00 11/03/2011 23:43
B. Come accade che ci siano dei negatori
dell’esistenza di Dio?
Può negare l’esistenza di Dio solo chi, nel suo
orgoglio e nella sua temerità, vuol vedere svelatamene
Dio, chi con la sua debole ragione umana vuol
comprendere Dio, e non conosce queste bellissime parole
del poeta Berzsenyi:
Dio rischiara la nostra esistenza come il sole
ma i nostri occhi non possono penetrarlo nell’intimo.
1) Rispondete, fratelli miei: Avete voi il diritto di
negare ciò che non vedete, ciò che non potete toccare con
le vostre mani? Fate attenzione: Avete letto mai questo
passo di Gardonyi: “Colui che crede tutto, io mi
domando se non è uno sciocco; ma colui che non crede a
niente, se non a quello che vede con i suoi occhi, io son
sicuro che è un imbecille”.
Voi non volete credere che a ciò che vedete.
Benissimo, voi vedete con i vostri occhi che la terra sta
ferma ed il sole gli gira intorno, eppure dovete credere il
contrario. I vostri sensi vi dicono che la terra è immobile
sotto i vostri piedi, e voi dovete credere ch’essa non é
immobile, anzi, cammina a velocità vertiginosa. Voi non
percepite niente di tutto questo, ma lo credete.
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Come si viveva, che cosa si faceva nell’antico Egitto,
in Babilonia, in Assiria, nel Giappone, in Cina... avete
visto con i vostri occhi gli avvenimenti che lì sono
accaduti? Voi non avete neppure visto questi paesi:
eppure credete a quelli che ve ne parlano. Credete senza
aver visto. Voi non avete mai visto, voi non conoscete i
popoli che vivono negli altipiani dell’Asia ma credete a
Sven, Iledin, o ad altri viaggiatori che ve ne hanno
parlato. A quante cose crediamo, senza averle viste!
2) Rispondete a quest’altra domanda: Avete voi il
diritto di negare ciò che non comprendete, ciò che non
afferrate con la vostra intelligenza umana?
In verità, alcuni si dolgono: Io non posso credere. Ci
sono tanti misteri incomprensibili nella nostra religione.
Dio per primo. Poi la Santissima Trinità. La Santa
Eucaristia. Il libero arbitrio e la predestinazione.
L’Incarnazione. Tutto passa come la foglia che cade
dall’albero, e pure c’è una vita eterna. È tutto questo che
non comprendo, è tutto questo che è inammissibile alla
ragione.
Sapete che cosa rispondo loro?
Fratelli miei, perché vi stupite di non comprendere
bene le cose di Dio, i suoi disegni e di trovare tanti misteri
nella nostra religione, quando, intorno a noi il mondo
intero formicola di misteri e non si comprendono
analogamente migliaia di fenomeni nel mondo della
materia?
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Ed ancora, lo ripeto, il fatto che Dio non può entrare
completamente nel mio piccolo cervello limitato, è per
me una prova della verità della mia fede.
a) Il mondo intero intorno a noi è pieno di misteri:
misteri che noi vediamo, che noi sentiamo, che noi
conosciamo per esperienza, ma che non possiamo
comprendere, che non siamo capaci di decifrare.
Devo citarvene qualcuno? Chi sa, per esempio, che
cosa è il tempo? Tutti credono saperlo, ma chi potrebbe
dirmelo? Il tempo passa come un fiume e noi vaghiamo
sulle sue onde, ma nonostante questo, non sappiamo che
cosa sia. Chi sa quanto dura un secondo? Questione ben
semplice, pare: “Un secondo è lo spazio di tempo durante
il quale un treno percorre tre metri”, forse mi rispondete.
Avete detto qualche cosa. Ma non è la definizione del
secondo. Si parla del presente, del passato e del futuro:
ma che cos’è il presente? È un istante inafferrabile,
giacche l’istante che voi siete riusciti ad afferrare, è già
passato e quello che non è nelle vostre mani è ancora il
futuro. Cosa è dunque il presente? Non si capisce. Fra due
mari di nuvole, fra il passato e l’avvenire, come sul filo di
un rasoio, si tiene il presente; è qualcosa d’indefinibile ed
impalpabile che scivola immediatamente dalle mani
appena volete coglierlo e si getta ininterrottamente da
una riva all’altra, è ciò che noi chiamiamo il tempo.
Comprendete? No, voi non comprendete, e peggio
ancora, vi rompete la testa su questo argomento, e capite
sempre meno. Ed intanto, nello stesso modo, corre la vita
quotidiana piena di fenomeni stupefacenti e
incomprensibili.
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Questo fatto è accaduto un anno fa, nel periodo di
Natale. Una coppia inglese, marito e moglie, aveva
venduto la propria casa, giardino, mobili e poi aveva
lasciato l’antica dimora, ed erano andati ad installarsi in
una città lontana, Portsmouth. Erano partiti in auto,
senza portarsi dietro niente, e avevano lasciato perfino il
loro bulldog al nuovo proprietario. Il bravo cane seguì
l’auto per un certo tempo, finché cadde sfinito sull’orlo
della strada. I passanti compiansero il povero animale,
credendolo moribondo. Un mese più tardi il vecchio
Black, non avendo più che pelle ed ossa, coperto di fango
e di polvere, cadeva dinanzi alla porta dei suoi antichi
padroni. La buona bestia aveva fatto centinaia di
chilometri, seguendo chissà quale inafferrabile traccia.
Comprendete questo?
Un pipistrello era stato privato della vista e lasciato in
libertà in una stanza ove da un muro all’altro, erano tesi
dei fili con appesi dei campanelli. Il pipistrello, cieco, volò
per ore ed ore senza toccare alcun filo, e far risuonare
alcun campanello. Come mai? Certo per un senso
specialissimo a noi ignoto, del quale non abbiamo alcuna
idea. Un altro esempio. Nel Belgio si fa un grande
allevamento di piccioni viaggiatori. Un giorno si
spedirono dei piccioni da Brusselle in Spagna, e là si
tennero chiusi in gabbia per cinque anni. Rimessi in
libertà, la maggior parte, in qualche ora, era già di
ritorno presso l’antico proprietario. Come avevano potuto
ritrovare la strada, dopo cinque anni, trasvolando su
montagne e vallate?
Ancora un altro esempio. Una testuggine fu presa
presso l’Oceano Pacifico, e dopo essere stata
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contrassegnata sul guscio fu collocata nella Manica.
Pensate alla distanza fra la Manica e l’Oceano Pacifico,
ebbene, tre anni dopo, si ripescava la stessa testuggine
nello stesso luogo dove era stata presa. Come v’era
ritornata? Qual senso l’aveva diretta? Aveva percorso
4000 leghe nelle profondità oscure dei mari. Noi non
comprendiamo, eppure il fatto è accertato.
Dovrò continuare ad enumerare la moltitudine di
cose che avvengono intorno a noi e che non
comprendiamo, non afferriamo, non vediamo, e tuttavia
sussistono ed alle quali crediamo?
Vi citerò un esempio di tutti i giorni. Nella chimica
moderna si conta in milionesimi di grammi, ma avete voi
mai visto la milionesima parte del grammo? Occhio
umano non può percepire questa quantità estrema. È
questa una ragione perché non ci sia il “gramma”, vale a
dire la milionesima parte del grammo? Su una bilancia
analitica, dopo un duro lavoro di tre quarti d’ora, con
parecchie misure e calcoli, si perviene a misurarlo
esattamente. Devo continuare? Per realizzare il color
violetto l’etere ha bisogno di 758 trilioni di vibrazioni il
secondo. Voi comprendete questo? Non comprendete, ma
credete. Ora, per credere questo, vi occorre una fede
gigantesca! Raffiguratevi che cos’è un trilione: se noi
mettiamo uno vicino all’altro un trilione di capelli,
seguendo la loro larghezza (0,1 mm), si otterrebbe una
linea di 100 mila chilometri, in altre parole un trilione di
capelli farebbe due volte e mezzo il giro della terra. E le
vibrazioni dell’etere seno di 758 trilioni al secondo! Per
crederlo, non occorre avere una fede gigantesca?
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Ecco delle cifre ancora più vertiginose. Il diametro di
un atomo d’idrogeno è di un decimilionesimo di
millimetro. La massa dell’atomo d’idrogeno pesa,
pressappoco, la metà di un quadrilionesimo di grammo.
La nostra terra pesa circa due quadrilioni di
chilogrammi: dunque la massa di un atomo d’idrogeno é,
per rapporto ad un grammo, nella stessa proporzione di
un chilogrammo alla massa di tutta la terra. Afferrate voi
questo? E tuttavia è così.
Più l’uomo impara, più riflette; più fa esperienze sul
mondo, più è obbligato a dire in molti casi: “non
comprendo”. Chi comprende tutto, e per il quale non
esistono problemi, è uno spirito superficiale, e fornisce la
prova che non ha l’abitudine a riflettere profondamente.
La conclusione delle nostre riflessioni sarà dunque
questa: constatiamo che non tutto entra nei nostri piccoli
cervelli umani, e ci tocca credere a molte cose che non
comprendiamo.
b) Ma chi è giunto a fare questa modesta
constatazione non può essere un ateo. Se le cose sono
così, se intorno a noi il mondo creato è pieno d’enigmi, se
nel mondo ci sono tante cose che non comprendo ed alle
quali credo, non è naturale che non comprenda bene
delle cose riguardanti il Creatore del mondo: Dio? È
vero, ci saranno sempre nella nostra fede cose oscure,
nebulose, incomprensibili; ed è naturale che in Dio
infinitamente grandioso ci siano delle qualità che non
posso concepire con la mia ragione stretta e limitata.
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E dirò ancora di più. Dovrei essere inquieto ed aver
paura, se con la mia ragione limitata comprendessi e
vedessi senza veli Dio infinito. Non sarebbe più Dio,
sarebbe una creatura finita: e la mia religione sarebbe
un’opera umana.
Voi non comprendete? I Serafini si prostrano
umilmente dinanzi a Dio tre volte Santo, e voi vorreste
contemplare Dio perfettamente? Un Dio che potesse aver
posto nel vostro cervello, sarebbe un essere debole e
simile a voi.
Si, sforziamoci di conoscere Dio sempre di più, ma
che la nostra fede non si spaventi, visto che non potremo
mai conoscere Dio perfettamente. Chi rifiuta
gl’insegnamenti della fede, unicamente perché la sua
intelligenza umana limitata è incapace di comprenderli
per intero, assomiglia a qualcuno che getta i più bei
brillanti, perché per esaminarli non dispone che della
vacillante luce di una candela; o ancora, assomiglia a
qualcuno che non può calmare la sua sete, solo perché
incapace di bere l’acqua di interi laghi.
* * *
Ed ora fratelli miei, possiamo rispondere alla
questione se San Paolo ha ragione di dire che non c’e
scusa per gli atei, usando le parole del grande pensatore
moderno Emerson: “Ciò che di Dio vedo, mi basta per
credere a ciò che non vedo”.
Io sono un uomo moderno, e quindi credo,
quantunque non comprenda che l’etere è 500 trilioni di
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volte più leggero dell’aria; ma sono allo stesso tempo un
cristiano e per questo credo che il mondo non si è fatto da
solo, anche se questo non lo so per vie tangibili. Sono un
uomo moderno, e per questo credo che l’etere fornisce
758 trilioni di vibrazioni al secondo per formare il colore
violetto, per quanto non possa rendermene conto con i
miei sensi. Ma sono altresì cristiano e credo al Creatore
del cielo e della terra, quantunque non possa percepirlo
con i miei sensi.
Sono un uomo moderno ed è per questo che credo
che la terra sta ferma e il sole gira, quantunque i miei
occhi vedano il contrario; ma sono altresì un cristiano, e
quantunque i miei occhi non me lo dimostrino,
quantunque la mia ragione non comprenda, mi
inginocchio dinanzi a Dio, e Lo adoro.
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XII. C’è un Dio?
La risposta della mia anima: La legge morale
Nel secolo XVIII viveva un pittore francese, Grenze,
che seppe rendere nelle sue tele, profonde verità morali.
Una di queste s’intitola: “La filosofia dormiente”. Una
donna, vestita riccamente, dorme abbandonata su un
seggiolone: il suo volto ha un’espressione d’esaurimento
grande, un’impassibilità assoluta. Cosa l’ha immersa in
un sonno così pesante? Intorno a lei si vedono libri in
fogli, globi terrestri ed il necessario per scrivere. Sembra
che, dopo un lavoro stenuante di ricerche e riflessioni, sia
stata costretta a chiudere gli occhi affaticati, per riposare
nell’oscurità senza più niente vedere. “La filosofia
dormiente”.
Quale eloquente simbolo, questo lavoro di ricerche
scientifiche, che s’addormenta in mezzo ad un esame
particolareggiato e penoso dell’ordine dell’universo,
cercando nell’oscurità, e non può scorgere la Potenza
Superiore che dirige il cammino del mondo.
Tuttavia il desiderio più profondo dell’uomo è
precisamente quello di scoprire questa Potenza Superiore,
questo Fine ultimo di tutte le cose. Dentro di noi vive un
desiderio misterioso di Dio, un’attrazione invincibile, che
Pascal ha espresso con queste celebri parole: “Noi non
potremmo cercare Dio, se non l’avessimo già trovato”. Il
gran pensatore voleva certamente dire con questo che gli
uomini si possono chiamare “la razza dei cercatori di
Dio” poiché in ogni intelligenza ed in ogni cuore umano
si eleva il trono di Dio alzato dalla natura.
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Nelle ultime istruzioni abbiamo seguito due strade
per la ricerca di Dio. Inizialmente abbiamo chiesto
all’universo ciò che di Dio diceva. E la risposta è stata la
giustificazione delle parole della Santa Scrittura: Davvero
vani per natura tutti gli uomini che vivevano nell'ignoranza di Dio, e
dai beni visibili non furono capaci di riconoscere colui che è, né,
esaminandone le opere, riconobbero l'artefice.... Difatti dalla
grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro
autore (Sap 13, 1.5).
In seguito abbiamo domandato all’umanità ciò che la
storia e la convinzione generale dei popoli dicono di Dio.
E la risposta è stata la giustificazione alla celebre
affermazione del Tolstoy: “Come un uccellino caduto dal
nido, l’anima grida verso Dio”. Abbiamo visto i sacrifici
dei primi uomini salire verso il Cielo... abbiamo letto sulle
tavolette di Babilonia e di Ninive le lodi della divinità...
abbiamo compreso gl’inni dei popoli dell’Oriente...
abbiamo decifrato i papiri delle piramidi funerarie
d’Egitto... ed abbiamo constatato che le preghiere di tutti
i popoli e di tutte le razze proclamavano la fede unanime
dell’umanità. C’è qualcuno al di sopra di noi: c’è Dio.
Ma cosa dice l’anima umana sull’esistenza di Dio?
Questa domanda attende ora una risposta. Più tardi
esamineremo altresì la vita sociale dell’umanità per
dedurre la sua testimonianza su Dio.
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A. L’origine dell’ordine morale nel mondo
1) Sappiamo tutti che l’uomo, in presenza degli
avvenimenti del mondo, ha l’abitudine di darne un
giudizio. Gli uomini, si dice, parlano di ciò che accade, ed
esercitano la loro critica al riguardo. Qualcuno, mentre fa
il bagno in un fiume, é colto da malore, dalla riva un
uomo coraggioso si getta immediatamente nell’acqua e lo
salva. “È una bella azione”, diciamo. Un figlio ha ucciso
i propri genitori. Noi diciamo indignati: “È un delitto
spaventevole”.
Noi troviamo dunque del tutto naturale che ci sia
una distinzione fra le azioni umane. C’è ciò che noi
troviamo ben fatto, e quello che troviamo mal fatto.
Mantenere la parola data è bene; mancare alla parola
data è male. Essere fedele ad un amico è bene; tradirlo è
male. Dire la verità è bene; mentire è male.
Da dove vengono dunque queste leggi morali? Forse
da me, dall’uomo? Provate a capovolgere i giudizi: ad
inculcare a qualcuno che la riconoscenza è un male e
l’ingratitudine un bene. Non vi riuscirete. Queste idee
non dipendono da me, da noi, ma neppure dal mondo,
né dal tempo, dal momento che l’ingratitudine sarebbe
sempre una cosa cattiva, anche se il mondo sparisse.
Dov’è dunque la misura, la regola fondamentale,
immutabile, secondo la quale dicono di un atto che è
buono, e di un altro che è cattivo? Dov’è la norma morale
obbiettiva, indipendente dalla nostra volontà e dalle
nostre vite individuali, sulla quale si misurano le azioni
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umane, proprio come si è obbligati a misurare ogni metro
del mondo intero, sul campione immutabile che si
conserva con cura a Parigi?
2) Ora, fratelli miei, quest’ordine morale del mondo,
depone in favore di Dio, e prova con forza assoluta che
l’ordine morale ha un autore, che è Dio.
Fra il bene e il male c’è una distinzione obbiettiva,
immutabile, perpetua che non dipende né dall’uomo, né
dal mondo e neanche dal tempo. Bisogna dunque che ci
sia un Essere eterno, immutabile, al di sopra del mondo
dal quale sono uscite, e sul quale riposano le leggi
fondamentali della morale.
In India, un missionario entrò in conversazione con
un paria che non sapeva né leggere, né scrivere. Il
religioso gli domandò: “Se qualcuno ruba il tuo denaro,
commette peccato?”. “Naturalmente”, rispose il paria. “E
se qualcuno uccide un altro?”: “Certo, commette
peccato”. “Allora voi conoscete i comandamenti di Dio.
Chi ve li ha insegnati?” “Dio”. “Tuttavia Dio non vi ha
parlato”. Allora il pagano mostrò il suo petto e disse: “Ciò
è qui dentro”.
Si, ciò è dentro di noi. Ma chi ha radicato la
distinzione fra bene e male nel nostro cuore? Chi ha
radicato in fondo all’anima di ciascuno la coscienza ed il
rispetto dell’ordine morale?
3) Ma ecco ancora un’altra curiosa osservazione: Il
desiderio della riconciliazione nell’anima che ha peccato.
Peccare é umano, ma devo rimanere nel peccato fino alla
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fine? Non c’è salvezza? Devo rimanere preda
irrimediabile del rimorso divorante? L’uomo cerca
qualcuno che lo possa aiutare. Ne sente più il bisogno
nella miseria morale che non in quella materiale. Questo
è ciò che prova il pagano quando si prostra dinanzi al suo
feticcio e rende omaggio ai suoi dei con sacrifici espiatori;
è ciò che sentiva il salmista, caduto nel peccato, quando
scriveva: Dal profondo a te grido, o Signore (Sal 130, 1).
Le strade dell’uomo conducono a Dio; l’anima
umana ha sete di Dio. L’uomo è creatura religiosa: ciò è
un fatto storico.
L’anima umana è, un mare misterioso e profondo e
se noi tendiamo l’orecchio alle voci di migliaia d’uomini
che vissero un tempo ed a quelle di migliaia d’uomini che
vivono ora, percepiamo un mormorio profondo e pieno
di presentimento, un desiderio, un’inquietudine, un
bisogno d’infinito, di Dio. L’anima umana che cerca il
perdono desidera Dio, e tale sentimento è stato messo in
noi dalla natura che non inganna.
Si può credere che la natura abbia messo in noi una
sete, senza il mezzo di soddisfarla? Che abbia svegliato in
noi la fame, senza il modo di saziarla? Che abbia messo
in noi il desiderio di Dio, ma un desiderio vuoto, senza
scopo, insensato, perché Dio non c’è? Ecco ciò che
l’ordine del mondo dice a favore di Dio.
4) Rovesciando i valori, si potrebbe anche affermare
che è Dio che parla a favore della morale. L’esistenza
della legge morale prova con forza assoluta che Dio c’é,
ma la tesi inversa vale della stessa condizione: è Dio che
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assicura la forza della legge morale. Lui solo e nessun
altro. Io sono Dio l'Onnipotente, dice Dio ad Abramo,
cammina davanti a me e sii integro (Gen 17, 1). Se l’autorità
divina non vegliasse sulle leggi morali, dove ci sarebbe
un’autorità di tale forza da imporne all’uomo
l’osservanza? Lo Stato? La Società? Il bene delle
generazioni future? E tutte le ragioni analoghe con le
quali hanno cercato di spiegare le leggi morali, coloro che
non riconoscono Dio? Tutto ciò s'è dimostrato
insufficiente.
Se Dio non c’è, su cosa potrei misurare la bontà delle
mie azioni?
Non ci sarebbero buone azioni. Il filosofo Seneca già
lo riconosceva: “senza filo a piombo non si può
raddrizzare una curva”18.
Se non c’è Dio, allora le leggi morali non obbligano,
e non ci sono sanzioni.
“Sanzione!” Che parola anomala! Sanzionare una
legge non vuol dire renderla santa?
Come rendere santa una cosa, se si nega la sorgente
d’ogni santità, Dio infinitamente Santo? Se non c’è Dio
quindi, ogni legge dipende unicamente dall’uomo, ed
allora avevano ragione i maestri di retorica a dire che
“l’uomo è la misura di tutto”; dunque per ogni uomo è
morale ciò che gli fa comodo, che gli piace ed assicura il
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18 SENECA, Epistole I, II.
suo avanzamento, il suo tornaconto terrestre: se Dio non
c’è, tutto l’ordine morale è sospeso in aria.