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7° NON RUBARE


  1. L’intenzione originaria

Questo comandamento va fin dall’inizio in due direzioni: il ratto delle persone e il furto di cose materiali. Qui mettiamo in risalto maggiormente il ratto delle persone.

(La Bibbia sottolinea poi con forza il dovere sociale della proprietà; il furto dei ricchi nei confronti dei poveri viene considerato molto più grave del furto dei piccoli nei confronti dei ricchi).


  1. Il divieto del ratto delle persone

Es 21,15: «Colui che rapisce un uomo e lo vende sarà messo a morte».

Dt 24,7: «Quando si troverà un uomo che abbia rapito qualcuno dei suoi fratelli tra gli israeliti, l’abbia sfruttato come schiavo o l’abbia venduto, quel ladro sarà messo a morte, così estirperai il male da te».

Dunque è la tutela della libertà del prossimo, si scaglia contro la distruzione della libertà di un altro.

In Israele non dovrebbe esserci la schiavitù, purtroppo c’era; tuttavia le leggi dell’AT prendevano le parti degli schiavi, volevano abbreviare il tempo di schiavitù, alleviare l’esistenza da schiavi.

L’anno giubilare serviva anche alla liberazione dalla schiavitù; chi per necessità aveva dovuto vendersi doveva poter tornare alla sua tribù.

Lv 25,39,42: «Poiché sono miei servi, che io ho fatto uscire dal paese di Egitto, non debbono essere venduti come si vendono gli schiavi».

L’AT cerca di superare la schiavitù. Anche il NT non combatte formalmente la schiavitù ma la mina dall’interno: ‘non c’è più schiavo né libero!’ Le giovane comunità cristiane cercarono di realizzare una comunione genuina tra tutti i fedeli, anche gli schiavi.


  1. Il divieto del furto

Il settimo comandamento non si occupa solo del ratto delle persone ma anche del furto di cose. Nell’AT la proprietà privata non è mai inviolabile e sacrosanta. Essa viene considerata come un ‘prestito’ che Dio dona al popolo.

Nell’anno giubilare la terra doveva tornare all’antico proprietario.

I profeti usano parole roventi contro gli accumulatori di ricchezza e contro chi abusa della proprietà; mezzo per dominare gli altri.

Dove i potenti sfruttano l’indigenza dei poveri là è in pericolo quella libertà che Dio ha donato al suo popolo: ‘uccide il prossimo chi gli toglie il nutrimento’.

La Bibbia sottolinea con energia i doveri sociali della proprietà, quando entrano in gioco le necessità alimentari di altri. Dt 24: «Non andrai a dormire col pegno del povero… restituirai il mantello… non prenderai in pegno la veste della vedova… nessuno prenda in pegno le macine del grano…» Dt 24,19 ss: «Non raccogliere tutto il grano, l’uva, le olive… lasciane sulle piante e sui campi per i poveri… ti ricorderai che sei stato schiavo nel paese di Egitto perciò ti comando questa cosa».

La Bibbia ricorda che Dio è il primo proprietario: «La terra non si potrà vendere sempre perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri ed inquilini». I beni della terra sono destinati a tutti gli uomini, infatti Dio ha dato la terra promessa a tutto il popolo. Inoltre siamo corresponsabili della proprietà altrui: «se vedrai il bue del tuo vicino smarrito, o la pecora, o l’asino… avrai cura di ricondurli al tuo fratello… non fingerai di non averli visti» (Dt 22,1-3).

Accanto a tali obblighi sociali viene anche vietato il furto dall’alto e il furto dal basso; il furto è messo in rapporto con la dignità dell’uomo.


  1. Evoluzione storica


a. Il divieto del ratto di persone

Il comandamento proibisce in maniera speciale il ratto di persone.

Il furto ordinario non viene punito con la morte a differenza del ratto di persone (Es 21,16) (con la morte era punito l’assassinio e l’adulterio).

Nella tradizione cristiana la coscienza di questo aspetto del settimo comandamento (ratto di persone e furto di beni materiali) andò perduta.

Il rapimento e il commercio di persone umane fu continuamente praticato anche nei paesi influenzati dalla fede cristiana; una forma di ratto fu la pirateria. Anche la schiavitù è una forma di ratto delle persone. A partire da Costantino la vendita di schiavi cristiani a non cristiani fu vietata; ma anche papi e conventi ebbero schiavi alle loro dipendenze. Anche se tentarono di umanizzare questo tipo di vita.

Nel 1537 Paolo III proclama la libertà di tutti gli uomini sopprimendo la schiavitù.

Nel 1888 Leone XIII condannò chiaramente la schiavitù e lanciò un appello a superarla. Le chiese riformate si comportavano come la chiesa cattolica; solo metodisti, quaccheri e puritani cominciarono a combattere sistematicamente la schiavitù.

La chiesa cedette continuamente sulla questione della schiavitù perché era troppo alleata dei potenti e dei ricchi. Dal 1500 i teologi si preoccuparono più di giustificarla che di combatterla. La teologia era diventata garante dell’ordinamento sociale esistente, invece di ricordare l’azione liberatrice di Dio.


b. Il divieto di furto

Diventata ricca la chiesa ha manifestato la tendenza a tollerare le grandi ricchezze. Il settimo comandamento fu mobilitato soprattutto contro il ‘furto dal basso’. Il liberalismo illuministico che considerava l’uomo come un individuo isolato e dichiarava la proprietà privata un diritto illimitato sacro inviolabile, ebbe buon gioco. Il padrone poteva fare quello che voleva dei suoi beni, diritto all’uso e all’abuso dei beni di sua proprietà.

Nella Rerum Novarum la chiesa mitiga l’uso della proprietà privata. Paolo VI si pronuncia a favore dell’espropriazione per amore del bene comune!


  1. Odierna attualizzazione


a. Il divieto del ratto di persona

Il commercio di schiavi viene praticato in 40 nazioni della terra, nella zona araba, ai margini del Sahara, soprattutto giovani e ragazze dai 12 ai 20 anni. Anche in America del Sud si organizzano cacce agli indios costretti poi a lavorare in stabilimenti del legno e fattorie; chi cerca di fuggire è ucciso.

Anche il commercio di bambini e di lavoratori stranieri illegali è una forma di commercio di carne umana; così gli internati nei gulag e nei campi di concentramento e rieducazione cinesi e del sud est asiatico sono forme di ratto di persone e schiavitù moderne dovute a fattori politici.


b. Il divieto del furto

contro il furto dall’alto. La proprietà dovrebbe unire tra loro gli uomini e promuovere il bene comune. Puebla: ‘I beni e le ricchezze del mondo, per loro origine e natura e per la volontà del Creatore, sono fatti per servire effettivamente all’utilità e al profitto di tutti e a ciascun uomo e popolo. Ne deriva che a tutti compete il diritto primario di usare solidariamente di questi beni nella misura necessaria per una realizzazione degna della persona umana’.

Molti elementi ladreschi sono presenti nella nostra società occidentale; in forme legali si perpetrano delitti immorali e grandi ingiustizie; così si sfruttano in mille modi le altre persone.

Quando l’accumulo della ricchezza diventa l’interesse principale di un individuo ed egli sfrutta magari senza scrupoli la miseria altrui, anche la sua umanità è in pericolo. Dio ama tutti senza eccezioni, ma non allo stesso modo; non può amare allo stesso modo carnefice e vittime. Questo va detto nei confronti di una falsa ideologia della riconciliazione che pretende di richiamarsi a Gesù.

Quindi gli uomini prendano le distanze dall’ingiusta ricchezza e cerchino di vivere bene il vangelo della povertà.

Sinodo dei Vescovi: “La Chiesa è tenuta a vivere ed amministrare i propri beni in modo da annunciare il vangelo ai poveri…”.

Oggi il furto dall’alto è praticato dalle nazioni industriali sui paesi in via di sviluppo. Lo sfruttamento dei poveri è favorito dalla libera economia di mercato. ‘La proprietà privata deve essere fonte di libertà per tutti, mai di combinazione o di privilegi’; i crudeli contrasti tra lusso e estrema povertà manifestano fino a che punto viviamo sotto il dominio dell’idolo della ricchezza. La chiesa è contraria alla concentrazione del potere nelle mani di pochi e persegue l’alternativa della condivisione e dell’amore.


contro il furto dal basso: il furto dal basso non è giustificato o minimizzato: il furto nei magazzini, l’uso sbagliato delle macchine ed impianti, il finto malato, l’abuso di istituzioni dello stato sociale… demolizione di impianti pubblici, cabine del telefono…

Non devi vivere solo, a tuo vantaggio, a spese del prossimo!’