00 09/03/2011 13:00
C. Il cuore
Se in una piazzaforte ci sono dei traditori che
patteggiano con gli assedianti, la sua caduta è vicina. I
dubbi contro la fede s’impossessano facilmente della
ragione umana, perché trovano nell’anima, dei potenti
ausiliari. Essi sono le passioni umane.
Ricordatevi una scena commovente della vita di
Nostro Signore: la sua tentazione nel deserto. Il demonio
conduce Gesù su un’alta montagna e fa sfilare, dinanzi ai
suoi occhi, tutte le ricchezze e magnificenze del mondo ed
in cambio gli chiede una sola cosa: Tutte queste cose io ti darò
se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai (Mt 4,9).
E dal giorno in cui Satana volle condurre nostro
Signore al peccato, quante volte è risuonata all’orecchio
dell’uomo la stessa parola tentatrice!
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Gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria (Mt 4,8).
Guarda! Quanti piaceri, quante distrazioni! Tutte le gioie
e le delizie del mondo son tue, ed ad un solo prezzo:
allontanati da Dio, cadi ai miei piedi, dimentica la tua
religione, la tua fede. Ahimè! Qual bruciante ferita noi
tocchiamo ora nell’uomo che ha perduto la fede, non già
a causa della scienza o della ragione, ma a causa del suo
cuore e della sua vita immorale, a causa della funesta e
demoniaca menzogna: Tutti i piaceri del mondo saranno
tuoi.
Infame seduttore, perché ti soffermi e non dici oltre?
Per essere sincero, saresti obbligato ad aggiungere: tutte le
gioie del mondo saranno tue, ma anche la mortale aridità
del cuore. Tutte le voluttà della notte saranno tue, ma
anche un organismo rovinato. Tutti i giardini fioriti di
rose saranno tuoi, ma anche un sangue corrotto e viziato.
Il mondo sarà tuo, ma la tua anima piangerà nel silenzio
della notte. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il
mondo intero, ma perde o rovina sé stesso? (Lc 9,25).
Veramente noi siamo ora alla sorgente vera e
feconda dell’incredulità.
Se una passione peccaminosa oscura la vostra anima,
non vi lamentate di non scorgere Dio. Vederlo per voi,
non è possibile. Non vedete l’immagine del vostro viso in
uno specchio appannato. Se uno stagno infetto s’è
installato nel vostro cuore, non lamentatevi che la vostra
fede sia soffocata; giacché delle esalazioni mefitiche
salgono incessantemente dal vostro cuore melmoso alla
vostra ragione.
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Voi non credete: ma ditemi, com’è la vostra vita?
Giacché nessuno rinnega Dio se non ha interesse a
rinnegarlo. Nessuno rinnega i principi più difficili della
fisica, e tuttavia c’è in essa, secondo le ultime scoperte,
una folla di principi inconcepibili, incomprensibili, che
sorpassano la nostra immaginazione. Nessuno nega,
quantunque non comprenda, perché non imbarazzano
nessuno, perché toccano la ragione ma non il cuore, il
sentimento, l’esistenza.
Molti uomini accetterebbero volentieri e facilmente i
dogmi cristiani se si trattasse soltanto della notte di Natale
e di Betlemme con la sua poesia ed il suo incanto. Ma
quando sentono parlare di difficili obblighi di vita morale,
fanno come il governatore romano Felice fece chiamare
Paolo e lo ascoltava intorno alla fede in Cristo Gesù. Ma quando
egli si mise a parlare di giustizia, di continenza e del giudizio futuro,
Felice si spaventò e disse: “Per il momento puoi andare; ti farò
chiamare quando ne avrò il tempo” (At 24, 24.25). Ma non lo
richiamò più.
Osservate una ragazza di mondo: essa non si è mai
data ad un lavoro serio, il suo libro di preghiere è la
rivista mondana, la sua chiesa sono i luoghi ove ci si
diverte, non sa che flirtare, ricevere e contraccambiare
delle visite, dare degli appuntamenti frivoli. La fede può
fiorire in tali condizioni di vita? Osservate un uomo che
fa uscire il denaro dalle sue dieci dita, ma le cui mani non
sono più nette, e che ha da lungo tempo oltrepassato i
limiti della delicatezza di coscienza e dell’onestà. La fede
può accordarsi con una simile vita?
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Assai spesso fratelli miei, è il nostro cuore che uccide
in noi la fede, e non la nostra intelligenza. L’incredulo
non é malato di testa, ma di cuore. A molta gente non
potrebbe accadere ancora oggi ciò che è accaduto a
Chateaubriand, nel salone di uno dei più grandi scrittori
francesi del secolo scorso? Gli invitati erano in gran parte
scienziati ed artisti increduli: si venne a parlare di
religione, come spesso accade fra gli increduli, e si
affermò che un uomo colto non poteva essere credente.
Allora, Chateaubriand si alzò e disse: “Signori, mettetevi
una mano al petto: vi pare che non sareste forse credenti
se poteste condurre una vita casta?”.
Quanti increduli potrebbero ancora oggi fare a sé
stessi una tale domanda! E quanti, se volessero essere
sinceri, potrebbero ripetere ciò che un pagano disse ad un
missionario: “Tu ci parli continuamente di un Dio che
vede tutto, ma noi non abbiamo bisogno di un simile
Dio”. Quanti increduli non hanno la fede, perché non
hanno bisogno di un Dio che conosca i più segreti
sentimenti disordinati del loro cuore!
Così quando io ascolto le obiezioni e le critiche
d’uomini dalla fede malferma: “Senza dubbio, la
religione ci vuole, la fede ci vuole, ma il cristianesimo è
così arretrato, ritardatario, fuori delle abitudini, che le sue
leggi avrebbero bisogno di essere riformate” non posso
impedirmi di ricordare il caso di un albergatore di
villaggio a cui un giorno venne a mancare il vino. Senza
perder tempo a cambiar di vestito, salì nel suo carretto
con gli abiti di tutti i giorni, sudici, e andò dal negoziante
di vini più reputato della città vicina, per far l’acquisto di
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una nuova partita. Assaggiò questo e quel vino che gli fu
presentato, ma di nessuno si mostrò soddisfatto.
“Il vino è buono... sì, è buono... ma ha un certo
gusto. Si, un odore strano”.
Il negoziante gli offerse l’assaggio del suo vino più
squisito. Ma invano. “Senza dubbio, il vino e buono... ma
quel certo odore!”. Allora il negoziante squadrò dall’alto
in basso quel cliente che gli stava dinanzi con vesti così
sporche di grasso ed olio e gli disse: “Amico mio, per
prima cosa andate a casa vostra, cambiate le vostre vesti,
mettetene di più pulite, e poi tornate qui e mi direte se il
mio vino ha ancora qualche odore”.
A quelli che non hanno la fede io vorrei pure dire:
“Andate a casa vostra, al confessionale, deponete la vostra
veste di peccato, sudicia e macchiata, incominciate una
nuova vita pura, ed in seguito mi direte se nella dottrina
cattolica sentite ancora qualche cosa di strano, se ancora
avete dei dubbi, delle obiezioni contro la vostra fede”.
* * *
Fratelli miei, la storia ci riporta delle cronache
commoventi sulla Legione Straniera; questa truppa che
riuniva in sé, da tutte le parti del mondo, dei criminali,
dei prigionieri evasi, degli scapestrati; e tuttavia
conducevano una vita penosa e miserabile. La Legione
Straniera! Nome spaventevole, che evoca la sete delle
lunghe marce nel Sahara... gli urli delle bestie selvatiche,
la notte... la nostalgia della patria abbandonata...
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Dio, l’eternità, hanno del pari i loro fuggiaschi, i loro
traditori, e se si potessero rinvenire in folla da tute le parti
del mondo, quale enorme armata si avrebbe! La legione
straniera degli increduli! Raccoglierebbe disgraziati che
hanno fatto il naufragio nella fede e nei quali si realizzano
le parole della Sacra Scrittura: Non c'è pace per i malvagi, dice
il Signore (Is 48,22). I disgraziati che trascinano stanchi
l’esistenza nel Sahara dell’incredulità, le anime torturate
dalla sete, che mai sono lasciate in riposo dagli urli dei
loro peccati e del nostalgico ricordo della patria.
Ah, fratelli miei, voi che avete la fede, voi che non vi
arruolate nella terribile legione straniera né per malintesi,
né per la durezza della vita, né per passioni peccaminose,
io vi supplico, pregate con me alla fine di questa
istruzione, per quali la cui anima spossata si trascina nel
deserto dell’incredulità. Pregate per queste meteore
staccate dal sole, per questi fiori strappati dall’uragano.
Pregate perché non siano ancora più torturati da questa
sete inumana; perché non soffochino più in loro stessi il
desiderio della patria abbandonata. Perché non lasciano
diventare il loro cuore un blocco di ghiaccio, ma,
staccandosi dalla legione dell’incredulità, trovino al più
presto la via che riconduce alla patria... alla casa... al
regno della fede della loro infanzia dove ritroveranno la
felicità.
Cari lettori, voi che avete la fede, pregate per quelli
che l’hanno perduta!
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VI. Come fortificare la mia fede: Bisogna avere il
coraggio di credere
Per terminare le istruzioni preliminari, che ho
creduto necessario fare prima di intraprendere la
spiegazione dei dogmi della nostra fede, vorrei rispondere
ad una domanda che è potuta sorgere nell’anima di
qualcuno dei miei lettori: “Chi ha la fede é felice. Ma se
non ho la fede, che devo fare? La fede, vorrei averla. Ci
sono dei momenti, degli avvenimenti, dei giorni di festa
nella mia vita, in cui la mia incredulità mi affligge come
un dolore inesprimibile: ma che posso fare? Quando i
miei bambini pregano, con gli occhi brillanti, sotto le
piccole candele dell’albero di Natale... quando vedo degli
uomini afflitti pregare con fede commovente dinanzi ad
un’immagine della Addolorata, sento prepotente il
bisogno di avere anch’io una fede. Ma Dio non mi
concede questa fortuna”.
Dio non mi concede questa fortuna? È motivato
questo lamento? Ma niente affatto. La fede è, sì, un dono
di Dio, ma è, altresì, opera della volontà umana; ed in
quanto la fede dipende da Dio, è Dio che fa il primo
passo nella mia anima; se dunque il seme della fede
deposto in me non nasce, posso concludere che la colpa è
mia.
Volete avere la fede? Ebbene vi dirò che cosa dovete
fare per averla. Bisogna che adempiate due condizioni:
avere il coraggio di credere e prendere cura della vostra
fede.
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Se voi adempite queste due condizioni, avrete la fede.
Io devo avere il coraggio di credere dinanzi alla mia
ragione e dinanzi al mio cuore.