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6° NON COMMETTERE ATTI IMPURI


Es 20,14; Dt 5,18: «Non commettere adulterio»

Oggi l’adulterio ha perso il carattere di delitto punibile (resta solo il furto).

Il divorzio è ormai cosa ovvia, l’autorealizzazione, scartare la sofferenza.

Da un lato è vero che una legislazione ecclesiastica in qualche caso incomprensibile ed inumana, nonché la trattazione pastorale e pedagogico morale rigorosa del sesto comandamento praticate per lungo tempo hanno contribuito in misura notevole all’allontanamento di molti dalla chiesa.

Dall’altro bisogna riconoscere che una prassi lassista del matrimonio non giova a nessuno.


  1. L’intenzione originaria

Senza il riferimento all’esodo, liberazione-alleanza, questo comandamento diventa un flagello.

Il sesto comandamento tende a proteggere il bene del matrimonio e la famiglia.

Attraverso l’istituzione del matrimonio gli uomini vengono inseriti in complessi umani più grandi. L’uomo è un essere sociale.

I bambini per crescere e svilupparsi come uomini liberi hanno bisogno di molti stimoli che vengono loro forniti soprattutto in un intreccio molteplice di relazioni personali. Per espandersi hanno bisogno di protezione e di amore, di molteplici calde relazioni dall’altro.

Il nido della famiglia è il presupposto migliore della maturazione di un uomo.

La Bibbia ripropone il matrimonio come il simbolo più adeguato dell’alleanza tra Dio e il suo popolo (Os 1-3; Ger 2,1). Contemporaneamente accomuna l’infedeltà di Israele verso il Signore all’infedeltà matrimoniale.

Viceversa viene esaltata la fedeltà permanente di Dio verso il suo popolo.

Evidentemente l’alleanza del Signore con il suo popolo non pregiudica la libertà.

Dio vuole uomini liberi che si aiutino vicendevolmente a espandere la loro libertà. Promozione della libertà e promozione delle relazioni personali vanno perciò strettamente unite.

Tutta la rivelazione avviene per amor dell’uomo. L’amore umano e divino non contrastano tra loro ma si illuminano e si favoriscono vicendevolmente.

Il matrimonio è segno efficace ed eloquente della salvezza per i due partner e i loro figli, e per molti: un segno eloquente e salutare dell’immenso amore di Dio.

Il sesto comandamento mira a preservare dalla dissoluzione dell’egoismo la comunione dell’uomo e della donna che deve essere un’immagine della fedeltà di Dio.


  1. Altre accentuazioni successive

Nella sua redazione originaria all’uomo era vietato solo violare un altro matrimonio già costituito; le sue relazioni sessuali con una donna non sposata o con una prostituta non erano ritenute un adulterio.

La donna sposata invece era adultera anche quando l’uomo, con cui si intratteneva sessualmente, al di fuori del matrimonio, non era sposato.

Nel NT questo divario fu superato (Lc 16,18; Mt 5,32 e 19,9).

La cristianità primitiva concepì in modo negativo il piacere in genere e il piacere sessuale (stoicismo). I peccati in campo sessuale furono ritenuti quasi ovunque i più gravi.

Nel calderone del sesto comandamento finì di tutto. Ma il sesto comandamento mirava chiaramente alla protezione del matrimonio e della famiglia!


  1. Odierna attualizzazione

Oggigiorno si mette in giusta luce il valore della sessualità; tutto l’uomo è sessualmente caratterizzato; le singole questioni del comportamento sessuale devono essere viste nel più vasto contesto del comportamento morale personale.

La fedeltà coniugale acquista una grande dimensione!

Essa sta ad indicare una fedeltà più profonda: ciò impone a tutti di sapersi legare e saper amare con fedeltà fin dalla giovinezza. La via della giusta maturazione sessuale e umana generale rimane faticosa e si prolunga a volte tutta la vita.

Bisogna guardarsi da una sopravvalutazione della sessualità. Essa va inserita nella totalità della persona e del riferimento a Dio, essa ha a che fare con l’orientamento dell’uomo al ‘tu’ umano e divino, ed è molto di più dunque d’un ‘mezzo privato facilmente disponibile, di soddisfacimento dell’istinto’.

Non è neppur adeguata l’esaltazione della sessualità come semplice forza vitale.

L’accentuazione isolata della sessualità non conduce alla maturazione, alla libertà e alla pienezza dell’uomo, ma piuttosto al caos.

Molte persone respingono in partenza le affermazioni ecclesiali sulla sessualità come antiquate e poco utili. La Chiesa non viene considerata ‘maestra di vita’ perché fa comodo vivere come piace e soddisfare i propri istinti e il proprio soggettivismo. Eppure le filosofie, le ideologie falliscono e rendono infelici generazioni intere, ma gli uomini non vendono neppure adesso?



  1. La valutazione del comportamento sessuale prematrimoniale

Oggi la nostra società tende a fare dell’uomo un oggetto dal punto di vista della sessualità, ciò che contraddice l’immagine divina impressa nell’uomo.

Il rapporto tra i sessi diventa inumano quando viene concepito come una società ‘a responsabilità limitata’.

Il matrimonio dal punto di vista biblico ed anche antropologico è una comunione indissolubile (la normalità non è il divorzio, ma il rapporto duraturo in tutte le civiltà). Per questo motivo dovrebbe essere cosa indiscutibile per i cristiani che esso sia il luogo normale, se non l’unico, delle relazioni sessuali.

Pesch: “L’unione sessuale piena al di fuori del matrimonio ha sempre qualcosa di incompleto… qualcosa di miserevole perché sciupa possibilità molto migliori, perché si consuma in un’esperienza istantanea non vincolante, a volte con una spaventosa discrepanza tra le belle parole (ti amo!) e le successive azioni indegne che rivelano solo il proprio egoismo!”

Sinodo generale delle diocesi tedesche (1976): “E’ chiaro che il rapporto sessuale indiscriminato con qualsiasi partner va valutato in maniera diversa dalle relazioni intime tra fidanzati o tra persone che si sono scambiata una promessa di matrimonio, che si amano e che sono decise a stabilire un legame permanente, ma che per motivi gravi si vedono impediti di contrarre il matrimonio. In ogni caso tali relazioni non possono essere considerate rispondenti alla norma morale”.

Occorre comunque far capire l’orientamento generale della Chiesa: la preoccupazione di realizzare nell’uomo la propria umanità in conformità all’immagine divina.


  1. Il problema dell’ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti

La Bibbia conosce molto bene la fragilità e la debolezza dell’uomo; essa tiene conto del peccato, che non approva né minimizza. Ma ha imparato da Dio che non cessa di amare e rimane fedele qualsiasi sia l’infedeltà del popolo.

Esistono sempre situazioni in cui la vita matrimoniale sembra insulsa e l’idea del divorzio sembra una liberazione.

Il sesto comandamento incoraggia ad adeguarsi al respiro lungo dell’amore, mediante il riferimento al Dio paziente.

Col passare del tempo parecchi matrimoni si svuotano in maniera irreparabile.

Come comportarsi davanti ai divorziati? La chiesa cerca di trovare altre vie per aiutare anche i coniugi che hanno fallito senza per questo mettere in questione l’importanza fondamentale del matrimonio e la sua indissolubilità.

Mt 19,8: ‘Il divorzio nell’AT fu concesso per la durezza di cuore degli uomini’.

E la chiesa non dovrebbe tenere conto della durezza di cuore dei cristiani?

1981, - il vescovo di Limburg dice: ‘Parrocchie e pastori sempre più numerosi auspicano una revisione delle norme vigenti circa la partecipazione alla vita ecclesiale; esse dovrebbero tenere più conto sotto il profilo pastorale della situazione individuale del singolo caso, senza mettere in discussione l’indissolubilità del matrimonio’.