00 07/12/2010 22:09
 L’uomo è un essere tradizionalista


Gli studi di etologia e le conseguenze subite dai bambini allevati dagli animali dimostrano, per esempio, che gli esseri umani  ereditano solo la predisposizione al portamento eretto e alla parola ma il modo di esercitare queste capacità deve essere appreso. La posizione verticale distingue il corpo umano da tutti i corpi degli animali. Il corpo umano presenta la predisposizione al portamento eretto ma questo non è un fatto acquisito fin dalla nascita. I bambini allevati dagli animali non sono in grado di camminare in posizione eretta. La posizione verticale è il frutto di un atto libero e cosciente che deve essere tramandato e che viene imparato con fatica. La posizione verticale e l’andatura eretta racchiudono importanti connotazioni simboliche: sono segno di vita, di salute, di forza, sono simbolo della capacità di andare oltre la materia. Le città fanno a gara nel costruire gli edifici più alti, i sovrani salgono sul trono e tutti i popoli considerano il cielo come il luogo dove abita la divinità. (4)
  L’etologo e biologo Pier Paul Grassé osserva che ciò che separa radicalmente la psicologia umana dal comportamento animale è la mancanza nell’uomo dei complessi istintivi. Cioè l’uomo eredita solo gli istinti – il fondo – ma non il modo di esercitarli – la forma -: nell’uomo il modo di esercitare gli istinti o di non esercitarli deve essere appreso. Nell’animale anche il modo di esercitare gli istinti è ereditario: è ereditaria la forma del raggruppamento, l’ordine nello spostarsi, il modo di fare il nido, la maniera di cacciare ecc.
  Se l’uomo viene privato dell’educazione trasmessagli da un altro uomo, non può svilupparsi pienamente come uomo. (5)
  Il linguaggio animale è un linguaggio – pragmatico – cioè è solo un suono che serve a manifestare un istinto: serve per richiamare al volo, alla corsa, al cibo, al sesso ma non per capire una cosa, non per nominare una cosa. Anche se l’animale vive in stato d’isolamento, se viene sfamato egli possiede il suo linguaggio pragmatico identico a quello di tutti gli animali della sua specie. Il linguaggio umano è stato definito dal John Eccles, premio nobel per la neurofisiologia, come un linguaggio – mathetico-, cioè un linguaggio che serve per capire le cose e quindi per nominarle.   
  L’uomo che non riceve la parola da altri uomini non riesce a formularla da solo. (6) L’uomo eredita la predisposizione alla parola ma questa capacità deve essere appresa attraverso una tradizione. Ogni parola, appena trasmessa, ha una validità universale in quanto è adoperata da molti uomini per indicare l’essenza di molte cose della stessa specie o dello stesso ordine ed essa ha, in genere, un corrispettivo in ogni lingua. Ogni parola è sempre universale in due sensi: per rapporto alle cose e per rapporto alle intelligenze. (7)