00 05/04/2011 21:38
SIMILITUDINI

[Si.1, L- Si.2, Ll 3]

 

Prima similitudine

 

La nostra terra è straniera

L, 1. Mi dice: "Voi servi di Dio, sapete di abitare una terra straniera. La vostra città è molto lontana da questa. Se sapete la città che dovete abitare, perché mai qui vi procurate campi, apparati sontuosi, case e dimore inutili? 2. Chi prepara queste cose per questa città non cerca di ritornare nella propria. 3. O stolto, dissociato e infelice, non pensi che tutte queste cose ti sono estranee e sotto il dominio di un altro? Infatti, il signore di questa città dirà: Non voglio che tu abiti nella mia città, ma vattene perché non obbedisci alle mie leggi. 4. Tu che hai campi, abitazioni e molti altri averi, mandato via da lui, cosa potrai fare del campo, della casa e delle altre cose che ti procurasti? Ti dice giustamente il signore di questo paese: Obbedisci alle mie leggi o vattene da questo paese. 5. Che dovrai fare tu, che hai una legge nella tua città? Per i tuoi campi e per le altre sostanze rinnegherai completamente la tua legge e camminerai nella legge di questa città? Vedi che non sia nocivo rinnegare la tua legge. Se vuoi tornare nella tua città, non sarai ricevuto perché rinnegasti la legge della tua città e ne sei rimasto tagliato fuori. 6. Bada, abitando in terra straniera, di non procurarti più dello stretto necessario e sii pronto. Quando il signore di questa città vuole cacciarti perché ti sei opposto alla sua legge, uscirai da questa città e andrai nella tua e obbedirai alla tua legge senza ostilità e con gioia. 7. Guardate, voi che servite il Signore avendolo nel cuore. Fate le opere di Dio, ricordandovi dei suoi comandamenti e delle promesse che ha fatto. Credetegli, le adempirà se sono osservati i suoi precetti. 8. Invece dei campi, riscattate le anime oppresse come uno può, visitate vedove e orfani e non disprezzateli. Consumate le vostre ricchezze e tutte le sostanze che avete ricevuto da Dio in questi campi e case. 9. Per questo il Signore vi arricchì, per prestare a lui tali servizi. È molto meglio acquistare questi campi, sostanze e case che ritroverai nella tua città quando vi tornerai. 10. Questo investimento è bello e santo, non ha né tristezza né paura, ma allegria. Non fate, dunque, l'investimento dei pagani che è dannoso ai servi di Dio. 11. Fate l'investimento che vi è proprio in cui potete rallegrarvi. Non defraudate, non toccate l'altrui e non desideratelo; è turpe desiderare le cose degli altri. Espleta il tuo lavoro e sarai salvo".

 

Seconda similitudine

 

La vite e l'olmo: la preghiera del ricco e del povero

LI, 1. Andando per il campo e osservando un olmo e una vite, meditavo su di essi e i loro frutti. Mi apparve il pastore e mi disse: "Mediti sull'olmo e sulla vite?". "Penso, signore, che sono adatti l'uno all'altra". 2. "Questi due alberi sono un simbolo per i servi di Dio". "Vorrei conoscere, dico, il simbolo di questi alberi cui accenni". "Vedi l'olmo e la vite?". "Li vedo, signore". 3. "La vite porta il frutto, l'olmo è un albero senza frutto. Ma la vite, se non sale sull'olmo, non può dare frutti in abbondanza, giacendo per terra. Il frutto che poi porta, se non è sospeso all'olmo, marcisce. La vite che si attorciglia all'olmo produce frutto da parte sua e da parte dell'olmo. 4. Vedi, dunque, che l'olmo produce molto frutto, non meno della vite, e forse di più". "Come, signore, di più?". "Perché, dice, la vite sospesa all'olmo porta un bel frutto in abbondanza, giacendo per terra, invece, poco e marcio. Questa similitudine si addice ai servi di Dio, al povero e al ricco". 5. "Fammelo sapere, signore, in che modo". "Ascolta, mi dice. Il ricco possiede molte sostanze, ma è povero davanti al Signore. Preoccupato dei suoi beni, fa una preghiera e una confessione al Signore assai breve, e la fa fugace, debole, senza principio né forza. Il ricco che solleva il povero e gli somministra il necessario, crede che, se si adopera per il povero, potrà trarne la ricompensa presso Dio. Il povero è ricco nella sua preghiera e nella confessione e la sua preghiera ha grande forza presso Dio. Il ricco, quindi, provvede al povero senza titubanza. 6. Il povero, aiutato dal ricco, prega Dio per lui e lo ringrazia per lui che l'ha beneficato. E l'altro si preoccupa ancora del povero perché non sia abbandonato nella vita. Sa che la preghiera del povero è accetta e feconda presso il Signore. 7. L'uno e l'altro compiono un lavoro; il povero fa la preghiera, in cui è ricco, la preghiera che riceve dal Signore e a lui rende per chi l'aiuta. Ugualmente il ricco offre al povero, senza titubanza, la ricchezza ricevuta da Dio. E quest'opera è grande e gradita a Dio perché il ricco, comprendendo la sua ricchezza, ha lavorato per il povero, con i doni del Signore, ed ha rettamente compiuto un servizio. 8. Presso gli uomini l'olmo sembra che non porti il frutto, ma essi non sanno né comprendono che quando si ha la siccità, l'olmo, avendo acqua, nutre la vite, e la vite, avendo continuamente acqua, produce frutto doppio per parte sua e per parte dell'olmo. In questo modo anche i poveri, pregando il Signore per i ricchi, ricolmano la ricchezza di questi e a loro volta i ricchi, dando ai poveri il necessario, riempiono le loro anime. 9. L'uno e l'altro diventano partecipi dell'opera giusta, e ciò facendo, non vengono abbandonati da Dio, ma iscritti nei libri dei viventi. 10. Beati coloro che posseggono e comprendono che sono ricchi ad opera del Signore! Chi comprende questo potrà compiere il bene".

 

Terza similitudine

 

Gli abitanti di questo mondo

LII, 1. Mi mostrò molti alberi senza foglie, che mi sembravano quasi secchi. Erano tutti uguali. Mi dice: "Vedi questi alberi?". "Li vedo tutti uguali e secchi". Mi risponde: "Gli alberi che vedi sono gli abitanti di questo mondo". 2. "Perché sono come secchi e uguali?". "Perché in questo mondo non si vedono né i giusti né i peccatori, ma sono uguali. Questo mondo è un inverno per i giusti e non si vedono perché abitano con i peccatori. 3. Come nell'inverno gli alberi perdono le foglie e sono uguali e non si vedono quali sono secchi e quali vegeti, così in questo mondo non si vedono né i giusti né i peccatori, ma tutti sono uguali".

 

Quarta similitudine

 

La mente pura serve il Signore

LIII, 1. Mi mostra ancora molti alberi, alcuni verdeggianti, altri secchi e mi dice: "Vedi questi alberi?". "Vedo i verdeggianti e i secchi". 2. "Gli alberi verdeggianti sono i giusti che abiteranno nel mondo futuro. Il mondo futuro è una estate per i giusti e un inverno per i peccatori. Quando risplenderà la misericordia del Signore allora si vedranno i servi di Dio e si manifesteranno a tutti. 3. Come nell'estate si vedono i frutti di ogni albero e si riconoscono quali sono, così saranno manifesti i frutti dei giusti e si riconosceranno tutti quelli che sono validi in quel mondo. 4. I pagani e i peccatori, gli alberi secchi che vedesti, si troveranno aridi e senza frutto in quel mondo e come legna secca saranno bruciati, e saranno riconosciuti. Cattiva fu la loro condotta di vita. I peccatori saranno bruciati poiché peccarono e non si pentirono. I pagani poi saranno bruciati perché non riconobbero chi li creò. 5. Tu, dunque, in te fruttifica, perché in quella estate il frutto sarà riconosciuto. Allontana da te le molte faccende e non peccare in nulla. Quelli che fanno molte cose peccano anche molto, perché si distraggono con i loro affari e non servono il loro Signore. 6. Come, soggiunge, una simile persona potrebbe chiedere qualche cosa al Signore e ottenerla non servendolo? Otterranno le loro richieste quelli che lo servono. In nulla saranno esauditi quelli che non lo servono. 7. Uno che è intento ad un solo lavoro può servire il Signore. La sua mente non si dissipa lontano dal Signore, ma lo serve rimanendo pura. 8. Facendo queste cose potrai fruttificare nel mondo futuro, e fruttificherà pure chiunque le farà".

 

Quinta similitudine

 

Il vero digiuno

LIV (1), 1. Mentre digiunavo e stavo seduto su di un monte a ringraziare il Signore per tutto ciò che ha fatto per me, vedo il pastore che mi si siede accanto e dice: "Perché mai di buon'ora sei venuto qui?". "Perché ho stazione, signore". 2. "Che significa stazione?". "Digiuno, signore". "Cosa è questo digiuno?". "Come si suole, così io digiuno". 3. "Non sapete, dice, digiunare per amore di Dio, né è digiuno questa cosa inutile che fate a lui". "Perché, signore, dici questo?". "Ti dico che non è digiuno questo che vi sembra di fare. Ti insegnerò quale è il digiuno completo e accetto al Signore". "Sì, signore, mi farai contento e conoscerò il digiuno accetto a Dio". "Ascoltami. 4. Dio non vuole questo digiuno vano; così digiunando per amore di Dio nulla operi per la giustizia. Digiuna, invece, per amore di Dio, così. 5. Non far nulla di male nella tua vita, ma servi il Signore con cuore puro; osserva i suoi comandamenti, camminando nei suoi precetti, e non entri nel tuo cuore alcun desiderio malvagio e credi in Dio. Se ciò farai e Lo temerai, astenendoti da ogni opera malvagia, vivrai in Dio. Se adempi queste cose, farai un grande digiuno accetto al Signore".

 

Il servo fedele è stimato

LV (2), 1. "Ascolta la similitudine che sto per dirti che concerne il digiuno. 2. Un tale possedeva un podere e molti servi e piantò la vigna in una parte del podere. Doveva partire. Scelto un servo fedele e stimato, lo chiamò e gli disse: Prendi la vigna che piantai, muniscila di una palizzata e, sino a quando io non torni, altro non fare alla vigna. Osserva questo mio precetto, e per me sarai libero. Il padrone partì per terra straniera. 3. Partito il padrone, il servo cinse di una palizzata la vigna. Finita la palizzata, vide che la vigna era piena di erbe. 4. Tra sé pensò: ho adempiuto l'ordine del padrone. Vangherò poi la vigna, che vangata sarà più curata, e, non soffocata dalle erbe, darà più frutto. Zappò la vigna ed estirpò tutte le erbe che erano nella vigna. La vigna divenne bellissima e rigogliosa, senza le erbe che la soffocavano. 5. Dopo un po' di tempo venne il padrone del campo e del servo ed entrò nella vigna. Vide la vigna ben recintata di uno steccato, che era pure vangata, e con tutte le erbe estirpate e che le viti erano rigogliose. Si rallegrò dei lavori del servo. 6. Chiamato il figlio che gli era molto caro e suo erede, e gli amici che aveva consiglieri, disse loro ciò che aveva ordinato al servo e ciò che aveva trovato. Essi si congratularono col servo per la testimonianza resagli dal padrone. 7. Disse loro: A questo servo promisi la libertà, se avesse osservato l'ordine che gli davo. L'osservò e in aggiunta fece un bel lavoro alla vigna che mi piacque molto. Per questo lavoro che ha fatto, voglio crearlo erede insieme a mio figlio. Egli ha pensato una cosa buona, non l'ha scartata, ma l'ha mandata a termine. 8. A questa intenzione, il figlio del padrone acconsentì che il servo divenisse con lui erede. 9. Dopo pochi giorni, il suo padrone di casa diede un festino e gli mandò molte vivande del banchetto. Il servo prese le vivande che il padrone gli aveva mandato e, tolto il necessario per sé, diede poi il resto a tutti i suoi conservi. 10. I conservi ricevendo le vivande gioirono e incominciarono a pregare per lui perché egli, che li aveva trattati così bene, trovasse grazia ancora più grande presso il padrone. 11. Il padrone seppe tutto questo e molto si rallegrò per la condotta del servo. Il padrone di nuovo chiamò gli amici e il figlio e parlò loro del comportamento che il servo tenne per le vivande ricevute. Essi ancor più approvarono che il servo divenisse erede insieme al figlio".

 

Il digiuno unito ai precetti del Signore

LVI (3), 1. Gli dico: "Signore, non comprendo queste similitudini né potrei coglierle se non me le spieghi". 2. "Tutto ti spiegherò chiarendoti quanto ti dirò. Osserva i precetti del Signore e gli sarai gradito e sarai annoverato tra quelli che custodiscono i suoi comandamenti. 3. Se farai qualche cosa di buono oltre il comandamento di Dio, ti procurerai una gloria maggiore e più glorioso di quello che dovevi essere sarai presso Dio. Se osservando i precetti di Dio aggiungi anche questi servizi, gioirai, facendoli secondo il mio volere". 4. Gli dico: "Signore, osserverò ciò che tu vuoi. So che tu sei con me". "Sarò con te, dice, perché hai tanto desiderio di fare il bene, e sarò con tutti quanti hanno lo stesso desiderio. 5. Il digiuno, osservando i precetti del Signore, è molto bello. Così osserverai, dunque, il digiuno che stai per fare. 6. Prima di tutto guardati da ogni parola cattiva e da ogni desiderio malvagio e purificati il cuore da tutte le cose vane di questo mondo. Se osserverai ciò, sarà questo il digiuno perfetto. 7. Farai poi così. Compiute le cose prescritte, il giorno in cui digiunerai non gusterai nulla, tranne pane e acqua. Dei cibi che avresti mangiato calcola la quantità del denaro di quella giornata che avresti speso, mettila da parte e la darai alla vedova o all'orfano o al bisognoso. In questo modo ti farai umile e, per questa umiltà, chi ha ricevuto riempie la sua anima e pregherà il Signore per te. 8. Se compi il digiuno che ti ho comandato, il tuo sacrificio sarà accetto al Signore, e questo digiuno sarà notato e il servizio che compi è bello e gioioso e ben accolto dal Signore. 9. Questo osserverai tu con i tuoi figli e tutta la tua casa e osservandolo sarai felice. E quelli che udendo i precetti li osservano, saranno beati e riceveranno dal Signore le cose che chiedono".

 

Chiedere l'intelligenza delle cose al Signore

LVII (4), 1. Lo pregai molto che mi spiegasse la similitudine del campo, del padrone, della vite, del servo che aveva recintato la vigna, dei pali, delle erbe estirpate dalla vigna, del figlio e degli amici consiglieri. Compresi che tutto questo è una parabola. 2. Rispondendo mi disse: "Sei molto audace nell'interrogare. Non devi assolutamente chiedere nulla. Ciò che occorre sia spiegato, sarà spiegato". Gli dico: "Quanto mi hai mostrato e non hai spiegato, lo avrò visto invano se non ho capito cosa sia. Ugualmente, anche se mi dici similitudini e non le spieghi, invano avrò ascoltato qualcosa da te". 3. Di nuovo mi rispose dicendo: "Chiunque sia servo di Dio ed abbia il Signore nel cuore, se chiede da lui intelligenza, la riceve e spiega ogni parabola, e le parole per similitudini diventano comprensibili, con l'aiuto del Signore. Invece, quelli che sono infingardi e pigri nella preghiera, esitano a chiedere al Signore. 4. Il Signore è assai misericordioso e dona senza dilazione a tutti coloro che gli rivolgono domanda. Tu, poi, che sei fortificato dall'angelo glorioso e hai ricevuto da lui spirito di preghiera e pigro non sei, perché non chiedi al Signore l'intelligenza? L'otterrai". 5. Gli dico: "Signore, avendoti con me ho bisogno di pregarti e di interrogarti. Tu mi mostri tutto e mi parli. Se, invece, vedessi o ascoltassi ciò senza di te, mi sarei rivolto al Signore perché me lo spiegasse".

 

La spiegazione della parabola della vigna e il servo

LVIII (5), 1. "Ti ho detto poc'anzi che sei scaltro e audace nel chiedere la spiegazione delle parabole. Poiché sei così perseverante, ti spiegherò la parabola del campo e di tutte le cose relative perché tu la faccia conoscere a tutti. Ascolta, dunque e afferrale. 2. Il campo è questo mondo, il padrone del campo chi creò tutte le cose, le perfezionò e le consolidò; il figlio è lo Spirito Santo; il servo è il figlio di Dio; le viti sono questo popolo che ha piantato. 3. I pali sono gli angeli santi del Signore che difendono il suo popolo. Le erbe strappate dalla vigna sono le malvagità del popolo di Dio. Le vivande che mandò dal banchetto sono i precetti che diede al suo popolo per mezzo di suo figlio. Gli amici e i consiglieri sono i primi santi angeli creati. Il viaggio del padrone è il tempo che resta per la sua venuta". 4. Gli dico: "Signore, è tutto grandioso, meraviglioso e glorioso. Come potevo io capire tutte queste cose? Nessun altro uomo, anche se molto edotto, potrebbe comprenderle. Ancora, signore, spiegami ciò che sto per chiederti". 5. "Parlami, se desideri qualche cosa". "Signore, chiedo perché il figlio di Dio è sotto forma del servo in questa parabola".

 

La legge ricevuta dal Padre

LIX (6), 1. "Ascolta, dice, il figlio di Dio non è sotto forma di servo, ma in grande potenza e signoria". Gli rispondo: "Non intendo come". 2. "Perché, dice, Dio piantò la vigna, cioè creò il popolo e lo diede al figlio suo e il figlio stabilì gli angeli su di loro per custodire ognuno. Egli cancellò i loro peccati patendo assai e sostenendo molte fatiche. Nessuna vigna può essere vangata senza sudore e sofferenza. 3. Egli avendo purificato i peccati del popolo insegnò le vie della vita, dando la legge ricevuta dal Padre. Osserva, dice, che egli è il Signore del popolo perché ha ricevuto ogni potere dal Padre. 4. Ascolta perché il Signore prese come consigliere suo figlio e gli angeli santi per l'eredità da dare al servo. 5. Dio fece abitare nella carne che volle lo Spirito Santo, che preesisteva e che fece ogni creatura. Questa carne, in cui prese dimora lo Spirito Santo, servì bene lo Spirito camminando nella santità e nella castità, e non lo contaminò in nulla. 6. Scelse questa carne a partecipare dello Spirito Santo, perché essa si era comportata degnamente e castamente e aveva sofferto con lo Spirito collaborando in ogni cosa e conducendosi con fortezza. Piacque a Dio il comportamento di questa carne che avendo lo Spirito Santo non si macchiò sulla terra. 7. Prese come consigliere il figlio e gli angeli gloriosi perché questa carne, avendo ubbidito allo Spirito con soddisfazione, ottenesse una tenda e non sembrasse aver perduta la ricompensa del suo servizio. Ogni carne ritrovata pura e senza macchia riceverà una ricompensa; in essa abitò lo Spirito Santo. 8. Hai la spiegazione anche di questa parabola".

 

LX (7), 1. "Ho gioito, signore, ascoltando questa spiegazione". "Ascolta ora: serba pura ed immacolata questa tua carne, perché lo spirito che abita in essa le renda testimonianza e la carne sia giustificata. 2. Vedi di non insinuare mai nel tuo cuore che questa carne sia corruttibile e di non abusarne per qualche colpa. Se tu contamini la carne, contamini lo Spirito Santo, e se contamini la carne non vivrai". 3. "Signore, dico, se c'è stata qualche ignoranza precedente prima che si fossero udite queste parole, come si può salvare l'uomo che ha macchiato la sua carne?". "Per le precedenti mancanze, dice, a Dio solo è possibile dare la guarigione, suo è ogni potere. 4. Ora sta' attento e il Signore assai misericordioso le guarirà, se non contamini più la carne e lo spirito. Entrambi sono accomunati e l'una non può contaminarsi senza l'altro. Conservali puri entrambi e vivrai in Dio".

 

Sesta similitudine

 

Il pentimento rimuove le iniquità del mondo

LXI (1), 1. Seduto nella mia casa glorificavo il Signore per tutte le cose che avevo visto e meditavo sui precetti che - belli, potenti, gioiosi e gloriosi - potevano salvare l'anima dell'uomo. Dicevo tra me: sarò felice se cammino nella via di questi precetti, e beato sarà chiunque camminerà nella loro via. 2. Mentre tra me dico questo, lo vedo d'improvviso seduto vicino a me che mi diceva: "Perché ti dissoci sui precetti che ti diedi? Sono buoni, non dubitare minimamente, ma rivestiti della fede del Signore e marcia sulla loro via. Ti rafforzerò in essi. 3. Sono precetti vantaggiosi a quelli che vogliono pentirsi. Se non camminano nella loro via, vana è la loro penitenza. 4. Voi che vi pentite rimuovete le iniquità di questo mondo che vi rovinano. Rivestiti di ogni verità della giustizia, potete osservare questi precetti e non accrescere i vostri peccati. Non aggiungendo più nulla, cancellerete i vostri peccati precedenti. Camminate nella via dei precetti e vivrete in Dio. Questo vi è stato detto da me". 5. Dopo che ebbe parlato con me disse: "Andiamo al campo e ti mostrerò i pastori delle pecore". "Andiamo, signore". Andammo in una pianura, e mi mostrò un giovane pastore che indossava un insieme di vestiti di color giallo. 6. Pascolava molte pecore e queste pecore erano come lascive e troppo dissolute e giulive saltellando qua e là. Lo stesso pastore era assai contento del suo gregge. Il volto di lui era molto allegro ed egli andava su e giù tra le pecore. Vidi pure altre pecore lascive e dissolute, però non saltellavano.

 

Morte e corruzione

LXII (2), 1. Mi dice: "Vedi il pastore?". "Lo vedo, signore". "Questo è l'angelo della dissolutezza e della voluttà. Egli guasta le anime dei servi di Dio che sono vuoti e li devia dalla verità, seducendoli con le malvagie passioni per cui trovano la morte. 2. Si dimenticano dei precetti del Dio vivente e camminano nella via dei piaceri e dei godimenti vani e sono rovinati da questo angelo. Chi va a morte, chi si corrompe". 3. Gli dico: "Signore non capisco chi a morte, chi a corruzione". "Ascolta, dice, le pecore che vedi giulive e saltellanti sono coloro che per sempre si sono distaccati da Dio e si sono dati ai piaceri di questo mondo. In loro non c'è conversione di vita perché hanno aggiunto la bestemmia contro il nome del Signore. Per loro c'è la morte. 4. Le pecore che vedesti non saltellare, ma pascolare insieme, sono quelli dediti ai godimenti e ai piaceri, ma non bestemmiarono il Signore. Essi, lontani dalla verità, furono corrotti ma per loro c'è speranza di penitenza nella quale possono vivere. La corruzione ha qualche speranza di rinnovamento, la morte, invece, ha la rovina eterna". 5. Avanziamo ancora un poco e mi mostra un pastore grande d'aspetto, quasi selvaggio, che vestiva una pelle caprina bianca con una bisaccia sulla spalla e un bastone molto ruvido e nodoso in mano e una grande frusta. Aveva uno sguardo tanto truce che mi mise paura. 6. Questo pastore riceveva dal pastore giovane le pecore che erano lascive e dissolute e non saltellavano. Egli le cacciava in un dirupo pieno di spine e di triboli e le pecore non potevano districarsi dalle spine e dai triboli perché ne rimanevano impigliate. 7. Pascolavano prese tra le spine e i triboli e soffrivano assai, percosse da lui. Le spingeva qua e là e non dava ad esse pace; addirittura non riuscivano a reggersi.

 

Le prove della vita

LXIII (3), 1. Vedendole così flagellate e percosse, mi dispiacevo perché erano così tormentate e non avevano mai pace. 2. Dico al pastore che parlava con me: "Signore chi è quel pastore implacabile e duro che non ha nessuna pietà di queste pecore?". Mi risponde: "È l'angelo del castigo; uno degli angeli giusti assegnato al castigo. 3. Egli prende quelli che hanno errato lontano da Dio camminando nella via delle passioni e dei piaceri di questo mondo e li punisce, come ognuno ha meritato, con diversi castighi atroci". 4. "Signore, desidererei sapere quali sono questi diversi tormenti". "Ascolta, le varie prove e castighi sono le prove della vita. Alcuni sono puniti con malanni, altri con privazioni, altri con malattie varie, altri con ogni disgrazia; altri, infine, sono offesi da indegni e soffrono parecchi altri mali. 5. Molti, incerti nelle decisioni, intraprendono molte cose e nulla loro riesce. Dicono che non hanno successo nei loro affari e, non ricordandosi nel loro cuore che operarono male, incolpano il Signore. 6. Quando sono afflitti da ogni tribolazione, allora mi vengono consegnati per una buona rieducazione. Si rafforzano nella fede del Signore e, per i rimanenti giorni della loro vita, lo servono con cuore puro. Quando si pentono allora risaltano nel loro cuore le opere perverse che compirono, e glorificano Dio perché è giudice giusto e giustamente ognuno ha tutto sofferto secondo le proprie azioni. Dopo servono il Signore con cuore puro e riescono in ogni azione, ricevendo da Dio quello che chiedono. Allora glorificano il Signore, perché mi furono affidati e non soffrono più alcun male".

 

L'ora del tormento

LXIV (4), 1. Gli dico: "Signore, spiegami ancora questo". "Che cerchi?". "Dunque, signore, i lussuriosi e i traviati sono tormentati tanto tempo per quanto sono stati lussuriosi e traviati?". Mi risponde: "Sono tormentati per lo stesso tempo". 2. "Per pochissimo, rispondo, sono tormentati. Occorre, invece, che i gaudenti, poiché dimentichi di Dio, siano puniti per sette volte". 3. Mi dice: "Sei insensato e non conosci la forza del tormento". "Se la conoscevo, signore, non ti avrei pregato di spiegarmela". Mi risponde: "Ascolta la forza di entrambe le cose. 4. Il tempo della lussuria e del traviamento è solo di un'ora, ma l'ora del tormento ha la forza di trenta giorni. Passando un giorno nella lussuria e nel traviamento e un giorno nel tormento, un giorno del tormento vale un anno intero. Per quanti giorni uno è stato dissoluto, per tanti anni è tormentato. Vedi, mi dice, che il tempo del piacere e della seduzione è assai breve, mentre è lungo quello della pena e del tormento".

 

La voluttà

LXV (5), 1. "Signore, non ho del tutto capito i tempi del traviamento, della lussuria e della pena, spiegamelo più chiaramente". 2. Mi risponde: "La tua testardaggine è dura e non vuoi purificare il tuo cuore e servire Dio. Bada che non si compia il tempo e tu sia trovato stolto. Ascolta per capire, come desideri, le cose. 3. Chi agisce da dissoluto e traviato e facendo quello che vuole per un giorno solo, ha molta stoltezza addosso e non sa ciò che fa. Il giorno dopo dimentica ciò che ha fatto il giorno prima. La lussuria e il traviamento non hanno memoria per la follia che si ritrovano, mentre la pena e il castigo, se si attaccano all'uomo, per una giornata, affliggono e tormentano sino ad un anno. La pena e il tormento hanno memoria grande. 4. Chi viene tormentato e punito per un anno intero, si ricorda della lussuria e del tormento e sa che per loro colpa soffre i mali. Ogni uomo dissoluto e traviato viene tormentato così perché in vita si consegnò alla morte". 5. "Quali piaceri, signore, sono dannosi?". "Ogni cosa è una voluttà per l'uomo, se la fa per il piacere. Anche un iracondo, facendo quello che è consentaneo alla sua passione, è un voluttuoso. Così l'adultero, l'ubriaco, il maledico, il menzognero, l'avaro, il ladro e chi opera cose simili, fa ciò che è consentaneo alla propria infermità. Egli è voluttuoso nella sua azione. 6. Tutte queste delizie sono dannose ai servi di Dio. Per tali deviazioni soffrono quelli che sono puniti e castigati. 7. Si hanno anche dei piaceri che salvano gli uomini. Molti invero facendo il bene, godono attirati dal loro piacere. È, un piacere questo, proficuo ai servi di Dio e procura la vita a un uomo siffatto. Le voluttà nocive, invece, prima ricordate procurano loro tormenti e castighi. Se si ostinano e non si pentono si procurano la morte".

 

Settima similitudine

 

La penitenza forte e pura

LXVI, 1. Pochi giorni dopo lo vidi nella stessa pianura in cui avevo visto anche i pastori e mi dice: "Che cosa cerchi?". "Sono qui, rispondo, a chiederti che ordini al pastore addetto al castigo di uscire dalla mia casa perché troppo mi tormenta". "Bisogna che tu sia afflitto. Così dispose l'angelo glorioso nei tuoi riguardi. Egli vuole che tu sia provato". "Che cosa ho fatto di tanto grave, rispondo, per essere consegnato a tale angelo?". 2. "Ascolta, i tuoi peccati sono molti, ma non tali perché sia dato in mano a questo angelo. La tua casa, però, commise grandi peccati e ingiustizie. L'angelo glorioso fu irritato dalle loro azioni e dispose che tu per qualche tempo fossi tormentato, perché anch'essi si pentano e si lavino da ogni cupidigia di questo mondo. Quando si saranno pentiti e purificati, allora andrà via da te l'angelo della punizione". 3. Gli faccio notare: "Essi operarono cose tali da far sdegnare l'angelo glorioso, ma io che cosa feci?". "Diversamente, mi dice, quelli non possono essere tormentati, se tu, capo della casa, non vieni tormentato. Per forza essi sono tormentati, se tu sei tormentato; se tu stai bene non possono avere tormento alcuno". 4. "Ma vedi, signore, che si sono pentiti con tutto il loro cuore". "So anch'io, dice, che si sono pentiti con tutto il loro cuore. Ritieni che i peccati di quelli che si pentono siano subito rimessi? Assolutamente no. Bisogna invece che chi si pente tormenti la sua anima e si umili profondamente in ogni cosa e soffra molte e varie punizioni. Se sopporta i castighi che gli vengono, chi ha creato tutte le cose e le ha consolidate, di lui avrà ogni compassione dandogli un rimedio. 5. Ciò è sicuro se vede il cuore del penitente puro da ogni cosa malvagia. A te e alla tua casa giova ora essere castigati. Ma perché parlo troppo? Devi essere tormentato, come ordinò l'angelo del Signore che ti affidò a me. Di questo ringrazia il Signore che ti stimò degno che ti fosse rivelata la punizione, perché, conoscendola prima, la potrai fortemente sopportare". 6. Gli chiedo: "Stammi vicino ed io potrò sopportare ogni afflizione". Mi risponde: "Starò con te e pregherò l'angelo punitore che ti castighi nella forma più leggera. Sarai castigato per breve durata e di nuovo sarai ristabilito al tuo posto. Soltanto mantieniti nell'umiltà e nel servizio a Dio Signore, con il cuore puro, insieme ai tuoi figli e alla tua casa. Cammina nella via dei precetti che ti ho ordinato e la tua penitenza sarà forte e pura. 7. Se tu osservi ciò con la tua casa, si allontanerà da te ogni disgrazia. Il castigo pure si allontanerà da tutti quelli che camminano nella via di questi miei precetti".

 

Ottava similitudine

 

I rami del salice e l'angelo

LXVII (1), 1. Mi mostrò un grande salice che copriva piani e monti e alla sua ombra si erano raccolti tutti i chiamati nel nome del Signore. 2. Il glorioso angelo del Signore, che era assai alto, stava sopra il salice. Con una grande roncola tagliava i rami dell'albero e li dava al popolo che era riparato sotto il salice. Erano piccoli i rami che distribuiva, di circa un cubito. 3. L'angelo depose la roncola, dopo che tutti avevano ricevuto i rami, e l'albero rimase integro, come l'avevo visto prima. 4. Mi meravigliai in me stesso dicendo: "Come mai dopo il taglio di tanti rami l'albero è rimasto integro?". Mi risponde il pastore: "Non ti meravigliare se l'albero è rimasto integro dopo il taglio di tanti rami. Lascia che tu veda tutto, mi dice, e ti sarà spiegata ogni cosa". 5. L'angelo richiedeva di nuovo i rami che aveva distribuito al popolo. Come ognuno l'aveva ricevuto, così veniva chiamato dall'angelo e gli dava il ramo. L'angelo del Signore li prendeva e li osservava. 6. Da alcuni riaveva i rami secchi e rosi come dal tarlo. L'angelo dispose che i consegnatari di tali rami fossero messi in disparte. 7. Altri li consegnavano secchi ma non erano rosi dal tarlo; dispose che anche loro fossero messi in disparte. 8. Altri li ridiedero mezzi secchi; anche questi furono messi in disparte. 9. Altri rendevano i rami mezzo secchi con delle fessure; anche questi furono messi in disparte. 10. Altri consegnavano i rami verdi con delle fessure; anche questi messi in disparte. 11. Altri ridavano i rami per metà secchi e metà verdi; anche questi messi in disparte. 12. Altri poi riportarono i rami per due parti verdi e per una terza secchi; anche questi messi in disparte. 13. Altri li consegnarono per due parti secchi e per una terza verdi; anche questi messi in disparte. 14. Altri rendevano i rami quasi tutti verdi, mentre era secca una piccolissima parte, la punta e con fessure; anche questi messi in disparte. 15. Altri rami avevano una piccolissima parte verde, il resto, invece, era secco; anche questi messi in disparte. 16. Altri vennero a consegnare i rami verdi come li avevano ricevuti dall'angelo. La maggior parte consegnava tali rami e l'angelo se ne rallegrò molto; anche questi messi in disparte. 17. Altri ridavano i loro rami verdi e con germogli; anche questi in disparte. L'angelo pure per loro si rallegrò. 18. Altri consegnarono i loro rami verdi e con germogli che portavano quasi il frutto. Gli uomini di questi rami erano molto gioiosi. L'angelo si rallegrava nei loro riguardi, e con lui era pure lieto il pastore.

 

Il salice ama la vita

LXVIII (2), 1. L'angelo del Signore comandò che si portassero delle corone. Furono portate corone intrecciate come di palma e incoronò gli uomini che avevano consegnato i rami con i germogli e i frutti e li mandò alla torre. 2. Mandò alla torre anche gli altri, quelli che avevano consegnato i rami con germogli ma senza il frutto, e diede loro un sigillo. 3. Tutti quelli che andavano alla torre avevano una veste bianca come la neve. 4. Mandò alla torre anche quelli che avevano consegnato i rami verdi come li avevano ricevuti, dando loro una veste bianca e il sigillo. 5. Dopo aver compiuto queste operazioni, l'angelo disse al pastore: "Io vado e tu mandali alle mura come uno è degno di abitare. Osserva con cura i loro rami e così licenziali. Esamina bene. Sta' attento che nessuno resti fuori e che qualcuno non ti sfugga; li proverò io sull'altare". Detto questo al pastore, andò via. 6. Dopo che l'angelo partì, il pastore mi disse: "Prendiamo i rami di tutti e piantiamoli, se mai qualcuno potrà riprendere". Gli faccio notare: "Signore, come potranno riprendere i rami secchi?". 7. Mi risponde: "L'albero è un salice che ama la vita. Se noi piantiamo i rami ed essi prendono un po' di umidità, molti potranno riprendere; proveremo poi ad innaffiarli. Se qualche ramo potrà riprendere me ne rallegrerò; diversamente, se non riprenderà, non sarò stato negligente". 8. Il pastore mi ordinò di chiamare i consegnatari dei rami, secondo il posto in cui erano stati assegnati. Vennero gruppo a gruppo e consegnarono al pastore i rami. Il pastore prendeva i rami e secondo i gruppi li piantava. Dopo averli piantati versò su di essi molta acqua, tanto che i rami non ne emergevano. 9. Dopo aver innaffiato i rami, mi dice: "Andiamo via, e tra pochi giorni ritorneremo ad ispezionarli tutti. Chi fece nascere quest'albero vuole che tutti quelli che hanno da esso preso i rami vivano. Io pure spero che questi rami, prendendo umidità e imbevuti d'acqua, per la maggior parte riprendano".

 

I rami del salice sotto la legge

LXIX (3),1. Gli dico: "Signore spiegami che cosa è quest'albero. Su di esso sono perplesso perché, dopo il taglio di tali rami, l'albero è integro e nulla appare da esso tagliato. Per questo sono esitante". 2. "Ascolta, mi dice, questo grande albero che copre piani e monti e tutta la terra è la legge di Dio data a tutto il mondo. Questa legge è il Figlio di Dio che fu annunziato sino ai confini della terra. I popoli che sono sotto l'ombra sono quelli che hanno ascoltato la predicazione e creduto in Lui. 3. L'angelo grande e glorioso è Michele che ha il potere su questo popolo e lo governa. Egli pone la legge nel cuore dei credenti e scruta se quelli cui la diede l'hanno osservata. 4. Osserva i rami di ciascuno: i rami sono la legge. Vedi che molti rami sono inservibili e vi riconoscerai quelli che non hanno osservato la legge; di ognuno noterai la posizione". 5. Gli chiedo: "Signore, perché alcuni mandò alla torre e altri affidò a te?". Mi risponde: "Quelli che trasgredirono la legge da lui ricevuta li lasciò in mio potere per la penitenza; quelli poi che furono nella legge e la osservarono sono a lui soggetti". 6. Chiedo: "Signore chi sono gli incoronati che si dirigono alla torre?". Mi risponde: "Gli incoronati sono quelli che lottarono contro il diavolo e lo sconfissero. Essi hanno sofferto per la legge. 7. Gli altri che hanno consegnato i rami verdi, con i germogli senza il frutto, sono quelli che hanno sofferto per la legge. Non avendola rinnegata non sono stati torturati. 8. Quelli che hanno consegnato i rami verdi come li hanno ricevuti, sono santi e giusti. Hanno molto camminato con il cuore puro, osservando i precetti del Signore. 9. Conoscerai il resto quando ispezionerò i rami piantati e innaffiati".

 

La consegna dei rami

LXX (4), 1. Dopo alcuni giorni ritornammo sul luogo, il pastore si sedette al posto dell'angelo di grande altezza ed io vicino a lui. Mi disse: "Mettiti un grembiule e servimi". Cinsi il grembiule di sacco che era pulito. 2. Visto che avevo il grembiule e che ero pronto a servirlo, mi disse: "Chiama gli uomini per gruppi, come ognuno consegnò i rami che abbiamo piantato". Andai alla pianura e li chiamai tutti e si disposero per gruppi. 3. Disse loro: "Ognuno prenda il proprio ramo e me lo porti". 4. Li consegnarono per primi quelli che li avevano secchi e mutili. Perché secchi e mutili, ordinò che fossero messi in disparte. 5. Poi consegnarono quelli che li avevano secchi e non mutili. Altri consegnarono i rami verdi, altri ancora i rami secchi e rosi come dal tarlo. Ordinò che fossero messi in disparte quelli che avevano consegnato i rami verdi e quelli, invece, che li avevano consegnati secchi e mutili, fossero posti con i primi. 6. Poi li consegnarono quelli che avevano i rami mezzo secchi e con fessure; molti poi li consegnarono verdi e senza fessure; alcuni, invece, verdi e con germogli che avevano il frutto, come li avevano coloro che incoronati erano andati alla torre. Altri, invece, li consegnarono secchi e rosi, altri ancora secchi e non rosi; alcuni erano mezzo secchi e con fessure. Dispose che ognuno fosse messo separatamente, chi presso il suo gruppo, chi in disparte.