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VENERDI` SANTO

Da quando si cominciò a celebrare la Pasqua in giorno di domenica, il Venerdí Santo diventò il giorno della commemorazione della morte del Signore. A Gerusalemme verso la fine del IV secolo, prima del mezzogiorno si esponevano nella chiesa della Santa Croce sul Golgota le reliquie della Croce del Signore, che erano venerate dai fedeli. A mezzogiorno, il popolo si radunava di nuovo davanti alla stessa chiesa: dalle 12 fino alle 15, si leggeva la Sacra Scrittura e si cantavano i salmi. Sia in Oriente che in Occidente, in questo giorno non si celebrava l`Eucaristia. A Roma, si celebrava una funzione sacra la sera: si leggevano due brani dal Vecchio Testamento e la Passione del Signore secondo Giovanni. La liturgia si concludeva con le solenni preghiere di origine antica, per i rispettivi ceti della Chiesa. L`adorazione della Croce, sull`esempio dell`adorazione di Gerusalemme, venne introdotta nel secolo VII. Roma era in possesso nientemeno che delle reliquie della santa Croce. Il papa si recava dal Laterano alla chiesa di Santa Croce in Gerusalemme insieme con alcuni diaconi, che portavano le reliquie. Queste venivano poste sull`altare e in grande semplicità si iniziava l`adorazione. In Spagna e in Gallia si arriva alla drammatizzazione della liturgia: si svelava ed esponeva la Croce, ci si prostrava per tre volte davanti al Legno sacro, si cantavano gli improperi «Popolo mio» e altri inni. Questi elementi saranno introdotti nella liturgia romana nel IX-X secolo. La santa Comunione delle specie consacrate il Giovedi Santo compare a Roma sotto l`influsso della liturgia orientale nel VII-VIII secolo, però nel XIII secolo verrà limitata al solo celebrante.
Nei paesi nordici, c`è un rito simile alla reposizione del Santissimo Sacramento il Giovedí Santo, che viene chiamato «la deposizione della Croce e dell`Ostia». Ben presto, il rito viene accolto in molte chiese eccetto la romana. Alcuni deponevano nel sepolcro il Santissimo Sacramento (Augsburg), altri invece la Croce (Inghilterra, Francia). I fedeli adoravano l`Ostia e la Croce fino al mattino di Pasqua.
La Chiesa rimane oggi con il Signore che affronta la Passione per la salvezza del mondo. Sta insieme con Gesú nel Giardino degli Olivi, vive insieme con Lui l`arresto e il giudizio, cammina col Salvatore lungo la Via della Croce, resta con lui sul Calvario e sperimenta il silenzio del sepolcro. La liturgia della parola ci introduce nel mistero della Passione del Signore. Il sofferente Servo di Dio, disprezzato e respinto dagli uomini, viene condotto come agnello al macello. Dio pose su di lui le colpe di noi tutti. Cristo muore nel momento in cui nel tempio vengono sacrificati gli agnelli necessari alla celebrazione della cena pasquale. E` Lui il vero Agnello, che toglie i peccati del mondo. Egli viene offerto come nostra Pasqua. Cristo morí per tutti gli uomini e perciò in questo giorno la Chiesa, secondo la sua piú antica tradizione, rivolge a Dio una grande preghiera. Prega per tutta la Chiesa nel mondo, chiede l`unificazione di tutti i credenti in Cristo, intercede per il Popolo Eletto. Ricorda tutti i credenti delle altre religioni come anche chi non crede, prega per i governanti e per gli afflitti.
Come non ringraziare Dio in questo giorno? Lodiamo Gesú e rendiamogli grazie, adorando la Croce su cui si compí la salvezza del mondo. Non solo glorifichiamo il Signore, ma ricevendo la santa Comunione dai doni consacrati ieri ci uniamo a Cristo: ogni volta che mangiamo di questo Pane annunziamo la morte del Signore, nell`attesa della sua venuta.

Oggi viene messo in croce colui che mise la terra sopra le acque: con una corona di spine viene cinto il capo del re degli angeli, con falsa porpora viene coperto colui che copre il cielo di nubi; riceve uno schiaffo colui che nel Giordano diede la libertà ad Adamo: lo sposo della Chiesa viene confitto in croce: il figlio della Vergine viene trafitto con una lancia. Adoriamo la tua passione, o Cristo; e tu mostraci anche la tua gloriosa risurrezione.

(Antiphona ad nonam, EE, n. 3123)


1. La cena e le tappe della Passione

Il salvifico mistero della Croce,
Quella sera hai mostrato e rivelato;
Nel tuo Corpo, fonte della vita,
Al pari della Coppa, l`hai distribuito e dato.
Degnati con la santa Assemblea
Di render anche me partecipe alla Mensa,
Del Pane tuo di vita di cui ho fame
E della tua Bevanda cui assetato anelo.

Lavanda dei piedi (Gv 13,1-20)

Tu hai lavato in una bacinella
Con le tue mani pure i loro piedi
Ed hai insegnato loro l`umiltà
Dianzi in parole, ed in quel punto a fatti.
Lava del pari il fango delle mie miserie
Per le suppliche della santa Comitiva
E indirizza il cammino dei miei passi
Sulla via dell`umiltà verso il tuo cielo.

L`agonia (Mt 26,36-46)

Nelle oscure ore della notte
Hai mostrato la tua natura umana:
Nel terrore Tu fosti in agonia,
Ed hai pregato il Padre che è nei cieli.
Libera anche me dai segreti strali
E dal terrore opprimente della notte;
Le facoltà dell`anima e del corpo
Siano fisse nel santo tuo timore.

L`arresto (Mt 26,47-56)

Sei stato legato per quei che si è legato;
Tu hai disciolto il nodo del legame;
Svincolami dai lacci volontari:
Dai viluppi infernali dei peccati.

Davanti al Sinedrio (Mt 26,59-68)

Pel condannato a motivo del peccato,
Sei comparso, Innocente, in tribunale;
Quando nella gloria del Padre tornerai,
Con lui non giudicarmi.
Sacrileghi sputi T`hanno offeso,
Per l`onta della prima creatura;
Dell`Impudente, l`onta cancella dei peccati
Con la quale ho coperto il mio sembiante.
Hai permesso al cattivo servitore,
D`imprimerti lo schiaffo schernitore;
Colpisci con fermezza la faccia del Cattivo,
Come con par durezza ha schiaffeggiato lui.

Il rinnegamento di Pietro (Mt 26,69-75)

Non hai lasciato che la Pietra rotolasse
Fin negli abissi profondi del peccato,
Ma, per le lacrime amare del suo cuore,
Hai perdonato chi Ti ha rinnegato.
Anche me, come lui rialza
Dalla caduta dove sono incorso,
Dando ai miei occhi lacrime copiose
Ed al mio capo acqua come al mare.

Oltraggi (Mt 27,27-31)

Ti sei rivestito di porpora,
La clamide rossa hai posto sulla tua persona;
Simile ignominia potevano pensarla
Solo i soldati di Ponzio Pilato.
Allontana da me il cilicio del peccato
La rossa porpora dal color del sangue;
E rivestimi dell`abito gioioso
Che al primo uomo indosso Tu ponesti.
Piegando il ginocchio, si fanno burle;
Giocando, si fanno beffe;
Le celesti schiere, ciò considerando
Con timore adorano.
[Tutto hai subito] per togliere dalla natura di Adamo
Tu rilevi l`onta dell`amico del peccato,
Dall`anima mia, dalla mia coscienza,
Leva via la vergogna, piena di tristezza.
La tua celeste testa -
Davanti a cui sta in tremito di spavento il Serafino -,
Copertala d`un velo, vi si davan pugni,
E colpi di nodosa canna.
Per causa della testa [dell`uomo] tratta dalla terra
Che inchinata s`era ai piedi della donna,
Perché in modo piú sublime del celeste Coro,
Tu potessi congiungerla al tuo Corpo.
E la mia [testa] caduta sino al suolo
E inchinata ai piedi del Maligno,
Per le opere tutte dell`Iniquo
Che mi piombarono a terra,
Non permettere di giocar con essa,
Come i bambini giocano alla palla,
Voglia Tu invece liberarla dal Nemico,
Per unirla di nuovo alla tua Testa.

La flagellazione (Mt 27,26)

Per l`intero tuo corpo
E su tutte le parti di tue membra
I colpi del terribile flagello
Ha ricevuto per verdetto iniquo.
Io che dai piedi al capo
Soffro di dolori intollerabili,
Guariscimi di nuovo, una seconda volta,
Come con grazia di Fontana sacra.

La corona di spine (Mt 27,29)

In cambio delle spine della colpa,
Che ha fatto crescere per noi la maledizione,
Sul tuo capo è stata posta una corona [di spine]
Dagli operai della Vigna d`Israele.
Strappa da le spine della colpa
Che in me ha piantato il mio Nemico;
Guarisci la morsura della piaga,
Sian soppresse le stimmate del male.

La crocifissione (Mt 27,32-43)

In cambio del frutto soavissimo
Dell`amaro [albero], mortifero,
Hai gustato il fiele mescolato
All`aceto, durante la tua sete.
L`amarezza della [bestia] velenosa,
Inoculata nelle facoltà dell`anima,
Lungi da me rigettala con essa,
E l`amor tuo diventi in me soave.
In cambio dell`albero di morte,
Cresciuto in mezzo al Paradiso,
Sulle tue spalle hai portato il legno della Croce,
L`hai portato al luogo detto Golgota.
L`anima mia caduta nella colpa
Carica d`un fardello sí pesante,
Alleviala in grazia del soave giogo
E al carico leggero della Croce.
Il Venerdí, attorno all`ora terza,
Nel giorno in cui fu sedotto il primo uomo,
Signor, sei stato affisso al legno
In una con il ladro malfattore.
Le mani creatrici della terra,
Le hai Tu distese sulla Croce,
In cambio delle mani lor [di Adamo ed Eva] che tese
S`eran e dall`albero colto avean la morte!
Per me che, come loro, ho trasgredito
E forse li ho persino superati,
Piantando di mia mano il seme di Gomorra,
E il frutto di Sodoma gustando,
Non misurar la pena al mal commesso
Non esiger da me l`intero debito
Ma elargisci il perdono al mio delitto
[...].
Tu sei salito sulla Croce santa,
La trasgression degli uomini hai scostato;
E il nemico della nostra specie,
Su [la Croce] Tu l`hai inchiodato.
Fortificami nella protezione
Del santo Segno sempre vincitore,
E quando in cielo apparirà d`Oriente,
Ch`io di sua luce venga illuminato.

Il buon ladrone (Lc 23,39-43)

Al ladrone che stava alla tua destra
La porta hai aperto del Paradiso d`Eden;
Anche di me ricordati quando tornerai
Con la Regalità del Padre tuo.
Anch`io ascolti ciò che fa esultare,
La risposta da Te pronunciata:
«Oggi, sarai tu con me nell`Eden, Nella tua Patria prima!».

La Madre di Gesú (Gv 19,25-27)

Lamentandosi e percotendo il petto
La Madre tua, Signor, presso la Croce,
Quando sentiva che Tu avevi sete,
Cocenti lacrime di dolor versava.
Degnati d`accordarmi di versare
Lacrime abbondanti come il mare,
Sí da lavar le colpe di mia vita
E della veste dell`anima il marciume.

Morte di Gesú (Mt 27,45-53)

Quando con voce forte Tu hai gridato
Dicendo: «Eli, Eli...»,
Si scossero i pilastri della terra,
Gli alti monti tremarono sgomenti.
Mentre il velo dell`Antica Legge
Dall`alto in basso si divise in due;
E le tombe s`aprirono,
Dei Santi i corpi ritornaron in vita.
La luce del sole, messo il velo,
Si oscurò nel pieno del meriggio,
E sull`esempio suo anche la luna,
Nel colore si trasformò del sangue,
Perché videro Te, loro Signore,
Nudo sulla Croce: non poteron sopportarlo;
Al posto degli esseri ragionevoli,
Gli elementi privi di ragione provarono spavento.
Adesso, con le rocce che si sgretolano,
Smuovi il mio cuore immoto verso il bene;
Con i morti che allora si drizzarono,
L`anima mia rialza, uccisa dal peccato.
Con la lacerazione del velo
A causa dei debiti di Adamo,
Lacera in me l`antica cattiveria,
Distruggi l`obbligazione delle colpe di mia vita.
Con l`oscuramento dell`astro luminoso,
Scaccia da me la coorte dei Tenebrosi;
Col suo ritorno alla luce nella nona ora,
Illuminami di bel nuovo.
Per il tuo denudamento sopra il legno,
In cambio della nudità del primo uomo,
Voglia Tu ricoprirmi di tua gloria
Nel giorno del Giudizio universale.
Invece d`abbandonar gli autori de la crocifissione,
La casa e la stirpe dei Giudei,
Pregasti il Padre che sta su nei cieli
Di perdonar la colpa che commisero.
A me che credo con tutta la mia anima
E che Ti adoro, o Figlio unicogenito,
Perdonami i misfatti che ho commesso;
Non si faccia memoria delle colpe andate.

Il colpo di lancia (Gv 19,31-37)

Dopo aver adempiuto la Scrittura,
E rimesso al Padre tuo lo spirito
Quando il soldato ebbe inferto il colpo [di lancia]
Una sorgente uscí dal sacro tuo Costato:
Acqua per lavare alla Fontana sacra,
Sangue da bere nel divin Mistero,
Per la ferita di colei che uscí dal fianco,
Per la quale ha peccato il primo uomo.
Io che sono carne che dal vizio è nata,
E un sangue plasmato dalla polvere,
Tu m`hai lavato con la rugiada del [tuo] Fianco,
Ma io, daccapo, tornato sono al primitivo stato;
Fa`, te ne prego, ch`io non vi rimanga,
Ma degnati di lavarmi grazie ad essa;
Se tali doni non fossero accordati,
Siano almeno [i miei peccati] di lacrime irrigati.
Apri la bocca mia, apri al ruscello
Del Sangue tuo che fiotta dal Costato,
Come bebè che attratto al seno succhia
Il latte della madre a lui vitale.
Sì, che io pure possa ber la gioia
Ed esultare nel tuo Santo Spirito,
Diventi sapido il gusto della Coppa,
L`amor immacolato del Vino senza aggiunte.
Alla tua morte, o Principe Immortale!
Con la morte che nel corpo hai ricevuto,
Nell `immortalità m`hai trasportato,
Gli ultimi nervi della morte hai rotto.
A me di nuovo ucciso dal peccato
E che ho perduto il bene tuo immortale,
Rendimi vivo per il tuo volere,
Per la giustizia del [tuo] comandamento.
Tu, dono eterno dell`umanità caduca,
Tu, che sei reclamato come dono,
Tu, dator di doni per le creature,
Mortali ed immortali.

La sepoltura (Mt 27,57-66)

Come a Giuseppe d`Arimatea,
Il discepolo tuo santo e giusto,
La tua persona accordami come don di grazia,
Tu che elargisci a tutti noi la vita.
Sei stato avvolto in un lenzuolo puro,
Sei stato posto in un sepolcro nuovo,
Deh, fa` ch`io non somigli a quei cotali,
Che nella fossa inferiore son discesi.
L`anima mia fa` che sia morta al vizio
Resa viva da Te per la celeste [fossa],
Per il mistero della santa mirra,
E dell`incenso puro dal soave odore.
Tu che dai Cori angelici,
Con timore nascosto sei onorato,
Proprio Tu, sei stato custodito dai soldati,
O vigile Custode d`Israele.
Con la tua destra prendimi per mano,
Affidami pure all`Angelo tuo santo,
Perché resti sano e salvo nella notte
Nella lotta invisibile.
Sei stato sigillato con l`anello
Della corrotta guardia del Sinedrio;
Tu, tesoro dell`immortale vita,
Sei stato ascoso nel grembo della terra.
Le porte del mio spirito e dei sensi,
Dove è porto l`ingresso al bene e al male,
Sigillale col Segno della Croce
E fissami nel tuo [glorioso] bene.

(Nerses Snorhalì, Jesus, nn. 701-764)


2. Lodi alla Croce

O Croce, benedizione del mondo,
o speranaa, o sicura redenzione,
un tempo passaggio alla geenna,
ora luminosa porta del cielo.

In te è offerta l`ostia
che tutto trasse a sé.
L`assale il principe del mondo
ma nulla di suo vi trova.

L`articolo della tua legge
annulla l`antica sentenza.
Perisce l`atavico servaggio,
vien resa la vera libertà.

La magnificenza del tuo profumo
vince tutti gli aromi.
La dolcezza del tuo nettare
riempie i recessi del cuore.

Per la Croce, o Cristo, ti preghiamo
conduci al premio della vita
quelli che inchiodato al legno
redimere ti sei degnato.

Sia gloria al Padre ingenerato,
splendore sia all`Unigenito,
e maestà sia pari
di entrambi alla gran Fiamma.

(Pier Damiani, In inventione s. Crucis, EE, n. 3295)


3. La Croce è una festa spirituale

Oggi il Signore nostro Gesú Cristo sta in Croce e noi facciamo una festa, perché tu capisca che la Croce è una festa e una celebrazione spirituale. Prima, si, la croce significava disprezzo, ma oggi la croce è cosa venerabile, prima era simbolo di condanna, oggi è speranza di salvezza. E` diventata davvero sorgente d`infiniti beni; ci ha liberati dall`errore, ha diradato le nostre tenebre, ci ha riconciliati con Dio, da nemici di Dio ci ha fatti suoi familiari, da stranieri ci ha fatto suoi vicini: questa croce è la distruzione dell`inimicizia, la sorgente della pace, lo scrigno del nostro tesoro. Grazie alla Croce non vaghiamo piú nel deserto, perché abbiamo trovato la via giusta; non stiamo piú fuori della reggia, perché abbiam trovato la porta; non temiamo piú i dardi infuocati del diavolo, perché abbiam visto dov`è la fonte dell`acqua. Grazie alla croce non c`è piú vedovanza, abbiamo lo sposo; non temiamo piú i lupi, abbiamo il buon pastore. Grazie alla Croce non abbiamo piú paura del tiranno, siamo al fianco del re; e perciò facciamo festa celebrando la memoria della croce. Anche Paolo comandò di far festa per mezzo della Croce: Facciamo festa, dice, non secondo la vecchia fermentazione, ma negli azzimi della sincerità e della verità (1Cor 5,8). E poi ne aggiunge il motivo: Perché Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato per noi. Vedi come ci comanda di far festa per mezzo della croce? perché sulla croce è stato immolato Cristo. Infatti, dov`è il sacrificio, ivi è anche la distruzione del peccato, ivi la riconciliazione col Signore, ivi la festa e la gioia. Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato per noi. Dove, di grazia, è stato immolato? Sopra un alto patibolo. Nuovo l`altare di questo sacrificio, perché il sacrificio stesso è nuovo e stupendo. La stessa persona è vittima e sacerdote; vittima nella carne, sacerdote nello spirito: la stessa persona offriva e veniva offerta nella sua carne. Senti come Paolo spiega le due cose: Ogni pontefice, dice, preso di mezzo agli uomini, viene costituito per gli uomini; perciò è necessario che abbia qualcosa da offrire. Ecco egli offre se stesso (cf. Eb 5,1; 8,3). Altrove poi dice: Cristo s`è offerto una sola volta, per lavare i peccati di molti, apparirà ancora a quelli che lo aspettano per dar loro salvezza (Eb 9,28). Ecco qui è stato offerto, lí invece offrí se stesso. Vedi come s`è fatto vittima e sacerdote e come la croce sia stato l`altare? E perché, mi chiederai, la vittima non è offerta nel tempio, ma fuori città e fuori le mura? Perché si adempisse la profezia Fu annoverato tra i malvagi (Is 53,12). Ma perché sopra un alto patibolo e non sotto un tetto? Perché purificasse l`aria; per questo in alto e non sotto un tetto, ma sotto il cielo.
Veniva purificata l`aria, mentre l`Agnello veniva immolato in alto; ma veniva purificata anche la terra, perché il sangue vi scorse sopra dal fianco. Perciò non sotto un tetto, non nel tempio giudaico, perché i Giudei non si appropriassero della vittima e perché tu non pensassi ch`egli fosse morto solo per quella gente. Perciò fuori la porta e le mura della città, perché capissi che il sacrificio è universale, perché l`offerta era fatta per tutta la terra, perché ti rendessi anche conto che l`espiazione era per tutti non riservata ad alcuni, come presso i Giudei.
Proprio per questo Dio aveva comandato ai Giudei di offrire preghiere e sacrifici in un solo luogo, perché tutta la terra era impura per fumo, tanfo e inquinamento proveniente dai sacrifici dei gentili. Per noi invece, poiché Cristo ha lavato tutto il mondo, qualunque luogo è diventato luogo di preghiera. Perciò Paolo raccomanda che senza timore, in qualunque posto, si facessero preghiere con queste parole: Voglio che gli uomini preghino in ogni luogo, innalzando mani pure (1Tm 2,8). Vedi com`è stato lavato il mondo? Adesso si può pregare dappertutto, perché tutta la terra è stata fatta santa, e piú santa dei luoghi piú sacri del tempio. Perché là veniva offerto un agnello irragionevole, qui un Agnello spirituale, e quanto piú augusto è il sacrificio, tanto piú grande è la santificazione. Ecco perché la Croce ha una celebrazione.

(Giovanni Crisostomo, De cruce et latrone, I, 1, 4)


4. Il mistero della croce

Infatti, poiché è proprio della divinità penetrare in ogni cosa, ed essere prolungata alla natura di quelle cose che esistono per ogni parte (non rimarrà, infatti, alcunché nella loro essenza, se non rimane in ciò che esiste.
Ma ciò che è propriamente è la divina natura: e noi la crediamo essere, per necessità, in tutte le cose che sussistono, siamo spinti da quelle cose che perdurano), siamo ammaestrati a ciò per mezzo della croce, la quale essendo divisa in quattro parti, a tal punto che dal centro fino a quando si congiungono tra di loro, contiamo quattro prolungamenti: poiché chi fu steso in essa per il tempo della morte accettata, collega a sé tutte le cose, collega e raduna l`accordo e l`armonia.
Il pensiero passa, infatti, anche attraverso fini trasversali, secondari.
Se, dunque, tu consideri la struttura delle cose celesti e terrestri, oppure degli estremi dell`universo delle une e delle altre, viene sempre incontro alla tua riflessione la divinità, la quale sola si offre in contemplazione da ogni parte in quelle cose che esistono, e tutte le contiene nella essenza.
Sia, poi, tale divinità da nominarsi la natura, oppure la ragione, o la virtù, o la potenza, o la sapienza, o qualche altra cosa tra quelle che sono eccelse, e che maggiormente possono mostrare colui che è sommo ed eccellente, dalla voce o dal nome o dalla figura delle parole, non grande è per noi la discussione.
Poiché, dunque, tutte le creature aspirano al medesimo obiettivo, ed è intorno ad esso e per se stesso che le tiene aderenti e le congiunge, quelle che si trovano nello stato superiore, a quelle che sono nel mezzo, o in uno stato laterale, sarebbero generate vicendevolmente per lui ed anche congiunte; conveniva [allora] che noi fossimo indotti non solo dall`ascolto alla contemplazione della divinità; ma anche che sembrasse che fosse reso il maestro e dottore delle intelligenze superiori.
Di qui, il grande movimento che Paolo istituí nel mistero: [cioè] che il popolo di Efeso, per la dottrina con la facoltà di concedere la virtù di conoscere quale sia la profondità, la larghezza, l`altezza e la lunghezza [di tale mistero]. Col nome chiama qualsiasi estensione della croce.
L`altezza, invero, è ciò che sovrasta; la profondità, poi, è ciò che è al di sotto, la lunghezza, senza dubbio, e la larghezza sono quelle che lateralmente si estendono.
Piú chiaramente, spiega poi questo senso altrove, come penso nella Lettera ai Filippesi, quando dice:
Nel nome di Gesú Cristo, si pieghi ogni ginocchio, in cielo, in terra e negli inferi (Fil 2,10).
In questo testo con l`unico nome la medesima importanza ed eccellenza abbraccia, affinché colui che intercede tra forze celesti e terrestri, avrà il nome di origine terrena.

(Gregorio di Nissa, Oratio catech., 32, passim)


5. Fondazione dell`uso del segno della croce

Non vergogniamoci della croce del Cristo, ma, anche se un altro lo fa di nascosto, tu segnati in fronte davanti a tutti, di maniera che i demoni, vedendo quel regal simbolo, fuggano via tremando. Fa` il segno della croce quando mangi e bevi, quando stai seduto o coricato, quando ti alzi, quando parli, quando cammini: in qualsiasi circostanza, insomma. Colui il quale, infatti, è stato quaggiú crocifisso, si trova adesso nell`alto dei cieli. Se, certo, dopo esser stato crocifisso e sepolto, egli fosse rimasto nel sepolcro, allora sí che avremmo ragione di arrossire! Chi è stato crocifisso su questo Golgota, invece, dal Monte degli Ulivi, situato ad oriente (cf. Zc 14,4), ascese al cielo (cf. Lc 24,50). Egli, infatti, dopo esser disceso dalla terra negli inferi e, di laggiú, tornato nuovamente presso di noi, risalí ancora una volta dal nostro mondo al cielo, mentre il Padre, acclamandolo, si rivolgeva a lui dicendo: Siedi alla mia destra, finché avrò posto i tuoi nemici a scanno dei tuoi piedi (Sal 109,1).

(Cirillo di Gerusalemme, Catech., 4, 14)


6. Inno alla Croce

O croce grande bontà di Dio, croce gloria del cielo, croce salvezza eterna degli uomini, croce terrore dei malvagi, forza dei giusti, luce dei fedeli.
O croce che hai fatto sí che Dio nella carne fosse di salvezza alle terre e, nei cieli, che l`uomo regnasse su Dio. Per te splendette la luce della verità, l`empia notte fuggí.
Tu distruggesti per i pagani convertiti i templi scalzati, tu armoniosa fibbia di pace, che concilii l`uomo col patto di Cristo.
Tu sei la scala per cui l`uomo può essere portato in cielo. Sii sempre a noi tuoi devoti fedeli colonna ed àncora, perché la nostra casa stia salda e la flotta sicura.
Sulla croce fissa la tua fede, dalla croce prendi la corona.

(Paolino di Nola, Carmen 19, nn. 718-730)