00 20/02/2011 09:04
padre Ermes Ronchi
Un cuore che sa amare i nemici

Avete inteso che fu detto: occhio per oc­chio... Ma io vi dico se uno ti dà uno schiaffo sul­la guancia destra, tu porgigli anche l'altra: sii disarmato, non incutere paura, mostra che non hai nulla da difen­dere, e l'altro capirà l'assur­do di esserti nemico.
Tu porgi l'altra guancia; non la passività morbosa di chi ha paura, ma una iniziativa decisa: riallaccia tu la rela­zione, fa' tu il primo passo, perdonando, ricomincian­do, rattoppando coraggio­samente il tessuto della vi­ta, continuamente lacerato. Il cristianesimo non è una religione di servi, che si mor­tificano e si umiliano e non reagiscono; non è «la mora­le dei deboli che nega la gioia di vivere» (Nietzsche). Ma la religione dei re, degli uomi­ni totalmente liberi, padro­ni delle proprie scelte anche davanti al male, capaci di di­sinnescare la spirale della vendetta e di inventare rea­zioni nuove, attraverso la creatività dell'amore, che fa saltare i piani, non ripaga con la stessa moneta, scom­bina le regole ma poi rende felici.
Amerai il prossimo e odierai il tuo nemico, Ma io vi dico: amate i vostri nemici. Gesù intende eliminare il concet­to stesso di nemico. Violen­za produce violenza come un catena infinita. Lui sce­glie di spezzarla. Mi chiede di non replicare su altri ciò che ho subito. Ed è così che mi libero. Tutto il Vangelo è qui: amatevi altrimenti vi di­struggerete.
Cosa possono significare al­lora gli imperativi di Gesù: amate, pregate, porgete, pre­state?
Non sono ordini, non si ama infatti per decreto, ma porte spalancate verso delle possibilità, offerta di un potere, trasmissione da Dio all'uomo di una forza divi­na.
E tutto questo perché siate figli del Padre vostro celeste che fa sorgere il sole sui buo­ni e sui cattivi. Da Padre a fi­gli: c'è come una trasmis­sione di eredità, un'eredità di comportamenti, di affet­ti, di valori, di forza.
Voi potete amare anche i ne­mici, potete fare l'impossi­bile, io ve ne darò la capa­cità se lo desiderate, se me lo chiedete, e proseguite sulla strada del cambiamento in­teriore, della conformazio­ne al Padre. Allora capisco: io posso (po­trò) amare come Dio! Ci sarà dato un giorno il cuore stes­so di Dio. Ogni volta che noi chiediamo al Signore: «Do­naci un cuore nuovo», noi stiamo invocando di poter avere un giorno il cuore di Dio, di conformarci agli stes­si sentimenti del cuore di Dio.
È straordinario, verrà il gior­no in cui il nostro cuore che ha fatto tanta fatica a impa­rare l'amore, sarà il cuore di Dio e allora saremo capaci di un amore che rimane in e­terno, che sarà la nostra a­nima, per sempre, e l'anima del mondo.