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Pensate molto agli altri, pregate molto per gli altri. Consacratevi alla salvezza del prossimo con tutti i mezzi in vostro potere, preghiera, bontà, esempio ecc. È il modo migliore di provare allo Sposo divino che Lo amate; “Tutto ciò che farete ad uno di questi piccoli sarà fatto a me”. L'elemosina materiale che si fa ad un povero la si fa al Creatore dell'universo.
Il bene che si procura all'anima di un peccatore va alla Purezza increata. Dio ha voluto che così fosse per conferire alla carità verso il prossimo, di cui ha fatto il secondo comandamento simile al primo, una vera somiglianza col primo, quello dell'amore di Dio. Credo non ci sia parola del Vangelo che abbia fatto su di me più profonda impressione di questa, un'impressione tale da trasformare la mia vita: “Tutto ciò che farete ad uno di questi piccoli sarà fatto a me”. Se si riflette che queste sono parole della Verità increata, quella della stessa bocca che ha detto: “Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue”, con che forza si è sospinti a cercare ed amare Gesù nei piccoli, nei peccatori, nei poveri, concentrando ogni nostra aspirazione nella conversione delle anime e offrendo tutto quanto sta in noi di materiale per il sollievo delle miserie temporali.

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La mia vocazione tante volte riconosciuta è la vita di Nazareth, la vita di piccolo fratello del Sacro Cuore di Gesù. Sono convinto di non poter fare di più per il servizio dell'unico Adorato, che seguendo perfettamente tale vita ed il regolamento preparato per me e per altri...
Seppellirmi fin d'ora nella vita di Nazareth, come vi si seppellì Egli stesso per trent'anni, come vorrei che vi si seppellissero i miei fratelli, realizzandovi per quanto possibile il bene che Egli vi realizzava, senza voler fare il bene che Egli non faceva... e considerare tutto il resto, per quanto seducente, come una tentazione di colui che si trasforma in angelo di luce. Questa, mi pare, è la regola che devo seguire per il resto della mia vita, che non durerà più dei trent'anni passati da Gesù a Nazareth.
Se sbaglio me lo dica.

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Ho taciuto per Dio e per Dio oggi rompo il silenzio. C'è un gruppetto di monaci che non può recitare il Padre Nostro senza pensare con dolore a quel vasto Marocco dove tante anime vivono senza santificare Dio, far parte del suo Regno, compiere la sua volontà né conoscere il divino Pane della Santa Eucaristia.
Sapendo che bisogna amare quelle povere anime come noi stessi, vorremmo fare, con l'aiuto di Dio tutto ciò che dipende dalla nostra piccolezza per portare verso di esse la luce del Cristo. Con questo scopo, per fare in favore di quegli infelici quanto vorremmo fosse fatto per noi se ci trovassimo al loro posto, ci proponiamo di fondare alla frontiera marocchina, non una Trappa, non un grande e ricco monastero, non un'azienda agricola, ma una specie di umile piccolo romitaggio, dove alcuni poveri monaci vivrebbero di qualche frutto e di un po' d'orzo raccolti con le loro mani, in stretta clausura, in penitenza e nell'adorazione del Santissimo Sacramento, senza uscire dal loro recinto, senza predicare, ma pronti ad ospitare chiunque capiti nei loro paraggi, buono o cattivo, amico o nemico, musulmano o cristiano. Sarebbe l'evangelizzazione non attraverso la parola, bensì attraverso la presenza del Santissimo Sacramento, l'offerta del divino Sacrificio, la preghiera, la penitenza, la pratica delle virtù evangeliche, la carità, una carità fraterna ed universale che divida fin l'ultimo boccone di pane con qualsiasi sconosciuto che si presenti, e che riceva chiunque come fratello amatissimo...

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I1 Signore adopera, per parlare al Padre, alcune parole della Scrittura. Facciamo lo stesso: preghiamo spesso Iddio con le parole della Scrittura. Serviamoci di queste parole infinitamente sante, parole dello Spirito Santo, e adoperiamole per le nostre preghiere d'una certa lunghezza, come facevano gli antichi ebrei, come fa la sposa di Cristo, la santa Chiesa. Serviamocene anche nelle nostre giaculatorie, come fa qui il Signore. In molti altri passi egli ci dà lo stesso esempio, petr meglio inculcarcelo e per insegnarci che quella era in lui un'abitudine e che di conseguenza deve diventare un'abitudine anche per noi. E non soltanto egli si serve delle parole della Scrittura per esprimere i gridi della sua anima, ma se ne serve nei momenti più solenni, durante le tentazioni nel deserto e sulla croce: queste parole d'un salmo son le ultime parole che dice prima di morire. Dobbiamo seguirlo, quest'esempio ch'egli ci dà in modo tanto inequivocabile.
D'altra parte non è forse evidente che le parole della Scrittura ispirata da Dio valgono più delle parole nostre, e che a Dio non possiamo offrire nulla di più gradito, dopo il corpo di suo Figlio, che le parole che il suo cuore ha effuso dal cielo sulla terra, le parole giunte a noi dalle sue stesse labbra?

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Si compia la volontà di nostro Signore; io preferirei andare molto presto da lui, ma non c'è nulla che me lo faccia sperare... Si compia completamente la sua volontà benedetta, che io resti qui ancora per poco o per molto, ma ch'egli tragga dalle nostre vite, lunghe o brevi, il maggior conforto possibile per il suo Cuore... Non ci abbandoniamo e non vogliamo vivere altro che per lui... Questo non impedisce, al contrario, che il giorno in cui egli ci chiamerà sia benedetto; noi l'ameremmo assai poco se non desiderassimo con gran desiderio di vederlo. Egli stesso, la sera di Pasqua, desiderava con gran desiderio di vedere il Padre.