00 14/06/2011 07:56

DOMENICA DOPO PENTECOSTE: SANTISSIMA TRINITA`


Letture: Esodo 34,4b-6.8-9

2 Corinti 13,11-13

Giovanni 3,16-18


1. Padre, Figlio e Spirito Santo, una sola Sapienza


Dunque il Padre è luce, il Figlio è luce, lo Spirito Santo è luce; ma tutti e tre insieme non costituiscono tre luci, ma una sola Luce. Di conseguenza il Padre è sapienza, il Figlio è sapienza e lo Spirito Santo è sapienza, ed insieme non fanno tre sapienze, ma una sola Sapienza. E poiché qui essere è la stessa cosa che essere sapiente, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono una sola essenza. Né qui essere è altra cosa che essere Dio: perciò "il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio" (Eusebio di Vercelli)...

E purché si intenda almeno "in enigma" (1Cor 13,12) ciò che si dice, ci si è accontentati di queste espressioni per rispondere qualcosa quando si chiede che cosa sono i Tre; questi Tre di cui la fede ortodossa afferma l`esistenza, quando dichiara che il Padre non è il Figlio e lo Spirito Santo, che è il "dono di Dio" (At 8,10; Gv 4,10), non è né il Padre né il Figlio. Quando si chiede dunque che cosa sono queste tre cose o questi Tre, ci affanniamo a trovare un nome specifico o generico che abbracci queste tre cose, ma non si presenta allo spirito, perché l`eccellenza sopraeminente della divinità trascende la capacità del linguaggio abituale. Quando si tratta di Dio il pensiero è piú vero della parola e la realtà piú vera del pensiero...

Che ci resta dunque? Ci resta forse da riconoscere che queste espressioni sono state originate dall`indigenza del linguaggio, quando erano necessarie delle lunghe dispute contro le insidie e gli errori degli eretici? Infatti, quando la povertà umana tentava di esprimere con parole adatte ai sensi degli uomini, ciò che nel segreto dello spirito sa, secondo la sua capacità, del Signore Dio suo Creatore, sia per la fede religiosa sia per qualsiasi altra conoscenza, essa ha temuto di parlare di tre essenze, perché non si sospettasse una qualche diversità in quella suprema uguaglianza. D`altra parte non poteva negare l`esistenza di tre realtà perché, per averla negata, Sabellio cadde nell`eresia. E dalla Scrittura risulta, con assoluta certezza, ciò che si deve credere con fedeltà, e l`occhio dello spirito percepisce con piena chiarezza: che esiste il Padre esiste il Figlio, esiste lo Spirito Santo, ma che il Figlio non è io stesso che il Padre, e lo Spirito Santo non è lo stesso che il Padre o il Figlio. La povertà umana si è chiesta come designare queste tre realtà e le ha chiamate sostanze o Persone, con i quali termini volle escludere tanto la diversità di essenza quanto l`unicità delle Persone, in modo da suggerire non solo l`idea di unità con l`espressione «una essenza» ma anche l`idea di Trinità con l`espressione «tre sostanze o Persone»...

Ora, se per le esigenze della controversia si preferisce, pur lasciando da parte i nomi relativi, accettare il plurale, per poter rispondere con una sola parola alla domanda: «che cosa sono i Tre?», e dire «tre sostanze o tre Persone», si badi a tener lontana ogni idea di massa o di estensione, ogni carattere, per quanto piccolo, di dissomiglianza che ci faccia pensare che vi sia qui una cosa inferiore ad un`altra, qualunque sia la maniera in cui uno può essere inferiore ad un altro, cosicché venga esclusa la confusione delle Persone e una distinzione che implichi ineguaglianza. Se l`intelligenza è incapace di comprenderlo, lo si tenga per fede, fino a quando brilli nei nostri cuori Colui che ha detto per bocca del Profeta: "Se non crederete, non comprenderete" (Is 7,9)


(Agostino, De Trinit. 7, 3.6 s.9.12)



2. La manifestazione della divina carità


Chi lavora un campo, lo lavora per conservarlo coltivato. Chi pianta una vigna, la pianta per custodirne le viti. Chi mette insieme un gregge, lo fa per dedicarsi poi a moltiplicarlo. E chi edifica una casa o pone delle fondamenta, anche se già non vi abita, abbraccia il lavoro a cui si sobbarca nella speranza della futura dimora. E perché debbo fermarmi a parlare dell`uomo, quando gli stessi animali piú piccoli fanno tutto per la brama di beni futuri? Quando le formiche nascondono nei loro cunicoli sotterranei chicchi di ogni genere, li depositano, li ammassano tutti per amore della loro stessa vita? Le api, quando costruiscono il fondo dei favi o colgono il polline dei fiori, perché vanno in cerca del timo se non per desiderio del miele? E perché si affannano dietro i fiori, se non per amore della futura prole? Dio dunque, che infonde anche agli animali piú piccoli l`amore per le loro opere, avrà privato solo se stesso dell`amore per le sue creature? Tanto piú che l`amore per ogni realtà buona discende in noi dal suo amore sublime. E` lui infatti la fonte, l`origine di tutto; e poiché, come sta scritto: "In lui viviamo, ci muoviamo e siamo" (At 17,28), da lui abbiamo ricevuto tutto l`affetto con cui amiamo le nostre creature.

Ma tutto il mondo, tutto il genere umano è una sua creatura. Cosí dall`amore con cui amiamo le nostre creature egli ha voluto che noi comprendessimo quanto egli ama le sue creature. Infatti, come leggiamo, "l`intelletto contempla la Sua realtà visibile per il tramite di ciò che è stato fatto" (Rm 1,20); cosí egli volle che noi comprendessimo il suo amore per noi dall`amore che egli ci ha dato per i nostri cari. E come volle - come sta scritto - "che ogni paternità e in cielo e in terra prendesse nome da lui" (Ef 3,15), volle anche che noi riconoscessimo il suo affetto paterno. E dirò solo paterno? Anzi piú che paterno. Lo prova la voce del Salvatore nel Vangelo, che dice: "Tanto infatti Dio ha amato questo mondo da dare il suo Figlio unico per la vita del mondo" (Gv 3,16). E l`Apostolo dice: "Dio non perdonò a suo Figlio, ma lo sacrificò per noi. Come dunque con lui non ci avrà donato tutto?" (Rm 8,32).

Ecco dunque, come ho detto: Dio ci ama piú che un padre il proprio figlio. Ed è evidente che il suo affetto per noi è maggiore dell`affetto per i figli, perché per amore nostro non risparmiò il suo Figlio. E che piú? Aggiungo: il Figlio giusto, il Figlio unigenito, il Figlio di Dio. Che si può dire ancora? Per noi: cioè per i malvagi, per gli iniqui, per gli empi. Chi potrà dunque misurare l`amore di Dio verso di noi?


(Salviano di Marsiglia, De gubernatione, 4, 9-10)



3. L`amore incorruttibile


Ora, nel pieno possesso della mia vita, vi scrivo che bramo di morire. Il mio amore è crocifisso, e non vi è piú in me un fuoco terreno; ma un`acqua viva mormora in me e mi dice dentro: «Vieni al Padre!».

Non gusto piú il cibo corruttibile dei piaceri della vita; voglio il pane di Dio, che è la carne di Gesú Cristo, figlio di David, e voglio come bevanda il suo sangue, cioè l`amore incorruttibile.

Non voglio piú vivere quaggiú...


(Ignazio di Antiochia, Ad Rom. 7 s.)



4. Essere un`anima sola in Dio


State attenti, fratelli, perché riconoscerete qui il mistero della Trinità, in qual modo cioè si possa dire: il Padre è, il Figlio è, lo Spirito Santo è, e tuttavia Padre, Figlio e Spirito Santo sono un solo Dio. Ecco che quelli erano molte migliaia, ma avevano un solo cuore; erano molte migliaia, ma avevano una sola anima. Ma dove avevano un solo cuore e una sola anima? (cf. At 2,32). In Dio. A maggior ragione questa unità si deve trovare in Dio. Forse sbaglio nell`esprimermi, quando dico che due uomini hanno due anime e tre uomini ne hanno tre, e molti uomini ne hanno molte? Di certo mi esprimo giustamente. Ma se essi si avvicinano a Dio, avranno una sola anima. Se coloro che si avvicinano a Dio, per mezzo della carità, di molte anime diventano un`anima sola e di molti cuori un cuore solo, che cosa non farà la stessa fonte della carità nel Padre e nel Figlio? La Trinità non è dunque, a piú forte ragione, un solo Dio? E` da essa infatti che ci viene la carità, dallo stesso Spirito Santo, cosí come dice l`Apostolo: "La carità di Dio è diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato" (Rm 5,5).

Se dunque «la carità è diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato» e di molte anime fa un`anima sola e di molti cuori fa un cuore solo, a quanta maggior ragione il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo dovranno essere un solo Dio, una sola luce, e un solo principio?


(Agostino, In Ioan. 39, 5)