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9° NON DESIDERARE LA DONNA D’ALTRI

10° NON DESIDERARE LA ROBA D’ALTRI


Es 20,17: «Non desiderar la casa del tuo prossimo. Non desidera la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».

Il tema dei due comandamenti è la condanna del desiderio disordinato. Il male non comincia con l’azione ma nel cuore.


  1. L’elemento comune. La condanna del desiderio disordinato.

Sembra che non apportino niente di nuovo al sesto e al settimo comandamento. Invece qui viene preso di mira il desiderio.

Il desiderio ha una ambivalenza; occorrerà impegnarsi per una sollecita cultura del desiderio.


  1. L’importanza antropologica del desiderio

Il desiderio è un fenomeno umano fondamentale che fa parte dell’istinto di conservazione; è normale che l’uomo desideri il cibo, la bevanda, il vestito…

Un’esistenza umana sana ha una sete insaziabile di vita. Il desiderio di amore e il desiderio d’una congrua proprietà sono d’importanza fondamentale per la maturazione umana, così come il desiderio di successo e di prestigio.

Può compiere cose grandi solo chi desidera appassionatamente (S. Teresa).

Temere una cosa del genere è spingere l’uomo ad essere rinunciatario.

La Bibbia descrive uomini dalle forti passioni; il NT non ammira gli uomini tiepidi (Ap 3,15).

Quanto più sono grandi i nostri desideri, tanto più sicuramente la cosa desiderata viene concessa. Ma spesso gli uomini hanno scarsa fiducia in Dio.

Dio essendo grande dà di preferenza doni grandi, peccato che noi poveri abbiamo cuori così piccoli. I santi ci invitano continuamente a coltivare desideri arditi. Chi non ha desideri è muto davanti a Dio, per quanto alta la sua voce risuoni agli orecchi degli uomini (Agostino).


  1. Il desiderio: un fenomeno ambivalente

Riconoscere che l’uomo deve desiderare per potersi sviluppare in maniera piena, non è però detto che debba accondiscendere a qualsiasi desiderio. Infatti il desiderio disordinato: avidità, ambizione, gelosia, sete di potere, sete di piaceri sono distruttivi.

Gesù dice che è il desiderio cattivo che contamina l’uomo; dal cuore dell’uomo promanano «le intenzioni cattive, le prostituzioni, i furti» (Mc 7,18).

Il desiderio disordinato sembra in un primo momento dirigersi verso un qualcosa di positivo, cioè verso un’autorealizzazione sempre più intensa.

Un uomo sposato che scopre la donna dei suoi sogni crede di trovare l’ampliamento dei suoi orizzonti… Il desiderio dell’autorealizzazione può diventare una spinta a superare molti ostacoli che vanno a calpestare il diritto e la felicità altrui…

Occorre prevenire certi processi che tendono a diventare incontrollabili e a canalizzare le passioni perché non divengano deleterie. Il desiderio disordinato tende a liquidare il fratello rivale o ad aumentare le proprie possibilità di libertà a scapito degli altri (Nabot; 2Re 21). Per opporsi all’azione devastante del desiderio disordinato occorre una sollecita cultura del desiderio.


  1. La cultura del desiderio

E’ importante che l’uomo metta ordine nei suoi desideri. Non si tratta di reprimere ma di purificare. Un cuore puro e un cuore orientato a Dio piuttosto che ai propri desideri egocentrici, un cuore che ha fatto proprio il desiderio di Dio. L’ascesi consiste in un autocontrollo sereno, elastico, veramente libero che aiuti a dire: non ho bisogno di questo o di quello per essere felice, ma di Dio!


  1. Il nono comandamento: NON DESIDERARE LA DONNA D’ALTRI

Non è il desiderio in se stesso ad essere proibito ma riguarda la distruzione di un patrimonio di un altro. E’ importante che lasci volentieri che un altro si goda la proprio donna perché è parte di lui stesso.

Gli effetti disastrosi di una passione disordinata in 2Sam 11 Davide e Uria e in Dn 13,1,64 riguardante Susanna, vittima innocente.

Gb 24,15: «L’occhio dell’adultero spia il buio…» quindi è detto adultero prima dell’azione.


Attualizzazione odierna

      • non desiderare l’uomo d’altre!

      • la tentazione di aggiogare altri davanti al proprio carro per amore della propria presunta autorealizzazione è grande. Nell’autoaffer-mazione egocentrica che distrugge e rende impossibile l’amore.

      • Non è facile attuare l’educazione del desiderio per quanto riguarda le reciproche relazioni fra i sessi.

      • L’uomo può sempre affidare il proprio appetito disordinato all’amore salvante e ordinante di Dio che lo conosce meglio di quanto l’uomo conosca se stesso.


  1. Decimo comandamento: NON DESIDERARE LA ROBA D’ALTRI

Il decimo comandamento condanna l’avidità, la volontà disordinata di avere, l’invidia per quello che altri hanno. E’ vietato il desiderio di modificare la situazione in modo tale che d’ora in poi gli altri siano poveri ed io sia ricco. Sono presi di mira quelli che non ne hanno mai abbastanza.

1Tm 6,10: «L’attaccamento al denaro è la radice di tutti i mali». Nella misura in cui i singoli e le imprese mettono al primo posto la volontà disordinata di avere, ostacolano la libera espansione delle immagini di Dio.

Il decimo comandamento non protegge solo il fratello dai miei appetiti disordinati ma anche me dall’avidità, dall’invidia che mi rode fino a consumarmi.

La nostra industria consumistica punta sugli appetiti naturali, attraverso la pubblicità, e la stimola fuori posto; e noi diventiamo vittime di tale campagna di seduzione. Siamo vittime di una mentalità del bisogno sistematicamente alimentata.

La nostra società si concepisce come una rete di bisogni e alla loro soddisfazione.

Già i bambini dovrebbero imparare che non tutti i lori desideri possono venire soddisfatti; bisogna insegnare loro a rinunciare a qualcosa.

Il miglior rimedio contro l’invidia è la generosità, e a saper disporre dei propri beni anche nel proprio interesse.

Gli ultimi comandamenti ci dicono quindi che non dobbiamo lasciarci avvincere in maniera assoluta da alcuna realtà mondana. Dio soltanto può avanzare pretese assolute.

Vivere insieme nella libertà di Dio! Chi si pone da questo punto di vita comprende sempre meglio perché il popolo di Israele parla senza stancarsi della preziosità dei comandamenti divini.

Sal 119,18: «aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge» «corro per la via dei tuoi comandamenti perché hai dilatato il mio cuore» (v 32) «scaturisca dalle mie labbra la tua lode perché mi insegni i tuoi voleri» (v 171).