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Io sono felice, felice di essere ai piedi del SS. Sacramento a tutte le ore, felice di essere e di fare, salvo i miei peccati e le mie miserie, ciò che vuole Gesù; felice soprattutto della felicità infinita di Dio. Se non ci fosse questa fonte inesauribile di felicità e di pace, la felicità e la pace infinita, eterna, immutabile del Diletto, il male che si vede intorno a sé da ogni parte, e pure le miserie che si vedono in se stessi condurrebbero presto alla tristezza. Se nei paesi cristiani c'è tanto bene e tanto male, pensate a ciò che possono essere questi paesi, dove, per così dire, non c'è che male, da cui il bene è quasi del tutto assente, tutto è menzogna, doppiezza, astuzia, cupidigia d'ogni specie, violenza; e quanta ignoranza, quante barbarie! La grazia di Dio può tutto, ma di fronte a tante miserie morali..., si vede che i mezzi umani sono impotenti e che Dio solo può operare una così grande trasformazione. Preghiera e penitenza! Più vado innanzi, più vedo in ciò il mezzo principale d'azione su queste povere anime. Che faccio in mezzo a loro? Il gran bene che faccio è che la mia presenza procura quella del SS. Sacramento. Sì: c'è almeno un'anima tra Timbuctu e El Goléa che onora e prega Gesù. Infine la mia presenza fra questi indigeni li familiarizza con i cristiani e specialmente con i sacerdoti. Quelli che mi succederanno troveranno spiriti meno diffidenti e meglio disposti. È ben poco: è tutto quello che si può per ora; voler fare di più comprometterebbe tutto per l'avvenire.

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Leggiamo sempre il Vangelo amorosamente, come se fossimo seduti ai piedi dell'Amato, ascoltando mentre ci parla di se stesso. Dobbiamo cercare di capirla, questa Parola amata: colui che ama non s'accontenta d'ascoltare le parole dell'essere amato come una gradevole melodia, ma cerca di afferrare, di capire le minime sfumature; lo desidera tanto più quanto più ama, perché tutto ciò che viene dall'essere amato ha tanto valore, soprattutto le sue parole che sono come qualche cosa della sua anima.
Quale dolcezza ineffabile in questo colloquio del nostro Dio! Quale incomparabile grazia, dal canto suo, di aprirsi, di mostrarsi così a noi, di darci di sé quanto mai avremmo potuto intuire, e rivelandocene con le sue stesse labbra tanti particolari! Quale bontà si riserva abbondante su di noi! Come, o Dio, ci troviamo sommersi nelle onde del tuo amore! Ogni parola della sacra Scrittura è una grazia delicatissima e amorosissima del nostro Beneamato che ci parla e ci parla di sé.
Ascoltiamo, leggiamo, accogliamo amorosamente ogni parola del nostro Beneamato. Nel fondo dei nostri cuori facciamo ad ogni parola dei Libri santi l'accoglienza amorosa della sposa che sente la voce dello sposo: “La mia anima s'è disciolta dentro di me, quand'egli ha parlato..”.
...Amorosamente, seduti ai piedi di Dio.

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Non tormentatevi nel vedermi solo, senza amici, senza aiuti spirituali; non soffro affatto di questa solitudine, la trovo dolcissima; ho il Santo Sacramento, il migliore degli amici, a cui parlare giorno e notte. Sono felice e non mi manca niente.

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Quanto sarebbe auspicabile che dei buoni cristiani, o almeno delle buone persone non musulmane, si dedicassero a quest'opera e prendessero questo posto: sarebbe anche molto facile, ma dove sono le anime? Vendere cotonina e tela blu a buon prezzo è un sistema molto semplice per avvicinare la gente, per trovare tutte le porte aperte, per rompere il ghiaccio dappertutto... Così facendo, se colui che vende è un'anima buona, si farà buona impressione, si avranno amici in tutto il paese e in tal modo si potrà cominciare. Se, in mancanza di meglio, voi poteste trovare qualche anima buona disposta a dedicarsi a questo commercio, sacrificandosi silenziosamente per amore di Dio, che bella cosa sarebbe! Degli onesti piccoli commercianti francesi verrebbero accolti con gioia dalle autontà, le quali arrossiscono dei loro compatrioti stabilitisi nel sud: nessun francese viene a vivere nelle oasi se non per vendere alcool: è una vergogna.
Ci vorrebbero dei cristiani come Priscilla e Aquila, che facessero del bene in silenzio vivendo come poveri commercianti. Entrando in relazione con tutti, si farebbero da tutti stimare e amare e potrebbero far del bene a tutti.

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Se non credessi con tutte le mie forze che le parole “dolce, penoso, gioia, sacrificio”, ecc. debbono scomparire dal nostro vocabolario, direi che sono un po' triste per il fatto di dovermi assentare da Beni Abbès: triste per dover lasciare per qualche tempo il divino Tabernacolo, triste per sentirmi meno solo ai piedi di Gesù, preoccupato della mia miseria e della mia insufficienza, oppresso dalla mia fiacchezza e dalla mia incapacità.