00 12/01/2011 08:37
Eremo San Biagio


Dalla Parola del giorno
“Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.”

Come vivere questa Parola?
Oggi, la liturgia ci porta a posare lo sguardo contemplativo su Gesù Sommo ed Eterno Sacerdote. Un titolo onorifico che lo situa infinitamente al di sopra di noi? Tutt’altro! È il chinarsi del cielo su di noi. Di più: è il farsi ‘terra’ del ‘cielo’ perché la redenzione non resti come un rivestimento esterno che viene a coprire la vergognosa nudità dell’Adamo fuggitivo, ma sia un restituire la ‘verginità perduta’ alla sposa infedele (cf Osea), un promuovere la ‘rinascita dall’Alto’ (cf Gv).
Sì, Gesù non si pone dinanzi alla storia con l’atteggiamento distaccato del giudice pronto a sentenziare e condannare. E neppure con quello del magnate che lascia cadere dall’alto il suo condono. Gesù si fa uno di noi, si immerge nel nostro fango segnato dal limite e dalla povertà, non si sottrae alla prova e alla sofferenza. Assapora fino in fondo l’amarezza della condizione umana, schiavizzata dal peccato. L’esercizio del suo Sommo Sacerdozio si colora così di misericordia e di fedeltà.
Allo sguardo sgomento dell’uomo, che ancora cerca scampo nella fuga, tentando di sottrarsi a un Dio che crede irrimediabilmente irritato e geloso custode della propria indiscussa autorità, si svela il volto del Misericordioso, il volto di una fedeltà mai smentita.
E la storia si illumina: da tetro scenario a orizzonte sconfinato che si spalanca su un Amore mai pago di donarsi e di riabbracciare il figlio che si credeva perduto.
Ma chi è quell’uomo fuggitivo, quel figlio perduto che si trova così inaspettatamente spalancate le porte di casa? Che non sia io?

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi lascerò sollecitare da questa domanda un po’ scomoda, perché forse m costringe a liberarmi dalla maschera di una presunta giustizia per riconoscermi negli stracci del figlio che ancora vaga, sia pure nei pressi della casa paterna, senza decidersi a varcarne definitivamente la soglia.

Signore Gesù, Sommo Sacerdote misericordioso e fedele, dammi di non sottrarmi al tuo sguardo che mi sollecita a prendere sul serio l’amore del Padre e ad afferrarmi alla tua mano per vivere, fuori da ogni compromesso, la mia esaltante situazione filiale.

La voce di uno scrittore
La misericordia di Dio è una fune lunga e forte. Non è mai troppo tardi per aggrapparvisi
Bruce Marshal