00 26/12/2015 22:22
Lo stupore e la gioia del Natale



“Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: ‘Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere’. Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E, dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.” (Lc. 2, 15-20)

È questo il Vangelo della Messa dell’aurora di Natale.

In esso echeggia una parola che Papa Francesco, nell’Angelus di domenica ha messo in rilievo, giustamente: lo stupore.

Accostarsi al Natale con fede, meglio ancora ‘vivere’ il S. Natale, è provare lo stupore dei pastori, che obbedirono all’invito dell’Angelo di andare alla grotta, perché là era nato il Salvatore del mondo, Gesù, il Figlio di Dio.

Agli occhi degli uomini superbi ed arroganti, quel bambino, posto in una mangiatoia, dice nulla di interessante, ieri e, forse, per tanti, anche oggi.

Ma quel bambino, che ha scelto la nudità di una mangiatoia, quasi volesse prendere a schiaffi la nostra superbia o superficialità, non è un bambino ‘qualunque’ – sempre che davanti agli occhi di Dio possano esistere ‘bambini qualunque’! –

Quel Bambino è il segno vivente dell’Amore di Dio-Padre, che non ha bisogno, come noi uomini, di ricoprirsi con effimere vesti o maschere di gloria, perché l’Amore ama la verità, la semplicità: è splendore in se stesso. Così Dio inizia la Sua Presenza tra noi, nella beatitudine della povertà in spirito, e solo chi ha gli occhi del cuore pieni di questa ‘beatitudine’ può cogliere la grande gioia, di cui Dio ci fa dono.

Ma come comunicare, dunque, agli uomini di oggi, di sempre, la bellezza celeste del Natale di Gesù?

A quante voci di mercato la gente dà ascolto nella lunga veglia del Natale, per fare ‘un buon Natale’ – come è nel gergo mondano – dando di conseguenza un calcio alla pietà per tanti che soffrono e che forse attendevano, proprio nel nome di Gesù, una condivisione di beni e di gioia!

È il fragore della nostra superbia, del nostro egoismo, che non accetta la bellezza dell’umiltà e della sobrietà, della povertà interiore, che si fa carità, come quella dei ‘pastori’. E così si rifiuta inconsciamente di ospitar Gesù, che è tra noi.

C’è nel Vangelo una piccola frase, che descrive il rischio, che tutti corriamo, di rifiutare Gesù nel povero: ‘Non c’era posto per loro in albergo’.

Come si vorrebbe fosse sempre evitato questo atteggiamento, che causa sofferenza, ma anche ‘impoverisce’ e danneggia chi vive il rifiuto dei fratelli!

Nell’Angelus di domenica, Papa Francesco ha spiegato che “per celebrare in modo proficuo il Natale siamo chiamati a soffermarci sui luoghi dello stupore... Quali sono questi luoghi nella vita quotidiana? Sono tre. Il primo è l’altro nel quale riconoscere un fratello, perché da quando è accaduto il Natale ogni volto porta impresse le sembianze del figlio di Dio, soprattutto quando è povero. Un altro luogo dello stupore in cui se guardiamo con fede proviamo lo stupore è la Storia. Tante volte crediamo di vederla per il verso giusto e invece la leggiamo alla rovescia, specie quando è regolata dagli affari e dai poteri di turno. Il Dio del Natale è un Dio che scombina le carte, come canta Maria nel Magnificat. Un terzo luogo è la Chiesa, guardarla non limitandosi a considerarla solo come un’istituzione religiosa ma sentirla come una madre, che pur tra macchie e rughe lascia trasparire i lineamenti della madre e sposa del Signore, che sa riconoscere i segni dell’Amore di Dio. Una Chiesa per la quale Gesù non sarà mai un possesso da difendere gelosamente! La Chiesa che chiama il Signore, la Chiesa madre che sempre ha le porte spalancate e le braccia aperte per accogliere tutti. Anzi, la Chiesa madre che esce dalle proprie porte per cercare con il sorriso di madre tutti i lontani per portarli alla misericordia di Dio. Questo è lo stupore del Natale. A Natale Dio ci dona tutto. Solo con il cuore di Maria, è possibile esultare e rallegrarsi per il grande dono di Dio e la sua imprevedibile sorpresa. Ci aiuti lei a percepire lo stupore … Non possiamo incontrare Gesù se non lo incontriamo nell’altro, nella storia e nella chiesa”.

E allora più che raccontare il Natale o fare facili auguri, viene voglia di vivere questo incredibile evento di Dio, che si fa ‘Emmanuele’, Dio-con-noi, ‘lontano dalla città’, ossia lontano anche solo dalle voci di mercato, che è il nostro mondo dentro e fuori di noi, dove il silenzio non ha paura della solitudine, ma diventa luogo ideale per cantare con il cuore: ‘Vieni, Signore Gesù!’. un luogo unico per ascoltare in tutta la sua purezza la Voce di Gesù, che si fa vicino a noi, tanto vicino da non aver paura, per poter assaporare fino in fondo la gioia di essere amati da Dio: una gioia che poi si faccia sorriso, accoglienza, perdono offerto a quanti ci sono vicini, fino a riempire di bellezza tutto.

Credo sia necessario che Gesù, presentatosi povero tra noi, ritrovi tra noi ‘gli angeli’ che annunziano a chi soffre che Lui è venuto anche per loro. Dobbiamo davvero riappropriarci del Natale come una rivelazione dell’amore di Dio per tutti e per ciascuno e ‘pieni di stupore’ diventare così ambasciatori di giustizia, di solidarietà, perché nessuno sia escluso dalla gioia di Dio.

NB: Voglio assicurare tutti voi, che mi seguite nella ricerca di Gesù, accogliendo l’invito degli Angeli ai pastori, che a Natale tutti, ma proprio tutti, vi avrò vicini nella preghiera, perché a tutti e a ciascuno Dio doni la Sua Gioia e tanta Pace. E grazie di cuore per la vostra amicizia, così a me tanto cara e preziosa!


Antonio, Vescovo