13,3-9)

Io mi sono indurito come roccia;
Son divenuto simile al sentiero;
Le spine del mondo m`hanno soffocato,
Hanno reso infeconda la mia anima.

Ma, o Signore, Seminator del bene,
La pianta del Verbo fa` in me crescere:
Perché in uno dei tre io porti frutto:
Tra il cento (per cento), il sessanta o anche il trenta.

(Nerses Snorhalí, Jesus, 468-469)
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