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CONOSCERE DIO

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    00 26/05/2010 13:08
    Gesù ha affermato che la vita eterna consiste nel CONOSCERE l'unico vero DIO e il Figlio Suo.

    Giov 17,3 Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.




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    00 26/05/2010 13:22
    PREFAZIONE

    So a chi ho creduto” ( 2Tm 1,12 )


    Credere in un solo Dio


    150 La fede è innanzi tutto una adesione personale dell'uomo a Dio; al tempo stesso ed inseparabilmente, è l'assenso libero a tutta la verità che Dio ha rivelato. In quanto adesione personale a Dio e assenso alla verità da Lui rivelata, la fede cristiana differisce dalla fede in una persona umana. E' bene e giusto affidarsi completamente a Dio e credere assolutamente a ciò che Egli dice. Sarebbe vano e fallace riporre una simile fede in una creatura [Cf Ger 17,5-6; 150 Sal 40,5; Sal 146,3-4 ].



    Credere in Gesù Cristo, Figlio di Dio


    151 Per il cristiano, credere in Dio è inseparabilmente credere in Colui che Egli ha mandato, “il suo Figlio prediletto” nel quale si è compiaciuto ( Mc 1,11 ); Dio ci ha detto di ascoltarlo [Cf Mc 9,7 ]. Il Signore stesso dice ai suoi discepoli: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me” ( Gv 14,1 ). Possiamo credere in Gesù Cristo perché Egli stesso è Dio, il Verbo fatto carne: “Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato” ( Gv 1,18 ). Poiché Egli “ha visto il Padre” ( Gv 6,46 ), è il solo a conoscerlo e a poterlo rivelare [Cf Mt 11,27 ].



    Credere nello Spirito Santo


    152 Non si può credere in Gesù Cristo se non si ha parte al suo Spirito. E' lo Spirito Santo che rivela agli uomini chi è Gesù. Infatti “nessuno può dire: "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo” ( 1Cor 12,3 ). “Lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio... Nessuno ha mai potuto conoscere i segreti di Dio se non lo Spirito di Dio” ( 1Cor 2,10-11 ). Dio solo conosce pienamente Dio. Noi crediamo nello Spirito Santo perché è Dio.


    La Chiesa non cessa di confessare la sua fede in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.



    III. Le caratteristiche della fede


    La fede è una grazia


    153 Quando san Pietro confessa che Gesù è “il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, Gesù gli dice: “Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” ( Mt 16,17 ) [Cf Gal 1,15; 153 Mt 11,25 ]. La fede è un dono di Dio, una virtù soprannaturale da Lui infusa. “Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia "a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità"” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 5].



    La fede è un atto umano


    154 E' impossibile credere senza la grazia e gli aiuti interiori dello Spirito Santo. Non è però meno vero che credere è un atto autenticamente umano. Non è contrario né alla libertà né all'intelligenza dell'uomo far credito a Dio e aderire alle verità da lui rivelate. Anche nelle relazioni umane non è contrario alla nostra dignità credere a ciò che altre persone ci dicono di sé e delle loro intenzioni, e far credito alle loro promesse (come, per esempio, quando un uomo e una donna si sposano), per entrare così in reciproca comunione. Conseguentemente, ancor meno è contrario alla nostra dignità “prestare, con la fede, la piena sottomissione della nostra intelligenza e della nostra volontà a Dio quando si rivela” [Concilio Vaticano I: Denz.-Schönm., 3008] ed entrare in tal modo in intima comunione con lui.


    155 Nella fede, l'intelligenza e la volontà umane cooperano con la grazia divina: “Credere est actus intellectus assentientis veritati divinae ex imperio voluntatis a Deo motae per gratiam - Credere è un atto dell'intelletto che, sotto la spinta della volontà mossa da Dio per mezzo della grazia, dà il proprio consenso alla verità divina” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 2, 9; cf Concilio Vaticano I: Denz.-Schönm., 3010].



    La fede e l'intelligenza


    156 Il motivo di credere non consiste nel fatto che le verità rivelate appaiano come vere e intelligibili alla luce della nostra ragione naturale. Noi crediamo “per l'autorità di Dio stesso che le rivela, il quale non può né ingannarsi né ingannare”. “Nondimeno, perché l'ossequio della nostra fede fosse conforme alla ragione, Dio ha voluto che agli interiori aiuti dello Spirito Santo si accompagnassero anche prove esteriori della sua Rivelazione” [Concilio Vaticano I: Denz.- Schönm., 3009]. Così i miracoli di Cristo e dei santi [Cf Mc 16,20; Eb 2,4 ] le profezie, la diffusione e la santità della Chiesa, la sua fecondità e la sua stabilità “sono segni certissimi della divina Rivelazione, adatti ad ogni intelligenza”, sono “motivi di credibilità” i quali mostrano che l'assenso della fede non è “affatto un cieco moto dello spirito” [Concilio Vaticano I: Denz.-Schönm., 3008-3010].



    157 La fede è certa, più certa di ogni conoscenza umana, perché si fonda sulla Parola stessa di Dio, il quale non può mentire. Indubbiamente, le verità rivelate possono sembrare oscure alla ragione e all'esperienza umana, ma “la certezza data dalla luce divina è più grande di quella offerta dalla luce della ragione naturale” [San Tommaso d'Aquino, Summa teologiae, II-II, 171, 5, ad 3]. “Diecimila difficoltà non fanno un solo dubbio” [John Henry Newman, Apologia pro vita sua].


    158 “La fede cerca di comprendere ”: [Sant'Anselmo d'Aosta, Proslogion, proem: PL 153, 225A] è caratteristico della fede che il credente desideri conoscere meglio colui nel quale ha posto la sua fede, e comprendere meglio ciò che egli ha rivelato; una conoscenza più penetrante richiederà a sua volta una fede più grande, sempre più ardente d'amore. La grazia della fede apre “gli occhi della mente” ( Ef 1,18 ) per una intelligenza viva dei contenuti della Rivelazione, cioè dell'insieme del disegno di Dio e dei misteri della fede, dell'intima connessione che li lega tra loro e con Cristo, centro del Mistero rivelato. Ora, “affinché l'intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 5]. Così, secondo il detto di sant'Agostino, “credo per comprendere e comprendo per meglio credere” [Sant'Agostino, Sermones, 43, 7, 9: PL 38, 258].


    159 Fede e scienza. “Anche se la fede è sopra la ragione, non vi potrà mai essere vera divergenza tra fede e ragione: poiché lo stesso Dio che rivela i misteri e comunica la fede, ha anche deposto nello spirito umano il lume della ragione, questo Dio non potrebbe negare se stesso, né il vero contraddire il vero” [Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm., 3017]. “Perciò la ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza che egli se ne avveda, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 36, 2].



    La libertà della fede


    160 Per essere umana, la risposta della fede data dall'uomo a Dio deve essere volontaria; “nessuno quindi può essere costretto ad abbracciare la fede contro la sua volontà. Infatti l'atto di fede è volontario per sua stessa natura” [Conc. Ecum. Vat. II, Dignitatis humanae, 10; cf Codice di Diritto Canonico, 748, 2]. “Dio chiama certo gli uomini a servire lui in spirito e verità, per cui essi sono vincolati in coscienza ma non coartati... Ciò è apparso in sommo grado in Cristo Gesù” [Conc. Ecum. Vat. II, Dignitatis humanae, 11]. Infatti, Cristo ha invitato alla fede e alla conversione, ma a ciò non ha affatto costretto. Ha reso testimonianza alla verità”, ma non ha voluto “imporla con la forza a coloro che la respingevano. Il suo regno ... cresce in virtù dell'amore, con il quale Cristo, esaltato in croce, trae a sé gli uomini” [Conc. Ecum. Vat. II, Dignitatis humanae, 11].



    La necessità della fede


    161 Credere in Gesù Cristo e in colui che l'ha mandato per la nostra salvezza, è necessario per essere salvati [Cf Mc 16,16; Gv 3,36; Gv 6,40 e. a]. “Poiché "senza la fede è impossibile essere graditi a Dio" ( Eb 11,6 ) e condividere le condizioni di suoi figli, nessuno può essere mai giustificato senza di essa e nessuno conseguirà la vita eterna se non "persevererà in essa sino alla fine" ( Mt 10,22; 161 Mt 24,13 )” [Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm. , 3012; cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., ].



    La perseveranza nella fede


    162 La fede è un dono che Dio fa all'uomo gratuitamente. Noi possiamo perdere questo dono inestimabile. San Paolo, a questo proposito, mette in guardia Timoteo: Combatti “la buona battaglia con fede e buona coscienza, poiché alcuni che l'hanno ripudiata hanno fatto naufragio nella fede” ( 1Tm 1,18-19 ). Per vivere, crescere e perseverare nella fede sino alla fine, dobbiamo nutrirla con la Parola di Dio; dobbiamo chiedere al Signore di accrescerla; [Cf Mc 9,24; Lc 17,5; Lc 22,32 ] essa deve operare “per mezzo della carità” ( Gal 5,6 ), [Cf Gc 2,14-26 ] essere sostenuta dalla speranza [Cf Rm 15,13 ] ed essere radicata nella fede della Chiesa.



    La fede - inizio della vita eterna


    163 La fede ci fa gustare come in anticipo la gioia e la luce della visione beatifica, fine del nostro pellegrinare quaggiù. Allora vedremo Dio “a faccia a faccia” ( 1Cor 13,12 ), “così come egli è” ( 1Gv 3,2 ). ( 1Gv 3,2 ). La fede, quindi, è già l'inizio della vita eterna:


    Fin d'ora contempliamo come in uno specchio, quasi fossero già presenti, le realtà meravigliose che ci riservano le promesse e che, per la fede, attendiamo di godere [San Basilio di Cesarea, Liber de Spiritu Sancto, 15, 36: PG 32, 132; cf San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 4, 1].


    164 Ora, però, “camminiamo nella fede e non ancora in visione” ( 2Cor 5,7 ), e conosciamo Dio “come in uno specchio, in maniera confusa..., in modo imperfetto” ( 1Cor 13,12 ). La fede, luminosa a motivo di Colui nel quale crede, sovente è vissuta nell'oscurità. La fede può essere messa alla prova. Il mondo nel quale viviamo pare spesso molto lontano da ciò di cui la fede ci dà la certezza; le esperienze del male e della sofferenza, delle ingiustizie e della morte sembrano contraddire la Buona Novella, possono far vacillare la fede e diventare per essa una tentazione.


    165 Allora dobbiamo volgerci verso i testimoni della fede: Abramo, che credette, “sperando contro ogni speranza” ( Rm 4,18 ); la Vergine Maria che, nel “cammino della fede”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 58] è giunta fino alla “notte della fede” [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris Mater, 18] partecipando alla sofferenza del suo Figlio e alla notte della sua tomba; e molti altri testimoni della fede. “Circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede” ( Eb 12,1-2 )


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    00 26/05/2010 13:29
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    Io credo in un solo Dio”


    200 Con queste parole incomincia il Simbolo di Nicea-Costantinopoli. La confessione della Unicità di Dio, che ha la sua radice nella Rivelazione divina nell'Antica Alleanza, è inseparabile da quella dell'esistenza di Dio ed è altrettanto fondamentale. Dio è Unico: non c'è che un solo Dio: “La fede cristiana crede e professa un solo Dio, unico per natura, per sostanza e per essenza” [Catechismo Romano, 1, 2, 2].



    201 A Israele, suo eletto, Dio si è rivelato come l'Unico: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze” ( Dt 6,4-5 ). Per mezzo dei profeti, Dio invita Israele e tutte le nazioni a volgersi a lui, l'Unico: “Volgetevi a me e sarete salvi, paesi tutti della terra, perché io sono Dio; non ce n'è altri... davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua. Si dirà: "Solo nel Signore si trovano vittoria e potenza"” ( Is 45,22-24 ) [Cf Fil 2,10-11 ].


    202 Gesù stesso conferma che Dio è “l'unico Signore” e che lo si deve amare con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente, con tutte le forze [Cf Mc 12,29-30 ]. Nello stesso tempo lascia capire che egli pure è “il Signore” [Cf Mc 12,35-37 ]. Confessare che “Gesù è Signore” è lo specifico della fede cristiana. Ciò non contrasta con la fede nel Dio Unico. Credere nello Spirito Santo “che è Signore e dà la Vita” non introduce alcuna divisione nel Dio unico:


    Crediamo fermamente e confessiamo apertamente che uno solo è il vero Dio, eterno e immenso, onnipotente, immutabile, incomprensibile e ineffabile, Padre, Figlio e Spirito Santo: tre Persone, ma una sola Essenza, Sostanza, cioè Natura assolutamente semplice [Concilio Lateranense IV (1215): Denz. -Schönm., 800].



    II. Dio rivela il suo Nome


    203 Dio si è rivelato a Israele, suo popolo, facendogli conoscere il suo Nome. Il nome esprime l'essenza, l'identità della persona e il senso della sua vita. Dio ha un nome. Non è una forza anonima. Svelare il proprio nome, è farsi conoscere agli altri; in qualche modo è consegnare se stesso rendendosi accessibile, capace d'essere conosciuto più intimamente e di essere chiamato personalmente.



    204 Dio si è rivelato al suo popolo progressivamente e sotto diversi nomi; ma la rivelazione del Nome divino fatta a Mosè nella teofania del roveto ardente, alle soglie dell'Esodo e dell'Alleanza del Sinai, si è mostrata come la rivelazione fondamentale per l'Antica e la Nuova Alleanza.



    Il Dio vivente


    205 Dio chiama Mosè dal mezzo di un roveto che brucia senza consumarsi, e gli dice: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe” ( Es 3,6 ). Dio è il Dio dei padri, colui che aveva chiamato e guidato i patriarchi nelle loro peregrinazioni. E' il Dio fedele e compassionevole che si ricorda di loro e delle sue promesse; egli viene per liberare i loro discendenti dalla schiavitù. Egli è il Dio che, al di là dello spazio e del tempo, lo può e lo vuole e che, per questo disegno, metterà in atto la sua onnipotenza.



    Io sono Colui che sono”


    Mosè disse a Dio: “Ecco, io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?”. Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono!”. Poi disse: “Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi. . . Questo è il mio nome per sempre: questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione” ( Es 3,13-15 ).


    206 Rivelando il suo Nome misterioso di YHWH, “Io sono colui che E'” oppure “Io sono colui che Sono” o anche “Io sono chi Io sono”, Dio dice chi egli è e con quale nome lo si deve chiamare. Questo Nome divino è misterioso come Dio è Mistero. Ad un tempo è un Nome rivelato e quasi il rifiuto di un nome; proprio per questo esprime, come meglio non si potrebbe, la realtà di Dio, infinitamente al di sopra di tutto ciò che possiamo comprendere o dire: egli è il “Dio nascosto” ( Is 45,15 ), il suo Nome è ineffabile, [Cf Gdc 13,18 ] ed è il Dio che si fa vicino agli uomini.


    207 Rivelando il suo Nome, Dio rivela al tempo stesso la sua fedeltà che è da sempre e per sempre, valida per il passato (Io sono il Dio dei tuoi padri”, Es 3,6 ), come per l'avvenire (Io sarò con te”, Es 3,12 ). Dio che rivela il suo Nome come “Io sono” si rivela come il Dio che è sempre là, presente accanto al suo popolo per salvarlo.


    208 Di fronte alla presenza affascinante e misteriosa di Dio, l'uomo scopre la propria piccolezza. Davanti al roveto ardente, Mosè si toglie i sandali e si vela il viso [Cf Es 3,5-6 ] al cospetto della Santità divina. Davanti alla Gloria del Dio tre volte santo, Isaia esclama: “Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono” ( Is 6,5 ). Davanti ai segni divini che Gesù compie, Pietro esclama: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore” ( Lc 5,8 ). Ma poiché Dio è santo, può perdonare all'uomo che davanti a lui si riconosce peccatore: “Non darò sfogo all'ardore della mia ira. . . perché sono Dio e non uomo, sono il Santo in mezzo a te” ( Os 11,9 ). Anche l'apostolo Giovanni dirà: “Davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” ( 1Gv 3,19-20 ).

     

    209 Il Popolo d'Israele non pronuncia il Nome di Dio, per rispetto alla sua santità.Nella lettura della Sacra Scrittura il Nome rivelato è sostituito con il titolo divino “Signore” (Adonai”, in greco “Kyrios”). Con questo titolo si proclamerà la divinità di Gesù: “Gesù è il Signore”.



    Dio di misericordia e di pietà”


    210 Dopo il peccato di Israele, che si è allontanato da Dio per adorare il vitello d'oro, [Cf Es 32 ] Dio ascolta l'intercessione di Mosè ed acconsente a camminare in mezzo ad un popolo infedele, manifestando in tal modo il suo amore [Cf Es 33,12-17 ]. A Mosè che chiede di vedere la sua gloria, Dio risponde: “Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore [YHWH], davanti a te” ( Es 33,18-19 ). E il Signore passa davanti a Mosè e proclama: “YHWH, YHWH, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà” ( Es 34,5-6 ). Mosè allora confessa che il Signore è un Dio che perdona [Cf Es 34,9 ].


    211 Il Nome divino “Io sono” o “Egli è” esprime la fedeltà di Dio il quale, malgrado l'infedeltà del peccato degli uomini e il castigo che merita, “conserva il suo favore per mille generazioni” ( Es 34,7 ). Dio rivela di essere “ricco di misericordia” ( Ef 2,4 ) arrivando a dare il suo Figlio. Gesù, donando la vita per liberarci dal peccato, rivelerà che anch'egli porta il Nome divino: “Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io sono” ( Gv 8,28 ).



    Dio solo E'


    212 Lungo i secoli, la fede d'Israele ha potuto sviluppare ed approfondire le ricchezze contenute nella rivelazione del Nome divino. Dio è unico, fuori di lui non ci sono dei [Cf Is 44,6 ]. Egli trascende il mondo e la storia. E' lui che ha fatto il cielo e la terra: “essi periranno, ma tu rimani, tutti si logorano come veste. . . ma tu resti lo stesso e i tuoi anni non hanno fine” ( Sal 102,27-28 ). In lui “non c'è variazione né ombra di cambiamento” ( Gc 1,17 ). Egli è “colui che è” da sempre e per sempre, e perciò resta sempre fedele a se stesso ed alle sue promesse.


    213 La rivelazione del Nome ineffabile “Io sono colui che sono” contiene dunque la verità che Dio solo E'. In questo senso già la traduzione dei Settanta e, sulla sua scia, la Tradizione della Chiesa hanno inteso il Nome divino: Dio è la pienezza dell'Essere e di ogni perfezione, senza origine e senza fine. Mentre tutte le creature hanno ricevuto da lui tutto ciò che sono e che hanno, egli solo è il suo stesso essere ed è da se stesso tutto ciò che è.


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    00 26/05/2010 13:31
    PREFAZIONE

    III. Dio, “colui che è”, è Verità e Amore


    214 Dio, “colui che è”, si è rivelato a Israele come colui che è “ricco di grazia e di fedeltà” ( Es 34,6 ). Questi due termini esprimono in modo sintetico le ricchezze del Nome divino. In tutte le sue opere Dio mostra la sua benevolenza, la sua bontà, la sua grazia, il suo amore; ma anche la sua affidabilità, la sua costanza, la sua fedeltà, la sua verità. “Rendo grazie al tuo Nome per la tua fedeltà e la tua misericordia” ( Sal 138,2 ) [Cf Sal 85,11 ]. Egli è la Verità, perché “Dio è Luce e in lui non ci sono tenebre” ( 1Gv 1,5 ); egli è “Amore”, come insegna l'apostolo Giovanni ( 1Gv 4,8 ).



    Dio è la Verità


    215 “La verità è principio della tua parola, resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia” ( Sal 119,160 ). “Ora, Signore, tu sei Dio, e le tue parole sono verità” ( 2Sam 7,28 ); per questo le promesse di Dio si realizzano sempre [Cf Dt 7,9 ]. Dio è la stessa Verità, le sue parole non possono ingannare. Proprio per questo ci si può affidare con piena fiducia alla verità e alla fedeltà della sua Parola in ogni cosa. L'origine del peccato e della caduta dell'uomo fu una menzogna del tentatore, che indusse a dubitare della Parola di Dio, della sua bontà e della sua fedeltà.



    216 La verità di Dio è la sua sapienza che regge tutto l'ordine della creazione e del governo del mondo [Cf Sap 13,1-9 ]. Dio che, da solo, “ha fatto cielo e terra” ( Sal 115,15 ), può donare, egli solo, la vera conoscenza di ogni cosa creata nella sua relazione con lui [Cf Sap 7,17-21 ].



    217 Dio è veritiero anche quando rivela se stesso: “un insegnamento fedele” è “sulla sua bocca” ( Ml 2,6 ). Quando manderà il suo Figlio nel mondo, sarà “per rendere testimonianza alla Verità” ( Gv 18,37 ): “Sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio” ( 1Gv 5,20 ) [Cf Gv 17,3 ].



    Dio è Amore


    218 Israele, nel corso della sua storia, ha potuto scoprire che uno solo era il motivo per cui Dio gli si era rivelato e lo aveva scelto fra tutti i popoli perché gli appartenesse: il suo amore gratuito [Cf Dt 4,37; Dt 7,8; Dt 10,15 ]. Ed Israele, per mezzo dei profeti, ha compreso che, ancora per amore, Dio non ha mai cessato di salvarlo [Cf Is 43,1-7 ] e di perdonargli la sua infedeltà e i suoi peccati [Cf Os 2 ].


    219 L'amore di Dio per Israele è paragonato all'amore di un padre per il proprio figlio [Cf Os 11,1 ]. E' un amore più forte dell'amore di una madre per i suoi bambini [Cf Is 49,14-15 ]. Dio ama il suo Popolo più di quanto uno sposo ami la propria sposa; [Cf Is 62,4-5 ] questo amore vincerà anche le più gravi infedeltà; [Cf Ez 16; Os 11 ] arriverà fino al dono più prezioso: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” ( Gv 3,16 ).


    220 L'amore di Dio è “eterno” ( Is 54,8 ): “Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto” ( Is 54,10 ). “Ti ho amato di un amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà” ( Ger 31,3 ).



    221 Ma san Giovanni si spingerà oltre affermando: “Dio è Amore” ( 1Gv 4,8; 1Gv 4,16 ): l'Essere stesso di Dio è Amore. Mandando, nella pienezza dei tempi, il suo Figlio unigenito e lo Spirito d'Amore, Dio rivela il suo segreto più intimo: [Cf 1Cor 2,7-16; Ef 3,9-12 ] è lui stesso eterno scambio d'amore: Padre, Figlio e Spirito Santo, e ci ha destinati ad esserne partecipi.



    IV. Conseguenze della fede nel Dio unico


    222 Credere in Dio, l'Unico, ed amarlo con tutto il proprio essere comporta per tutta la nostra vita enormi conseguenze:



    223 Conoscere la grandezza e la maestà di Dio: “Ecco, Dio è così grande, che non lo comprendiamo” ( Gb 36,26 ). Proprio per questo Dio deve essere “servito per primo” [Santa Giovanna d'Arco, Dictum].



    224 Vivere in rendimento di grazie: se Dio è l'Unico, tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo viene da lui: “Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?” ( 1Cor 4,7 ). “Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?” ( Sal 116,12 ).



    225 Conoscere l'unità e la vera dignità di tutti gli uomini: tutti sono fatti “a immagine e somiglianza di Dio” ( Gen 1,26 ).



    226 Usare rettamente le cose create: la fede nell'Unico Dio ci conduce ad usare tutto ciò che non è lui nella misura in cui ci avvicina a lui, e a staccarcene nella misura in cui da lui ci allontana [Cf Mt 5,29-30; Mt 16,24; Mt 19,23-24 ].


    Mio Signore e mio Dio, togli da me quanto mi allontana da te.

    Mio Signore e mio Dio, dammi tutto ciò che mi conduce a te.

    Mio Signore e mio Dio, toglimi a me e dammi tutto a te [San Nicolao di Flüe, Preghiera].



    227 Fidarsi di Dio in ogni circostanza, anche nell'avversità. Una preghiera di santa Teresa di Gesù esprime ciò mirabilmente:


    Niente ti turbi / niente ti spaventi.

    Tutto passa / Dio non cambia.

    La pazienza ottiene tutto. / Chi ha Dio

    non manca di nulla. / Dio solo basta

    [Santa Teresa di Gesù, Poesie, 30].


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    Credente
    00 26/05/2010 13:33
    Dio lo si può definire e in qualche modo conoscere anche attraverso cio che non E':

    IMBATTIBILE
    IMMANENTE
    IMMARCESCIBILE
    IMMATERIALE
    IMMENSO
    IMMORTALE
    IMMUTABILE
    IMPAREGGIABILE
    IMPASSIBILE
    IMPERITURO
    IMPERTURBABILE
    INACCESSIBILE
    INALTERABILE
    INATTACCABILE
    INCANTEVOLE
    INCOMMENSURABILE
    INCOMPRENSIBILE
    INCONOSCIBILE
    INCORRUTTIBILE
    INDEFETTIBILE
    INDIVISIBILE
    INEFFABILE
    INEGUAGLIABILE
    INENARRABILE
    INERRANTE
    INESPRIMIBILE
    INFINITO
    INIMITABILE
    INNATO
    INSUPERABILE
    INTRAMONTABILE
    INVISIBILE
    IRRAGGIUNGIBILE
    INVIOLABILE
    IMPAVIDO
    INVINCIBILE
     
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    Credente
    00 26/05/2010 13:36
    PREFAZIONE

    IL PADRE


    I. “Nel nome del Padre e del Figlio

    e dello Spirito Santo”


    232 I cristiani vengono battezzati “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” ( Mt 28,19 ). Prima rispondono “Io credo” alla triplice domanda con cui ad essi si chiede di confessare la loro fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito: “Fides omnium christianorum in Trinitate consistit La fede di tutti i cristiani si fonda sulla Trinità” [San Cesario d'Arles, Expositio symboli (sermo 9): CCL 103, 48].


    233 I cristiani sono battezzati “nel nome” - e non “nei nomi” - del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; [Professione di fede del papa Vigilio nel 552: Denz. -Schönm., 415] infatti non vi è che un solo Dio, il Padre onnipotente e il Figlio suo unigenito e lo Spirito Santo: la Santissima Trinità.



    234 Il mistero della Santissima Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. E' il mistero di Dio in se stesso. E' quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina. E' l'insegnamento più fondamentale ed essenziale nella “gerarchia delle verità” di fede [Congregazione per il clero, Direttorio catechistico generale, 43]. “Tutta la storia della salvezza è la storia del rivelarsi del Dio vero e unico: Padre, Figlio e Spirito Santo, il quale riconcilia e unisce a sé coloro che sono separati dal peccato” [Congregazione per il clero, Direttorio catechistico generale, 43].


    235 In questo paragrafo, si esporrà in breve in qual modo è stato rivelato il mistero della Beata Trinità (I), come la Chiesa ha formulato la dottrina della fede in questo mistero (II), e infine, come, attraverso le missioni divine del Figlio e dello Spirito Santo, Dio Padre realizza il suo “benevolo disegno” di creazione, redenzione e santificazione (III).



    236 I Padri della Chiesa fanno una distinzione tra la “Theologia” e l'“Oikonomia”, designando con il primo termine il mistero della vita intima del Dio-Trinità, e con il secondo tutte le opere di Dio, con le quali egli si rivela e comunica la sua vita. Attraverso l' “Oikonomia” ci è rivelata la “Theologia”; ma, inversamente, è la “Theologia” che illumina tutta l' “Oikonomia”. Le opere di Dio rivelano chi egli è in se stesso; e, inversamente, il mistero del suo Essere intimo illumina l'intelligenza di tutte le sue opere. Avviene così, analogicamente, tra le persone umane. La persona si mostra attraverso le sue azioni, e, quanto più conosciamo una persona, tanto più comprendiamo le sue azioni.


    237 La Trinità è un mistero della fede in senso stretto, uno dei “misteri nascosti in Dio, che non possono essere conosciuti se non sono divinamente rivelati” [Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm., 3015]. Indubbiamente Dio ha lasciato tracce del suo essere trinitario nell'opera della creazione e nella sua Rivelazione lungo il corso dell'Antico Testamento. Ma l'intimità del suo Essere come Trinità Santa costituisce un mistero inaccessibile alla sola ragione, come pure alla fede d'Israele, prima dell'Incarnazione del Figlio di Dio e dell'invio dello Spirito Santo.


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    00 26/05/2010 13:38
    PREFAZIONE

    III. La Santa Trinità nella dottrina della fede


    La formazione del dogma trinitario


    249 La verità rivelata della Santa Trinità è stata, fin dalle origini, alla radice della fede vivente della Chiesa, principalmente per mezzo del Battesimo. Trova la sua espressione nella regola della fede battesimale, formulata nella predicazione, nella catechesi e nella preghiera della Chiesa. Simili formulazioni compaiono già negli scritti apostolici, come ad esempio questo saluto, ripreso nella Liturgia eucaristica: “La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi” ( 2Cor 13,13 ) [Cf 1Cor 12,4-6; Ef 4,4-6 ].


    250 Nel corso dei primi secoli, la Chiesa ha cercato di formulare in maniera più esplicita la sua fede trinitaria, sia per approfondire la propria intelligenza della fede, sia per difenderla contro errori che la alteravano. Fu questa l'opera degli antichi Concili, aiutati dalla ricerca teologica dei Padri della Chiesa e sostenuti dal senso della fede del popolo cristiano.


    251 Per la formulazione del dogma della Trinità, la Chiesa ha dovuto sviluppare una terminologia propria ricorrendo a nozioni di origine filosofica: “sostanza”, “persona” o “ipostasi”, “relazione”, ecc. Così facendo, non ha sottoposto la fede ad una sapienza umana, ma ha dato un significato nuovo, insolito a questi termini assunti ora a significare anche un Mistero inesprimibile, “infinitamente al di là di tutto ciò che possiamo concepire a misura d'uomo” [ Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 2].


    252 La Chiesa adopera il termine “sostanza” (reso talvolta anche con “essenza” o “natura”) per designare l'Essere divino nella sua unità, il termine “persona” o “ipostasi” per designare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nella loro reale distinzione reciproca, il termine “relazione” per designare il fatto che la distinzione tra le Persone divine sta nel riferimento delle une alle altre.



    Il dogma della Santa Trinità


    253 La Trinità è Una. Noi non confessiamo tre dèi, ma un Dio solo in tre Persone: “la Trinità consustanziale” [Concilio di Costantinopoli II (553): Denz. -Schönm., 421]. Le Persone divine non si dividono l'unica divinità, ma ciascuna di esse è Dio tutto intero: “Il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio tutto ciò che è il Padre, lo Spirito Santo tutto ciò che è il Padre e il Figlio, cioè un unico Dio quanto alla natura” [Concilio di Toledo XI (675): Denz. -Schönm., 530]. “Ognuna delle tre Persone è quella realtà, cioè la sostanza, l'essenza o la natura divina” [Concilio Lateranense IV (1215): Denz.-Schönm., 804].


    254 Le Persone divine sono realmente distinte tra loro. “Dio è unico ma non solitario” [Fides Damasi: Denz. -Schönm., 71]. “Padre”, “Figlio” e “Spirito Santo” non sono semplicemente nomi che indicano modalità dell'Essere divino; essi infatti sono realmente distinti tra loro: “il Figlio non è il Padre, il Padre non è il Figlio, e lo Spirito Santo non è il Padre o il Figlio” [Concilio di Toledo XI (675): Denz. -Schönm., 530]. Sono distinti tra loro per le loro relazioni di origine: “E' il Padre che genera, il Figlio che è generato, lo Spirito Santo che procede” [Concilio Lateranense IV (1215): Denz. -Schönm., 804]. L'Unità divina è Trina.


    255 Le Persone divine sono relative le une alle altre. La distinzione reale delle Persone divine tra loro, poiché non divide l'unità divina, risiede esclusivamente nelle relazioni che le mettono in riferimento le une alle altre: “Nei nomi relativi delle Persone, il Padre è riferito al Figlio, il Figlio al Padre, lo Spirito Santo all'uno e all'altro; quando si parla di queste tre Persone considerandone le relazioni, si crede tuttavia in una sola natura o sostanza” [Concilio di Toledo XI (675): Denz. -Schönm. , 528]. Infatti “tutto è una cosa sola in loro, dove non si opponga la relazione” [Concilio di Firenze (1442): Denz. -Schönm., 1330]. “Per questa unità il Padre è tutto nel Figlio, tutto nello Spirito Santo; il Figlio tutto nel Padre, tutto nello Spirito Santo; lo Spirito Santo è tutto nel Padre, tutto nel Figlio” [Concilio di Firenze (1442): Denz. -Schönm., 1330].


    256 Ai catecumeni di Costantinopoli san Gregorio Nazianzeno, detto anche “il Teologo”, consegna questa sintesi della fede trinitaria:


    Innanzi tutto, conservatemi questo prezioso deposito, per il quale io vivo e combatto, con il quale voglio morire, che mi rende capace di sopportare ogni male e di disprezzare tutti i piaceri: intendo dire la professione di fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Io oggi ve la affido. Con essa fra poco vi immergerò nell'acqua e da essa vi trarrò. Ve la dono, questa professione, come compagna e patrona di tutta la vostra vita. Vi do una sola Divinità e Potenza, che è Uno in Tre, e contiene i Tre in modo distinto. Divinità senza differenza di sostanza o di natura, senza grado superiore che eleva, o inferiore che abbassa. . . Di tre infiniti è l'infinita connaturalità. Ciascuno considerato in sé è Dio tutto intiero. . . Dio le Tre Persone considerate insieme. . . Ho appena appena incominciato a pensare all'Unità ed eccomi immerso nello splendore della Trinità. Ho appena incominciato a pensare alla Trinità ed ecco che l'Unità mi sazia. . [San Gregorio Nazianzeno, Orationes, 40, 41: PG 36, 417].


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    00 27/05/2010 16:55
    DIO-UOMO

    IL FIGLIO DELL’UOMO E IL FIGLIO DI DIO


    Le parole riferite in Genesi 2,7 "Dio formò l'uomo col fango della terra e gli ispirò in faccia un soffio di vita": significa che lo spirito dell'uomo e' parte della sostanza divina e come tale figlio di Dio della sua stessa sostanza e natura, esattamente come lo e' anche Gesù stesso ?


    Questa domanda se lo sono posti in molti nel corso della storia e molti ritengono che l’uomo sia una emanazione, una scintilla della divinità, una parte di essa, un figlio di Dio in senso proprio della parola. E pensano che sia possibile con le proprie forze e risorse riconquistare la propria natura divina che sarebbe rimasta offuscata e dimenticata. Ma è proprio così ? Chi è veramente l’uomo alla luce della rivelazione e alla luce della ragione ?


    RISPOSTE


    a) La sostanza di Dio e' eterna e in essa non si può produrre niente di nuovo. Invece le anime umane non esistevano prima dei loro corpi e perciò non sono della stessa natura divina che e' da sempre esistita.

    b) Dio e' assolutamente immutabile mentre qualsiasi altra cosa creata e' mutevole. Pertanto non ha il carattere di immutabilità della sostanza divina secondo quando viene anche affermato da Giac.1,16: “Non andate fuori strada, fratelli miei carissimi; 17 ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c'è variazione né‚ ombra di cambiamento”.

    c) Negli uomini vi sono diversi gradi di scienza, di virtù, di capacità mentre Dio non ha nessuna forma di variazione in se stesso.

    d) Dio ha in se' la perfezione mentre tutte le creature sono imperfette.

    e) Dio non può peccare mentre l'uomo può peccare.

    f) Dio non e' corruttibile in nulla, l'uomo lo e' in tutto.

    g) La sostanza divina e' assolutamente indivisibile e non e' possibile che essa si trovi nell'uomo o in qualsiasi cosa creata.

    h) Dio e' Infinito, Eterno, Onnipotente, e Onnisciente, l'uomo non possiede nessuna di queste qualità: non possiede in se' perciò una "parte di Dio".


    Quanto detto per l'uomo che e' il capolavoro della creazione (Dio vide che era molto buono) a maggior ragione vale per tutte le altre opere create (Dio vide che era buono).


    Se la materia di cui e' fatto il cielo e la terra creati da Dio fossero state generate dalla stessa sostanza di Dio dovremmo concludere che anche l'adorazione ad esse sarebbe giusta e dovuta, mentre nella Scrittura appare chiarissimo che viene bandita l'idolatria verso tutte le cose create.

    Inoltre in Giov.4,24 si afferma che Dio e' Spirito e perciò la materia non può essere della sua stessa sostanza: ne consegue che tutte le cose (materiali e spirituali) essendo state create e non essendo fatte della sostanza divina sono state tratte dal nulla all'esistenza.


    L’affermazione che ogni cosa creata è stata tratta dal nulla trova la sua conferma nella Scrittura. Gv.1,3 dice che “senza di Lui neppure una delle cose fatte è stata fatta.” Quindi, nulla di ciò che esiste esisteva prima in Dio, ma è stato fatto in un certo momento, per un atto della Sua volontà, senza servirsi di cose preesistenti, giacché “neppure una delle cose fatte è stata fatta senza di Lui”.


    Vi sono altre motivazioni per dimostrare che nulla di ciò che e' stato creato e' parte di Dio ma la spiegazione risulterebbe più complessa di quanto e' stato fatto sopra per semplicità di esposizione. Se si volesse approfondire l'argomento occorrerebbe consultare le opere scritte in merito, soprattutto quelle di S.Tommaso d’Aquino.

    La Genesi afferma che Dio disse "facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza": dunque l'uomo e' stato fatto, non generato; inoltre si parla di lui come somiglianza di Dio (imperfetta) e non come avente la stessa natura (perfetta).

    In Giov. 1,12 si afferma:" ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome", dunque la fede dà al credente la possibilità di DIVENTARE figlio, e se deve DIVENTARE figlio vuol dire chiaramente che prima non lo era, non proveniva assolutamente dalla sostanza di Dio.

    Rom.8,15 dice: “E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi quindi non figli di Dio in senso proprio ma figli di adozione ( cf. anche Rom.8,23).


    Per rispondere a questo punto alla domanda di cosa sia costituito il soffio che Dio spirò sul volto dell'uomo dobbiamo semplicemente ricordare, come argomenta S.Tommaso d’Aquino, che quando uno soffia su qualcosa non genera una parte di se', della sua sostanza, ma emette l'aria inspirata: allo stesso modo Dio ha formato l'uomo materiale dal fango della terra immettendovi la parte spirituale che e' stata anch'essa creata e non attinta dalla sua sostanza.


    Di Gesù Cristo invece la Scrittura afferma molte volte che e' l'Unigenito Figlio di Dio. Troviamo diverse volte l’affermazione che è stato generato. Lo troviamo ad esempio in Eb.1,5: “tu sei mio figlio, oggi ti ho generato”. In Giov.1,18 si dice: Dio nessuno l'ha mai visto: proprio l'UNIGENITO DIO, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

    UNIGENITO significa: l’unico generato.

    Solo di Gesù Cristo si dice nella Scrittura che “e' nel seno del Padre” (Gv.1,18) e aggiunge che egli è “nel Padre” e il “Padre è in Lui”.


    E ancora in Eb.1,3: Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria

    e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola.


    Dio Padre perciò ha un solo Figlio in senso proprio e non simbolico, (altrimenti non sarebbe Unigenito ) e tale Unigenito e' Dio: viene definito infatti in Gv1.18: UNIGENITO DIO che e' nel seno del Padre.

    La sua natura divina e' diversa da quella angelica in quanto in Ebrei 1,5-6 si afferma ancora:

    Infatti a quale degli angeli Dio ha mai detto:

    Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato?

    E ancora: Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio? E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice: Lo adorino tutti gli angeli di Dio.


    Da questi testi della Scrittura e' evidente che il termine generico di "figlio di Dio" attribuito a volte ad uomini, ad angeli, a demoni o ad Israele e' ben diverso dal termine "Figlio di Dio" usato per identificare Gesù nel Nuovo Testamento.


    Sarebbe lungo analizzare i numerosi testi del nuovo testamento in cui si evidenzia la natura divina di Gesù, mentre riteniamo interessante esaminare questa sua divinità esaminando un brano, spesso trascurato, quando cioè Gesù viene portato davanti al Sinedrio per essere giudicato inequivocabilmente sulla sua persona.

    Se Caifa avesse attribuito al termine Figlio di Dio, che l’accusato non rifiutava di farsi dare, un valore generico che non pretendesse di essere della natura del Padre, non avrebbe fatto crocifiggere Gesù.

    Caifa conosceva perfettamente il salmo 82,6 che dice: “io ho detto, voi siete dei, siete tutti figli dell’Altissimo” per cui non poteva condannare Gesù sulla base di una generica figliolanza divina che la Scrittura stessa attribuiva a tutti indistintamente.

    Neanche avrebbe potuto condannarlo soltanto sulla pretesa da parte di Gesù di essere il Cristo, cioè il Messia che pure rivendicava di essere, perchè molti altri avevano avuto questa stessa pretesa e nessuno di essi fu mai condannato a morte.

    Per questo Luca 22,67-70 riferisce due distinte domande da parte dei sinedristi: la prima voleva accertare se Gesù ritenesse di essere davvero il Cristo, ed egli lo confermò dicendo: “d’ora in avanti il Figlio dell’uomo sarà seduto alla destra della potenza di Dio”, attribuendo a se stesso il testo messianico di Daniele 7,13 che i rabbini attribuivano all’atteso liberatore e sgominatore di tutti i nemici d’Israele per incarico di Dio. Questa risposta poteva lasciare al massimo indignati gli accusatori i quali potevano ritenere che Gesù fosse un millantatore, ma non un bestemmiatore reo di morte.

    Inoltre la figura dell’atteso Messia non era associata all’idea che egli fosse vero Figlio di Dio. Questa era la voce popolare che circolava su Gesù e i sinedristi la sfruttarono vantaggiosamente per trovare il capo d’accusa.

    Fu infatti allora che, come risulta da Luca 22,70, il sinedrio rivolse a Gesù la fatidica domanda: “sei tu dunque il Figlio di Dio?”

    Ed egli confermò rispondendo: “IO SONO” (Mc.14,62).

    Tale risposta non lasciava dubbi sulla inequivocabile identità di Gesù: Egli diceva di essere il vero Figlio di Dio.


    Ecco allora perché a quel punto, Caifa lo accusò di essere reo di bestemmia: perché riteneva che Gesù osasse usurpare l’assoluta unicità di Dio, mettendosi alla pari con Lui, e quindi mettendo in discussione il comandamento ricevuto da Mosè: “ NON AVRAI ALTRI DEI DI FRONTE A ME” e “IL SIGNORE E’ UNO.”

    Secondo il monoteismo male inteso degli ebrei, appariva inconciliabile con la loro fede, inaccettabile e meritevole di morte il solo affermare di essere vero Figlio di Dio.

    Infatti Gv.19,7 riferisce che i Giudei dicono: “noi abbiamo una Legge e secondo questa legge egli deve morire perché si è fatto figlio di Dio.” (Levitico 24,15. )


    Quindi i giudei attribuivano a Gesù la pretesa di essere figlio di Dio in senso reale, vero e non simbolico, proprio come riferisce Gv. 5,18 e 10,33: " I giudei cercavano di ucciderlo perchè chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio".


    Questo dunque è quanto i giudei pensavano esprimendo la condanna, ma quello che maggiormente ci interessa è la posizione e la reazione di Gesù di fronte alla loro opinione:

    Gesù non negò l’interpretazione dei giudici sulla sua reale figliolanza divina.

    Se il termine Figlio di Dio stava ad indicare una natura creata, cioè come quella di tutte le altre creature, diversa dalla natura divina del Padre, avrebbe dovuto rettificare il loro pensiero e precisare chi egli fosse veramente, per non mettere in discussione la divinità del Padre, per non usurpare la sua Assoluta Unicità e soprattutto per non privarlo della Sua Gloria assoluta così come era stata rivendicata ad esempio in Isaia 42,8, il che gli stava a cuore più di ogni altra cosa e di cui in pratica veniva accusato.

    Ma Gesù non modificò il loro concetto a suo riguardo, come fece invece davanti a Pilato quando gli mosse l’accusa di essersi fatto Re dei giudei: Gesù precisò in quel caso che “il suo regno non era di questo mondo” (Gv.18,36) e questo significava che non pretendeva di usurpare il regno di Cesare. Per questo Pilato, ritenendolo al massimo un vaneggiatore, un esaltato, voleva scagionarlo.

    Sarebbe ben strano se Gesù si fosse preoccupato di salvaguardare la gloria di Cesare e non quella di Dio, mentre egli invece intendeva rendere testimonianza assoluta alla Verità.

    Davanti al Sinedrio, il supremo tribunale religioso ebraico, veniva perciò ufficialmente resa nota l’identità già riconosciuta da Pietro per rivelazione del Padre (Mt.16,16) e che gli meritò di essere la Roccia su cui sarebbe stata edificata la Chiesa.

    Proprio in forza di tale identità tante espressioni usate da Gesù, e che irritavano continuamente i giudei, trovavano davanti al Sinedrio la loro piena conferma:

    se non credete che IO SONO morirete nei vostri peccati (Gesu’ si attribuiva il nome proprio di Dio: IO SONO)

    Io sono la via, la Verità e la Vita” : (la Vita e la Verità in senso proprio, possono essere solo attribuibili a Dio)

    avete udito che fu detto,…ma io vi dico…” (solo Dio poteva cambiare le leggi )

    Io e il Padre mio siamo una sola cosa” (rivendicava la stessa natura divina)

    Chi ha visto me ha visto il Padre” …perché “io sono nel Padre e il Padre è in me” (unità di natura )

    Io ho il potere di dare la vita e il potere di riprenderla” (solo Dio può avere questo potere)

    “…il Padre mio…il Padre mio…(usava spesso questo esclusivo appellativo, non diceva mai Padre nostro)

    Io sono il buon Pastore …. (“Nessuno è buono se non Dio” Gesù aveva precisato )

    Ti sono rimessi i tuoi peccati…. (Chi può rimettere i peccati se non Dio soltanto?)

    Inoltre non disdegnò l’adorazione dei magi, del cieco nato, degli apostoli e degli angeli, se non fosse stato Dio.

    Ma se ancora non si fosse convinti che Gesù è vero Figlio di Dio, e perciò della sua stessa natura divina, si ascolti quello che il Padre aveva dichiarato in due occasioni riportate nei Vangeli: “Questi è il mio Figlio diletto, ascoltatelo” (Mt.17,6 Mc.9,7)

    Chi oserà dire che il Padre intendesse fare un’affermazione simbolica, o che dicendo quelle parole intendeva dire qualcosa di diverso da quello che ha detto???


    Ecco dunque il nodo cruciale di quel singolare e decisivo interrogatorio, della testimonianza concorde del Padre , di Pietro, degli Apostoli e della Chiesa intera che con il Concilio di Nicea ha voluto definire con assoluta chiarezza il dubbio insinuato da Ario e ripreso dai TdG i quali sostengono che Gesù è Figlio Unigenito solo nel senso che è l’unico essere creato dal Padre. Attribuiscono cioè a Cristo la nostra stessa natura di esseri creati, con la sola differenza che egli sarebbe stato creato per primo. Questa loro “fede” che è alla base di tutto il loro insegnamento, vanifica la testimonianza stessa del Padre, la testimonianza degli apostoli, la causa reale per cui Cristo è stato condannato a morire e quello che è peggio ha creato una frattura insanabile con la vera Chiesa fondata da Cristo che professa con Pietro senza tentennamenti: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente.” (Mt. 16,16)


    Tutte le principali eresie della storia hanno cercato di togliere a Cristo la sua identità di vero uomo, in quanto vero figlio dell’uomo (ed es. docetisti, gnostici, sincretisti, New Age) o di vero Dio in quanto vero figlio di Dio (1 Gv. 5.20) (ad. es. ariani, Mormoni, Testimoni di G.)

    Per ottenere questo risultato hanno dovuto manipolare e reinterpretare a proprio uso e consumo, tutti i testi biblici dove si afferma sia la natura divina che la natura umana di Gesù. Chi si fonda solo su una parte dei versetti biblici, tradisce gli altri versetti biblici che sono altrettanto veri e che vanno interpretati in armonia fra loro, in armonia con l’interpretazione di quelli che ci hanno trasmesso le Scritture stesse, in armonia con i Concili che hanno dato la definizione esatta a ciascuna obiezione posta dai vari eretici che si sono succeduti nella storia.


    La tesi poi (sostenuta dai Testimoni di G.,) che Gesù sia l'arcangelo Michele, non solo non trova alcun fondamento scritturale ma appare in piena contraddizione con quanto sopra.

    Si confonde il Creatore con la creatura, un abisso incolmabile. Basterebbe analizzare bene il testo di Giuda 9 per capire che Michele rimetteva al Signore il giudizio sul diavolo; e l'unico Signore in assoluto al quale appunto spetta il giudizio è Gesù come afferma S.Paolo in 1Cor.8,6. Ne consegue che Gesù non può essere Michele.

    Inoltre il profeta Daniele ci dice che l’Arcangelo Michele era uno dei primi principi e non il primo o l’unico in assoluto.

    Gesù invece è definito l’UNIGENITO DIO (Gv.1,18) in senso esclusivo e mai si dice che sia un arcangelo.

    Non si capisce come si possa arrivare a questa conclusione assolutamente in contrasto con la Bibbia.

    E’ possibile ora capire meglio come l’uomo sia creato, e Gesù, Figlio Unigenito di Dio, sia invece l’unico ad essere generato e non creato.

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    00 14/09/2010 08:27

     

    Potenza di Dio


    E' una proprietà di Dio, del quale si dice non solo che è potente, ma che è onnipo­tente.

     

    Oltre che in senso passivo (come corre­lativo di atto) il termine potenza si dice anche in senso attivo: in tal caso significa la capacità di fare qualche cosa. E' una capacità propor­zionata al grado di essere o alla dignità che uno possiede. Quanto più in alto uno si tro­va nella gerarchia dell’essere e quanto più grande è la sua dignità, tanto maggiore e la sua potenza. Alla luce di queste elementari consi­derazioni è facile arguire che il potere di Dio è senza limiti, e sconfinato, Dio è onnipo­tente.

     

          Dio è onnipotente in quanto "può tutte le cose che sono possibili". Come precisa il Dottore Angelico, il termine "possibile" va preso non tanto con riferimento agli oggetti da produrre (certo anche questo conta, per­ché non si possono produrre cose assurde), quanto al soggetto che agisce. Ora, trattan­dosi di Dio, come si argomenta la sua onni­potenza? Partendo da quale delle sue pro­prietà: dalla scienza che sa tutto oppure dal­la libertà che può volere tutto?

     

    S. Tommaso quando prova l’onnipotenza di Dio va più a monte e, in perfetta sintonia con la sua filosofia dell’essere (cioè col suo concet­to intensivo di essere), radica l’onnipotenza nell’essere stesso di Dio: perché è nell’esse­re che si trova il fondamento di tutto ciò che è possibile. "Ora, l’essere divino su cui si fonda la ragione della potenza divina, è l’es­sere infinito, non limitato a un qualche ge­nere di enti, ma avente in sé, in anteceden­za, la perfezione di tutto l’essere. Quindi tutto ciò che può avere ragione di ente e contenuto tra i possibili assoluti, a riguardo dei quali Dio si dice onnipotente. Ora, nulla si oppone alla ragione di ente, se non il non ente. Dunque, alla ragione di possibile asso­luto, oggetto della onnipotenza divina, ripu­gna solo quello che implica in sé l’essere e il non essere simultaneamente. Ciò, infatti, è fuori del dominio della divina onnipotenza, non per difetto della potenza di Dio, ma perché non ha la natura di cosa fattibile o possibile. Così, tutto ciò che non implica contraddizione, è contenuto tra quei possi­bili rispetto ai quali Dio si dice onnipotente; tutto quello invece che implica contraddizio­ne, non rientra sotto la divina onnipotenza, poiché non può avere la natura di cosa possi­bile. Quindi è più esatto dire che ciò non può essere fatto, anziché dire che Dio non lo può fare" (I, q. 25, a. 3).

     

    Analogo argomento a favore dell’onni­potenza di Dio viene tratto da S. Tommaso pren­dendo in considerazione la virtù (virtus, capacità) e l’atto. "Ogni virtù perfetta si estende a tutte quelle cose alle quali può estendersi il suo proprio ed essenziale effet­to (..). Ma la virtù divina è essenzialmente causa dell’essere e l’essere è il suo effetto proprio. Dunque si estende a tutto ciò che non ripugna al concetto (ratio) di ente; poi­ché se la sua virtù avesse potere solo su qual­che effetto, non sarebbe causa essenziale (per se) dell’essere come tale, ma di questo ente particolare. Ora, alla natura di ente ri­pugna l’opposto dell’ente, cioè il non-ente. E questo è quello che non implica contraddi­zione. Rimane dunque provato che Dio può tutto quello che non implica contraddizione. Inoltre, ogni agente opera in quanto è in atto; quindi il modo della sua virtù nell’agire corrisponde al modo della sua attualità (ac­tus): l’uomo genera l’uomo, e il fuoco il fuo­co. Ma Dio è atto perfetto, che contiene in sé le perfezioni di tutti; è quindi perfetta la sua virtù attiva, che si estende a tutto ciò che non ripugna al concetto dell’essere reale. Ma questo è soltanto ciò che implica con­traddizione. Dio dunque può tutto, fuori di questo" (C. G., II, c. 22).

     

    La potenza di Dio è inesauribile: essa è tal­mente grande da oltrepassare tutte le sue opere: nessuna esaurisce la potenza divina. Secondo S. Tommaso non esiste "il mondo migliore dei possibili", che rappresenterebbe l’ulti­ma, estrema possibilità per Dio. C’è certa­mente un limite anche per Dio quando si tratta della realizzazione delle singole cose: la sua potenza è in certo qual modo vincolata dalla loro essenza. "C’è una duplice bontà nelle cose,  osserva S. Tommaso, una appartiene alla loro essenza, come essere ragionevole rien­tra nella essenza dell’uomo. E quanto a que­sta bontà (perfezione), Dio non può fare una cosa migliore di come essa è, sebbene possa farne un’altra migliore. Come pure non può fare maggiore il numero quattro, perché se fosse maggiore non sarebbe più il numero quattro, ma un altro numero (...). L’altra bontà è estranea all’essenza delle do­se; come per l’uomo è un bene non essenzia­le essere virtuoso ed essere sapiente. E se­condo questa specie di bontà, Dio può ren­dere migliori le cose che egli ha fatto. Ma, assolutamente parlando, di qualsiasi cosa da lui fatta, Dio ne può fare un’altra migliore" (I, q. 25, a. 6).

     

    Le creature possono partecipare alla potenza di Dio, come partecipano a tutti gli altri at­tributi; ma non possono eguagliare la sua potenza: nessuna creatura è onnipotente, neppure il più perfetto degli angeli. "Benché siano so­stanze separate dalla materia. gli angeli sono sempre intelligenze create e di virtù finita, se si fa il confronto con la virtù divina: e sol­tanto si dice infinita confrontandola con le cose inferiori. Tutto ciò che di perfezione c’è nella creatura è una copia della perfezione divina: ma in Dio si trova più perfettamente che nella creatura, e nella creatura non può trovarsi nello stesso modo con cui si trova in Dio. Ogni nome pertanto che designa una perfezione divina assolutamente, senza con­cernere alcuna modalità, è comunicabile alla creatura: come la potenza, la sapienza, la bontà e simili. Invece ogni nome che concer­ne la modalità con cui una perfezione si tro­va in Dio, non può essere comunicato alla creatura, come essere il sommo bene, l‘on­nipotente, l’onnisciente e simili" (I Sent., d. 43, q. 1, a. 2).

     

    Il potere di Dio non ha limiti. Mentre il potere umano, anche quello degli artisti più grandi e più geniali, è sempre un potere li­mitato e condizionato (condizionato dalla cultura, dalla società, dalla materia), il pote­re di Dio non conosce nessun limite. Il docu­mento più grande e più impressionante della potenza di Dio è l’atto creativo, che è il potere di trarre le cose dal nulla e di porle nella luce dell’essere. L’uomo è sempre e soltanto un manipolatore, un plasmatore più o meno abile; in assoluto egli non è autore di nulla. Ci vuole un potere infinito per scavalcare la barriera del nulla. Questo significa essere onnipotenti. Questo è il potere di Dio. Per questo motivo S. Tommaso nega che l’opera della creazione possa essere delegata a qualche creatura (vedi: CREAZIONE).

     

    Tra le vane questioni "curiose", attinen­ti alla potenza divina, che S. Tommaso affronta nel De Potentia e nei Quodlibetalia, specialmente interessante è quella che chiede se è possibi­le che Dio faccia esistere un’infinità di cose in atto: "Utrum Deus possit facere infinita in actu". La risposta di S. Tommaso è sostanzialmente negativa: "Cum ergo quaeritur utrum sit pos­sibile Deo facere aliquid infinitum in actu, di­cendum quod non". Tuttavia poi soggiunge che assolutamente parlando: se si tiene conto soltanto della potenza di Dio e non della sua sa­pienza, si deve concedere che dato che la co­sa non implica contraddizione, da parte del­l’agente tale possibilità esiste. Invece se si tiene in considerazione la divina sapienza, si comprende che ciò è impossibile. "Infatti Dio agisce mediante l’intelletto e il Verbo, che e ciò che conferisce la forma a ogni cosa; per cui è necessario che tutto ciò che fa sia “formato”. Invece infinita qui (nel mondo delle creature) può essere soltanto la materia senza forma: infatti l’infinito si dà soltan­to dalla parte della materia. Pertanto se Dio facesse questo, ne risulterebbe che l’opera di Dio sarebbe qualcosa di informe; ma que­sto ripugna al suo modo di agire; poiché egli agisce sempre mediante il Verbo, per mezzo del quale sono formate tutte le cose (Quodl., XII, q. 2, a. 2) (cfr. De Pot., q. 5, a. 3; De Ver., q. 2, a. 2, ad 5).
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    Coordin.
    00 20/06/2011 09:25
    I nomi e i titoli di Gesù.

    I vari nomi e titoli di Gesù usati nella Bibbia rivelano qualcosa di Lui (sulla sua Divinità, la sua Umanità, il suo carattere, la sua vita terrena, la grandezza della sua gloria e potenza dopo la sua resurrezione, la sua opera in cielo e in mezzo alla Chiesa dopo la sua ascensione in cielo, ecc). Vediamoli, tenendo a mente che Gesù deriva dall’ebraico (Y’shua), che significa Yahweh salva’
    Il Cristo – dal Greco ‘Christòs,’ che significa ‘unto’ – (Matteo 1:16; Matteo 16:16)
    Il Cristo del Signore (Luca 2:26)
    Il Cristo di Dio (Luca 9:20)
    Il Cristo che vi è stato destinato (ai Giudei) (Atti 3:20)
    Il Messia – dall’Ebraico ‘Mashiach,’ che significa ‘unto’ – (Salmo 2:2; Giovanni 1:41; 4:25-26)
    Il Figlio (Salmo 2:12)
    Il Figlio di Dio (Romani 1:4)
    Il Figliuol dell’Iddio vivente (Matteo 16:16)
    Il Figliuol di Dio che doveva venire nel mondo (Giovanni 11:27)
    Il Figliuol di Dio, che ha gli occhi come fiamma di fuoco e i cui piedi son come terso rame (Apocalisse 2:18)
    Il Figliuolo del Padre (2 Giovanni 3)
    Il Figliuol del Benedetto (Marco 14:61)
    Il Figliuol dell’Altissimo (Luca 1:32)
    Il diletto Figliuolo di Dio, nel quale Dio si è compiaciuto (Matteo 3:17)
    L’Unigenito venuto da presso al Padre (Giovanni 1:14), che è nel seno del Padre (Giovanni 1:18)
    Il Signore (Luca 24:34 – Greco ‘Kurios’)
    Il Signore Iddio, che è, che era e che viene, l’Onnipotente (Apocalisse 1:8)
    Il Signore della gloria (1 Corinzi 2:8; Giacomo 2:1)
    Il Signore della pace (2 Tessalonicesi 3:16)
    Il Signore, l’Iddio degli spiriti dei profeti (Apocalisse 22:6)
    Il Signore dei signori (Apocalisse 17:14 e Apocalisse 19:16)
    Il Signore e dei morti e dei viventi (Romani 14:9)
    L’Eterno degli eserciti (Salmo 24:10).
    L’Eterno nostra giustizia (Geremia 23:6)
    L’Eterno forte e potente, l’Eterno potente in battaglia (Salmo 24:8)
    L’Eterno, il mio Dio (Zaccaria 14:5)
    Dio (Ebrei 1:9 – Greco ‘Theos,’ tradotto ‘Dio’)
    Dio benedetto in eterno (Romani 9:5)
    Il vero Dio (1 Giovanni 5:20)
    Io sono (Giovanni 8:58)
    Mio Dio (Giovanni 20:28)
    Il nostro Dio (2 Pietro 1:1)
    Il nostro grande Dio (Tito 2:13)
    L’immagine di Dio (2 Corinzi 4:4)
    L’immagine dell’invisibile Dio (Colossesi 1:15)
    L’impronta dell’essenza di Dio (Ebrei 1:3)
    Lo splendore della gloria di Dio (Ebrei 1:3)
    Il Primogenito (di Dio) (Ebrei 1:6)
    Il Santo di Dio (Giovanni 6:69)
    La Parola di Dio (Apocalisse 19:13).
    Il Servitore di Dio (Matteo 12:18; Atti 3:13; Isaia 41:8)
    Il santo servitore di Dio (Atti 4:30)
    La potenza di Dio (1 Corinzi 1:24)
    La sapienza di Dio (1 Corinzi 1:24)
    La giustizia di Dio (Isaia 46:13)
    La salvezza di Dio (Luca 2:30; 3:6; Isaia 46:13)
    Lo strumento della salvezza di Dio (Isaia 49:6)
    L’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (Giovanni 1:29)
    L’Eletto di Dio (Luca 9:35)
    L’Angelo dell’Eterno (Genesi 16:7)
    Il Germoglio dell’Eterno (Isaia 4:2)
    Il braccio dell’Eterno (Isaia 53:1)
    Il Figliuol dell’uomo (Matteo 26:24; 24:30)
    Il Figliuol dell’uomo che è nel cielo (Giovanni 3:13)
    Il Figliuolo di Davide (Matteo 1:1)
    La radice e la progenie di Davide (Apocalisse 22:16)
    Il Rampollo di Davide (Apocalisse 5:5)
    La radice d’Isai (Isaia 11:10)
    Il Figliuol di Abrahamo (Matteo 1:1),
    La progenie di Abrahamo (Galati 3:16)
    Il Potente di Giacobbe (Isaia 49:26)
    Il Santo d’Israele (Isaia 54:5)
    L’Angelo del patto (Malachia 3:1)
    L’Angelo della sua faccia (Isaia 63:9)
    L’amato suo (Efesini 1:6)
    La via, la verità e la vita (Giovanni 14:6)
    La Parola (Giovanni 1:1)
    La Parola della vita (1 Giovanni 1:1)
    Il Principe della vita (Atti 3:15)
    Il pane della vita (Giovanni 6:35)
    Il pane vivente che è disceso dal cielo (Giovanni 6:51)
    Il pane di Dio che scende dal cielo e dà vita al mondo (Giovanni 6:33)
    La luce del mondo (Giovanni 8:12)
    La luce degli uomini (Giovanni 1:4)
    La vera luce che illumina ogni uomo (Giovanni 1:9)
    L’Aurora dall’alto (Luca 1:78)
    L’autore di una salvezza eterna per tutti quelli che gli ubbidiscono (Ebrei 5:9-10)
    Il mediatore del nuovo patto (Ebrei 12:24)
    Il Salvatore del mondo (Giovanni 4:42)
    L’Agnello che è stato immolato (Apocalisse 5:12)
    La progenie della donna (Genesi 3:15)
    La roccia spirituale che seguiva gli Israeliti (1 Corinzi 10:4)
    Il principe dei re della terra (Apocalisse 1:5)
    Il Leone che è della tribù di Giuda (Apocalisse 5:5)
    Il Nazareno (Marco 16:6)
    Il profeta che è da Nazaret di Galilea (Matteo 21:11)
    Il profeta che ha da venire al mondo (Giovanni 6:14)
    La gloria del tuo popolo Israele (Luca 2:32)
    La consolazione d’Israele (Luca 2:25)
    La redenzione di Gerusalemme (Luca 2:38)
    Il Primo e l’Ultimo, che fu morto e tornò in vita (Apocalisse 2:8)
    Il Liberatore (Romani 11:26)
    Il buon pastore (Giovanni 10:11)
    Il sommo Pastore (1 Pietro 5:4)
    Il gran Pastore delle pecore (Ebrei 13:20)
    La porta delle pecore (Giovanni 10:7)
    La pietra angolare (Matteo 21:42)
    La pietra che gli edificatori hanno riprovata (Matteo 21:42)
    Il fondamento già posto (1 Corinzi 3:11)
    Il piuolo (Zaccaria 10:4)
    L’arco di battaglia (Zaccaria 10:4)
    Lo sposo (Matteo 9:15; Giovanni 3:29)
    Il capo della chiesa (Efesini 5:23)
    Il capo del corpo (Colossesi 1:18)
    Il capo d’ogni uomo (1 Corinzi 11:3)
    Il capo d’ogni principato e d’ogni potestà (Colossesi 2:10)
    Il Salvatore del corpo (Efesini 5:23)
    La vera vite (Giovanni 15:1)
    La vite (Giovanni 15:5)
    Il Principe della Pace (Isaia 9:6)
    Colui che recherà la pace (Michea 5:4)
    La rosa di Saron (Cantico dei Cantici 2:1)
    Il Giglio delle valli (Cantico dei Cantici 2:1)
    La propiziazione per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo (1 Giovanni 2:2)
    L’alleanza del popolo (Isaia 42:6)
    Il termine della legge (Romani 10:4),
    Il Sole della giustizia (Malachia 4:2)
    La lucente stella mattutina (Apocalisse 22:16)
    Il giusto giudice (2 Timoteo 4:8)
    Il giudice dei vivi e dei morti (Atti 10:42)
    L’uomo ch’Egli (cioè Dio) ha stabilito (Atti 17:31)
    La vita eterna (1 Giovanni 1:2; 5:20)
    La resurrezione (Giovanni 11:25)
    La speranza della gloria (Colossesi 1:27)
    La beata speranza (Tito 2:13)
    Il primogenito fra molti fratelli (Romani 8:29)
    Il primogenito di ogni creatura (Colossesi 1:15)
    Il primogenito dai morti (Colossians 1:18) o Il primogenito dei morti (Apocalisse 1:5)
    La primizia di quelli che dormono (1 Corinzi 15:20)
    Il Principio e la Fine (Apocalisse 1:8; 22:13)
    Il principio della creazione di Dio (Apocalisse 3:14)
    Il primo e l’ultimo (Apocalisse 22:13)
    L’Alfa e l’Omega (Apocalisse 1:8; 22:13)
    Il testimone fedele e verace (Apocalisse 3:14)
    L’Amen (Apocalisse 3:14)
    Il Vivente (Apocalisse 1:18)
    Il Santo (Apocalisse 3:7)
    Il giusto (Isaia 53:11)
    Il Verace (Apocalisse 3:7)
    Il Fedele e il Verace (Apocalisse 19:11)
    Il Re (Matteo 25:34,40)
    Il Re che viene nel nome del Signore (Luca 19:38)
    Il Re dei Giudei (Matteo 27:11)
    Il Re d’Israele (Giovanni 1:49)
    Il Re della Figliuola di Sion (Giovanni 12:15)
    Il Re di gloria (Salmo 24:9)
    Il Re dei re (Apocalisse 17:14)
    L’Apostolo e il Sommo Sacerdote della nostra professione di fede (Ebrei 3:1)
    Il duce della nostra salvezza (Ebrei 2:10)
    Il Pastore e Vescovo delle anime nostre (1 Pietro 2:25)
    Un uomo di dolore, familiare col patire (Isaia 53:3)
    Un agnello senza difetto né macchia, ben preordinato prima della fondazione del mondo, ma manifestato negli ultimi tempi per noi (1 Pietro 1:19-20)
    Un corno di salvezza (o un potente salvatore) (Luca 1:69)
    Una gran luce (Matteo 4:16)
    Un grande profeta (Luca 7:16)
    Un profeta potente in opere e in parole dinanzi a Dio e a tutto il popolo (Luca 24:19)
    Un uomo che Dio ha accreditato fra i Giudei mediante opere potenti e prodigi e segni che Dio fece per mezzo di lui fra i Giudei (Atti 2:22)
    Un fondamento solido (Isaia 28:16)
    Una pietra angolare preziosa (Isaia 28:16)
    Una pietra provata (Isaia 28:16)
    Una pietra d’inciampo e un sasso d’intoppo (1 Pietro 2:8)
    Un Dottore venuto da Dio (Giovanni 3:2)
    Un misericordioso e fedel sommo sacerdote nelle cose appartenenti a Dio (Ebrei 2:17)
    Un gran Sommo Sacerdote che è passato attraverso i cieli (Ebrei 4:14)
    Un avvocato presso il Padre (1 Giovanni 2:1)
    Una splendida corona (Isaia 28:5)
    Un diadema d’onore (Isaia 28:5)
    Un germoglio giusto (Geremia 23:5)
    Un germe di giustizia (Geremia 33:15)
    Un uomo che ci ha detto la verità che ha udita da Dio (Giovanni 8:40)
    Qualcuno più grande del tempio (Matteo 12:6)
    Uno più grande di Salomone (Matteo 12:42)
    Uno più grande di Giona (Matteo 12:41)
    La nostra giustizia, santificazione e redenzione (1 Corinzi 1:30)
    Il nostro Signore (Romani 5:1)
    Il nostro Salvatore (Tito 1:4)
    La nostra Pasqua (1 Corinzi 5:7)
    La nostra vita (Colossesi 3:4)
    La nostra speranza (1 Timoteo 1:1)
    La nostra pace (Efesini 2:14)
    Colui che doveva venire (Romani 5:14)
    Colui che è venuto con acqua e con sangue (1 Giovanni 5:6)
    Colui che serve (Luca 22:27)
    Colui che non ha conosciuto peccato (2 Corinzi 5:21)
    Colui che il Padre ha santificato e mandato nel mondo (Giovanni 10:36)
    Colui che Dio ha mandato (Giovanni 3:34)
    Colui che viene nel nome del Signore (Matteo 23:39)
    Colui che viene dall’alto (Giovanni 3:31)
    Colui che viene dal cielo (Giovanni 3:31)
    Chi cerca la gloria di colui che l’ha mandato (Giovanni 7:18)
    Colui che è disprezzato dagli uomini (Isaia 49:7)
    Colui che è detestato dalla nazione (Isaia 49:7)
    Colui che sostenne una tale opposizione dei peccatori contro a sè (Ebrei 12:3)
    Colui che era stato messo a prezzo, messo a prezzo dai figliuoli d’Israele (Matteo 27:9)
    Colui che sarà dominatore in Israele (Michea 5:1)
    Colui che hanno trafitto (Giovanni 19:37)
    Colui che Dio ha risuscitato (Atti 13:37)
    Colui che è morto e risuscitato per noi (2 Corinzi 5:15)
    Colui che è disceso nelle parti più basse della terra (Efesini 4:9)
    Colui che è salito al disopra di tutti i cieli, affinchè riempisse ogni cosa (Efesini 4:10)
    Colui che ci ama, e ci ha liberati (o lavati) dai nostri peccati col suo sangue (Apocalisse 1:5)
    Colui che è in noi (1 Giovanni 4:4)
    Colui che battezza con lo Spirito Santo (Giovanni 1:33)
    Colui che ci ha chiamati mercè la propria gloria e virtù (2 Pietro 1:3)
    Colui che semina la buona semenza (Matteo 13:37)
    Colui che è dal principio (1 Giovanni 2:13)
    Colui che porta a compimento ogni cosa in tutti (Efesini 1:23)
    Colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, colui che chiude e nessuno apre (Apocalisse 3:7)
    Colui che tiene le sette stelle nella sua destra, e che cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro (Apocalisse 2:1)
    Colui che la spada acuta a due tagli (Apocalisse 2:12)
    Colui che ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle (Apocalisse 3:1)
    Colui del quale hanno scritto Mosè nella legge, ed i profeti (Giovanni 1:45)
    Figliuolo di Giuseppe (Luca 3:23)
    Il falegname (Marco 6:3)
    Il Figliuolo di Maria (Marco 6:3)
    Il fratello di Giacomo e di Giosè, di Giuda e di Simone (Marco 6:3)
    Gesù di Nazaret (Atti 10:38)
    Nazareno (Matteo 2:23)
    Gesù il Galileo (Matteo 26:69)
    Davide (Ezechiele 37:24)
    Maestro Buono (Marco 10:17)
    Maestro (Matteo 22:36; 23:10)
    Ogni cosa e in tutti (Colossians 3:11)
    Erede di tutte le cose (Ebrei 1:2)
    Pietra vivente (1 Pietro 2:4)
    Sommo Sacerdote dei futuri beni (Ebrei 9:11)
    Duce e perfetto esempio di fede (Capo e compitore della fede – Diod.) (Ebrei 12:2)
    Signore del sabato (Luca 6:5)
    Principe e Governatore dei popoli (Isaia 55:4)
    Testimonio ai popoli (Isaia 55:4)
    Ministro del santuario e del vero tabernacolo, che il Signore, e non un uomo, ha eretto (Ebrei 8:2)
    Ministro dei circoncisi (Romani 15:8)
    Consigliere (Isaia 9:5)
    Ammirabile (Isaia 9:6)
    Emmanuele (Matteo 1:23-24), che interpretato, vuol dire ‘Dio con noi’
    Padre eterno (Isaia 9:5)
    Dio potente (Isaia 9:5)
    A Lui sia la gloria ora e in eterno. Amen