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2. Giuseppe fa menzione di questi episodi nel diciottesimo libro delle Antichità, scrivendo testualmente così: "E, scoppiata una rivolta ad Alessandria tra i Giudei che ivi abitavano e i Greci 21, ciascuna fazione scelse tré ambasciatori da mandare a Gaio. 3. Di quelli degli Alessandrini uno era Apione 22, che riversò molte calunnie sui Giudei, accusandoli, fra l'altro, di non prestare i dovuti onori a Cesare: mentre infatti tutti i sudditi di Roma dedicavano altari e templi a Gaio e, fra le altre cose, lo accettavano tra gli dei, soltanto questi, diceva, ritenevano folle onorarlo con statue e prestare giuramento nel suo nome. 4. Filone, capo della delegazione giudaica, uomo in ogni cosa illustre, fratello dell'abbarca 23 Alessandro, e non digiuno di filosofìa, era in grado di difendere coloro che erano accusati con queste numerose e gravi ingiurie che Apione rivolgeva contro di loro, con le quali, come era verosimile, sperava di suscitare la collera di Gaio. 5. Ma ciò gli fu impedito dall'imperatore, che gli ordinò di togliersi dai piedi, minacciando che nella sua ira avrebbe fatto senza dubbio qualcosa di terribile contro lui e i suoi compagni. Filone uscì coperto di contumelia, ed esortò i Giudei che erano con lui a farsi coraggio, perché Gaio, infierendo contro di loro, si era ormai di fatto reso nemico a Dio"24'

21 Questa rivolta scoppiò in seguito al tentativo di Caligola di introdurre proprie effìgi nei luoghi di culto ebraici. I Greci di Alessandria si mostrarono favorevoli all'imperatore, al quale chiesero di privare i Giudei della cittadinanza alessandrina. Poiché gli scontri divennero frequenti, entrambe le fazioni decisero di rimettere la questione a Caligola, alla cui corte inviarono ambasciatori.

22 Si tratta di quell’Apione contro cui Giuseppe Flavio scrisse la famosa orazione Contro Apione, per la quale cf. infra. III, n. 44.

23 Funzionario romano con mansioni prevalentemente fiscali.

24 Antichità giudaiche, XVIII. 257-260.

6. Queste le parole di Giuseppe. Lo stesso Filone, nell'opera da lui scritta, intitolata Ambasceria, racconta con precisione gli avvenimenti; tralasciandone la maggior parte, racconterò soltanto quelli con i quali ai lettori possa essere chiaramente dimostrato che le sciagure di allora e quelle che di lì a poco si sarebbero abbattute sui Giudei ebbero origine dalla loro efferatezza contro Cristo. 7. Filone narra 25 che sotto Tiberio, nella città di Roma, Seiano26, uomo allora potentissimo alla corte imperiale, fu il primo a rivolgere tutti i suoi sforzi all'annientamento completo di tutto il popolo giudaico, e che in Giudea Pilato, al cui tempo ebbe luogo la passione del Salvatore, portò fra loro grandissimo scompiglio, osando commettere nel Tempio, che in quel tempo esisteva ancora a Gerusalemme, atti vietati dalla Legge giudaica 27.

6. I MALI CHE SI RIVERSARONO SUI giudei IN SEGUITO ALL'UCCISIONE DI cristo

1. Dopo la morte di Tiberio, prese il potere Gaio. Egli inflisse a molti tante sofferenze, ma soprattutto inveì contro l'intero popolo giudaico, come è possibile apprendere in breve dalle seguenti parole di Filone, che dice testualmente: 2. "La stranezza del comportamento di Gaio coinvolse tutti i popoli, ma in particolare quello dei Giudei, che lo odiava per avere introdotto nelle sinagoghe delle altre città, a partire da quella di Alessandria, immagini e statue che lo raffiguravano (infatti lasciare che altri le dedicassero era come se le dedicasse lui stesso con la propria autorità), e per avere sconsacrato il Tempio che sorgeva sull'acropoli, trasformandolo in uno proprio dedicato al nuovo Zeus Epifane Gaio. Esso era rimasto fino ad allora inviolato ed aveva goduto di completo diritto di asilo" 2^

25 Ambasceria a Gaio, 24-38.

26 Seiano era prefetto del pretorio sotto Tiberio. Fu condannato alla pena capitale nel 31 d.C. con l'accusa di avere ordito una congiura contro l'inperatore.

27 Riferimento all'introduzione di statue che raffiguravano l'imperatore. di cui l'autore parla nel capitolo successivo.

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3. Lo stesso autore racconta in un'altra opera, intitolata Sulle virtù, altri infiniti mali (che è impossibile qui compendiare), che si abbatterono sui Giudei di Alessandria al tempo del già citato imperatore. Con lui concorda anche Giuseppe, che dice che le disgrazie che si riversarono sull'intero popolo giudaico ebbero inizio al tempo di Pilato e furono la conseguenza delle pene che inflisse al nostro Salvatore. 4. Ascolta i fatti che egli racconta nel secondo libro della Guerra giudaica, dicendo testualmente così: "Pilato, nominato da Tiberio procuratore 29 della Giudea, introdusse di notte a Gerusalemme, all'insaputa dei Giudei, le statue di Cesare, chiamate "insegne". Quando, il giorno seguente, essi si accorsero dell'accaduto, organizzarono una grandissima rivoltai rimasero sbigottiti infatti ad una simile vista, perché erano state violate le loro leggi. Esse proibivano che si ponessero immagini all'interno della città" 30.

5. Paragonando la narrazione di questi avvenimenti con quella che ne fanno i Vangeli, ci si accorgerà che dopo non molto tempo si ritorse a danno degli stessi Giudei l'approvazione da loro manifestata allo stesso Pilato, davanti al quale essi gridarono di non avere altro rè che Cesare. 6. Lo stesso storico narra inoltre che essi incorsero in un'altra disgrazia. Ecco le sue testuali parole: "Dopo ciò [Pilato] suscitò un'altra rivolta, utilizzando il tesoro sacro, detto "corban" 31, per costruire un acquedotto lungo trecento stadi -

103

Libro II, 6-7

. 7. Ciò causò il malcontento del popolo, che riempì di insulti Pilato al suo ingresso a Gerusalemme. Ma egli, che aveva già previsto la loro rivolta, mescolò alla folla soldati armati camuffati con abiti civili, a cui ordinò, quando egli avrebbe dato il segnale dalla tribuna, di non trafìggere i manifestanti con le spade, ma di colpirli con bastoni. Molti Giudei morirono, alcuni per le percosse, altri travolti nella fuga dai compagni; la folla, impietrita dai mali che colpirono coloro che furono catturati, tacque" 32.

8. Lo stesso autore attesta che, oltre a queste, molte altre sommosse scoppiarono a Gerusalemme, dimostrando come, da quel momento, rivolte, guerre e macchinazioni vicendevoli di mali non abbandonarono mai più la città e l'intera Giudea; esse continuarono fino all'assedio che ebbe luogo sotto Vespasiano 33, ultima di tutte le loro sciagure. Questo fu il castigo inflitto ai Giudei dalla giustizia divina per la loro efferatezza contro Cristo.

7. suicidio Di Pilato

1. Non è bene ignorare che al tempo del Salvatore, come si dice, lo stesso Pilato, sotto Gaio, il cui tempo stiamo illustrando, fu colto da tali mali da suicidarsi, divenendo così punitore di se stesso; la giustizia divina infatti lo raggiunse dopo poco tempo, come era verosimile. Raccontano ciò gli storici greci che, scrivendo la serie delle Olimpiadi, hanno fatto una esposizione ordinata di ciò che accadde in ciascuna di esse.

28 Ambasceria a Gaio, 43.

29 Traduco con questo termine i! greco epitropos, per il quale cf. supra.

I,n.39.

30 Guerra giudaica. II, 169-170.

31 Era il tesoro sacro custodito nel Tempio. Era costituito dalle offerti-raccolte dai Giudei per l'acquisto di animali destinati al sacrifìcio.

32 Guerra giudaica, II, 175-177. ^Nelóód.Q


8. la CARESTIA SOTTO CLAUDIO

1. A Gaio, che non detenne il potere neppure per quattro anni interi 34, succedette l'imperatore Claudio; sotto di lui una tremenda carestia flagellò il mondo intero (questo raccontano nelle loro opere storiche anche gli scrittori lontani dalla nostra fede 35). Ebbe così compimento la profezia che, negli Atti degli Apostoli, il profeta Agabo pronuncia sulla imminente diffusione di una carestia su tutta la terra: 2. in quest'opera Luca, infatti, facendo cenno alla carestia che scoppiò al tempo di Claudio, racconta che, per mezzo di Paolo e Barnaba, i fratelli di Antiochia mandarono aiuti a quelli della Giudea, ognuno in base alla propria possibilità m. Poi continua dicendo:

9. martirio DELL'APOSTOLO GIACOMO

1. In quel tempo - cioè sotto Claudio - // rè Erode 36 cominciò ad adoperarsi per infliggere mali ad alcuni mèmbri della Chiesa, e fece passare a fil di spada Giacomo, fratello di Giovanni ". 2. Su Giacomo Clemente, nel settimo libro delle Ipotiposi, riferisce una storia degna di ricordo, cosi come l'aveva appresa dagli scrittori a lui precedenti. Egli racconta che colui che aveva trascinato Giacomo in tribunale, rimasto colpito nel vederlo testimoniare Cristo, confessò di essere anch'egli cristiano. 3. "Entrambi allora", dice, "furono portati via, e lungo la strada colui che aveva accusato Giacomo lo supplicò di perdonarlo.

"^At 11,28-30. "At 12, 1-2.

34 Regnò infatti dal 37 d.C. ai primi mesi del 41 d.C.

35 Cf. Suetonio, Vita di Claudio, 18; Cassio Dione, Storia romana, LX"

11; Tacito, Annali, XII, 43.

36 Si tratta di Erode Agrippa, che fu designato rè della Giudea da Claudio per averne appoggiato l'ascesa al trono.

Ed egli, dopo avere un po' riflettuto, gli disse: "La pace sia con tè", e lo baciò. Così furono decapitati insieme".

4. Erode allora, come dice la Sacra Scrittura °, vedendo che l'uccisione di Giacomo gli aveva fatto ottenere l'approvazione dei Giudei, si volse anche contro Pietro, facendolo mettere in carcere; e l'avrebbe anche fatto uccidere se, per intervento divino, un angelo, apparso di notte all'apostolo, non lo avesse liberato miracolosamente dalle catene e restituito al servizio della predicazione. Questo era infatti il disegno di Dio su Pietro.

10. come agrippa, DETTO ANCHE ERODE, FU PUNITO DALLA GIUSTIZIA DIVINA PER AVERE PERSEGUITATO GEI APOSTOLI

1. Di lì a poco il rè fu punito per la violenza mostrata contro gli apostoli; la vendetta del ministro della giustizia divina lo colpì subito dopo il complotto ordito contro di loro. Egli, recatosi a Cesarea, come dicono gli Atti p, in un giorno di festa solenne, indossata una magnifica veste regale, prese a parlare al popolo dall'alto di una tribuna. Ma mentre tutti approvavano il suo discorso come fosse pronunciato dalla bocca di Dio e non di un uomo, un angelo del Signore, come narra la Scrittura, lo colpì all'improvviso; ed egli perì consumato dai vermi. 2. E mirabile che il racconto di questo miracolo, che Giuseppe espone, chiaramente secondo verità, nel diciannovesimo libro delle Antichità, concordi esattamente con quello della Sacra Scrittura. Ecco le parole con cui egli racconta questo prodigio: 3. "Il viaggio di Erode a Cesarea, chiamata prima "torre di Stratone", coincide con il terzo anno del suo regno sull'intera Giudea 37.

"At 12,3-17. PAt 12, 19,21-23. ^' L'anno indicato è il 44 d.C.

106

Qui indisse feste in onore di Cesare, dal momento che aveva saputo della loro istituzione per implorare dagli dei la salute dell'imperatore, e vi invitò un gran numero di notabili della provincia. 4. Nel secondo giorno dei festeggiamenti, sul far del giorno, si presentò nel teatro con una veste, stupenda a vedersi, fatta tutta d'argento. Il quale, illuminato dai primi raggi del sole, meravigliosamente risplendette, destando un non so qual timore in coloro che lo fissavano. 5. Subito gli adulatori, chi da un lato chi dall'altro, lo invocavano come un dio con alte grida, che segnarono l'inizio della sua rovina. Dicevano: "Perdonaci, se fino ad oggi ti abbiamo riverito come uomo; da ora in poi invece proclameremo che tu sei di natura superiore a quella di un mortale". 6. Il rè non biasimò ne respinse l'empia adulazione di costoro, causando così la propria rovina. Sollevato infatti poco dopo lo sguardo, vide un angelo sulla sua testa 38. Subito, intuendo che egli, un tempo causa di beni, era in quel momento^ invece causa di mali, ebbe una fìtta al cuore, 7. a cui seguì subito dopo un dolore al ventre, insopportabile già fin dal primo sorgere. E allora, voltò lo sguardo verso gli amici, disse: "Io, che sono per voi un dio, ho ricevuto l'ordine di por fine alla mia vita: il destino infatti ha reso subito vane le vostre false grida di lode. Io, che da voi sono stato acclamato immortale, sono ormai colpito dalla morte. Bisogna .che accetti il destino che Dio mi ha riservato, perché non sono vissuto miseramente, ma in una gioia che diveniva, di giorno in giorno, sempre più grande". Mentre parlava, era tormentato dall'intensità del dolore. 8. Subito fu condotto alla reggia; la notizia della sua morte ormai imminente si diffuse ovunque in poco tempo. E il popolo subito, comprese donne e bambini, indossato il cilicio, come imponeva la legge patria, implorava da Dio la guarigione del rè;-

in tutta la città risuonavano grida di lamenti e pianto. Il rè, che giaceva in una stanza del piano superiore del palazzo, guardando verso il basso, scoppiò in lacrime nel vederli genuflessi. 9. Dopo essere stato tormentato per cinque giorni interi dai dolori al ventre, morì all'età di cinquantaquattro anni, dopo sette anni di regno 39, di cui quattro sotto Gaio Cesare - di questi tré nella triarchia di Filippo, e uno in quella di Erode - e tré da signore assoluto della Giudea, quale era stato designato dall'imperatore Claudio" 40.

10. Mi meraviglia il fatto che la narrazione che Giuseppe fa di questi avvenimenti e di altri ancora è altrettanto veritiera come quella della Sacra Scrittura. Ad alcuni che ne rilevano la discordanza sul nome del rè, faccio osservare che il tempo e l'avvenimento dimostrano che si tratta della medesima persona, sia che il nome sia stato cambiato per un errore di trascrizione, sia che egli avesse, come molti altri, due nomi.

11. il MAGO teuda

1. Luca, negli Atti (At 5, 34-36.), ricorda anche Gamaliele 41 che, durante il processo intentato agli apostoli, raccontò che al tempo oggetto della nostra indagine Teuda si ribellò affermando di essere qualcuno; ma fu ucciso e tutti coloro che lo avevano seguito furono dispersi. Ma lasciamo la parola a Giuseppe che, nell'opera sopra citata, dice di lui testualmente così:

38 In questo punto la citazione di Giuseppe Flavio risulta alterata: nello storico ebraico si legge infatti che non un angelo, ma un gufo apparve ad Erode. L'apparizione dell'angelo è invece attestata in At 12, 23. Eusebio, che sicuramente cita il passo in questione a memoria, fa confusione evidentemente fra le due fonti.

39 Erode Agrippa regnò infatti dal 42 al 48 d.C.

40 Antichità giudaiche, XIX, 343-351.

41 Era un fariseo della scuola di Hillel. Fu maestro di Paolo, come attestano At 22, 3.

 

2 "Quando Fado era procuratore della Giudea 42, un mago di nome Teuda persuase gran parte del popolo a prendere le proprie ricchezze e a seguirlo fin sulle rive del Giordano, si vantava infatti di essere profeta, e diceva che, dividendo con un solo cenno le acque del fiume, avrebbe dato loro facile passaggio. Ingannò molti con simili menzogne 3 Fado non permise che essi traessero vantaggio dalla sua pazzia, e gli inviò contro uno squadrone di cavalleria che, piombato su di loro con improvvisa e inaspettata carica, uccise molti, e molti prese vivi, fra questi era anche lo stesso Teuda, cui tagliarono la testa, che portò poi a Gerusalemme" 43 Oltre queste cose, ricorda la carestia che scoppiò sotto Claudio, dicendo:

1. "Inoltre una grande carestia si diffuse in Giudea 44, durante la quale la regina Elena comprò a caro prezzo grano dall'Egitto, che distribuì a coloro che ne avevano bisogno" ^

2 Come si è visto 46, ciò trova riscontro negli Atti degli Apostoli, in cui si narra che ognuno dei discepoli di Antiochia stabilì di mandare, ciascuno in base alla propria disponibilità, aiuti agli abitanti della Giudea. E tradussero in pratica questo proposito, mandando soccorsi ai presbiteri per mezzo di Paolo e Barnaba (At11,29 30) 3 E ancora oggi di Elena, di cui lo storico fa menzione, esistono magnifiche stele nei dintorni dell'attuale Elia 47, e si diceva che essa era regina del popolo dell'Adiabene 48

42 Morto Erode Agnppa (44 d C ), la Giudea fu affidata al governo del procuratore C Cuspio Fado, che rimase in carica fino al 46 d C

43 Antichità giudaiche, XX, 97 98

44 Ciò avvenne nel 46 d C anno in cui divenne governatore della Giùdea Tibeno Alessandro, successore di Fado

45 Antichità giudaiche, XX 101

46 Cf supra, 8, 2

47 L'imperatore Elio Adriano (117 138 d C ) conferì questo nome alla nuo\a citta di Gerusalemme, da lui poco prima distrutta per punire la nvoi ta di Bar Kocheba, scoppiata nel 132 (cf anche infra, IV, 6, 4)

48 Regione settentrionale della Mesopotamia

13 Simon mago

1 Quando la fede nel nostro Salvatore e Signore Gesù Cristo si era ormai diffusa presso tutti gli uomini, il nemico del la salvezza umana macchinava per conquistare a sé, prima di qualunque altra, la città degli imperatori 49, inviandovi d già menzionato Simone Questi, incantando con le sue arti magiche molti degli abitanti di Roma, li trascinava nell'errore 2 Questo dice Giustino 50, che visse non molto tempo dopo gli apostoli, nella sua Apologià, di lui riferirò ciò che lo riguarda al momen to opportuno 51 Egli, nella I Apologia, rivolta ad Antonino ^2 in difesa della nostra fede, così dice 3 "Dopo l'ascensione del Signore al cielo, i demoni spinsero alcuni uomini a proclamarsi dei, costoro non solo non li avete perseguitati, ma li avete persino resi degni di onori, così avete fatto con Simon Mago di Samaria, del villaggio detto Ghitton, costui, che al tempo dell'imperatore Claudio, nella città regale di Roma, esercitava la magia con l'abilità dei demoni potenti, lo avete considerato Dio e onorato come tale dedicandogli, tra i due ponti del fiume Tevere, una statua con incisa questa iscrizione in lingua latina: SI-MONI DEO SANCTO, che vuoi dire "A Simone, Dio, Santo"

49 Cioè Roma

50 Dotto teologo cristiano nato a Flavia Neapolis m Palestina nel 100 d C Dopo aver abbracciato la filosofia greca, m particolare quella platonica, si concerti al Cristianesimo, come egli accenna m li Apologià, 12, 1 2 e riferisce più diffusamente nel Dialogo con Tnfone, 2 8 (cf anche infra, IV, 8, 5) De nunciato poi dal filosofo cinico Crescente, mori martire nel 165 d C Sulle opere cf infra, IV 18 5iCf infra, IV, 16 18

52 II riferimento e ad Antonino Pio imperatore dal 138 al 161 d C Lo pera m venta non e indirizzata solo a questo imperatore ma anche a Marco Aurelio Lucio Vero al Senato e al popolo di Roma

4. E quasi tutti i Samaritani, ma pochi altri in altre nazioni, lo hanno riconosciuto e adorato come primo dìo. Chiamano sua prima Idea, una certa Elena, che in quel tempo lo seguiva, una volta prostituta" 54 a Tiro di Fenicia.

5. Questo dice Giustino. Con lui concorda anche Ireneo 55, che nel primo libro dell'opera Contro le eresie, scrive intorno all'uomo e alla sua empia e impura dottrina 56. Sarebbe superfluo riferire adesso le sue parole, dato che coloro che vogliono possono leggere nella citata opera le origini e le biografie degli eresiarchi che si sono succeduti dopo di lui, le dottrine dei loro falsi dogmi e i principi a tutti loro cari, temi che Ireneo ha trattato dettagliatamente. 6. Abbiamo imparato da lui che capo assoluto di ogni eresia è Simone; da costui fino ai nostri giorni coloro che abbracciano la sua dottrina fingono di seguire la filosofia dei cristiani, nota universalmente per saggezza e purezza di vita; ma non per questo non perseverano nella loro superstizione idolatrica, cui in apparenza hanno rinunciato, inginocchiandosi di fronte ai libri e alle immagini dello stesso Simone e della già nominata Elena, sua compagna, che ancora continuano ad adorare con incensi, sacrifici e libagioni -

53 La notizia è storicamente errata. Giustino confonde inratti Simone con Semone, un'antica divinità umbra e sabina del patto e della fedeltà, il cui culto è attestato dall'iscrizione, qui citata solo in parte da Eusebio, SEMONI SANCTO DEO FIDIO SACRUM, incisa su un'ara trovata nel 1574 nell'isola Tiberina, da una statua che raffigura il dio in modo simile ad Apollo, e da un'iscrizione trovata sul Quirinale. Su questo passo di Giustino cf. anche Tertulliano, L’anima, 34.

54 I Apologià, 26, 1-3.

55 Originario dell'Asia Minore, Ireneo è il più importante teologo della seconda metà del II secolo. Su di lui cf. anche infra, V, 20; 26 e l'ampia trattazione in M. Simonetti, La letteratura cristiana antica, cit., pp. 86-92.

56 Contro le eresie. I, 23, 1-4.

.

7. I loro culti più segreti che, come si dice, colpiscono e, per usare un loro termine, "stordiscono" l'anima di coloro che per la prima volta li ascoltano, sono talmente pieni di "stordimento", di delirio e di pazzia da non potersi non solo riferire in quest'opera, ma neppure proferire dalle labbra di uomini probi per l'eccesso di turpitudine ed oscenità. 8. La loro esecranda dottrina supera di gran lunga tutto ciò che di più lercio di ogni turpitudine si potrebbe pensare: coloro che la professano infatti abusano di donne meschine, ricolme di ogni genere di vizi.

14. la PREDICAZIONE DELL'APOSTOLO PIETRO A ROMA

  1. La nemica potenza, ostile alla salvezza degli uomini, era in Simone, male esiziale, che essa rese padre e artefice di sì grandi mali in quel tempo e grande nemico degli incliti e divini apostoli del nostro Salvatore. 2. Tuttavia la grazia divina e celeste venne in aiuto dal cielo ai suoi servi, spegnendo velocemente la fiamma del Demonio, sempre desta a causa della venuta e della presenza di tali uomini malvagi, eliminando e abbattendo ogni altezza orgogliosa che si opponeva alla conoscenza di Dio (
  2. 2 Cor l0,5)
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3. Nessuna insidia di Simone o di qualcuno dei suoi seguaci si affermò perciò nel tempo apostolico; la luce della verità trionfava su tutto, e dominava su ogni cosa lo stesso Verbo divino, che dal cielo risplendeva sugli uomini, affermandosi sulla terra e dimorando presso i propri apostoli. 4. Ma subito il mago già menzionato, come se gli occhi della sua mente fossero stati colpiti da un bagliore divino e prodigioso, non appena le sue macchinazioni in Giudea furono portate alla luce dall'apostolo Pietro ( At 8, 18-23)., intraprese un lunghissimo viaggio oltre mare, fuggendo dall'Oriente in Occidente, dove, credeva, gli sarebbe stato possibile vivere secondo i suoi desideri. 5. Giunto nella città di Roma, sorretto nei suoi grandi progetti dalla potenza che lo proteggeva, in poco tempo fece tali prodigi da essere onorato come un dio dagli abitanti di quella città con la dedica di una statua 57. Ma il successo non ebbe lunga durata. 6. Sotto il regno di Claudio la Provvidenza universale, sommo bene e vi-cinissima agli uomini, condusse a Roma, contro un sì grande corruttore della vita, Pietro, forte e grande fra gli apostoli, loro guida per la sua virtù. Questi, combattendo, come un nobile condottiero di Dio, con armi divine, portava dall'Oriente in Occidente la mercanzia pregiata della luce spirituale, diffondendo l'annuncio del regno dei cieli, luce e parola salvatrice di anime.

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15 IL VANGELO SECONDO MARCO

1. Così dunque, diffondendo fra gli abitanti di Roma la parola divina, Pietro pose subito fine alla potenza di Simone. La luce della santilà risplendette a tal punto nelle menti di coloro che ascoltavano Pietro che non era per loro più sufficiente udirlo una sola volta. Non bastava più neppure l'insegnamento orale della parola divina: scongiurarono infatti Marco (di cui ci è pervenuto il Vangelo), seguace di Pietro, con preghiere di ogni tipo di lasciare un resoconto scritto dell'insegnamento che egli aveva dato loro oralmente; e non desistettero dalla loro insistenza finché non vennero esauditi. Furono così causa della redazione del Vangelo detto "secondo Marco". 2. L'apostolo Pietro, come si dice, saputo il fatto per rivelazione dello Spirito, gioì del loro zelo e acconsentì alla lettura del testo nelle

^Cf supra, 13en 53

Chiese. Clemente riferisce questa notizia nel sesto libro delle Ipotiposi, e con lui concorda anche Papia, vescovo di lerapo-li ^8. Pietro fa menzione di Marco nella sua prima lettera che, a quanto si dice, compose proprio a Roma, come egli stesso attesta, chiamando la città metaforicamente Babilonia quando afferma. Vi saluta la Chiesa di Babilonia e Marco, mio figlio u.

16. MARCO PER PRIMO PREDICO AGLI egiziani LA CONOSCENZA DI CRISTO

1. Si dice che Marco, mandato in Egitto, fu il primo a diffondervi il Vangelo che egli compose e ad istituire Chiese nella stessa Alessandria. 2. Grazie alla saggezza e allo zelo del suo modo di vita, il numero dei fedeli, uomini e donne, aumentò a tal punto che Filone reputò degno riferire per iscritto delle loro controversie, riunioni, banchetti e della loro condotta di vita ^.

17.RACCONTO DI FILONE SUGLI ASCETI D'EGITTO

1. Si dice che quest'ultimo, al tempo di Claudio, sia andato a Roma per parlare con Pietro, che lì allora predicava. Ciò è verosimile, poiché proprio l'opera già citata, da lui composta negli anni successivi, riferisce chiaramente le regole della Chiesa rispettate ancora fino ai nostri giorni.

 

115

2. Dalla sua descrizione precisa e minuziosa della vita dei nostri asceti risulta chiaro che egli non solo li conosceva personalmente, ma anche che li celebrava, li ammirava e li riveriva come apostoli del suo tempo. Essi, come è verosimile, erano di origine ebraica, e per questo osservavano ancora gran parte delle antiche usanze giudaiche. 3. Fin dal principio dell'opera intitolata La vita contemplativa o i supplicanti. Filone dice fermamente di non avere intenzione di introdurre false notizie o racconti derivanti dalla sua personale fantasia nei fatti che stava per raccontare 60. Afferma poi che gli uomini erano detti terapeuti, e le donne che stavano con loro terapeute 61, spiegando tale denominazione o col fatto che essi guarivano e curavano le anime di quanti a loro si rivolgevano, liberandole come medici dai mali causati dalla malvagità 62, o con la loro devozione pura e genuina a Dio .4. E non è necessario discutere a lungo se egli per primo abbia usato questo nome in riferimento alla condotta di vita di quegli uomini, o se già altri prima di lui lo abbiano adoperato, quando ancora la dottrina cristiana non era diffusa nel mondo intero. 5. Per prima cosa egli è testimone della loro rinuncia alle ricchezze, dicendo che non appena cominciavano a vivere secondo saggezza, cedevano tutti i loro beni ai parenti 64; abbandonata così ogni preoccupazione terrena, lasciavano le città per andare a vivere nei campi in solitudine e nei giardini: sapevano bene infatti che ogni rapporto con uomini diversi da loro sarebbe stato inutile e dannoso 65, poiché essi, agendo in quel modo, come è verosimile, cercavano di imitare la vita dei Profeti con fede molto sincera e fervente -

u 1 Pt 5, 13

58 Di Papia, vissuto tra il I e il II secolo d C a lerapoli m Frigia, di cui fu anche vescovo, sappiamo solo che udì l'insegnamento di Giovanni e fu amico di Policarpo (cr Ireneo, Contro le eresie, V, 33, 4) Per le opere cf in fra, IH, 39

59 A questi argomenti l'autore dedico l'opera dal titolo La vita contemplativa, citata da Eusebio a 17, 3

60 Filone,?. 471,6-7

61 I Terapeutidi d'Egitto, che Filone descrive come cristiani, erano in vece una setta giudaica dedita ad una vita monastica, simile, forse, a quella nota dai manoscritti di Qumran

62 Terapeuti deriva infatti dal verbo greco therapeùo, che significa "guarire" ^Filone,? 471, 15; p 472,3

64 Filone,? 473, 1S-22

65 Filone, p. 474, 17-34

^At2,45 ^At 4, 34-35.

66 U termine designava ogni singola area giunsdizionale m cui era divi-

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so l'Egitto , , ,, , ^ Lago sito a sud di Alessandria

</DIR>

68 Filone,? 474,35-44.

69 Filone,? 475, 14-22.

 

6 Anche gli Atti degli Apostoli, opera di indiscussa autenticità, attestano che tutti i discepoli degli apostoli, venduti i loro beni e le loro sostanze, ne dividevano il ricavato a tutti in base alla necessità di ciascuno, perché nessuno tra loro rimanesse nel bisogno . Tutti quelli che possedevano terre o case, come recita il testo, le vendevano e ne portavano il ricavato ai piedi degli apostoli, perché fosse dato a ciascuno secondo il suo bisogno ^ 7 Dopo aver riferito usanze simili a quelle ora esposte, Filone continua dicendo "Questo genere di uomini si trova in ogni parte del mondo bisognava infatti che sia la Grecia sia i barbari partecipassero del bene perfetto, ma in Egitto, in ognuno dei cosiddetti "nomi" 66, sono più numerosi, e in special modo nella regione intorno ad Alessandna 8 Da ogni luogo i migliori, come ad una patria di terapeuti, inviano loro una colonia in un luogo prefissato, che si trova su una collinetta situata al di là del lago Mareotide 67, molto adatto per la sua sicurezza e la salubrità dell'aria" 68 E poi, dopo aver riferito come erano costruite le loro dimore, riporta queste notizie sulle Chiese sorte in quella regione 9 "In ogni casa vi è una stanza sacra, detta santuario e monastero, in cui si ritirano per celebrare i misteri della santa vita, non portando nulla con sé, ne bevanda ne cibo ne niente di ciò che serve a soddisfare i bisogni del corpo, ma canti, profezie, inni e altre cose con cui ampliare e perfezionare la scienza e la devozione" 9 Poi aggiunge 10 "Trascorrono tutto il tempo, da mattina a sera, ad esercitare continuamente il loro spirito alla venerazione. Studiando le Sacre Scritture, interpretano la filosofìa degli avi mediante l'allegoria, poiché ritengono l'interpretazione letterale simbolo di una realtà nascosta, conoscibile con l'interpretazione allegorica. -

v At 2 45 \\ At 4, 34 35

66 II termine designava ogni singola area giunsdizionale in cui era divi so 1 Egitto 6/ Lago sito a sud di Alessandna 68 Filone, p 474, 35 44 ^Filone,? 475, 1422

 

11. Hanno anche opere di antichi scrittori, fondatori della loro setta, che hanno lasciato molte tracce della loro sapienza in forma allegorica; di queste fanno uso come di modelli, per imitare il loro modo di vivere" 70. 12. Queste cose è parso opportuno dire a questo autore, che li ha sentiti di persona spiegare le Sacre Scritture; ed è molto verosimile che quelle opere degli antichi, che lo scrittore dice essere da loro possedute, siano i Vangeli, gli scritti degli apostoli, e forse alcune spiegazioni degli antichi profeti, come quelle presenti nella Lettera agli Ebrei e in molte altre lettere di Paolo. 13. Così dice poi sul fatto che essi scrivevano nuovi Salmi: "Non si danno solo alla meditazione, ma scrivono anche canti e inni a Dio in ogni genere di metri e melodie, facendo ricorso necessariamente a ritmi gravi" 71. 14. In quella stessa opera Filone riferisce molte altre notizie su di loro; ma a me è sembrato necessario dovere scegliere quelle da cui potessero risaltare le peculiarità della loro vita ecclesiastica. 15. Ma se a qualcuno sembra che le cose dette non siano proprie di una vita vissuta secondo il Vangelo, ma si possano dire anche di altri, oltre che delle persone in questione, si persuada del contrario alla seguente testimonianza di Filone, in cui ognuno, se sarà obiettivo, potrà trovare un'inconfutabile prova a questo riguardo. Dice Filone: 16. "Pongono come fondamento dell'anima la temperanza, da cui fanno derivare le altre virtù. A nessuno di loro è consentito mangiare o bere prima del calar del sole, poiché reputano l'attività mentale degna di essere esercitata alla luce del giorno, e i bisogni del corpo di essere soddisfatti di notte; per cui riservano alla contemplazione il giorno, alle esigenze materiali una piccola parte della notte. -

70 Filone, pp 475. 34 - 476, 2

71 Filone,?. 476, 2-5.

17. Alcuni poi, nei quali è maggiore il desiderio della conoscenza, dimenticano di mangiare anche per tré giorni; altri godono e sono così felici di nutrirsi con la scienza, che elargisce loro i dogmi con abbondanza e generosità, da digiunare per un tempo doppio, ormai avvezzi a nutrirsi del necessario una volta ogni sei giorni" 72. Ritengo che queste parole di Filone riguardino in modo chiaro ed ineccepibile i seguaci della nostra religione. 18. Ma se qualcuno persevera ancora nell'opporsi a queste prove, deponga pure la sua diffidenza, prestando fede a più inoppugnabili argomenti, che non è possibile reperire se non nella religione cristiana fondata sul Vangelo.

19. Lo stesso autore dice 7^ che con questi uomini, di cui sto parlando, c'erano anche donne, la maggior parte delle quali rimaste vergini fino alla vecchiaia per avere avuto cura della propria purezza, non perché obbligate dalla necessità, come fanno alcune sacerdotesse tra i Greci 74, ma piuttosto per volontaria decisione, perché desiderose di vivere con zelo e desiderio di sapienza, rinunciando ai piaceri del corpo: è loro aspirazione infatti avere non discendenti mortali, ma immortali, quali soltanto l'anima che ama Dio può da sé generare. 20. Più avanti spiega queste cose in modo più esplicito: "Spiegano allegoricamente le Sacre Scritture. Tutta la Legge è da loro paragonata ad un essere vivente, il cui corpo è costituito dall'ordine delle parole, l'anima dal senso invisibile in esse nascosto, che la setta in questione ha cominciato a contemplare con più attenzione, come se vedesse riflettersi, nello specchio delle parole, pensieri di infinita bellezza" 75-

72 Filone, p. 476, 36-49

73 Filone, p. 482, 3-11

74 Le sacerdotesse greche avevano l'obbligo di mantenere la verginità fino al momento della consacrazione. La loro osservazione della purezza era pertanto temporanea; cf. a questo proposito Pausania, Penegesi, VI, 20, 2; Vili, 13, 1; Plutarco, Vita di Numa, 9.

75 filone, pp 483,42-484, 1