00 08/03/2011 11:07
B. La scienza rende increduli?
Sembra tuttavia, fratelli miei, che la scienza
moderna, soprattutto le scienze naturali, sono ostili alla
religione. O almeno quelli che hanno perduto la fede
pretendono, per la maggior parte, che la fede della loro
infanzia ha cominciato a perder vigore in loro quando
hanno cominciato a studiare molto, e si sono presentate
dinanzi a loro le questioni imbarazzanti di tale e tale
scienza particolare.
1) Rispondiamo dunque francamente a questa
questione. È possibile che la scienza indebolisca la fede, o
la distrugga?
In certi sfortunati casi è possibile. L’ottica parla di
leggi di interferenze della luce. Esse consistono
essenzialmente nel fatto che due raggi luminosi si
incontrano talvolta in modo così curioso, e reagiscono in
tale maniera l’uno sull’altro, che non solo non accrescono
la luminosità, ma al contrario si indeboliscono a vicenda
e si distruggono. La fede e la ragione sono al pari, due
raggi di luce, ma essi possono incontrarsi in
un’interferenza così disgraziata che l’una indebolisce
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l’altra. Ci fu un tempo in cui la scienza rese realmente
increduli molti uomini. Ciò avvenne al principio delle
ricerche scientifiche. Quando nuove invenzioni si
succedettero giorno per giorno, assalirono per così dire la
ragione umana. La pietra cade secondo le stesse leggi che
fanno avanzare i pianeti, si é detto. Si può predire con la
precisione di un secondo la più lontana eclisse di luna. Gli
elementi si associano secondo leggi rigorose ed il numero
dei cromosomi nelle cellule di individui della stessa natura
è sempre lo stesso, e così di seguito: tutto nel mondo è
retto da leggi rigorose. E l’uomo, abbandonandosi a
queste ricerche, é stato accecato, e un’idea gli ha
attraversato la testa come un lampo: “Non si potrebbe
così spiegare tutta la vita?”.
La vita intellettuale ha le sue analogie nella fisica
nella chimica. E veramente il mondo intero è là, dinanzi
a noi, semplicemente: eclissi di luna, corso degli astri, vita
umana, libero arbitrio, manifestazioni del pensiero... tutto
ciò segue una via determinata, secondo leggi rigorose...
tutto non é che movimento elettrico, ed anche l’anima, ed
anche il pensiero.
Ah, qual pessimismo glaciale sorge da questa teoria!
Se tutto non è che legge naturale, materiale, tutto finirà
con il raffreddarsi del sole: del pari finirà il mondo
spirituale, ed allora ogni sforzo, ogni lavoro, ogni
speranza, ogni amore, tutto non é che vana illusione. Ci
fu un tempo in cui l’uomo colto credeva che solo a lui
convenisse questa concezione glaciale del mondo.
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Così le scienze naturali minacciarono la fede, quando
esse fecero il primo passo sulla strada trionfale del mondo
moderno.
2) E sapete chi ha fatto fondere il ghiaccio di questo
pessimismo? La stessa ragione, la stessa intelligenza
umana, a seguito di una doppia constatazione.
a) Prima di tutto si riconobbe che, se noi sappiamo
assai, la scienza non rende superflua la fede. Se noi
sappiamo molte cose, molto più sono quelle chi noi non
sappiamo, e le scienze naturali, malgrado il loro enorme
sviluppo, sono incapaci di rispondere con precisione alle
domande più importanti. Le scienze naturali hanno fatto
veramente grandi progressi. Hanno trasformato
totalmente le nostre idee sul mondo e la nostra vita
giornaliera, hanno distrutte molte delle ingenue
concezioni dei nostri padri. Ma se esse hanno allargato il
cerchio delle nostre conoscenze, non hanno potuto
rendere superflue le realtà soprannaturali. Ciò non è di
loro competenza. Esse hanno per scopo lo studio dei
fenomeni naturali. In altre parole le scienze naturali sono
scienze fisiche e non metafisiche, cioè esse non devono
oltrepassare il limite dei fenomeni visibili, l’esplicazione
della loro entità e delle loro connessioni intime. Giacché,
dove cessa la natura, cessano del pari le scienze esatte. Se
si va più lontano, allora non sono più le scienze esatte,
così spesso esaltate. E se lo scienziato costituisce un puro
sistema filosofico, una teoria su Dio, allora egli diventa un
metafisico. Ma non é già come scienziato ch’egli ha un
sistema filosofico, è come uomo e come filosofo.
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Inchiniamoci dinanzi all’imponente lavoro che la
ragione umana ha compiuto, e compie ancora nello
studio delle forze della natura. L’uomo d’oggi sa una
grande quantità di cose: ma ciò che ignora è un campo
ancor più vasto. E non può, no, non può dare risposta a
questa domanda, risposta che invece l’uomo esige
assolutamente: Da dove viene l’universo con la sua
attività perpetua e febbrile? Da dove viene la materia
primitiva dalla quale il mondo sarebbe uscito? Da dove
vengono gli innumerevoli miliardi di protoni, neutroni ed
elettroni che, secondo le più recenti teorie, costituiscono
tutto il mondo materiale?
Una delle nostre scoperte è dunque questa, che su
certe domande decisive la scienza più avanzata è
incapace, senza fede, di rispondere.
b) Ma noi abbiamo ancora fatto un’altra
constatazione interessante. Sulle prime noi siamo rimasti
interdetti dinanzi all’idea che nell’universo intero non
c’era altra cosa che forze naturali cieche e rigide, leggi di
un rigore intangibile. Ma in seguito abbiamo notato come
avevamo avuto una concezione erronea della questione. E
siamo arrivati a questa sublime verità: l’uomo è superiore
alla natura.
È superiore perché continuamente, grazie alla sua
tecnica, egli spezza la potenza apparentemente
incrollabile delle forze della natura.
Le leggi della natura non hanno giammai prodotto
un solo orologio, e neanche una rotella dentata. Senza
dubbio è tenendo conto delle leggi della natura che tutto
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ciò, come qualunque opera tecnica, e stato prodotto, ma
non sono soltanto le leggi della natura che creano gli
oggetti, è altresì un’idea, un pensiero che ha utilizzato
come pietre da costruzioni le leggi della natura: ma senza
idee e pensieri, queste cose non sarebbero giammai
esistite, come prodotto della sola natura fisica. L’anima è
forza elettrica? Il pensiero è un fluido elettrico? Allora,
perché non pensa la corrente elettrica che passa nella
lampadina accesa sopra questo libro da dove io vi parlo?
L’uomo è superiore alla natura. Da quando ci fu
l’uomo sulla terra, sempre egli ha sognato di volare
(ricordatevi di Dedalo ed Icaro!), ma egli non vi sarebbe
mai riuscito se non fosse stato che pura materia e natura,
e null’altro; giacché volare nell’aria non è nella natura
dell’uomo.
Dove risiede dunque la verità? In questo: che Dio ha
riempito il mondo di misteri e poi ha creato, ed ha
collocato fra loro l’uomo. Noi siamo tutti dei grandi
fanciulli che giocano a risolvere degli enigmi e trasaliamo
di gioia quando riusciamo a risolverne uno.
C. La mezza scienza rende increduli
Dopo quanto si è detto noi possiamo rispondere a
questa domanda: La scienza e la ragione conducono
all’incredulità?
La ragione non conduce all’incredulità, ma solo la
ragione che riflette superficialmente. La nostra fede non
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ha nulla a temere dal la scienza che scruta
profondamente. Duc in altum!, disse un giorno Nostro
Signore a San Pietro: “spingiti al largo!”. Se noi
discendiamo nelle profondità della scienza, non ce ne
verrà alcun male. E qui, fratelli miei, io non posso
resistere alla tentazione di condurre le riflessioni dei miei
uditori nelle profondità di qualche branca della scienza.
Quantunque, forse, questo rapido colpo d’occhio
oltrepassi il cerchio d’interesse dei miei uditori, non voglio
tuttavia lasciar passare l’occasione di dimostrarvi come le
profondità della scienza cantino veracemente le glorie di
Dio.
a) Ecco per esempio la geologia. Specialmente questa
scienza si crederebbe ostile alla religione. Ora tutte le sue
ricerche, per le quali essa ha dimostrato che l’uomo e
venuto ultimo sulla terra, non sono altra cosa che una
lunga catena di prove in favore del racconto biblico della
creazione.
Seguiamo la geologia nelle ricerche più profonde e
nelle sue scoperte continue di nuovi esseri viventi, fino
alla scoperta finale di un fossile il cui organismo appena si
distingue da quello di un essere inorganico, giù, giù fino
alle regioni ove non c’è che materia bruta, morta, vuota
di organismi. Qual vasto campo per l’idea religiosa! Una
folla di animali quando il loro capo, l’uomo, non era
ancora creato... milioni d’anni prima che la terra fosse
pronta a ricevere l’uomo... orribili catastrofi nelle epoche
anteriori all’apparizione dell’uomo sulla terra... le epoche
preistoriche con i loro silenzi sepolcrali... tutto ciò canta
la gloria di Dio. La geologia, che ci riempie di meraviglia
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per le sue scoperte, proietta una piccola luce sull’eternità
che esisteva prima della creazione: su Dio eterno.
b) Ciò che è la geologia nel tempo, l’astronomia è
nello spazio. Essa allarga le nostre idee su Dio, come il
cielo costellato allarga sensibilmente la nostra anima. Se
noi parliamo della legge di rotazione della terra, se noi
studiamo le fasi della luna, di questo o di quel pianeta,
oppure se consideriamo tutto il sistema stellare, se
osserviamo le stelle fisse, gli asteroidi, o le dimensioni
vertiginose delle nebulose ellittiche, dalle quali forse fra
milioni d’anni nascerà un nuovo sistema solare, dovunque
sentiamo l’impronta della mano divina, che in nessuna
parte incontreremo una legge, per piccola che essa sia,
inconciliabile con le conclusioni delle Sacre Scritture o i
dogmi della nostra fede. Non c’è scienza che infligga una
smentita a questa affermazione dello Schiller: “L’universo
è una idea divina”9.
Mettiamoci in cammino sulla strada dell’infinito. In
una bella notte d’estate, soffermiamoci al margine di un
bosco... la terra è immersa nel sonno... siamo soli... non
c’è intorno a noi che notte, silenzio, cielo... percorriamo
con gli occhi l’oceano delle stelle: pare un’immensa flotta
aerea. La nostra terra, la luna, Mercurio, Venere, non
sono che piccole barche vacillanti... la squadra degli astri
passa superbamente. Ma dove va? Da dove viene? Il
sentimento della nostra piccolezza sorge da tutte le parti.
Qualcosa di misterioso ci invade, il soffio dell’infinito ci
sfiora. I marinai di Cristoforo Colombo gridarono alla
prima isola scorta: “Terra! Terra!”. Noi gridiamo: “
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9KLEIN, phil. Schriften, XII, 9.
Cielo, cielo, Dio!”. Il meccanismo celeste presuppone un
meccanico.
c) E quest’altra scienza orgogliosa della nostra epoca,
la fisica, forse che essa conduce all’ateismo?
“Se qualcuno afferma l’esistenza di un ordine
soprannaturale come una realtà, le scienze naturali non
possono contraddirlo”, Scrive Federico Dessauer, uno dei
più eminenti fisici del novecento10. E altrove dichiara:
“Noi abbiamo la percezione del mondo fisico per mezzo
dei nostri sensi, dei colori, delle forme e del tatto; ma il
cammino delle forze è assai più complicato. Concludiamo
che esistono per le loro manifestazioni visibili. La pietra
cade: dunque c’è una forza di gravità. L’ago magnetico
della bussola, qualunque sia il movimento che io gli
imprimo, non ha riposo finché non si volge, non si orienta
verso il campo magnetico. E il campo magnetico non è
cosa che si vede come un tavolo o una seggiola, non è una
cosa che si tocchi: e tuttavia nessuno può mettere in
dubbio la realtà della forza magnetica terrestre. Non è
una cosa materiale e tuttavia esiste: essa è anche qualcosa
di più perfetto della sedia, o della tavola, o della casa, o
della città, giacché essa esisteva prima che ci fossero delle
case sulla terra, e verosimilmente esisterà ancora, quando
le nostre grandi città avranno ceduto il posto alle foreste.
Che cosa si deve concludere dal fatto che queste
forze invisibili esistono in modo più perfetto delle cose
visibili? - Domanda ancora Dessauer - Ebbene, che i
concetti di spazio e di tempo, non sono così limitati come
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10LEBEN, Natur, Religion, p. 62.
le cose materiali. Si può dire esattamente delle cose
materiali quale posto esse occupano nello spazio: ma non
si possono sempre localizzare le sorgenti di forza.
Dovunque noi mettiamo sulla superficie del suolo l’ago
della bussola, la forza del campo magnetico lo metterà
nella direzione Nord - Sud; ma se noi seguiamo la
direzione dell’ago, non arriveremo mai ad un punto del
quale si possa dire: qui è la sorgente di questa forza. Noi
non sappiamo dove questa forza risiede, noi non la
vediamo, e tuttavia essa esiste.
Con l’aiuto di queste riflessioni, non è più facile
comprendere Dio presente dovunque, dovunque
penetrante, e tuttavia invisibile? Cos’é che afferra e
conduce la nostra anima? Come la forza magnetica attira
l’ago, così Iddio attira l’anima; il buono, il bello, ciò che é
nobile avvince l’anima. Io mi credo autorizzato - scrive
Dessauer - a trarre una conclusione analoga a quella che
il fisico trae dalla bussola riguardo alla realtà d’esistenza,
la direzione e la grandezza del campo magnetico
terrestre: in altre parole la conclusione è che c’è una
realtà, al di fuori di noi, ed indipendente dalla nostra
esistenza, che dirige la bussola della nostra anima
attraverso il mondo spirituale”11. Ecco dunque come si
esprime un eminente fisico.
Non oso trascinare ancora i miei cari uditori per
questa via: credo di averli già troppo stancati. Tuttavia
quante cose si potrebbero dire ancora su questo
argomento! Si potrebbe mostrare l’evoluzione della
medicina, che, fino ad ieri, non vedeva nell’uomo altro
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11EIBESTZ, Merveilles de l’Universe, II, 140.
che materia, organi, carne, muscoli, nervi, finche poi
scoprì che dietro tutto ciò doveva esserci qualche cosa la
cui influenza sulla guarigione era apprezzabile: la psiche,
l’anima. E oggi si parla di psicosi, cioè di malattie causate
nel corpo dall’anima malata, e di psicoterapia cioè della
parte che ha l’anima nella guarigione del corpo.
Potrei ancora appellarmi alla botanica: ogni filo
d’erba, ogni fiore, ogni cellula canta un Te Deum a Colui
che ha fatto fiorire il primo giardino, a Dio.
Tutto ciò che abbiamo detto fin qui basta, forse alla
dimostrazione della nostra tesi: Non c’è scienza. di cui un
solo principio dimostrato sia contro la fede.
Chi guarda il Vaticano vede tre cupole drizzarsi verso
il cielo: la cupola di San Pietro è la prima, le due altre
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sono le cupole dell’Osservatorio astronomico12. Qual
senso eloquente delle relazioni fraterne che intercorrono
fra la scienza e la fede!
La nostra religione non esige una fede che condanni
la scienza. Voglia il cielo che non ci sia uno scienziato che
attacchi la fede. Che l’una e l’altra diano ragione al poeta
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12 L’Osservatorio Astronomico, o Specola Vaticana, può essere
considerata uno degli Osservatori astronomici più antichi del mondo.
La sua origine infatti risale alla seconda metà del secolo XVI, quando
Papa Gregorio XIII fece erigere in Vaticano nel 1578 la Torre dei
Venti e vi invitò i Gesuiti astronomi e matematici del Collegio
Romano a preparare la riforma del calendario promulgata poi nel
1582. Da allora, con sostanziale continuità, la Santa Sede non ha
cessato di manifestare interesse e di dare il proprio appoggio alla
ricerca astronomica. Fu sulla base di questa lunga e ricca tradizione
che Leone XIII, per contrastare le persistenti accuse fatte alla Chiesa
di essere contraria al progresso scientifico, con il Motu proprio Ut
mysticam del 14 marzo 1891 fondò l'Osservatorio sul colle Vaticano,
dietro la Basilica di San Pietro. Nel 1910, San Pio X dette alla
Specola più ampi spazi, assegnandole il villino che Leone XIII aveva
fatto costruire nei giardini vaticani. Ma agli inizi degli anni trenta,
l'aumento delle luci elettriche che aveva accompagnato la crescita
urbana della Città Eterna aveva reso il cielo di Roma così luminoso
da rendere impossibile agli astronomi lo studio delle stelle più deboli.
Pio XI dispose allora che la Specola si trasferisse nella sua residenza
estiva a Castelgandolfo, sui Colli Albani a circa 35 km a sud di
Roma. A causa del dilatarsi continuo della città di Roma e dei suoi
dintorni, il cielo di Castelgandolfo si fece così luminoso da
costringere ancora una volta gli astronomi ad andare altrove per le
loro osservazioni. Perciò nel 1981, per la prima volta nella sua storia,
la Specola fondò un secondo centro di ricerca, il "Vatican
Observatory Research Group" (VORG), a Tucson in Arizona. Nel
1993 la Specola, in collaborazione con l'Osservatorio Steward, ha
portato a termine la costruzione del Telescopio Vaticano a
Tecnologia Avanzata (VATT), collocandolo sul Monte Graham,
Arizona. (Cf. www.vaticanstate.va) [Nota dell’editore]
tedesco: La scienza è la stella della fede, La pietà è il nocciolo di
ogni scienza.
La scienza, è un bene per il credente, ma del pari la
fede, la grazia, sono un bene per lo scienziato.
Se dunque, esistono degli uomini che hanno perduto
la fede, non è la scienza che l’ha rapita. Nella prossima
conferenza vedremo a che cosa realmente loro devono
questa sventura.
* * *
Fratelli miei, quando il primo cavo fra l’Europa e
l’America fu inaugurato, ci si domandò quale sarebbe il
tenore del primo telegramma riallacciante i due
continenti attraverso le profondità del mare. E si venne,
dopo lungo pensare, alla bellissima decisione d’inviare le
prime parole del cantico degli Angeli nella notte di Natale
“Gloria in excelsis Deo”, ciò che significa non solo
“Gloria a Dio nel più alto dei cieli” ma ancora “Gloria a
Dio fin nelle profondità degli oceani”.
Altezze e profondità, montagne e valli, raggi di sole e
uragani, vita e morte... tutto nel mondo è un cantico
divino per Colui che sa discendere con volontà senza
pregiudizi al fondo delle cose. Cerchiamo fra gli intelletti
più eminenti dell’umana scienza, leggiamo le
affermazioni degli scienziati più distinti: è molto se
riscontriamo fra loro qualche incredulo, e quante più
anime profondamente religiose! Più s’aprono prospettive
meravigliose dinanzi al telescopio, più il microscopio ci fa
scorgere le meraviglie dell’infinitamente piccolo, più si
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eleva alta dentro di noi questa esclamazione del grande
scienziato Baer: “Mi pareva di ascoltare una predicazione
grandiosa: non sapevo io stesso perché, ma mi scoprii il
capo, e sentii che dovevo cantare un Alleluia”.
Alleluia! Lodate il Signore, fratelli miei.
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