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Il numero SETTE nella BIBBIA





 dal libro di Karl Sabiers “Nuove Straordinarie Scoperte” – Ediz. ERA. 

Il numero sette (7) compare in modo sorprendente in tutti libri della Bibbia. 
Per chi crede potrebbe essere una naturale "conferma", per chi non crede solo una  banale "curiosità", ma tutti saranno senz'altro sorpresi dalle tante e straordinarie coincidenze che si nascondono nei sacri testi, sia in quelli del Vecchio Testamento che in quelli del Nuovo Testamento.
 
Il numero sette è decisamente importante nella Bibbia, un libro che senz'altro possiamo definire "ispirato", scritto in ben 1.600 anni di storia dell'Umanità (dalla Genesi all'Apocalisse di San Giovanni). Il numero sette è straordinariamente presente nei testi nonostante tutti questi secoli, esso è il simbolo di Dio e della Sua perfezione e completezza. 
Fin dal racconto della creazione con cui si apre il Sacro Libro, si nota come il settimo giorno di riposo, carico della benedizione divina, sia dato come un sigillo alla creazione stessa.
In Egitto vi furono, al tempo di Giuseppe, sette anni di abbondanza, seguiti da sette anni di carestia.Quando Gerico fu conquistata dagli Israeliti, dopo l’esodo, il popolo e sette sacerdoti, che portavano sette trombe, marciarono intorno alla città per sette giorni consecutivi; il settimo giorno marciarono intorno alla città per sette volte. Ogni sette anni la terra in Palestina non doveva essere coltivata (il settimo anno era chiamato appunto “anno sabatico” perché la terra veniva fatta riposare) e, dopo sette cicli di sette anni, il cinquantesimo anno era un giubileo.
Naaman, generale del re di Siria, che andò a consultare il profeta Eliseo a causa del fatto che era malato di lebbra, fu da questi mandato a bagnarsi nel fiume Giordano per sette volte. Salomone impiegò sette anni a costruire il tempio all’Eterno e, alla sua inaugurazione, indisse una festa che durò sette giorni.
Nell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse, tutto si svolge attorno a questo numero: sette chiese, sette candelabri, sette suggelli, sette trombe, sette coppe, sette stelle, sette spiriti... Il numero stesso dell’Anticristo, 666, ricorda al lettore, per contrasto, l’importanza della firma divina: dove essa è assente vi è il massimo dell’imperfezione (il 6 ricorda i giorni della creazione senza la benedizione di Dioavvenuta nel settimo giorno).
E’ dunque universalmente riconosciuto che il numero sette ricorre nella Bibbia in modo del tutto particolare e più frequentemente di ogni altro numero.



SETTENARI NEL VANGELO di GIOVANNI:

Nella prima parte del Vangelo di Giovanni sono descritti sette giorni di una prima settimana dell'inizio dell'attività di Cristo nel mondo che fa da parallelo ai sette giorni della creazione.
Ecco quali atti sono enumerati:

1) Gesù si lascia battezzare nell'acqua (1,19-28)
2) Gesù riceve dal Battista il riconoscimento di essere l'Agnello di Dio (1,29-34)
3) Gesù chiama Andrea ed è seguito da due discepoli di Giovanni (1,35-39)
4) Gesù chiama Simone e gli da l'appellativo di Pietro (Kefa) (1,40-42)
5) Gesù chiama Filippo a seguirlo. (1,43-46)
6) Gesù incontra e chiama Natanaele (1,47-51)
7) Al settimo giorno narrato, Gesù partecipa alle nozze di Cana e muta in vino le sei idrie di acqua riempite dai servi per trasformarlo in vino eccellente per la festa nuziale che conclude questo settenario. (potrebbe alludere ai sei giorni del lavoro umano nel mondo, coronato dalla benedizione di Dio nella festa del cielo nel giorno senza tramonto)


7 MIRACOLI NARRATI DA GIOVANNI

« I 7 miracoli di Gesù, scelti e riportati da San Giovanni nel suo Vangelo, rappresentano le 7 tappe di un cammino iniziatico dell’uomo verso Dio; un insegnamento di Cristo, ricevuto direttamente da San Giovanni, “il discepolo che Gesù amava”».

Ed è così, seguendo ciascuna tappa simbolicamente rappresentata da ciascuno dei miracoli, che Philippe Plet struttura la sua opera. E il lettore capirà ben presto che ciascun miracolo (da Cana fino alla risurrezione di Lazzaro, passando per la guarigione del paralitico o il cammino sulle acque...) è un nuovo appello all’anima da parte di Dio. L’autore ci spiega così che il credente (primo ciclo, costituito dai primi 3 miracoli) è chiamato ad essere un discepolo del Signore (secondo ciclo, costituito dai tre miracoli seguenti), per diventare infine l’amico di Dio (è il terzo ciclo, costituito dal settimo ed ultimo miracolo: la resurrezione di Lazzaro, l’amico di Gesù).

Il Vangelo di Giovanni assegna un grande ruolo ai simboli: la luce, le tenebre, l’acqua, il pane, la vigna... È questa constatazione ad aver portato l’autore a ritenere che il pensiero simbolico dell’evangelista poteva condurre ancora più lontano: fino a strutturare in un percorso di fede l’insieme dei racconti dei primi dodici capitoli.

I sette segreti di San Giovanni sono una progressione molto pedagogica del credente nella sua ascensione verso la vetta suprema: essere l’amico di Dio.

 

Una nuova prospettiva 

Il tema fondamentale dei quattro vangeli è quello della fede in Gesù Cristo. Però Giovanni è attento alle differenti età della fede, sottolineando le differenze tra i primi anni e gli ultimi; anche se si tratta pur sempre della stessa fede.

 Sette miracoli strutturano dunque simbolicamente le sette parti distinte da Giovanni: l’acqua cambiata in vino alle nozze di Cana (Gv 2,1-12), la guarigione del figlio del funzionario del re (Gv 4,46-54); la guarigione del paralitico della piscina (Gv 5,1-18); la moltiplicazione dei pani (Gv 6,1-15), il cammino sulle acque (Gv 6,16-21); la guarigioni del cieco nato (Gv 9,1-38) ed infine la risurrezione di Lazzaro (Gv 11,1-44). In apparenza, niente sembrerebbe collegare questi miracoli in modo particolare, e ciononostante la loro realtà simbolica ne fa, di fatto, un insieme coerente.

  Primo segno: l’alleanza iniziale.

Gesù chiama l’anima alla sequela, comunicando una soave ebbrezza al cuore del credente.

La fede ha sempre un punto di partenza. Anche per coloro che furono battezzati subito appena nati, arriva un età in cui la fede diventa un atto libero e significativo. Le nozze di Cana rappresentano simbolicamente questa prima chiamata, dove l’uomo diventa un credente. Egli prende coscienza che Dio esiste veramente, che è il «vivente» e che desidera manifestarsi alle anime. La dolcezza del vino nuovo di Cana è un’evocazione della dolcezza di questa prima esperienza di Dio.

 Secondo segno: l’apprendistato dell’umiltà.

Gesù insegna all’anima a ricevere i doni gratuiti di Dio senza esigerli.

Il credente deve procedere verso le prime attuazioni della sua fede. Deve imparare a entrare in relazione con Dio secondo la maniera che conviene a Dio. Inquieto per la vita del suo bambino malato, l’ufficiale fa pressione su Gesù per accompagnarlo da lui, prima ancora di sapere come il Signore intenda intervenire. Tale è la lezione che Gesù dà all’ufficiale del re. Egli non deve considerare Dio a suo servizio; deve al contrario lasciarsi condurre da Dio in totale confidenza.

 Terso segno: la guarigione della volontà.

Gesù guarisce l’anima paralizzata dalla sua troppa dipendenza dal mondo. La fede riposa ormai sull’autorità (la forza) di Dio.

Il paralitico della piscina giaceva in questo stato da più di 38 anni. Ha fatto quello che era a lui possibile, secondo le sue forze, per dimorare nella fede. Ma gli manca la forza che viene da Dio, che non ha saputo accogliere. Ha infine mancato di confidenza, si è lasciato troppo influenzare dalle realtà terrene del quotidiano. Pertanto, la sua speranza non è morta. È il momento che sceglie Gesù per rivelarsi a lui e dargli così quella forza che gli mancava per poter vivere la sua fede. Si tratta della guarigione della volontà.

Questo terzo segno rappresenta dunque la maturità della fede.

 Quarto segno: il nutrimento dall’altro.

Gesù introduce l’anima nella vita contemplativa.

La moltiplicazione dei pani è un segno di tipo «eucaristico». Questo miracolo rappresenta l’accesso ad una comprensione nuova di Dio: Dio come sorgente di vita. Come Cana, questo segno è una chiamata; ma si tratta ora di fare un salto nella fede, che coinvolge il credente in modo determinante. Gesù gli chiede di diventare un «discepolo», cioè di consacrare la sua vita a Dio. L’anima riceve l’invito, senza giungere ancora a rispondervi positivamente, come è normale.

 Quinto segno: uscire dall’Egitto.

Gesù mostra la necessità di liberarsi dalle acque del mondo e dalle sue preoccupazioni.

Gesù che cammina sulle acque dona ai suoi discepoli l’esempio del modo di comportarsi d’ora in poi con il mondo presente. Il pane di vita offerto nel segno precedente dona ora la capacità di camminare sul mare mosso delle contraddizioni umane, dei conflitti e dei limiti invalicabili. Dio conosciuto come sorgente della vita porta a compimento l’anima e le comunica una libertà nuova. Pertanto, i discepoli sono spaventati da questa prospettiva. Al segno seguente permetterà al credente di diventare un vero discepolo di Gesù.

 Sesto segno : vedere ciò che è stato nascosto.

Gesù guarisce l’anima dalla cecità spirituale che le impediva di riconoscere la lotta della luce con le tenebre.

La guarigione del cieco nato raffigura la guarigione degli occhi dell’anima. Gli occhi del credente si aprono sul mistero della lotta tra la luce e le tenebre. Esiste davvero nel mondo un vera «potenza del rifiuto» della verità! La sua ricerca della verità trascina il cieco nato a prender progressivamente le difese di Gesù. I farisei finiscono per considerarlo un discepolo di Gesù, e l’escludono dalla sinagoga. Il cieco nato cammina ormai con i suoi occhi: è divenuto un vero discepolo del Signore.

 Settimo segno: risuscitare a vita nuova.

Il credente accede ad un amore che gli permette di superare i propri limiti creaturali. È la nascita in Dio nella fede.

La risurrezione di Lazzaro rappresenta l’ultima tappa dell’itinerario della fede: la morte a se stessi in vista di una vita nuova in Dio. Lazzaro, l’amico di Gesù, è l’immagine del discepolo che accede all’intimità del Signore. Diviene un amico di Dio! Questa tappa della fede è dominata dal tema dell’imminenza della Passione di Cristo. La Spiritualità della Passione si radica dentro l’anima del credente, ammesso a partecipare anche lui alla redenzione del mondo. I farisei e i sommi sacerdoti decidono di uccidere anche Lazzaro. Il 

destino del credente diviene allora quello stesso di Gesù!



I SETTENARI DELL' IO SONO 


Nel libro dell'Esodo troviamo:

Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono». Poi disse: «Dirai così ai figli d'Israele: "l'IO SONO mi ha mandato da voi"».   Esodo 3,14 

Da questo versetto risulta che Dio comanda a Mosè di dire agli israeliti” IO SONO “ mi ha mandato a voi. Quindi non pronunciando per intero il Nome che gli aveva appena rivelato, ma solo la prima parte e cioè IO SONO.


In ebraico IO SONO si pronunciava YAH.

E' singolare il fatto che noi a tutt'oggi, nonostante tutte le ricerche STORICHE E FILOGICHE non sappiamo con certezza la pronuncia del Nome intero formato in origine dal tetragramma YHWH (molto probabilmente pronunciato YAWWE' ma non con assoluta certezza), e che Dio ha voluto quindi si perdesse nel corso del tempo, come ammette la stessa wts, ma ci è rimasto invece la pronuncia ebraica certa, proprio di quell'IO SONO che Egli ha voluto si perpetuasse nel corso della storia. Tale termine lo ritroviamo anche nel Nuovo Testamento nell'“allelu-YHA”, che significa LODATE YAH, ovvero LODATE IO SONO.


Si avvera così dunque il volere di Dio che proprio con QUEL NOME venisse invocato e ricordato per sempre. L'allelu-YAH infatti lo pronunciamo nelle preghiere, nei salmi, negli inni, nei canti, nei discorsi, e in tante altre occasioni, incastonando il sacro Nome nella LODE.

 Ma è ancor più singolare un altro aspetto di questo Nome che Dio ha voluto venisse perpetuato. Vediamo quale.

 Nel VANGELO DI GIOVANNI si trovano menzionate sette volte “IO SONO” (dal greco EGO EIMI) seguite da un predicato: 


1° “IO SONO il pane della vita” (6:35, 41, 48, 51); 
2° “IO SONO la luce del mondo” (8:12; 9:5); 
3° “IO SONO la porta” (10:7, 9); 
4° “IO SONO il buon pastore” (10:11,14); 
5° “IO SONO la risurrezione e la vita” (11:25); 
6° “IO SONO la via, la verità e la vita” (14:6); 
7° “IO SONO la vite” (15:1, 5). 

e sette occasioni in cui Gesù pronuncia: “IO SONO” senza usare alcun predicato: 

4,26 Le disse Gesù: «IO SONO, che ti parlo»

6,20 Ma egli disse loro: «IO SONO, non temete»

8,24 ...se infatti non credete che IO SONO, morirete nei vostri peccati».

8,28 ...«Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che IO SONO e non faccio nulla da me stesso....

8,58 ...«In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, IO SONO».

13,19 ...Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che IO SONO.

18,5 Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «IO SONO!». Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. 6 Appena disse «IO SONO», indietreggiarono e caddero a terra. 7 Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». 8 Gesù replicò: «Vi ho detto che IO SONO. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano»

 

Nella settima ed ultima occasione va notato che Giovanni scrive per tre volte “IO SONO” e, per effetto della potenza che sprigiona da Gesù mentre pronuncia “IO SONO” , accade che le guardie, la prima volta cadono, non reggendo la forza di tale Nome, la seconda è come se fossero di nuovo fatti rialzare dalla stessa potenza che le aveva atterrate.

 

Queste ricorrenze settenarie non vengono riportate a caso dall'ispirato evangelista Giovanni, ma hanno una precisa e profonda valenza che il divino Autore ci ha voluto comunicare dandoci un chiaro ed inequivocabile messaggio: la natura del vero Figlio di Dio è quella del Padre : l'IO SONO, è la comune ESSENZA ETERNA, ed ecco perchè quando noi cantiamo o preghiamo pronunciando l'allelu-YAH, lo riferiamo a tutta la divinità, di cui GESU' porta il Nome: YAH-SALVA.






LA GRANDE SETTIMANA DI PASQUA

Nei capitoli dal 12 al 19 vengono descritti i sei giorni finali dell'attività terrena di Gesù che si snodano in quest'ordine:
viaggio verso Betania,
cena in casa di Lazzaro
l'unzione
ingresso osannante a Gerusalemme
la lavanda dei piedi dei discepoli
l'angoscia dell'orto degli ulivi
la passione e morte
Resurrezione di Gesù al settimo giorno della settimana finale  che fa da parallelo al settimo giorno della prima settimana con la festa nuziale di Cana e al settimo segno miracoloso della resurrezione di Lazzaro.



[Modificato da Credente 14/03/2016 13:25]