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DIO-UOMO

IL FIGLIO DELL’UOMO E IL FIGLIO DI DIO


Le parole riferite in Genesi 2,7 "Dio formò l'uomo col fango della terra e gli ispirò in faccia un soffio di vita": significa che lo spirito dell'uomo e' parte della sostanza divina e come tale figlio di Dio della sua stessa sostanza e natura, esattamente come lo e' anche Gesù stesso ?


Questa domanda se lo sono posti in molti nel corso della storia e molti ritengono che l’uomo sia una emanazione, una scintilla della divinità, una parte di essa, un figlio di Dio in senso proprio della parola. E pensano che sia possibile con le proprie forze e risorse riconquistare la propria natura divina che sarebbe rimasta offuscata e dimenticata. Ma è proprio così ? Chi è veramente l’uomo alla luce della rivelazione e alla luce della ragione ?


RISPOSTE


a) La sostanza di Dio e' eterna e in essa non si può produrre niente di nuovo. Invece le anime umane non esistevano prima dei loro corpi e perciò non sono della stessa natura divina che e' da sempre esistita.

b) Dio e' assolutamente immutabile mentre qualsiasi altra cosa creata e' mutevole. Pertanto non ha il carattere di immutabilità della sostanza divina secondo quando viene anche affermato da Giac.1,16: “Non andate fuori strada, fratelli miei carissimi; 17 ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c'è variazione né‚ ombra di cambiamento”.

c) Negli uomini vi sono diversi gradi di scienza, di virtù, di capacità mentre Dio non ha nessuna forma di variazione in se stesso.

d) Dio ha in se' la perfezione mentre tutte le creature sono imperfette.

e) Dio non può peccare mentre l'uomo può peccare.

f) Dio non e' corruttibile in nulla, l'uomo lo e' in tutto.

g) La sostanza divina e' assolutamente indivisibile e non e' possibile che essa si trovi nell'uomo o in qualsiasi cosa creata.

h) Dio e' Infinito, Eterno, Onnipotente, e Onnisciente, l'uomo non possiede nessuna di queste qualità: non possiede in se' perciò una "parte di Dio".


Quanto detto per l'uomo che e' il capolavoro della creazione (Dio vide che era molto buono) a maggior ragione vale per tutte le altre opere create (Dio vide che era buono).


Se la materia di cui e' fatto il cielo e la terra creati da Dio fossero state generate dalla stessa sostanza di Dio dovremmo concludere che anche l'adorazione ad esse sarebbe giusta e dovuta, mentre nella Scrittura appare chiarissimo che viene bandita l'idolatria verso tutte le cose create.

Inoltre in Giov.4,24 si afferma che Dio e' Spirito e perciò la materia non può essere della sua stessa sostanza: ne consegue che tutte le cose (materiali e spirituali) essendo state create e non essendo fatte della sostanza divina sono state tratte dal nulla all'esistenza.


L’affermazione che ogni cosa creata è stata tratta dal nulla trova la sua conferma nella Scrittura. Gv.1,3 dice che “senza di Lui neppure una delle cose fatte è stata fatta.” Quindi, nulla di ciò che esiste esisteva prima in Dio, ma è stato fatto in un certo momento, per un atto della Sua volontà, senza servirsi di cose preesistenti, giacché “neppure una delle cose fatte è stata fatta senza di Lui”.


Vi sono altre motivazioni per dimostrare che nulla di ciò che e' stato creato e' parte di Dio ma la spiegazione risulterebbe più complessa di quanto e' stato fatto sopra per semplicità di esposizione. Se si volesse approfondire l'argomento occorrerebbe consultare le opere scritte in merito, soprattutto quelle di S.Tommaso d’Aquino.

La Genesi afferma che Dio disse "facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza": dunque l'uomo e' stato fatto, non generato; inoltre si parla di lui come somiglianza di Dio (imperfetta) e non come avente la stessa natura (perfetta).

In Giov. 1,12 si afferma:" ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome", dunque la fede dà al credente la possibilità di DIVENTARE figlio, e se deve DIVENTARE figlio vuol dire chiaramente che prima non lo era, non proveniva assolutamente dalla sostanza di Dio.

Rom.8,15 dice: “E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi quindi non figli di Dio in senso proprio ma figli di adozione ( cf. anche Rom.8,23).


Per rispondere a questo punto alla domanda di cosa sia costituito il soffio che Dio spirò sul volto dell'uomo dobbiamo semplicemente ricordare, come argomenta S.Tommaso d’Aquino, che quando uno soffia su qualcosa non genera una parte di se', della sua sostanza, ma emette l'aria inspirata: allo stesso modo Dio ha formato l'uomo materiale dal fango della terra immettendovi la parte spirituale che e' stata anch'essa creata e non attinta dalla sua sostanza.


Di Gesù Cristo invece la Scrittura afferma molte volte che e' l'Unigenito Figlio di Dio. Troviamo diverse volte l’affermazione che è stato generato. Lo troviamo ad esempio in Eb.1,5: “tu sei mio figlio, oggi ti ho generato”. In Giov.1,18 si dice: Dio nessuno l'ha mai visto: proprio l'UNIGENITO DIO, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

UNIGENITO significa: l’unico generato.

Solo di Gesù Cristo si dice nella Scrittura che “e' nel seno del Padre” (Gv.1,18) e aggiunge che egli è “nel Padre” e il “Padre è in Lui”.


E ancora in Eb.1,3: Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria

e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola.


Dio Padre perciò ha un solo Figlio in senso proprio e non simbolico, (altrimenti non sarebbe Unigenito ) e tale Unigenito e' Dio: viene definito infatti in Gv1.18: UNIGENITO DIO che e' nel seno del Padre.

La sua natura divina e' diversa da quella angelica in quanto in Ebrei 1,5-6 si afferma ancora:

Infatti a quale degli angeli Dio ha mai detto:

Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato?

E ancora: Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio? E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice: Lo adorino tutti gli angeli di Dio.


Da questi testi della Scrittura e' evidente che il termine generico di "figlio di Dio" attribuito a volte ad uomini, ad angeli, a demoni o ad Israele e' ben diverso dal termine "Figlio di Dio" usato per identificare Gesù nel Nuovo Testamento.


Sarebbe lungo analizzare i numerosi testi del nuovo testamento in cui si evidenzia la natura divina di Gesù, mentre riteniamo interessante esaminare questa sua divinità esaminando un brano, spesso trascurato, quando cioè Gesù viene portato davanti al Sinedrio per essere giudicato inequivocabilmente sulla sua persona.

Se Caifa avesse attribuito al termine Figlio di Dio, che l’accusato non rifiutava di farsi dare, un valore generico che non pretendesse di essere della natura del Padre, non avrebbe fatto crocifiggere Gesù.

Caifa conosceva perfettamente il salmo 82,6 che dice: “io ho detto, voi siete dei, siete tutti figli dell’Altissimo” per cui non poteva condannare Gesù sulla base di una generica figliolanza divina che la Scrittura stessa attribuiva a tutti indistintamente.

Neanche avrebbe potuto condannarlo soltanto sulla pretesa da parte di Gesù di essere il Cristo, cioè il Messia che pure rivendicava di essere, perchè molti altri avevano avuto questa stessa pretesa e nessuno di essi fu mai condannato a morte.

Per questo Luca 22,67-70 riferisce due distinte domande da parte dei sinedristi: la prima voleva accertare se Gesù ritenesse di essere davvero il Cristo, ed egli lo confermò dicendo: “d’ora in avanti il Figlio dell’uomo sarà seduto alla destra della potenza di Dio”, attribuendo a se stesso il testo messianico di Daniele 7,13 che i rabbini attribuivano all’atteso liberatore e sgominatore di tutti i nemici d’Israele per incarico di Dio. Questa risposta poteva lasciare al massimo indignati gli accusatori i quali potevano ritenere che Gesù fosse un millantatore, ma non un bestemmiatore reo di morte.

Inoltre la figura dell’atteso Messia non era associata all’idea che egli fosse vero Figlio di Dio. Questa era la voce popolare che circolava su Gesù e i sinedristi la sfruttarono vantaggiosamente per trovare il capo d’accusa.

Fu infatti allora che, come risulta da Luca 22,70, il sinedrio rivolse a Gesù la fatidica domanda: “sei tu dunque il Figlio di Dio?”

Ed egli confermò rispondendo: “IO SONO” (Mc.14,62).

Tale risposta non lasciava dubbi sulla inequivocabile identità di Gesù: Egli diceva di essere il vero Figlio di Dio.


Ecco allora perché a quel punto, Caifa lo accusò di essere reo di bestemmia: perché riteneva che Gesù osasse usurpare l’assoluta unicità di Dio, mettendosi alla pari con Lui, e quindi mettendo in discussione il comandamento ricevuto da Mosè: “ NON AVRAI ALTRI DEI DI FRONTE A ME” e “IL SIGNORE E’ UNO.”

Secondo il monoteismo male inteso degli ebrei, appariva inconciliabile con la loro fede, inaccettabile e meritevole di morte il solo affermare di essere vero Figlio di Dio.

Infatti Gv.19,7 riferisce che i Giudei dicono: “noi abbiamo una Legge e secondo questa legge egli deve morire perché si è fatto figlio di Dio.” (Levitico 24,15. )


Quindi i giudei attribuivano a Gesù la pretesa di essere figlio di Dio in senso reale, vero e non simbolico, proprio come riferisce Gv. 5,18 e 10,33: " I giudei cercavano di ucciderlo perchè chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio".


Questo dunque è quanto i giudei pensavano esprimendo la condanna, ma quello che maggiormente ci interessa è la posizione e la reazione di Gesù di fronte alla loro opinione:

Gesù non negò l’interpretazione dei giudici sulla sua reale figliolanza divina.

Se il termine Figlio di Dio stava ad indicare una natura creata, cioè come quella di tutte le altre creature, diversa dalla natura divina del Padre, avrebbe dovuto rettificare il loro pensiero e precisare chi egli fosse veramente, per non mettere in discussione la divinità del Padre, per non usurpare la sua Assoluta Unicità e soprattutto per non privarlo della Sua Gloria assoluta così come era stata rivendicata ad esempio in Isaia 42,8, il che gli stava a cuore più di ogni altra cosa e di cui in pratica veniva accusato.

Ma Gesù non modificò il loro concetto a suo riguardo, come fece invece davanti a Pilato quando gli mosse l’accusa di essersi fatto Re dei giudei: Gesù precisò in quel caso che “il suo regno non era di questo mondo” (Gv.18,36) e questo significava che non pretendeva di usurpare il regno di Cesare. Per questo Pilato, ritenendolo al massimo un vaneggiatore, un esaltato, voleva scagionarlo.

Sarebbe ben strano se Gesù si fosse preoccupato di salvaguardare la gloria di Cesare e non quella di Dio, mentre egli invece intendeva rendere testimonianza assoluta alla Verità.

Davanti al Sinedrio, il supremo tribunale religioso ebraico, veniva perciò ufficialmente resa nota l’identità già riconosciuta da Pietro per rivelazione del Padre (Mt.16,16) e che gli meritò di essere la Roccia su cui sarebbe stata edificata la Chiesa.

Proprio in forza di tale identità tante espressioni usate da Gesù, e che irritavano continuamente i giudei, trovavano davanti al Sinedrio la loro piena conferma:

se non credete che IO SONO morirete nei vostri peccati (Gesu’ si attribuiva il nome proprio di Dio: IO SONO)

Io sono la via, la Verità e la Vita” : (la Vita e la Verità in senso proprio, possono essere solo attribuibili a Dio)

avete udito che fu detto,…ma io vi dico…” (solo Dio poteva cambiare le leggi )

Io e il Padre mio siamo una sola cosa” (rivendicava la stessa natura divina)

Chi ha visto me ha visto il Padre” …perché “io sono nel Padre e il Padre è in me” (unità di natura )

Io ho il potere di dare la vita e il potere di riprenderla” (solo Dio può avere questo potere)

“…il Padre mio…il Padre mio…(usava spesso questo esclusivo appellativo, non diceva mai Padre nostro)

Io sono il buon Pastore …. (“Nessuno è buono se non Dio” Gesù aveva precisato )

Ti sono rimessi i tuoi peccati…. (Chi può rimettere i peccati se non Dio soltanto?)

Inoltre non disdegnò l’adorazione dei magi, del cieco nato, degli apostoli e degli angeli, se non fosse stato Dio.

Ma se ancora non si fosse convinti che Gesù è vero Figlio di Dio, e perciò della sua stessa natura divina, si ascolti quello che il Padre aveva dichiarato in due occasioni riportate nei Vangeli: “Questi è il mio Figlio diletto, ascoltatelo” (Mt.17,6 Mc.9,7)

Chi oserà dire che il Padre intendesse fare un’affermazione simbolica, o che dicendo quelle parole intendeva dire qualcosa di diverso da quello che ha detto???


Ecco dunque il nodo cruciale di quel singolare e decisivo interrogatorio, della testimonianza concorde del Padre , di Pietro, degli Apostoli e della Chiesa intera che con il Concilio di Nicea ha voluto definire con assoluta chiarezza il dubbio insinuato da Ario e ripreso dai TdG i quali sostengono che Gesù è Figlio Unigenito solo nel senso che è l’unico essere creato dal Padre. Attribuiscono cioè a Cristo la nostra stessa natura di esseri creati, con la sola differenza che egli sarebbe stato creato per primo. Questa loro “fede” che è alla base di tutto il loro insegnamento, vanifica la testimonianza stessa del Padre, la testimonianza degli apostoli, la causa reale per cui Cristo è stato condannato a morire e quello che è peggio ha creato una frattura insanabile con la vera Chiesa fondata da Cristo che professa con Pietro senza tentennamenti: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente.” (Mt. 16,16)


Tutte le principali eresie della storia hanno cercato di togliere a Cristo la sua identità di vero uomo, in quanto vero figlio dell’uomo (ed es. docetisti, gnostici, sincretisti, New Age) o di vero Dio in quanto vero figlio di Dio (1 Gv. 5.20) (ad. es. ariani, Mormoni, Testimoni di G.)

Per ottenere questo risultato hanno dovuto manipolare e reinterpretare a proprio uso e consumo, tutti i testi biblici dove si afferma sia la natura divina che la natura umana di Gesù. Chi si fonda solo su una parte dei versetti biblici, tradisce gli altri versetti biblici che sono altrettanto veri e che vanno interpretati in armonia fra loro, in armonia con l’interpretazione di quelli che ci hanno trasmesso le Scritture stesse, in armonia con i Concili che hanno dato la definizione esatta a ciascuna obiezione posta dai vari eretici che si sono succeduti nella storia.


La tesi poi (sostenuta dai Testimoni di G.,) che Gesù sia l'arcangelo Michele, non solo non trova alcun fondamento scritturale ma appare in piena contraddizione con quanto sopra.

Si confonde il Creatore con la creatura, un abisso incolmabile. Basterebbe analizzare bene il testo di Giuda 9 per capire che Michele rimetteva al Signore il giudizio sul diavolo; e l'unico Signore in assoluto al quale appunto spetta il giudizio è Gesù come afferma S.Paolo in 1Cor.8,6. Ne consegue che Gesù non può essere Michele.

Inoltre il profeta Daniele ci dice che l’Arcangelo Michele era uno dei primi principi e non il primo o l’unico in assoluto.

Gesù invece è definito l’UNIGENITO DIO (Gv.1,18) in senso esclusivo e mai si dice che sia un arcangelo.

Non si capisce come si possa arrivare a questa conclusione assolutamente in contrasto con la Bibbia.

E’ possibile ora capire meglio come l’uomo sia creato, e Gesù, Figlio Unigenito di Dio, sia invece l’unico ad essere generato e non creato.