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UNA TEORIA IN CRISI

  Questo studio esamina il libro "Evolution: a Theory in Crisis" ("Evoluzione: una teoria in crisi") di Michael Denton (Bethesda, Maryland, U.S.A.: Adler e Adler, 1986, pp. 368). L'autore è un biologo molecolare e medico; non è un creazionista e nessuna delle sua argomentazioni o delle conclusioni a cui giunge hanno a che fare con considerazioni religiose. Il libro di Denton, vincendo diverse opposizioni, è stato stampato in francese (Londreys, Paris, 1988) ed ha avuto un tal successo di vendite che ne è stata fatta una seconda edizione tascabile. Ormai sono sempre più numerosi coloro che, pur non essendo mossi da motivazioni religiose, rifiutano, o sono comunque molto insoddisfatti, delle diverse forme di darwinismo.

di John W. Oller, prof. di Linguistica nell'Università del Nuovo Messico (U.S.A.), tratto dalla rivista "Proiezioni", n. 4, giugno 1990, pp. 23-26 (traduzione di Paolo Veneziani e Leigh Pennington).

   

1.  MICRO E MACRO EVOLUZIONE

  Evoluzione: una teoria in crisi, il libro scritto da Michael Denton, è una critica scientifica al darwinismo ortodosso; può essere considerato logico, riflessivo, acuto e molto ben scritto. In esso Denton si dimostra sensibile ed imparziale, dimostrando raro discernimento e, al tempo stesso, compassione nei confronti di Charles Darwin. Egli fa distinzione tra la microevoluzione e la macroevoluzione. La prima si verifica nell'ambito di determinati genotipi. I fringuelli delle Isole Galapagos descritte da Darwin illustrano quale possa essere la microevoluzione; la stessa cosa avviene con la sovrapposizione circumpolare tra alcune specie di gabbiani e le tante varietà di mosche della frutta nelle isole Hawaii. È opportuno però osservare che l'allevamento selettivo di piccioni, polli, tacchini, bovini, cavalli, cani, gatti e molti altri animali domestici, porta ad uguali risultati in tempi più brevi.

La macroevoluzione, cioè la seconda tesi, si sarebbe verificata se l'evoluzione avesse dato inizio ad una prima cellula, oppure scavalcando poi diversi genotipi e passando, per esempio, da un rettile ad un uccello. La microevoluzione, invece, è evidente in diverse parti del mondo fra molte specie viventi, originata dall'allevamento selettivo (la distribuzione geografica fu la fonte principale d'ispirazione di Darwin, che la chiama "l'origine di tutti i miei pensieri". Vedi Charles Darwin, "The Origin of Species" sesta edizione, 1872, ristampata a New York: Collier, 1962, p. 25. Citato da Denton, p. 45). La microevoluzione, però, riesce a dimostrare unicamente la teoria dell'evoluzione particolare di Darwin (cioè la variazione che si verifica nell'ambito di determinati genotipi). La teoria generale (cioè quella che sostiene l'evoluzione riferita alle classi) richiede invece uno sviluppo verticale (macroevoluzione) e non laterale. Il problema della macroevoluzione è quello di dover dimostrare come le diverse forme di vita autosufficienti abbiano potuto avere inizio per puro caso. Denton cita Monod, il quale affermò che «unicamente il caso è all'origine di ogni innovazione, di tutta la creazione esistente nella biosfera. Puro caso, assolutamente libero, ma completamente cieco» (Jacques Monod, "Change and Necessity", London: Collins, 1972, p. 110, citato da Denton, p. 43). Il caso, presumibilmente, diede vita al primo organismo. Si trattava forse di un batterio, di un'alga, oppure di un protozoo. La teoria prosegue affermando che il caso, successivamente, produsse degli invertebrati complessi e delle piante, seguiti dai pesci, poi dagli anfibi, dai rettili, dagli uccelli e, per ultimo, dai mammiferi.

Secondo Denton, la prova di una tale sequenza esige qualche dimostrazione: una catena ininterrotta, o di fossili di transizione, o di esseri intermedi sopravvissuti; oppure una ricostruzione plausibile delle stesse catene, unitamente ai rispettivi posizionamenti ecologici. Il problema sta nel dimostrare come ogni singolo anello della catena potesse vivere abbastanza a lungo, per permettere il sorgere di quello successivo. L'ipotetico collegamento nella gerarchia dei genotipi potrebbe diventare plausibile soltanto se si potesse presentare una serie di transizioni complete: le prove sperimentali, naturalmente, sono molto più difficili da riprodurre, per cui il punto di discussione si riduce a pura plausibilità. Se tali transizioni si sono mai realizzate, allora le forme intermedie dovrebbero trovarsi nei fossili e negli organismi viventi. Le classi esistenti dovrebbero sovrapporsi. Chiari confini fra le stesse dovrebbero essere l'eccezione piuttosto che la norma.

 

2.  FOSSILI CONTRO DARWIN

  Sebbene Darwin sperasse che le transizioni fossili si potessero trovare in tempi più o meno brevi, nessuna ne venne mai fuori. Furono trovati solo esempi insignificanti di microevoluzione, ma praticamente nulla che potesse andare oltre a ciò che si può raggiungere con l'allevamento selettivo. La possibilità di poter misurare, con accuratezza, le distanze tra le classi esistenti si è verificata solo dopo un periodo di quasi cento anni dall'opera di Darwin.

Esaminiamo, per esempio, il caso dei Celacantidi sulla base dei ritrovamenti fossili, gli evoluzionisti credettero che si trattasse di una forma intermedia tra i pesci e gli anfibi, le ricostruzioni fatte dimostrarono però che i Celacantidi avevano caratteristiche sia di anfibio che di pesce. In tempi più recenti, alcuni Celacantidi sono stati pescati vivi nell'oceano indiano, vicino alla provincia del Capo, nell'Africa del Sud. E si trattava di pesci. Tutte le ricostruzioni fatte in precedenza si dimostrarono errate. Queste vicende fanno vede come i fossili forniscono una base molto debole da cui dedurre dettagliate caratteristiche riguardo la presunta catena esistente tra le diverse classi.

 

3.  A LIVELLO MOLECOLARE NON SI VEDE EVOLUZIONE

  Tuttavia Denton fa notare che i progressi fatti nella microbiologia rendono ora possibile di fornire un nuovo esempio dimostrativo. Cioè, è attualmente possibile confrontare direttamente i "mattoni della costruzione di base" (cioè, le proteine) di tutto ciò che ha vita. Denton fa notare che sono le proteine quelle che determinano «tutta la biologia di un organismo, tutte le sue caratteristiche anatomiche, tutte le sue funzioni fisiologiche e metaboliche» (p. 303). È pertanto difficile credere che la struttura proteinica e l'evoluzione non siano in relazione tra di loro. Denton scrive: «La sequenza degli amminoacidi di una proteina esaminata in due organismi diversi, si può  facilmente confrontare, mettendo le due sequenze  stesse una a fianco all'altra e contando il numero di posizioni  laddove le catene si differenziano» (p.275). E queste differenze «possono essere quantificate con precisione e fornire un concetto del tutto nuovo per la misurazione delle differenze tra le specie» … «Mentre il lavoro proseguiva su questo fronte, divenne chiaro che ogni singola proteina aveva una sequenza leggermente diversa, nelle diverse specie, e che le specie più vicine avevano, tra di loro, delle sequenze più affini. Quando le sequenze  dell'emoglobina di diversi mammiferi, come per esempio l'uomo e il cane, furono messi a confronto, la divergenza sequenziale notata fu del 20% circa, mentre esaminando l'emoglobina di due specie dissimili come quelle dell'uomo e della capra, fu riscontrata una divergenza sequenziale che sia aggira sul 50%» (p. 276).

Tali confronti permettono di provare la validità o meno dell'ipotesi suggerita dall'ortodossia neo-darwiniana. Supponiamo, per esempio, che i batteri siano venuti all'esistenza molto tempo prima delle specie multicellulari, come per esempio i mammiferi. Supponiamo inoltre che i batteri abbiano caratteristiche più vicine alle piante che non a quelle dei pesci, e meno ancora a quelle degli anfibi e dei mammiferi. Se ciò fosse vero, dovremmo avere la conferma di questi "fatti" nelle sequenze degli amminoacidi delle proteine comuni. Ad esempio, tutti i suddetti gruppi utilizzano il citocromo C, quale proteina che interviene nella produzione dell'energia. In tali proteine le differenze dovrebbero mostrare una sequenza evoluzionistica. Invece, il citocromo C dei batteri, quando viene confrontato con le corrispondenti proteine esistenti  nel cavallo, nel piccione, nel tonno, nel baco da seta, nel frumento e nel  lievito, dimostrano che tutte sono equidistanti dal batterio. La differenza che si nota fra il batterio ed il lievito non è inferiore a quella esistente fra il batterio ed il mammifero, o a quella di qualsiasi altra classe.

  E il quadro non cambia quand'anche scegliessimo altre classi o proteine diverse. Le  classi tradizionali  di organismi si identificano per mezzo di sequenze fisiologiche, e le relative distanze esistenti tra di loro rimangono sempre uguali a prescindere dalle sequenze evoluzionistiche che si sono ipotizzate. Denton osserva, per esempio, che gli anfibi non possono essere inseriti in una classe che si situa tra quella dei pesci e quella dei vertebrati terrestri. Contrariamente a quella che è la teoria ortodossa gli anfibi si trovano alla stessa distanza dai pesci, similmente a quella che separa i rettili dai mammiferi (p. 285). Qualsiasi confronto si voglia fare, si ha la conferma che l'ipotesi dell'evoluzione generale è falsa. Denton  scrive: «La scoperta più significativa portata alla luce dal confronto delle sequenze degli amminoacidi nelle proteine, è costituita dalla  totale impossibilità di inserirla  in qualsiasi quadro di tipo evoluzionistico» (p. 289).

In conclusione si può affermare  che «l'intero concetto dell'evoluzione crolla» (p. 291) perché «le diversità, a livello molecolare, si trovano in un sistema gerarchico altamente ordinato. A livello molecolare, ciascuna classe è unica, isolata e senza alcun rapporto con le altre classi intermedie» (p. 290).

 

  4.  ALTERNATIVE CONTRO IL BUONSENSO

  Oltre a ciò, gli adattamenti di tipo accidentale che sarebbero necessari seguendo la tesi dell'evoluzione generale, si dimostrano veri fallimenti della logica. Le mutazioni fortuite causate  dalle radiazioni, da ripetuti errori, o da altre cause che vengono formulate, producono ben raramente forme di vita migliori: mai classi più perfette. Le prove a favore dell'evoluzione generale mancano in modo totale ed i pronostici di tale teoria sono falsi. Darwin confessò che l'unicità di forme viventi specifiche e la provata mancanza di loro  incroci tramite innumerevoli anelli di transizione, costituisce un'ovvia difficoltà (p.56). Tuttavia egli ammise la possibilità di cambiamenti graduali dovuti alla selezione naturale,  la quale non può produrre delle notevoli improvvise modifiche: essa può avere luogo solo attraverso fasi modeste e lente (p. 57).

A distanza di più di un secolo, la testimonianza dei fossili non conferma per nulla l'ortodossia darwiniana. Ironicamente, ammettendo questo "segreto professionale paleontologico" (Stephen Jay Gould, "The Panda's Thumb", new York. Norton, 1980, p. 181, citato da Denton a p. 194), il professor Stephen Jay Gould, dell'università di Harward, ha acquistato non poca fama e gloria. Dai tempi di Darwin ai nostri giorni, ovunque, tutti i ricercatori di biologia si sono trovati davanti ad abissi insormontabili. Eppure essi pretendono che tali abissi non esistano. Tutto ciò ha permesso la formulazione della teoria dei "salti quantitativi" di Gould, idea che Darwin rigettò esplicitamente.

L'idea di Gould assomiglia alle fantasie di Fred Hoyle ed a quelle di Francis Crick relative alle civiltà extraterrestri (Fred Hoyle, "The Intelligent Universe", London: Michael Joseph, 1983. Vedi anche Fred Hoyle e Chandra Wickramasinghe, "Evolution From Space", London; Dent, 1981.  Francis Crick e L.E. Orgel, "Directed Panspermia", Icarus 19, 341-346). E mentre Gould, assieme al suo collega Niles Eldridge, parla di salti improvvisi e miracolosi nel progresso evolutivo ("Punctuated equilibria: an alternative to phylectic gradualism", 1973, pp. 82-115), Hoyle e Crick propongono la panspermia (sperma di vita proveniente da una civiltà extraterrestre). Tutte queste teorie fanno a pugni col buon senso. Denton le respinge e conclude affermando che un modello perfetto presuppone un'intelligenza superiore. Ma a differenza di Gould, Eldridge, Hoyle e Crick, egli non propone delle teorie che siano frutto di un'immaginazione senza limiti, ma lo fa seguendo una logica dalla quale non si può sfuggire.

   Denton nota, inoltre, che il problema del modello evolutivo e della sua soluzione trovano un'analogia quasi perfetta nelle difficoltà che si possono incontrare nello scrivere dei libri in una determinata lingua. Nel mentre il numero degli eventuali libri è altissimo, il numero delle frasi senza significato è più grande ancora e può essere infinito. Sarebbe da ingenui affermare che le probabilità di poter formulare per caso anche un solo paragrafo (formato da un paio di centinaia di parole) siano infinitamente piccole, perché anche tali paragrafi presuppongono che, a monte, esista un'intelligenza.

Allo stesso modo, le possibili sequenze della materia che forma la vita costituiscono un'infinitesima proporzione delle possibili combinazioni. Il problema consiste nel dare una spiegazione al come una tale sequenza abbia potuto formarsi per caso. Denton ne considera le possibilità e cita Hoyle e Wickramasinghe, i quali pensano che le probabilità che una sola cellula vivente potesse formarsi spontaneamente siano dell'ordine di uno contro dieci elevato a 40.000 «una probabilità decisamente infinitesimale… anche se tutto l'universo fosse composto d'una miscela organica» (p. 323). Riferendosi poi Denton alla «eleganza ed all'ingenuità di concessioni che rientrano nella sfera del trascendente, e che conseguentemente sono in contrasto con la tesi della casualità» egli si chiede: «Ma è veramente credibile che il caso abbia potuto generare una realtà, l'elemento più piccolo della quale (si tratti di una proteina funzionale o di un gene) è di una complessità tale che supera qualsiasi prodotto concepito dall'intelligenza umana?».

Concludendo, Denton afferma che gli avvocati che difendono l'evoluzione ortodossa assomigliano alla Regina Rossa nell'“Alice nel Paese delle Meraviglie” (un libro di Lewis Carroll). Quando Alice protestò dicendo che non c'era alcuna utilità nel credere alle cose impossibili, la Regina rispose: «Devo dirti che non hai molta esperienza» … «quando io avevo la tua età, lo facevo per una mezz'ora al giorno. E, a volte, ho persino creduto in sei cose impossibili prima di far colazione».