00 14/03/2012 22:45

Solo i credenti si oppongono all’aborto? No, ecco l’associazione “Atei pro-life”

Quando si entra in dibattiti bioetici si tende sempre a dividere gli interlocutori in due aree: i credenti da una parte e i non credenti o i credenti cosiddetti “cattolici adulti” dall’altra. Questo giochino è portato avanti per screditare fin dall’inizio gli argomenti dei credenti: infatti, dicono, le motivazioni dei primi sarebbero basate su convincimenti religiosi e quindi non potrebbero valere per i secondi o per una società laica.

Ma chi ha mai detto che l’opposizione all’aborto o all’eutanasia, ad esempio, sia basata su convincimenti religiosi? Certo, c’è sicuramente da tenere in considerazione il principio della sacralità della vita, ma la questione è comunque condivisa con gran parte dei laici, i quali -pur non potendo sottoscrivere evidentemente lo stesso concetto di “sacro”- riconoscono che la vita è un bene indisponibile, di così alto valore, così prezioso che posso sì interpretarlo come voglio, ma rispettando un limite, ovvero il divieto della distruzione del bene stesso, come ha spiegato bene il filosofo Scandroglio. Oltre a questo principio, comunque, tutte le motivazioni contrarie si basano su ragioni cosiddette laiche. Tantissimi sono i non credenti o gli agnostici che sono nostri compagni nell’opposizione all’eutanasia, molti di essi sono medici, come il prof. Lucien Israel, agnostico, luminare francese dell’oncologia, o il neurologo Mauro Zampolini il quale,  non credente, si oppone a eutanasia e testamento biologico, opponendosi al sedicente cattolico Ignazio Marino.

Sull’aborto la collaborazione è ancora più vasta. Basti solo pensare al pensiero di Christopher Hitchens o all’esistenza di un’associazione americana di atei che si batte contro l’aborto. Si chiama “Secular Pro-Life”. Esistono dal 2009 e desiderano «un mondo in cui l’aborto sia impensabile, per le persone di ogni fede e non fede».  Incoraggiano «la diversità religiosa nel movimento pro-life e il combattimento di stereotipi promulgati dalla lobby dell’aborto». Riconoscono che «fortunatamente, i sondaggi hanno mostrato che una percentuale maggiore di giovani sono pro-life rispetto alle generazioni precedenti». Si veda questo studio, ad esempio. Dato il calo dell’influenza della Chiesa nella società, dicono di sentirsi chiamati a collaborare, per realizzare -come già detto-  «un mondo dove l’aborto è impensabile per tutti».

In una pagina del loro sito propongono una serie di interessanti pubblicazioni/argomentazioni, in un’altra c’è perfino un elenco di “abortisti” da tenere sotto’occhio e infine è anche presente un blogaggiornato frequentemente. La loro pagina Facebook “piace” a 760 utenti e in essa c’è un rimando, in barba al movimento sessantottino, ad un gruppo di “Femministe pro-life”.

Luca Pavani