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Avere veramente la fede. la fede che ispira tutte le azioni. questa fede nel soprannaturale che dappertutto ci fa vedere soltanto lui, che toglie al mondo la maschera e mostra Dio in tutte le cose, che fa scomparire ogni impossibilità, che rende prive di senso parole come inquietudine, pericolo, timore, che fa camminare nella vita come un bambino attaccato alla mano della mamma, con una calma, una pace, una gioia profonde che pongono l'anima in uno stato di distacco assoluto da ogni cosa sensibile di cui essa vede chiaramente il nulla e la puerilità, che dà un'immensa fiducia nella preghiera, la fiducia del bambino quando chiede una cosa giusta al babbo, che dà lo spirito di preghiera mettendo l'anima in comunione continua con Dio che vede sempre presente; questa fede la quale, come dice il Signore a santa Teresa, ci mostra che “al di fuori delle azioni gradite a Dio tutto è menzogna”; questa fede, la quale ci fa vedere tutto sotto un'altra luce: gli uomini come immagini di Dio, che bisogna amare e venerare come ritratti del Beneamato e ai quali bisogna fare tutto il bene possibile, e le altre creature come cose che devono tutte quante, senza eccezione, aiutarci a procurarci il cielo, lodando Dio per esse, servendoci di esse o privandoci di esse; questa fede che, lasciandoci intravedere la grandezza di Dio, ci rende percettibile la nostra piccolezza; questa fede che ci fa intraprendere senza esitare, senza vergognarci, senza temere, senza mai indietreggiare, tutto ciò che è gradito a Dio. Purtroppo questa fede è così rara! Mio Dio, concedimela! “Mio Dio, io credo, ma aumenta la mia fede!”

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Torniamo al Vangelo: se non viviamo il Vangelolo, Gesù non vive in noi. Torniamo alla povertà, alla semplicità cristiana. Nei diciannove anni passati fuori di Francia, un progresso spaventoso ha provocato in tulle le classi della società, e soprattutto nella classe meno ricca, anche nelle famiglie molto cristiane, il gusto e l'abitudine alle cose inutili e costose, insieme ad una grande leggerezza ed al vezzo per le distrazioni mondane e frivole, tanto fuori posto in tempi così gravi, in tempi di persecuzione, e nient'affatto in accordo con una vita cristiana.
Il pericolo sta in noi, e non nei nostri nemici. I nostri nemici possono soltanto farci riportare vittorie. I1 male, noi non possiamo riceverlo che da noi stessi. Tornare al Vangelo è il rimedio: è ciò di cui abbiamo tutti bisogno.

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Amare, non significa convertire, ma per prima cosa ascoltare, scoprire questo uomo, questa donna, che appartengano a una civiltà e ad una religione diversa.

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Io voglio abituare tutti gli abitanti cristiani, musulmani, ebrei e idolatri a considerarmi come loro fratello, il fratello universale. Essi cominciano a chiamare la casa “la Fraternità”, e ciò mi è dolce.

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La mia vita si divide tra la preghiera (Messa, breviario recitato ad alta voce perché anche il mio povero corpo lodi il Signore per quel che può; orazione; meditazione del Santo Vangelo, ordinariamente per iscritto; Via Cruciu; alcune preghiere vocali, rosario, letture; teologia), lavoro manuale (innanzitutto la sacrestia e poi il giardino); quindi (il che porta via parecchio tempo) ricevo i visitatori, ai quali do orzo e datteri nella misura che mi riesce possibile)... Ecco come si divide la mia giornata: levata alle tre, preghiera fino alle otto (Messa al levar del sole); dalle otto alle dieci lavoro manuale; dalle dieci a mezzogiorno e mezzo preghiera, lettura, pranzo. Da mezzogiorno e mezzo alle sedici e trenta lavoro manuale; dalle sedici e trenta alle venti preghiera; dalle venti alle ventitre riposo; dalle ventitre all'una preghiera; dall'una alle tre riposo.