00 01/05/2011 08:21
don Marco Pratesi
Il popolo della Pasqua

Negli Atti degli Apostoli leggiamo dei brani, detti "sommari", nei quali Luca traccia un quadro della comunità cristiana, quale è scaturita dalla Pasqua del Signore. I più importanti sono tre: At 2,42-47; 4,32-35; 5,12-16. Come si vede, la prima lettura di oggi ci propone il primo. È la Chiesa nata dalla Pentecoste, appena narrata (vv. 1-14). Lo Spirito infatti "per tutta la chiesa e per tutti e singoli credenti è principio di aggregazione e di unità nella dottrina degli Apostoli e nella comunione, nella frazione del pane e nelle preghiere" (Lumen Gentium 13). Si tratta di altrettante epifanie dello Spirito, che manifestano un popolo vivente di un principio nuovo, frutto della Pasqua, vivente "non più per se stesso" (cf. preghiera eucaristica III), nell'egocentrismo, ma "per lui, morto e risorto per noi". La celebrazione della Pasqua non è solo celebrazione della vicenda pasquale di Cristo, ma anche della vita nuova che da essa scaturisce per tutti e singoli i rinati nell'acqua battesimale. Il testo ne presenta alcuni tratti, tracciando un identikit della comunità cristiana. Già questo ci dice che tale vita nuova non è più solo individuale, ma inserisce la persona in un popolo avente un unico principio aggregativo.
In primo luogo si menziona l'ascolto della testimonianza apostolica, perché essa è fondamento della fede: si diviene (e ci si mantiene) cristiani accogliendo la testimonianza di chi, scelto da Dio, è stato testimone della Pasqua (cf. At 10,39-43). In questo momento si tratta ancora di una predicazione orale, che ben presto sarà immessa negli scritti che saranno poi i Vangeli e il Nuovo Testamento, dono permanente dello Spirito alla Chiesa. Non per caso dopo la Pentecoste Luca presenta il primo discorso di Pietro (vv. 15-36), testimonianza apostolica del Crocifisso Risorto, che genera un movimento di conversione e di rinascita battesimale edificante la comunità (vv. 37-41).
Lo Spirito genera la comunione fraterna. È un tratto essenziale per la comunità pasquale, talvolta illegittimamente messo in ombra da un pur doveroso amore universale, per i poveri, etc. Vivere la comunione non è accessorio, ma frutto primo della Pasqua. Ed è da questa comunione - "un solo corpo e un solo spirito", ancora la III preghiera eucaristica - che deve nascere il dinamismo ad extra, se non vuol essere espressione di individualismo e protagonismo mondano.
Lo Spirito spinge infine ad una vita di preghiera, che può (anzi deve) essere anche personale, ma che è sempre un fatto ecclesiale: quando prego, anche da solo, non sono mai solo, mi inserisco in un grande movimento corale. Momento forte di questa vita di preghiera è la frazione del pane, la Messa, memoria viva della Pasqua: è normale che la comunità dei rinati a Pasqua celebri con continuità e fedeltà l'evento dalla quale essa è nata e che continuamente la rigenera e la fa crescere.
C'è abbondante materiale per la verifica, sia personale che comunitaria; ma, ancor prima, per la lode a Dio di fronte a un mistero di comunione - la Chiesa - che è meraviglia dell'amore di Dio (cf. salmo responsoriale), dove il Signore effonde per sempre la sua benedizione (cf. Sal 133,3).