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Omelia del giorno 9 Gennaio 2011

Battesimo del Signore (Anno A)

Con il Battesimo diventiamo figli di Dio

La Chiesa, dedicando questo momento dopo il S. Natale, al Battesimo di Gesù, ci vuole quasi richiamare a quello che potremmo anche noi definire il nostro Natale da Cristiani, cioè il Battesimo, dove deposte le vecchie spoglie da esclusi dal Regno di Dio, torniamo ad essere il 'sogno' che il Padre aveva a cuore, quando pensò alla nostra creazione: 'SUOI FIGLI'.

Cerchiamo di ricordare la nostra origine all'inizio della creazione, quando Dio, dopo aver creato l'universo, pensò di dare a tutto il creato 'una voce', 'un cuore', 'una presenza' che fosse in grado di essere simile a Lui nella pienezza dell'amore, della felicità.

Era il tempo del ‘paradiso terrestre’. Ma sappiamo tutti come l'amore ha come natura propria la libertà, ossia la capacità di dire `si' all'amore o rifiutarlo con un `no'.

Il 'si' significava entrare nella pienezza di figli, il 'no' era un mettersi contro, perdendo tutto, ma proprio tutto, quello che era nel Cuore di Dio.

Fa sempre impressione come lo scrittore biblico evidenzia lo sconcerto che i progenitori devono aver provato dopo l'atto di superbia – è ciò che accade nel nostro allontanarci da Dio - : si sentirono `nudi e si nascosero'. nel senso che avevano perso tutta la bellezza che Dio aveva donato e voleva fosse partecipata a tutta l'umanità: essere Suoi figli amati ed eredi del Suo Regno.

`Uomo dove sei?'. la domanda che Dio rivolge loro e, credo, spesso rivolge a noi, oggi.

Non possiamo certamente affermare che abbiamo saputo rendere il dove e come viviamo un paradiso... anzi a volte lo rendiamo un vero inferno. Basta scorrere la storia dell'uomo per cogliere i segni di uno sbandamento che fa spazio a tanti errori e dolori.

`Questa, – mi diceva una persona, impressionata dalle cronache nere di tutti i giorni - con lo sguardo a quanto avviene nel mondo, non è vita degna di figli di Dio, assomiglia al vomito dell'inferno'.

Non ci vuole tanto per cogliere anche in noi i segni di ciò che 'non siamo' come creature di Dio, ma più simili a orfani sbandati in cerca della ragione della vita e della sua verità.

E non passa giorno in cui non venga spontaneo sulle labbra, davanti alle tante cronache da brivido, la domanda: `Ma che uomini siamo?'.

Ma la bontà e fedeltà del Padre non accetta di perderci per sempre e da qui il grande dono, inspiegabile alla nostra ragione, ma non alla nostra contemplazione: davvero il Padre desidera averci tutti a Casa, come 'figli amati', riaprendo le porte del Paradiso, ossia del Suo Cuore.

Ma come arrivare ad essere nuovamente figli ed entrare nella santità e nella felicità, che è poi il desiderio profondo, come una nostalgia, che tutti proviamo, quando rientriamo in noi stessi?

Da soli non avremmo mai potuto. Ma l'Amore del Padre ha riconciliato l'umanità, tramite il Dono del Figlio, perché potessimo tornare ad essere quello che davvero siamo, 'morendo a noi stessi', per `rinascere' alla vita di figli, che ci appartiene.

La via viene indicata nel Battesimo di Gesù, che oggi celebriamo: un immergersi nelle acque totalmente, come un morire alla vecchia natura e un rinascere meravigliosamente come figli di Dio. Aveva iniziato Giovanni Battista, ad indicare la via. Lo racconta il Vangelo di oggi:

"Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: 'Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da men E Gesù gli disse: 'Lascia fare per ora, perché conviene che così adempiamo ogni giustizia. Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco si aprirono i cieli e egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed una voce dal cielo che disse: 'Questi é il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto". (Mt. 3, 13-17)

Credo che tutti abbiamo assistito al Battesimo di qualche bambino, 'rivivendo' così il nostro stesso Battesimo. Prima di amministrarlo il sacerdote 'ci ha chiesto' solennemente (ai genitori, che poi sono stati chiamati a renderlo concretezza nella nostra vita): 'Rinunci a satana e a tutte le sue opere?... e, come conseguenza: 'Credi tu in Dio Padre,...?'.

Forse senza comprendere fino in fondo la solennità dì quanto veniva chiesto, i nostri genitori hanno sempre detto – a nome nostro – 'Sì'.

Un 'sì' che doveva essere, non la sillaba di un momento, ma una scelta che doveva o dovrebbe accompagnare i passi della vita del battezzato.

Alla fine il sacerdote, dopo le assicurazioni, versandoci l'acqua sulla testa solennemente affermò: `Ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo'.

In quel momento veniva cancellato il peccato di origine e si é 'rinati' a quella vita da Cielo, per cui siamo stati creati.

UN ATTO SOLENNE, IL BATTESIMO, che non era e non è solo una bella cerimonia di un momento, MA LA PIETRA D'ANGOLO SU CUI COSTRUIRE LA NOSTRA VITA CON E VERSO DIO.

È da quel divino e meraviglioso momento che possiamo rivolgerci a Dio e chiamarlo Padre, avendo la certezza di 'essere' figli. E questo per tutta la vita, fino alla gioia dell'eternità.

Come a significare che eravamo 'finali a vita nuova', indossammo l'abito bianco, che deve essere `l'abito' da portare per tutta la vita.

Non so, alla luce del Battesimo, cosa sia più dolce e rassicurante, se dire papà a chi mi ha generato e cresciuto o dire 'PAPA' a Dio che nel Battesimo mi ha fatto Suo figlio.

Non so se sia più inebriante la tenerezza di una mamma o la tenerezza del Padre.

So solo che vivere è dire un Grazie profondo ai miei genitori, perché facendomi battezzare hanno trasformato la mia vita in una eterna àgape con Dio e con gli uomini miei fratelli.

So che le mani di una mamma hanno tracciato le linee del mio volto che si vede, ma so anche che le mani del Padre, con il Battesimo, hanno tracciato 'dentro di me' un volto la cui bellezza è simile alla Sua: una bellezza che a volte purtroppo, dissennatamente, sfregiamo irrazionalmente. So che il cuore dei miei genitori ha plasmato il mio, ma so anche che il Cuore di Dio, ogni giorno, cerca di plasmarlo a Sua immagine, in modo da farlo diventare un angolo di paradiso. Così affermava il grande card. Ballestrero, arcivescovo di Torino, al Sinodo sulla 'vocazione e missione dei laici nella Chiesa': "Punto di partenza per tutti, laici e ministri, è il Battesimo, fonte inesauribile che crea i nuovi figli di Dio, i nuovi fratelli in Cristo, le nuove creature...Dal Battesimo nasce poi e si sviluppa la varietà delle vocazioni, dei ministeri e dei carismi al servizio del Regno di Dio. Dal Battesimo fluiscono le ricchezze mirabili nella Chiesa". E il Concilio ha ancora parole più solenni, parlando di noi battezzati. Parole che ci danno l'ampiezza di quanto il Padre disse di Suo Figlio: 'Questo è il mio figlio nel quale mi compiaccio'. "Uno è il popolo eletto di Dio - afferma - un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo: comune è la dignità sui membri per la loro rigenerazione in Cristo, comune la grazia di figli, comune la vocazione alla speranza e indivisa carità. Nessuna ineguaglianza quindi in Cristo e nella Chiesa per riguardo alla stirpe o nazione o condizione sociale o sesso". (L.G. 32)

C'è allora da chiederci, e seriamente, perché sia tenuto in così poco conto questo dono da tanti battezzati, che considerano forse il Battesimo un rito o una formalità, più che la 'rinascita in e con Cristo'. Come mai non brilla sul viso la gioia di dire: 'Io sono battezzato', ossia, so di essere stato scelto da Dio e voluto come figlio, amato come nessun padre sa amare?

Piace dire il mio — e credo anche vostro — Grazie per questo dono inestimabile, di essere diventati figli del Padre, con le parole del profeta Isaia, che la Chiesa propone:

"Così dice il Signore: 'Ecco il servo che io sostengo,

il mio eletto in cui mi compiaccio.

Ho posto il mio spirito su di lui: egli porterà il diritto alle nazioni.

Non griderà, né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce,

non spegnerà una canna incrinata; non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta. Proclamerà il diritto con fermezza; non verrà meno e non si abbatterà

finché non si sarà stabilito il diritto sulla terra;

e per la sua dottrina saranno in attesa le isole

Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano;

ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo

e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi

e faccia uscire dal carcere i prigionieri,

dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre" (Is. 12, 1-7).

Antonio Riboldi – Vescovo –