00 10/03/2011 21:30
Kierkegaard:

 angoscia, disperazione, fede
Scritto da B. J. Guetta   


Nella filosofia di Kierkegaard appare evidente che la categoria fondamentale dell'esistenza sia la possibilità.
Nelle opere “Il concetto dell'angoscia” e “La malattia mortale” Kierkegaard tratteggia la condizione di inquietudine e insicurezza dell'uomo dovuti proprio alla sua condizione di incertezza di fronte alla possibilità.

  • L'angoscia

L'angoscia è un senso di vertigine suscitato dalla libertà.
L'uomo, trovandosi a scegliere per sè, sa di avere davanti a sè una possibilità assoluta: tutto è possibile. Eppure egli sente anche che, ove tutto è possibile, niente lo è: la possibilità diventa pertanto negativa, perchè si configura come la possibilità dello scacco, dell'errore, del nulla.
Di qui l'angoscia: essa è considerata la condizione naturale dell'uomo, la cui libertà è limitata dall'ignoranza di ciò che può succedere.
L'angoscia riguarda esplicitamente il rapporto del singolo col mondo che lo circonda, vissuto con difficoltà a causa della fondamentale incertezza che comporta; diversamente accade per la cosiddetta malattia mortale, cioè per la disperazione.

  • La disperazione

La disperazione ha origine secondo Kierkegaard nel rapporto del singolo con se stesso e-contrariamente all'angoscia, determinata dalla coscienza della possibilità-sembra nascere dal senso dell'impossibilità.
L'io può infatti scegliere di volere o non volere se stesso: nel primo caso, l'individuo che scelga di realizzarsi fino in fondo si trova necessariamente a confronto con la propria limitatezza e con l'impossibilità di compiere il proprio volere; nel secondo, invece, l'individuo che rifiuta se stesso si imbatte in una impossibilità ancora più radicale. In entrambi casi il singolo affronta il proprio fallimento ed è afflitto dalla malattia mortale (vivere la propria morte).

  • La Fede 

L'unico esito positivo per l'angoscia e per la disperazione è la fede. Nella fede infatti si risolve l'esperienza della possibilità del nulla e della malattia mortale, perchè l'uomo può aggrapparsi a Dio e delegare a Lui la propria possibilità.
La fede è infatti il gesto esistenziale con cui l'uomo va al di là di ogni tentativo di comprensione razionale della realtà, affidandosi a Dio e accettando anche ciò che appare assurdo alla ragione: fede è per Kierkegaard paradosso, perchè supera la capacità di comprensione umana.
La verità della fede è una verità soggettiva, non perchè relativa o variabile, ma perchè fondata sul rapporto del singolo con Dio.


In breve:

ANGOSCIA

 

DISPERAZIONE

Singolo nei confronti del mondo

 

Singolo nei confronti di se stesso

Libertà assoluta e ignoranza del futuro

 

Limitatezza e impossibilità

FEDE