00 04/04/2011 22:10
STEFANO BERTOLINI RISPONDE ALLE 22 QUESTIONI DI ALDO PIOMBINO -
QUESTIONE 2 DI 22- CLASSIFICAZIONE DEGLI ESSERI VIVENTI -
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2. CLASSIFICAZIONE DEGLI ESSERI VIVENTI: come Lei ben sa, gli esseri viventi sono raggruppabili in insiemi gerarchici via via sempre più generali. Prendiamo per esempio le capre: sono molto simili fra di loro. Poi, ad un grado un po' superiore, condividono molte caratteristiche con le pecore.

Assieme a pecore, cervidi, bovini, giraffe ed altre forme condividono l'essere ruminanti. E solo questi animali hanno il rumine e le corna.

Se poi le colleghiamo con cammelli, maiali ed ippopotami vediamo come tutte insieme abbiano delle caratteristiche comuni e specifiche: una particolare conformazione degli arti e dita dei piedi in numero pari le cui unghie ispessite formano zoccoli su cui l'animale cammina. Per questo, tali forme vengono inquadrate tutte insieme fra gli “artiodattili”. A loro volta gli artiodattili fanno parte dei mammiferi con le unghie a zoccolo, gli ungulati, assieme ai perissodattili, che hanno dita in numero dispari (attualmente rappresentati solo da cavalli e rinoceronti, mentre nel passato ci sono stati molti altri perissodattili) e agli estinti notoungulati, tipici dell'America Latina.

Tutti gli ungulati condividono con tutti gli altri mammiferi placentati (e solo con essi) altre caratteristiche tipiche ed esclusive di questa sottoclasse: possiedono 7 vertebre cervicali, nutrono l'embrione con la placenta, sviluppano due dentizioni, una giovanile e una definitiva che non viene mai sostituita etc etc.

Come e soltanto come gli altri appartenenti alla classe dei mammiferi (marsupiali e monotremi), i placentati hanno la capacità di regolare la propria temperatura corporea, sono ricoperti da peli e non da scaglie come gli altri vertebrati, hanno gli arti con i femori verticali (escluso l'ornitorinco), un solo arco aortico e la prole all'inizio della sua vita è nutrita dal latte materno.

Mammiferi, rettili, uccelli, e anfibi condividono a loro volta una serie di caratteristiche: hanno 4 arti (tranne alcune forme che ne hanno persi una coppia o tutte e due), respirazione polmonare e un piano corporeo piuttosto simile. Tutti tranne i mammiferi hanno 2 archi aortici. Con i pesci condividono una struttura formata da una colonna vertebrale.

Con i tunicati e gli anfiossi condividono la presenza di un cordone che contiene i fasci nervosi. Pertanto vertebrati, tunicati ed anfiossi sono uniti nel phylum dei Cordati.

Questo ragionamento si può fare a partire da qualsiasi altra specie vivente, almeno fino al livello del phylum: mancano ancora alcune relazioni fra i vari phyla (nel cammino della Scienza c'è c'è [sic] ancora tanto da scoprire) anche se è chiara a sua volta la distinzione in protostomi e deuterostomi (nell'embrione dei primi si sviluppa prima l'ano, in quello dei secondi la bocca).

Come può spiegarmi questa ramificazione dei viventi in modo diverso da quello evolutivo?


1735: Carlo Linneo (era creazionista) ha proposto la classificazione linneana odierna in base al fenotipo, pubblicato nel suo libro Systema Naturae. Linneo però non sapeva un bel niente della genetica e perciò anche la classificazione linneana non considera questo aspetto fondamentale per la cosiddetta somiglianza per discendenza. La coerenza di questo sistema andava verificata con le successive ricerche nel campo della genetica e del genoma.

1866: Gregor Mendel propone il concetto di eredità.

1953: Il DNA a forma di doppia elica viene scoperto da James Watson & Francis Crick.


Grazie alll’avanzamento delle conoscenza e della tecnologia si è stato in grado di mappare vari genomi. Questo ha mostrato che la somiglianza del fenotipo non sempre equivale alla somiglianza del genotipo. In base alle somiglianze di strutture (quadrupedi) e alimentazione (ruminanti) uno si aspetterebbe che il DNA del cavallo sarebbe più vicino a quello della mucca che non a quello del pipistrello. Dalle recenti ricerche pubblicate nella prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, DOI: 10.1073/pnas.0603797103 sembrerebbe che questo preconcetto di somiglianza di forma per discendenza sia completamente infondato. Il cavallo è più vicino al pipistrello per il suo DNA (http://www.newscientist.com/article/dn9402-bats-and-horses-get-strangely-chummy.html). Alcuni scienziati hanno studiato il riordinamento genetico di retroposoni (fili di DNA che si copiano in RNA per poi ricopiarsi in DNA in diverse posizioni su di un cromosoma). Nel paradigma evoluzionista le specie strettamente imparentate condividono più di questi riordinamenti rispetto a parenti più distanti. Fino a questo studio gli scienziati consideravano i pipistrelli e i cavalli come cugini molto distanti. Rimasero sconvolti dalla scoperta che pipistrelli e cavalli condividono unelevata somiglianza nel DNA. “Questo sorprenderà molti scienziati” dice Norihiro Okada all’Istituto di Tecnologia, Giappone (Pegasoferae, an unexpected mammalian clade revealed by tracking ancient retroposon insertions, Hidenori Nishihara, Masami Hasegawa, Norihiro Okada).


L’omologia, come spina dorsale della struttura dell’evoluzione, non sostiene il concetto di somiglianza per discendenza e modifica. Ci sono molte importanti eccezioni e contraddizioni alla teoria. Il tentativo di spiegare le eccezioni all’omologia come analoghe rimane inadeguato. L’ala del pipistrello sarebbe contemporaneamente omologa che analoga! Inoltre, l'embriologia dimostra l’importante problema che organi o strutture simili in differenti animali non si sono sviluppate dalla stessa struttura o gruppo di cellule embrionali. L’arto anteriore vertebrato, come esempio per eccellenza di omologia è un errore, perché ha origine embrionale diverso in diversi animali. Nel tritone ha origine dai segmenti del torso da 2 a 5, nella lucertola da 6 a 9 e nell’uomo da 13 a 18 (de Beer, S.G., Homology, An Unsolved Problem, Oxford University Press, London, p. 13, 1971).


Un recente articolo nel New Scientist conferma che il legame evoluzionistico fra tutte le specie, rappresentato in varie forme come un albero evolutivo, è solo un desiderio effimero. L’articolo ha piuttosto scombussolato gli evoluzionisti quando è uscito: “Darwin aveva torto”, gennaio 2009. L’articolo cita Eric Bapteste, Biologo, Università Pierre & Marie Curie, Parigi, “Non esiste alcuna prova che l’albero della vita sia una realtà”, Lawnton, G., Uprooting Darwin’s tree, New Scientist 201(2692):34–39, 24 January 2009. Questo sostiene la posizione creazionista che ha sempre dichiarato che i fossili appaiono sempre improvvisamente e pienamente formati ovunque appaiono nei vari strati.


Come spiegare la ramificazione dei viventi? Semplicemente, Dio crea una specie biblica (più vicino al livello della “famiglia” linneana, conosciuto come baramino nella baraminologia) con un patrimonio genetico ampio e una potenzialità di variazione. La selezione naturale in concomitanza con la pressione dell’ambiente seleziona le caratteristiche che rendono l’organismo più adatto a sopravvivere e riprodursi. Questi diventano più specializzati a seguito di una perdita di informazione genetica. Questo non è evoluzione. Non è neanche microevoluzione. Si chiama semplicemente selezione naturale.