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4.2.1. Canto corale

Il canto corale realizza in maniera tutta speciale un rapporto di condivisione e solidarietà fra coloro che vi si dedicano. Il canto di gruppo è una tecnica tanto usata quanto abusata. Quando si canta per condividere l'espressione della propria fede, sia nella liturgia che nella catechesi, è importante prendere coscienza di ciò che si fa. L'unione delle voci esprime significativamente la coesione di un insieme di persone, pertanto è un'espressione più che appropriata per manifestare la dimensione ecclesiale della fede cristiana. Nell'unione fisica delle voci si condivide anche la dimensione emotiva, affettiva e cognitiva. Il valore che esprimo nel canto non è solo mio ma di tutti coloro che si uniscono a me nell'impegno corale. Il canto corale allarga l’adesione e l’espressione personale-individuale della fede ad un ambito sociale, comunitario, ecclesiale, chiaramente manifesto e ricco di sentimento e gestualità corporale1.

Prendere coscienza di questi dati è alla base di un impegno nel canto di insieme che mi conduca a trarre il massimo da questa esperienza. Il problema non è quindi esclusivamente tecnico-musicale ma di coscienza musicale.

a. Apprendimento

Spesso le prove per l'apprendimento di un canto non sono attività di facile realizzazione. Per poter insegnare un canto bisogna prima possederlo. Ciò significa che l'animatore dovrà studiarlo nei dettagli, prevedendo eventuali difficoltà di realizzazione. La prima necessità è quella di fare propria la linea melodica. Se l'animatore sa leggere la musica gli sarà abbastanza facile passare dalla carta al suono altrimenti dovrà cercare qualche rimedio alternativo.

Ecco alcuni consigli pratici2.

a. E' bene curare prima di tutto la preparazione da parte dell'animatore. Un gruppo di persone che cantano mal sopporta incertezze, lungaggini e imprecisioni.

b. Le prove inizino con la lettura del testo letterario, spiegandone il contenuto, le parole di non immediata comprensione (attenzione ai fanciulli!), le immagini simboliche, traducendo parole o testi espressi in altra lingua (latino, greco, ebraico... ad es.: Kyrie eleison, amen, maranatah, alleluia, shalom, abbà...).

c. Segue la proposta del canto, in parti o per intero, da parte dell'animatore. Si raccomanda una ripetizione frequente dei passaggi più difficili.

d. Se lo si ritenesse necessario si può procedere a una lettura ritmica del testo verbale (recitare le parole secondo lo schema ritmico del canto), specialmente se si presentassero movimenti particolarmente ostici.

e. Si passa quindi a curare la linea melodica. L'animatore, dopo aver proposto il canto nella sua interezza, lo divide in singole frasi (musicali e letterarie) di senso compiuto, da far ripetere una o più volte fino al sicuro apprendimento. Man mano che si procede si uniscono le parti.

f. Dopo un apprendimento sommario l'animatore ripropone da solo il canto o una sua parte (strofa o ritornello) mentre gli altri ascoltano.

g. A questo punto tutti possono ripetere il canto.

Chi non sa leggere la musica deve imparare il canto per imitazione, da un cd, da un nastro o da qualche altro animatore. In ogni caso, se si vuol realizzare un buon apprendimento, è importante ricorrere alla registrazione originale o a una interpretazione veramente fedele allo spartito. Bisogna allontanare la presunzione di aver imparato un canto perché lo si è sentito una volta incontrando un gruppo esterno o durante una celebrazione.

Ma vediamo concretamente come procedere.

a. Come abbiamo già detto, è bene premettere una prova preliminare da parte dell'animatore che deve precedere l'audizione dell'intero gruppo. Si tratta di un ascolto molto attento, che non si lascia ingannare dalle esecuzioni proposte nelle registrazioni originali. Certi arrangiamenti vocali e strumentali non aiutano a cogliere l'esattezza della linea melodica da riprodurre in canto.

b. Come abbiamo affermato precedentemente, anche in questo caso le prove si iniziano con la lettura del testo letterario, spiegandone il contenuto e le parole di non immediata comprensione.

c. Durante le prove si farà uso del registratore, che comunque dovrà essere accompagnato dall'intervento dell'animatore. Si assicuri un'audizione completa del canto, da ripetersi anche più volte.

d. In seguito si invita a cantare sopra la registrazione, prima a voce bassa poi più sostenuta, fino ad un buon apprendimento.

e. Anche in questo caso è bene suddividere il canto in piccole parti per perfezionarle.

b. Esecuzione

Per quanto riguarda l'esecuzione del canto è utile richiamare opportunamente quanto già si è detto a proposito dell'audizione. Anche in questo caso è importante assicurare una disposizione interiore ed esteriore che ottenga un certo coinvolgimento nel canto, cercando di realizzare una esecuzione serena, partecipata e interiorizzante.

Anche qui dobbiamo ricordare che è bene non lasciarsi prendere dalla fretta di commentare il testo letterario a discapito del senso globale del canto realizzato da parole e musica. Il canto corale, nella sua esecuzione, deve essere "coerente", deve cioè veicolare il contenuto letterario con una conforme e adeguata espressione, con un giusto dosaggio di volume, di timbrica e di ritmo. Se il testo di un canto esprime, ad esempio, un senso di interiorità, di serenità e di abbandono, anche dal punto di vista espressivo deve essere eseguito con la giusta distribuzione di volume-timbro-ritmo che evochi questi profondi stati d'animo. Così un canto festoso, allegro e coinvolgente nel testo letterario e nella elaborazione musicale non può essere reso con pesantezza ritmica, con volume sommesso e con una timbrica inconsistente o per niente trascinante, tipico di una cantilena o di una nenia.

E' bene che l'esecuzione non sia mai fine a se stessa, è quindi importante far emergere le reazioni emotive ed affettive suscitate dalla musica e dal testo. Il fine ultimo dell'esecuzione deve essere sempre quello di scoprire la freschezza dei valori che il canto presenta per giungere all'applicazione esistenziale dei contenuti emersi nel canto (riferimento alla vita passata, presente e futura).

1Cfr. G. DE COURREGES - P. JACOB, o.c., pp. 398-399;

2Molto utili anche i consigli contenuti in G. DE COURREGES - P. JACOB, o.c., pp. 402-403.