00 27/02/2012 09:41

Pontifex.RomaCon il noto psichiatra Alessandro Meluzzi, medico e cattolico, parliamo della malattia e di come affrontarla da un'angolazione cristiana. 

Meluzzi, il cristiano sa tollerare meglio le difficoltà di una malattia? "la prima riflessione che mi viene sulla malattia è che il male, il dolore, la tristezza sono fasi ineludibili nella storia umana e prima o dopo, ci attaccano tutti, senza alcuna eccezione". Che cosa accade al cristiano: "se davvero è credente, se ha la certezza che dopo la morte ci sarà un'altra vita, migliore e di gloria, il cristiano affronta la malattia e la sofferenza con maggior serenità, con slancio. Diverso il caso di chi non crede e spesso proprio la fede aiuta, anche nelle guarigioni". Insomma, il cristiano abbraccia la sua croce e va avanti: "il cristiano sa bene che la croce non è strumento di morte, ma di vita, di riscossa e rinascita. Dunque il cristiano nella tribolazione, abbraccia la sua croce perché non gli caschi in testa, passando a quello stadio pericoloso, anche in medicina, della cupa disperazione".

Professor Meluzzi, nella sua lunga esperienza di medico, le sono capitati casi di malati che presentavano patologie umanamente non spiegabili?

"ho avuto parecchi casi, davanti ai quali non potevo dare risposta in base alle cognizioni mediche correnti. Si trattava chiaramente di casi preternaturali".

Ovvero?

"di fenomeni che oltrepassavano largamente la soglia del naturale e del conoscibile ed appartenevano ad altra sfera. Per esempio, ho sentito delle persone, davanti a me, parlare lingue sconosciute, ricordare fatti del passato, cose riguardanti la vita di estranei che nessuno poteva conoscere".

Insomma, indemoniati:

"persone in preda, le ripeto, a fenomeni non spiegabili con la scienza e largamente definibili preternaturali. Le dico che ho assistito anche ad esorcismi e sono certo che in alcuni casi, questa pratica aiuta. Negare l'esistenza del demonio è come negare il Vangelo".