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Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore

Venerdì 3 febbraio 2017

*In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti».*

La legge del levirato consentiva al fratello di prendere in moglie la cognata, solo in caso di morte del fratello. Se questo fosse avvenuto mentre l'altro era in vita, si commetteva un vero peccato di adulterio. Erode è un re adultero. Anche Erodìade è un'adultera. Giovanni il Battista aveva denunciato proprio questo adulterio ad Erode e per questo motivo Erodìade lo odiava a tal punto da desiderare la sua morte. Un peccato non rimane mai da solo. Basta che uno solo entri nel nostro cuore, e una miriadi di altri peccati subito sorgono in esso. Chi si vuole guardare dal cadere in peccati più orrendi, deve guardarsi dal cadere nei peccati che da tutti oggi vengono accettati come stile e forma di vita, addirittura come legge di vera modernità. Oggi tutte le esperienze sessuali sono legge di modernità. L'aborto è modernità, progresso. Il divorzio è legge di civiltà, avanzamento dell'uomo nel suo sviluppo. Chi cade in questi peccati ormai accettati da tutti, prima o poi giunge a peccati più orrendi, nefandi, di vera perversità. Erode mai avrebbe voluto uccidere Giovanni il Battista. Lui non sa però che nel cuore dell'empio chi governa è il peccato. Il suo peccato di adulterio lo trasforma in un concupiscente, in un depravato. Ha desideri libidinosi anche sulla figlia della sua concubina. Questi desideri gli fanno emettere un giuramento stolto, insano, insipiente. Erode è condannato ad essere omicida del più grande dei profeti proprio dal suo peccato. È triste questa storia, ma essa non è solo di Erode. È di chiunque lascia che il peccato entri nel suo cuore e lo governi. Chi è governato dal peccato, sa da dove si comincia, non saprà mai dove si finirà. È questa la vera schiavitù del peccato.