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5° NON UCCIDERE

Le tre formulazioni più brevi del decalogo suonano: «Non uccidere. Non commettere adulterio. Non rubare» (Es 20, 13-15). Sono forse le parti più antiche delle dieci parole.

Ognuna di esse tutela a suo modo un bene fondamentale della società umana dal disfacimento, dalla dissolutezza, cui l’uomo è inclinato per natura.

Questi comandamenti proteggono la vita contro la distruzione da parte di tendenze aggressive; il matrimonio contro la distruzione operata dalla concupiscenza disordinata e da tendenze libidinose; la proprietà contro la distruzione a causa di un’attività esagerata o di tendenze tattili.

Queste tre tendenze distruttrici sono in rapporto ai tre consigli evangelici che oppongono l’obbedienza, la castità e la povertà, contro la distruzione causata dall’arbitrio personale.

Il quinto comandamento oggi è quello che riscuote un riconoscimento sociale e politico generale: tortura, pena di morte, guerra, obiezione di coscienza, suicidio, eutanasia, energia atomica, inquinamento dell’ambiente, danni della salute (procurati da droga, alcool, fumo), aborto…

Si assiste allo strano spettacolo di gente che si scaglia contro la guerra,… la pena di morte e contemporaneamente vogliono l’interruzione della gravidanza, il ricorso all’eutanasia…

All’origine il quinto comandamento non si riferiva a tutti questi aspetti.


  1. L’intenzione originaria

Il comandamento si oppone innanzitutto alla giustizia fatta da sé. Nessuno di sua iniziativa può versare sangue umano per affermare il proprio presunto diritto. Esso proibisce che si uccidano persone di nascosto e poi si sotterrino.

Gen 9,6: «Chi sparge il sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà sparso, perché a sua immagine Dio ha fatto l’uomo».

Il divieto dell’omicidio indica in maniera chiara la differenza tra uomo e animale (che vende per vivere).

In Israele la vendetta di sangue era tollerata. In caso di omicidio i parenti dell’ucciso sono autorizzati a vendicare l’assassinio (Nm 27,10; Gdc 8,18). «Occhio per occhio, dente per dente» (Mt 5,38) sono un’arma protettiva molto efficace contro una escalation degli atti di vendetta.


  1. Variazioni successive

In Israele venne limitato lo spazio della vendetta personale. Si riconobbe all’assassino di rifugiarsi presso l’altare (Es 21,14) o in città asilo (Nm 35,25).

Inoltre la vendetta di sangue può colpire solo il colpevole, non i suoi familiari. «Non ti vendicherai né serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore» (Lv 19,18) «Mia sarà la vendetta» (Rm 12,19).

La vita venne sempre più attentamente orientata con prescrizioni giuridiche.

Per i profeti l’uccisione può avere questi contorni/significati: sfruttare economicamente un individuo in maniera grave, opprimerlo socialmente e giuridicamente, tarparne le possibilità… questo è un assassinio! (Os 4,2; Is 1,15).

I ricchi che sfruttano i poveri sono cannibali «divorano la carne del mio popolo…» (Mi 3,3).

Gesù osserva: «avete udito che fu detto… ma io vi dico chiunque si adira col proprio fratello sarà sottoposto a giudizio» (Mt 5,22).


  1. Odierna attualizzazione

In quale direzione secondo la volontà di Dio va vista la ‘protezione’ della vita umana?


  1. La nostra economia mondiale tende seriamente a favorire la possibilità di vita di tutti gli uomini? Oppure siamo degli assassini?

Quando noi importiamo cibo a basso prezzo dai paesi in cui si muore di fame? Il quinto comandamento non proibisce solo l’uccisione vera e propria ma anche le forme mascherate di uccisione, come la distruzione della buona fama di un individuo (calunnia grave) o anche la critica pungente che lo rende insicuro di sé. Anche il nostro linguaggio quotidiano tradisce in certe espressioni assassine l’effetto della nostra società efficientista…

Certamente la vita richiede la disponibilità e la capacità di sopportare i conflitti.

E’ importante anche esercitarsi ad esprimere la critica in maniera che altri possano accettarla. Quando ti prepari ad un duro incontro, prima prega intensamente per il tuo avversario e anche per la stessa discussione.

Si possono umanizzare i conflitti, coltivare la capacità di sostenerli, non di evitarli sempre.


    1. Il problema della sovrappopolazione. Le nazioni ricche cercano di arginare la esplosione demografica dei paesi poveri con campagne in favore della contraccezione e con la sterilizzazione coatta. Così feriscono la dignità umana.

Le classi molto povere della popolazione hanno bisogno di molti bambini:

      • solo i figli vivi sono una garanzia per i genitori nella malattia e nella vecchiaia

      • solo così essi possono sperare che almeno alcuni sopravvivano

      • i figli sono una forza lavoro a poco prezzo, aiutano la famiglia col lavoro.

Dal punto di vista delle classi molto povere questa è semplicemente una questione di sopravvivenza. Perciò il tema della sovrappopolazione rientra nel quinto comandamento.

La sterilizzazione violenta non è una soluzione umanamente degna. E’ una questione di giustizia sociale.

Le nazioni più industrializzate consumano più derrate alimentari dei paesi del terzo mondo.


    1. Il bando della guerra (positivismo)

La visione di un mondo senza guerra gioca un ruolo importante nei testi dell’AT (Is 2,4; 9,6).

Gesù nella sua predicazione del regno di Dio sostiene il principio della non violenza e lo mette in pratica nel suo modo di agire.

«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9).

Anche la Chiesa ufficiale si dichiara sempre più spesso in favore del bando della guerra. Il quinto comandamento è un invito a impegnarsi con costanza per la pace.