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4° ONORA TUO PADRE E TUA MADRE

Dt 5,16: «Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sia felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà».


  1. L’intenzione originaria

All’israelita adulto e libero viene ricordato il dovere di provvedere ai genitori anziani, alla generazione non più capace di provvedere a sé. E’ rivolto ai potenti perché si preoccupino di genitori anziani e malfermi.

E’ un comandamento pesante e difficile perché la cura dei genitori anziani è un peso e un aggravio economico per la generazione produttiva.

E’ il comandamento del ‘rispetto’ ai genitori, dell’obbligo della fiducia in loro.

E’ vietato ai genitori imporre ai figli una sudditanza tradizionalista ed ai figli di scartare i genitori anziani. La mancanza di rispetto per gli anziani è una minaccia di tutto il popolo.

Onora tuo padre e tua madre perché tu (il popolo di Dio) viva a lungo nel paese che Dio ti ha promesso’.

Sir 3,12: «Figlio soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la vita. Anche se perdesse il senno compatiscilo e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore».

Mt 15,4-6: Gesù ricorda il comportamento dei figli adulti verso i loro genitori.


  1. Variazioni successive

Nel corso della storia il quarto comandamento fu utilizzato per sostenere l’autorità dei genitori e quelle politico-sociali o religiose… anche dei padroni di lavoro. Ciò favorì non pochi abusi di potere.

Ma la Bibbia ricorda anche che «bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (At 5,29). L’obbedienza (in senso biblico) consiste soprattutto nell’ascolto dei comandamenti, Dio è la vera autorità. «Il primo comandamento è questo: ‘ascolta Israele!’».

L’AT del resto non accetta mai in maniera acritica le forme di governo esistenti. In Israele fu sempre guardata con occhi critici soprattutto la monarchia (1Sam 8,1-22). La legge del re, di Dt 17,14-20, parla molto diffusamente degli obblighi del re piuttosto che dei suoi diritti.

Il quarto comandamento sembra apprezzare le tradizioni collaudate; chi le respinge e le considera solo un ostacolo alla propria autorealizzazione ‘respinge delle esperienze che sono indispensabili per una più profonda comprensione di se stessi’.

Tradizione significa una trasmissione viva e creativa; indubbiamente è giustificata una ribellione contro tradizioni sclerotizzate. Ci sono piccole regole che sono destinate a cambiare e la grande regola (tradizione), che è la grande corrente della trasmissione viva d’una sapienza e cultura collaudata d’un popolo: sono due cose che debbono completarsi reciprocamente, deve continuare.


  1. Odierna attualizzazione

E’ evidente che oggi la figura del padre e della madre non ha più lo stesso peso di una volta.

I comandamenti vogliono indicare delle vie verso una libertà che non favorisce l’arbitrio e l’egoismo, ma che corrisponde alla libertà di Dio.

Oggi sembra che le generazioni diverse vadano d’accordo con difficoltà tra loro; però è anche vero che è migliorato il rapporto paritario tra le diverse generazioni.

Molti adulti desiderano oggi imparare a trattare su di un piede di parità con la giovane generazione, senza per questo abdicare al ruolo ed agli obblighi che spettano naturalmente a loro a motivo dell’età.

Particolarmente difficile anche se particolarmente importante è la cooperazione fiduciosa e cordiale tra la generazione di mezza età e gli anziani. Fa piacere vedere come in tante comunità bambini, giovani, adulti, anziani si incontrano senza farsi violenza reciprocamente.

L’importanza particolare della generazione più anziana per la trasmissione della fede va nel frattempo rivelandosi in maniera sempre più chiara. Importante è che gli anziani si rendano conto dei loro specifici carismi che le persone di altre età non hanno, e li impieghino per il bene di tutti: l’esperienza, il senso del distacco, la comprensione e la capacità di discernimento per ciò che è essenziale.

La generazione anziana deve poter fare l’esperienza di essere apprezzata, rispettata e messa in condizione di esprimersi e lavorare secondo le proprie possibilità. La massima prestazione culturale di un popolo sono gli anziani contenti. Ma c’è contentezza solo là dove si vive una vita piena.

Applicato alle diverse generazioni: ognuno deve rispettare il carisma dell’altro e mettere il proprio al servizio del tutto.

«Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri» (1Pt 4,10) per il bene comune.