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Ricercatori della Consulta di Bioetica: «l’infanticidio è lecito come l’aborto»

«Nè un neonato nè un pesce sono persone, uccidere questi esseri non è moralmente così negativo come uccidere una persona». E ancora: «Dobbiamo squarciare il velo sui conflitti con l’etica tradizionale, compresa la proibizione dell’uccisione della vita umana innocente quando ci sono circostanze in cui farlo può essere la miglior cosa da fare». Di nuovo: «Molti anni fa, nel 1994, proposi di fare eutanasia fino a un mese dalla nascita. Oggi penso che non dovremmo porre alcun limitetemporale. Più aspettiamo più cresce il legame fra il bambino e i genitori, quindi l’eutanasia deve essere eseguita prima possibile». Infine: «I feti, i bambini appena nati e i disabili sono non-persone, meno coscienti e razionali di certi animali non umani. E’ legittimo ucciderli». No, non stiamo citando Adolf Hitler o qualche neonazista, ma sono parole di Peter Singer, uno dei filosofi e bioeticisti più famosi al mondo, docente alla prestigiosa università di Princeton. Ateo convinto, teorizzatore dei diritti animali e stimato amico personale di Richard Dawkins.

Singer, apertamente favorevole all’infanticidio, odia il cristianesimo perché «i nostri atteggiamenti attuali datano dal sorgere del Cristianesimo [...]. Se ritorniamo alle origini della civiltà occidentale, ai tempi dei Greci e dei Romani, troviamo infatti che l’appartenenza alla specie “homo sapiens” non era sufficiente a garantire la protezione della propria vita» (P. Singer, “Etica Pratica” 1989, pag. 82-83)Lo conferma il laico Richard Rorty«Se si guarda ad un bambino come ad un essere umano, nonostante la mancanza di elementari relazioni sociali e culturali, questo è dovuto soltanto all’influenza della tradizione ebraico-cristiana e alla sua specifica concezione di persona umana» (R. Rorty,“Objectivity, Relativism and Truth”, Cambridge 1991). E’ con Gesù che i bambini diventano persone«dall’avvento del cristianesimo e per tutto il Medioevo, l’infanticidio fu considerato un crimine grave da punire con la pena capitale».

In questi giorni abbiamo scoperto che anche in Italia ci sono teorizzatori dell’infanticidio e “guarda caso” sono membri della “Consulta di Bioetica”, cioè i  promotori della  ”bioetica laica”: aborto, eutanasia, testamento biologico, fecondazione assistita ecc. il cui presidente onorario è ovviamente Beppino Englaro. Il presidente, Maurizio Mori, assieme a Alberto Giubilinisostengono che il Papa in televisione violi il pluralismo e la laicità di stato. Lo stessoGiubilini, assieme a Francesca Minerva, componente del Direttivo nazionale della Consulta di Bioetica, sono su tutti i giornali del mondo in questo periodo, venendo paragonati al Führer o al dott. Mengele. I due laicisti italiani hanno infatti pubblicato su “Journal of Medical Ethics” uno studio intitolato: Aborto dopo la nascita, perchè il bambino dovrebbe vivere?”Il loro scopo, leggendo lo studio, sarebbe quello di confutare l’argomento pro-life secondo cui l’aborto è illecito perché il feto umano è una persona in potenza, contiene in sé quel che diventerà. Tuttavia, per affermare questo sono stati obbligati -per essere coerenti- ad approvare l’infanticidio (loro lo chiamano aborto post-partum)«uccidere un neonato dovrebbe essere permesso in tutti i casi in cui lo è l’aborto, inclusi quei casi in cui il neonato non è disabile». E ancora: «Se una persona potenziale, come un feto e un neonato, non diventa una persona reale, come voi e noi, allora non c’è qualcuno che può essere danneggiato, il che significa che non vi è nulla di male. Quindi, se si chiede se uno di noi avrebbe potuto essere danneggiato, se i nostri genitori avrebbero deciso di ucciderci quando eravamo feti o neonati, la nostra risposta è ‘no’», nessun danno ad uccidere un feto o un neonato.«Non-persone», continuano, «non hanno diritto alla vita, non vi sono ragioni per vietare l’aborto dopo il parto». Essi ritengono lecito uccidere finché il soggetto non è «in grado di effettuare degli scopi e apprezzare propria vita». E’ questo che, secondo loro, significa diventare «persone nel senso di ‘soggetti di un diritto morale alla vita’». Tuttavia «i feti ed i neonati non sono persone, sono ‘possibili persone’ perché possono sviluppare, grazie ai loro meccanismi biologici, le proprietà che li rendono ‘Persone’». E’ lecito ucciderli perché «affinché si verifichi un danno, è necessario che qualcuno sia nella condizione di sperimentare tale danno».

Su “Il Fatto Quotidiano si commenta rispetto ai due amici di Beppino Englaro: «Francamente mi fa piacere non siano rimasti in Italia, cosicchè il nostro Paese abbia potuto privarsi dell’onore di aver dato origine a tale scioccante teoria [...]. Non era necessario tanto studio per arrivare a tali conclusioni aberranti: le teorie eugenetiche furono applicate tristemente dagli americani prima ancora che Hitler le elevasse ad arma di sterminio». Su “Vanity Fair”«Il pensiero, inevitabilmente, corre alle teorie eugenetiche e razziste»“The Guardian” ha parlato di “disgusto”, “mostruosità” e “indignazione”, “The Algemeiner” ha titolato così: «Il dottor Mengele sarebbe stato orgoglioso».

Attenzione però ad indignarsi, si rischia di perdere una cosa fondamentale e in pochi l’hanno rilevata. Il “New Statesman” parla di “beffa pro-life”, e pare proprio essere tale. Addirittura vorremmo ringraziare profondamente i due -poco furbi o troppo coerenti- abortisti! E’ un autogol clamoroso! Hanno infatti contribuito a portare in tutto il mondo l’evidenza che da anni il mondo pro-life sostiene: non c’è nessuna differenza tra un feto umano e un neonato. L’essere umano, unico e irripetibile, diventa tale al momento del concepimento e l’infanticidio è un atto coerente per chi è favorevole all’aborto. Lo affermano i due ricercatori: «lo stato morale dell’individuo ucciso è comparabile con quello di un feto (sul quale gli aborti tradizionali vengono eseguiti) piuttosto che a quello di un bambino. Pertanto, affermiamo che l’uccisione di un neonato potrebbe essere eticamente ammissibile in tutte le circostanze in cui lo sia l’aborto». E ancora: «Sia un feto che un neonato sono certamente esseri umani e potenziali persone, ma non sono “persone”», cioè non sono «in grado di attribuire alla propria esistenza alcuni (almeno) valori di base, in modo tale che la privazione di questa esistenza rappresenti per loro una perdita». Perciò, «le stesse ragioni che giustificano l’aborto dovrebbero valere anche per giustificare l’uccisione di un neonato». Le loro domande mettono in crisi gli abortisti e i loro colleghi della Consulta di Bioetica: «Se un bambino non ancora nato può essere ucciso senza un regolare processo, perché non può avvenire per uno nato? Quello che si vede in entrambi i casi è la loro impotenza, l’organismo che viene ucciso e non aveva nessuna possibilità, nessuna capacità, per proteggere se stesso».

Per concludere, secondo noi il commento più lucido e riassumente finora è arrivato da Anthony Ozimic della “Society for the Protection of Unborn Children” (SPUC) rilasciato per “The Huffington Post”: «Il documento dimostra che quel che noi sosteniamo: gli argomenti comuni a favore dell’aborto giustificano anche l’infanticidio. Non vi è alcuna differenzadi status morale tra un bambino il giorno prima della nascita e un giorno dopo. La nascita è solo un cambiamento di location, non un passaggio dalla non-personalità alla personalità. Il diritto internazionale dei diritti umani non fa distinzione tra gli esseri umani, secondo le varie teorie su ciò che costituisce la personalità. Tutti gli esseri umani, indipendentemente dall’età, dalla posizione o capacità, sono considerati dal diritto internazionale come membri uguali della famiglia umana, e quindi hanno un uguale diritto alla vita. Questa promozione agghiacciante di infanticidio è una misura di quanto l’aborto sia la creazione di una cultura della morte».