00 05/04/2011 09:07
IV DOMENICA DI OUARESIMA

Letture: 1 Samuele 16,1b.4a.6-7.10-13
Efesini 5,8-14
Giovanni 9,1-41

1. Il cieco nato

E perché essi avevano bestemmiato a proposito delle sue parole: "Prima che Abramo fosse, io ero" (Gv 8,58), Gesú andò verso l`incontro con un uomo, cieco fin dalla nascita: "E i suoi discepoli lo interrogarono: Chi ha peccato, lui o i suoi genitori? Egli disse loro: Né lui, né i suoi genitori, ma è perché Dio sia glorihca!o. E` necessario che io compia le opere di colui che mi ha mandato, finché è giorno" (Gv 9,2-4), fintanto che sono con voi. "Sopraggiunge la notte" (Gv 9,4), e il Figlio sarà esaltato, e voi che siete la luce del mondo, scomparirete e non vi saranno piú miracoli a causa dell`incredulità. "Ciò dicendo, sputò per terra, formò del fango con la saliva, e fece degli occhi con il suo fango" (Gv 9,6), e la luce scaturí dalla terra, come al principio, quando l`ombra del cielo, "la tenebra, era estesa su tutto" ed egli comandò alla luce e quella nacque dalle tenebre (cf.Gen 1,2-3). Cosí «egli formò del fango con la saliva», e guarí il difetto che esisteva dalla nascita, per mostrare che lui, la cui mano completava ciò che mancava alla natura, era proprio colui la cui mano aveva modellato la creazione al principio. E siccome rifiutavano di crederlo anteriore ad Abramo, egli provò loro con quest`opera che era il Figlio di colui che, con la sua mano, "formò" il primo "Adamo con la terra" (Gen 2,7): in effetti, egli guarí la tara del cieco con i gesti del proprio corpo.
Fece ciò inoltre per confondere coloro che dicono che l`uomo è fatto di quattro elementi, poiché rifece le membra carenti con terra e saliva, fece ciò a utilità di coloro che cercavano i miracoli per credere: "I Giudei cercano i miracoli" (1Cor 1,22). Non fu la píscina di Siloe che aprí gli occhi del cieco (cf.Gv 9,7.11), come non furono le acque del Giordano che purificarono Naaman; è il comando del Signore che compie tutto. Ben piú, non è l`acqua del nostro Battesimo, ma i nomi che si pronunciano su di essa, che ci purificano. "Unse i suoi occhi con il fango" (Gv 9,6), perché i Giudei ripulissero l`accecamento del loro cuore. Quando il cieco se ne andò tra la folla e chiese: «Dov`è Siloe?», si vide il fango cosparso sui suoi occhi. Le persone lo interrogarono, egli le informò, ed esse lo seguirono, per vedere se i suoi occhi si fossero aperti.
Coloro che vedevano la luce materiale erano guidati da un cieco che vedeva la luce dello spirito, e, nella sua notte, il cieco era guidato da coloro che vedevano esteriormente, ma che erano spiritualmente ciechi. Il cieco lavò il fango dai suoi occhi, e vide se stesso; gli altri lavarono la cecità del loro cuore ed esaminarono sé stessi. Nostro Signore apriva segretamente gli occhi di molti altri ciechi. Quel cieco fu una bella e inattesa fortuna per Nostro Signore; per suo tramite, acquistò numerosi ciechi, che egli guarí dalla cecità del cuore.
In quelle poche parole del Signore si celavano mirabili tesori, e, in quella guarigione era delineato un simbolo: Gesú figlio del Creatore. "Va`, lavati il viso" (Gv 9,7), per evitare che qualcuno consideri quella guarigione piú come un stratagemma che come un miracolo, egli lo mandò a lavarsi. Disse ciò per mostrare che il cieco non dubitava del potere di guarigione del Signore, e perché, camminando e parlando, pubblicizzasse l`evento e mostrasse la sua fede.
La saliva del Signore serví da chiave agli occhi chiusi, e guarí l`occhio e la pupilla con le acque, con le acque formò il fango e riparò il difetto. Agí cosí, affinché, allorché gli avrebbero sputato in faccia, gli occhi dei ciechi, aperti dalla sua saliva, avessero reso testimonianza contro di essi. Ma essi non compresero il rimprovero che egli volle fare a proposito degli occhi guariti dei ciechi: "Perché coloro che vedono diventino ciechi" (Mt 26,27); diceva questo dei ciechi perché lo vedano corporalmente, e di quelli che vedono perché i loro cuori non lo conoscano. Egli ha formato il fango durante il sabato (cf. Gv 9,14). Omisero il fatto della guarigione e gli rimproverarono di aver formato del fango. Lo stesso dissero a colui "che era malato da trentotto anni: Chi ti ha detto di portare il tuo lettuccio?" (Gv 5,5.12), e non: Chi ti ha guarito? Qui, analogamente: «Ha fatto del fango durante il sabato». E cosí, anzi per molto meno, non si ingelosirono di lui e non lo rinnegarono, quando guarí un idropico, con una sola parola, in giorno di sabato? (cf. Lc 14,1-6). Cosa gli fece dunque guarendolo? Egli fu purificato e guarito con la sola parola. Quindi, secondo le loro teorie, chiunque parla viola il sabato; ma allora - si dirà - chi ha maggiormente violato il sabato, il nostro Salvatore che guarisce, o coloro che ne parlano con gelosia?

(Efrem, Diatessaron, 16, 28-32)


2. Sermone per la terza domenica di Quaresima

Rendete grazie, fratelli, alla misericordia di Dio che vi ha conservati in buona salute fino alla metà di questa Quaresima. Possono tuttavia lodare Dio per tale dono, con piú dolcezza e devozione, coloro che si sono applicati a vivere come è stato detto all`inizio della Quaresima, cioè coloro che si son presi l`impegno di digiunare ogni giorno in vista della remissione dei loro peccati, di elargire elemosine, di portarsi in chiesa con sollecitudine e di pregare nelle lacrime e i sospiri.
Quanto a coloro che hanno trascurato queste cose, cioè quelli che non hanno digiunato ogni giorno, che non hanno elargito elemosine o non hanno pregato con ardore e devozione, non v`e ragione per essi di rallegrarsi, hanno piuttosto, sventurati, di che affliggersi. Non si affliggano tuttavia al punto di disperare, poiché colui che ha potuto dare la vista al cieco nato (cf. Gv 9,1-38), può anche rendere zelanti e ardenti nel suo servizio coloro che attualmente sono tiepidi e negligenti, se vogliono convertirsi a Dio con tutto il cuore. Che tutti quelli che si trovano in questo stato, cioè quelli che vivono nell`impurità, quelli che covano odio contro qualcuno nel loro cuore, che si appropriano ingiustamente del bene altrui o trattengono il proprio in maniera abusiva, riconoscano dunque la loro cecità, e ricorrano al medico onde recuperare la vista.
Possiate voi, allorché cadete nel peccato, cercare il rimedio spirituale negli stessi modi con cui cercate quello carnale quando il vostro corpo è malato. Chi c`è in questo momento, in mezzo a tutta questa folla, che se dovesse non dico essere ucciso, ma solamente perdere gli occhi, non darebbe tutto ciò che possiede per potervi sfuggire? Ma se temeté a questo modo la morte della carne, perché non dovreste temere quella dell`anima, soprattutto perché, mentre la morte della carne, cioè il dolore, è di un istante, la morte dell`anima, cioè il pianto e il castigo, non avrà mai fine? E se tenete tanto agli occhi del corpo che perderete ben presto con la morte, perché non amare gli occhi spirituali con i quali potrete vedere senza fine il vostro Dio e Signore?
Lavorate dunque, figli carissimi nel Signore, lavorate finché dura il giorno, poiché "sopraggiunge la notte nella quale nessuno può piú lavorare" (Gv 9,4). Il giorno, è la vita presente; la notte, è la morte e il tempo dopo la morte. Se non vi è possibilità di lavorare dopo questa vita, come lo afferma la Verità, perché ciascuno non lavora finché ne ha il tempo, cioè finché vive in questo secolo? Temete, fratelli, questa notte della quale il Salvatore dice: "Sopraggiunge la notte nella quale nessuno può piú lavorare". Coloro che compiono il male non temono questa notte, e per questo motivo, all`uscita da questa vita, essi trovano la notte, cioè la morte eterna. Lavorate finché vivete, ma in questi giorni soprattutto, privandovi di piatti delicati, e astenendovi dai vizi in ogni tempo. Infatti coloro che si privano del cibo e non si astengono dal male sono simili al diavolo che non mangia e tuttavia non si allontana dal male. Sappiate infine che voi dovete far passare in cielo, dandolo ai poveri, quello di cui vi private con il digiuno.
Mettete in pratica, fratelli, gli avvertimenti di questo sermone odierno, perché non cada su di voi la maledizione dei Giudei. «Essi dissero», in effetti, al cieco: "Sii tu discepolo li quell`uomo" (Gv 9,28). Che significa essere discepoli di Cristo se non essere discepoli della pietà, della verità e dell`umiltà? E` per attirare su di lui la divina maledizione che gli dissero questo, ma grande è al contrario la sua benedizione: che egli vi conceda di riceverla, lui che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

(Anonimo IX secolo, Hom. 9, 1-5).


3. Preghiera

O Gesú, redentore del genere umano, restauratore eterno della luce: concedi a noi tuoi servi che, come siamo stati lavati dal peccato originale per l`immersione del Battesimo - e in ciò consiste il significato di quella piscina che restituí la vista agli occhi dei ciechi -, cosí pure siamo da te purificati dalle nostre colpe mediante il secondo battesimo delle lacrime; e possiamo meritare di essere divulgatori delle tue lodi, come quel cieco divenne nunzio della grazia.
E come quello fu riempito di fede per confessare te vero Dio, cosí noi pure possiamo essere corroborati dalla testimonianza delle buone opere. Possa tu subito venire incontro pietoso, per la tua smisurata pietà, a noi che t`invochiamo, affinché, per questo sacrificio che ti offriamo, se vivi otteniamo la medicina che salva, se defunti meritiamo di conseguire l`eterno gaudio senza fine. Amen.

(Sacramentario Mozarabico, 392 Post Nomina)