00 18/03/2012 09:50

NUMEROSI STUDI DIMOSTRANO CHE DALL'OMOSESSUALITA' SI PUO' GUARIRE
Pontifex.Roma

In foto il dott. Robert Spitzer, docente di psichiatria presso la Columbia University di New York; dopo essere stato alla testa del movimento che era riuscito a cancellare l’omosessualità dall’elenco dei “disordini mentali” nel DSM-III (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), nel 2001 ha cambiato clamorosamente posizione, affermando che “é possibile che alcuni individui fortemente motivati possano cambiare il loro orientamento sessuale da omosessuale a eterosessuale”. Robert Spitzer è ritenuto "the most influential psychiatrist of the 20th". E' noto che L'OMS (Organizzazione mondiale della sanità) definisce l'omosessualità una variante naturale del comportamento umano, ma non ha preso posizione rispetto alla possibile causa di tale variabilità. L'omosessualità, a quanto si apprende da Wikipedia (che non è un manuale medico), sembra essere ritenuta in ...

... qualche modo innata: vuoi per ragioni naturali, simili a quelle che portano naturalmente una certa percentuale della specie umana ad essere mancina anziché destrimane (cause cromosomiche; conformazione particolare del sistema nervoso o di una parte del cervello, specie l'ipotalamo); vuoi per conseguenza di vere e proprie cause fisiche (squilibri ormonali - anche durante la gravidanza); vuoi per altri motivi ancora (ad esempio alcuni autori greci parlano dell'influsso astrologico quale causa della determinazione della preferenza per le persone dello stesso sesso, ma questa chiaramente non è una spiegazione scientifica). [1]

Sempre Wikipedia ci rende consci del fatto che Le persone con un orientamento omosessuale che non si identificano come gay o lesbiche e non accettano l'orientamento omosessuale vengono spesso definiti "repressi" [2]. Come repressi, ma che razza di diceria è questa? Il cattolico direbbe virtuosi e consapevoli del senso del peccato, ma procediamo nella lettura di Wikipedia.

Nell'ambito delle scienze del comportamento alcuni studiosi ritenevano che l'orientamento omosessuale potesse essere dovuto a problemi nella fase di riconoscimento-identificazione con il genitore del medesimo sesso e/o con il gruppo. In quest'ottica l'omosessualità apparirebbe quindi come un'alterazione del comportamento, che potrebbe essere modificata con una terapia mirata. L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha sconfessato queste teorie e l'omosessualità è stata tolta dal novero dei disturbi del comportamento, dalla metà degli anni 80 è stata corretta questa visione e l'omoaffettività non appare più nel DSM IV[3].[4]

Nel 1973 la American Psychiatric Association (APA) prese atto dell'assenza di prove scientifiche che giustificassero la precedente catalogazione dell'omosessualità come patologia psichiatrica, cancellandola dal suo elenco delle malattie mentali, il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. La decisione arrivò solo dopo un sofferto dibattito, durato decenni, aperto dalle ricerche di Evelyn Hooker su soggetti non psichiatrici (soprattutto dal suo fondamentale "The adjustment of the male overt homosexual", del 1957), e accelerato da un'azione di contestazione da parte di psichiatri vicini alle idee del neonato movimento di liberazione omosessuale. Il capofila di questa battaglia fu lo stimato psichiatra (non gay) Judd Marmor (1910-16 dicembre 2003), autore di numerosi studi in materia di omosessualità, che sarebbe successivamente stato presidente dell'APA nel 1975-1976. [5]

Nella teorizzazione della malattia omosessuale, ci sono state varie revisioni.

Sempre attingendo dalla stessa fonte, apprendiamo che: l'omosessualità era stata inclusa nel primo DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) fra i “disturbi sociopatici di personalità”; nel 1968 il DSM II la classificava come “deviazione sessuale” insieme a pedofilia, necrofilia, feticismo e transessualismo, infine nel 1974 fu eliminata l'omosessualità ego-sintonica dal DSM III, ma vi fu aggiunta l'omosessualità ego-distonica.

Nella versione attuale del DSM (American Psychiatric Association, DSM-IV-TR, 2000) è stata mantenuta, tra i Disturbi Sessuali NAS, la diagnosi che prevede un "persistente ed intenso disagio collegato al proprio orientamento sessuale". [6]

Nella versione del 2007 dell’ICD (International Classification of Deseases), stilato dall'OMS, le patologie correlate all’orientamento sessuale (sono incluse nella categoria “Disorders of adult personality and behaviour” nella sottocategoria “Psychological and behavioural disorders associated with sexual development and orientation”. All’interno, dopo la seguente nota: “Sexual orientation by itself is not to be regarded as a disorder”, si trova quanto segue:

« F66.1: Egodystonic sexual orientation: The gender identity or sexual preference (heterosexual, homosexual, bisexual, or prepubertal) is not in doubt, but the individual wishes it were different because of associated psychological and behavioural disorders, and may seek treatment in order to change it. »[7]

« F66.2: Sexual relationship disorder: The gender identity or sexual orientation (heterosexual, homosexual, or bisexual) is responsible for difficulties in forming or maintaining a relationship with a sexual partner. »[8]

Certo che è molto strano che su Wikipedia Italia, le uniche 2 frasi che riguardano l'omosessualità e sono un pochettino "scomode" non sono tradotte in italiano, sto parlando di quelle F66.1 ed F66.2, tutto il resto è perfettamente tradotto. Sarà che si vuol far passare una cosa per un'altra? Boh!

In sostanza i concetti espressi ai punti F66.1 ed F66.2 lasciano ben intendere che l'orientamento sessuale egodistonico, anche nel caso di eterosessuali, è ricollegabile alla sfera psichica ed è sanabile mediante trattamento, tuttavia c'è un ma ...

In psichiatria, si dice egodistonico qualunque comportamento o idea che non sia in armonia con i bisogni dell'io, o specificatamente coerente con l'immagine e la percezione di sé che ha il soggetto. I sintomi di talune patologie psichiatriche possono dirsi egodistonici: il loro opposto è detto egosintonico. [9]

Il compito dell'operatore della salute mentale (psicologo, psichiatra, psicoterapeuta) di fronte a un caso di omosessualità ego-distonica è pertanto aiutare il paziente ad armonizzare la sua tendenza con il resto della personalità in modo ego-sintonico, e non quello di modificarne la tendenza.[10]

In pratica se una persona è gay, anche se la si cura, la terapia stessa deve essere sempre finalizzata a farla rimanere gay, ma più tranquilla, perché l' "io" orientato al vizio, quindi sofferente per la consapevolezza, deve diventare egosintonico, quindi gay sereno e incurante anche del senso del peccato. La sostanza è questa! Ma che razza di terapia è: qui si vuol cancellare la morale naturale che è nelle persone e che è emanazione della natura di Dio. (anche 3 aborigeni da soli, di cui 2 uomini e 1 donna sanno cosa devono fare "al letto", l'altro "regge il moccolo" si dice dalle mie parti o fa l'onanista di professione).

Esiste tuttavia una posizione minoritaria a sostengono della cosiddetta "libertà di scelta" della persona ad aderire ugualmente a terapie per la modificazione del loro orientamento sessuale; tra questi vi è l'ex Presidente della American Psychological Association, Robert Perloff (già contestato per alcune sue idee a sostegno della relazione tra razza e intelligenza) che si è espresso a favore in una conferenza tenuta il 14 dicembre 2004 a Washington DC. [11]

C'è tuttavia una ricerca che in Europa è finita nell'armadio (anzi nel bunker), mentre nel contempo si vogliono rendere le unioni gay lecite e normali per legge umana, provocando la collera di Dio che ha stabilito diversamente, data anche l'evidenza della natura. Essendo noi cattolici, civili e rispettosi della legge, staremo a guardare e non ci resta che pregare, onde evitare che i bimbi vengano scandalizzati da un sempre maggior crescente numero di coppie contro natura.

Nella scienza basta una sola eccezione perché una legge non possa più essere ritenuta tale. Se poi le eccezioni si moltiplicano, vuol dire semplicemente che la legge è falsa.

Per anni siamo stati educati, anche da fonti autorevoli, a considerare l’omosessualità una condizione innata, derivante cioè da fattori genetici immutabili, come la razza. Perfino la prestigiosa American Psychological Association definiva la condizione omosessuale come “non modificabile”. Insomma, così come non esiste un ex-uomo di colore (tranne il defunto Jackson), non esisterebbe neppure un ex-omosessuale.

Oggi, grazie anche alla ricerca del dott. Joseph Nicolosi, sappiamo che l’omosessualità non è affatto innata ma può essere modificata da una precisa scelta personale. E per di più, dagli Stati Uniti arriva l'ennesimo studio che dimostra come dall’omosessualità si possa guarire.

Col titolo «Religiously-mediated sexual orientation change» (Cambiamento dell’orientamento sessuale causato da fattori religiosi), la ricerca è stata pubblicata dal prestigioso "Journal of Sex and Maritai Therapy" [12].

Gli autori, Stanton L. Jones e Mark A. Yarhouse, hanno seguito per sette anni un campione costituito da 61 individui omosessuali, sia maschi sia femmine, sottoposti volontariamente ad una terapia basata sull’influenza della religione e dei valori morali.

Ecco i risultati: il 23% è diventato eterosessuale; il 30% ha abbandonato l’orientamento omosessuale scegliendo tuttavia una vita di continenza; il 20% ha scelto di non cambiare, interrompendo quindi la terapia. Nel 27% dei casi non si sono avuti riscontri scientificamente valutabili.

I dati rilevati combaciano, sostanzialmente, con quelli di un precedente studio condotto nel 2000 dal dott. Robert Spitzer, famoso psichiatra della Columbia University di New York, e presentato nel convegno annuale dell'American Psychiatric Association nel 2001 [13].

Lavorando con 200 individui, il dott. Spitzer aveva ottenuto un cambiamento di orientamento sessuale nel 66% dei maschi e nel 44% delle femmine.

“Non dobbiamo trarne conclusioni affrettate - commenta il dott. Nicholas Cummings, ex-presidente dell'American Psychological Association - ma questi studi [di Jones e Yarhouse] aprono nuove prospettive nella ricerca. Si tratta di una lettura d’obbligo per terapeuti e psicologi.

Carlo Di Pietro (M.S.M.A.)

Robert L. Spitzer (born May 22, 1932) is a former major architect of the modern classification of mental disorders. He is a retired professor of psychiatry at Columbia University in New York City, United States and was on the research faculty of the Columbia University Center for Psychoanalytic Training and Research. He retired after 49 years in December 2010. He is called arguably the most influential psychiatrist of the 20th century. [14]

Principali fonti utilizzate:
Wikipedia
Treccani
Bollettino Tradizione Famiglia e Proprietà (T.F.P.) anno 18, num. 52

Parte dell'articolo è tratto da:
Bollettino Tradizione Famiglia e Proprietà (T.F.P.) anno 18, num. 52, p. 8 "Dall'omosessualità si può guarire"