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Verso una visione globale del mondo
Quando ero giovane studente avevo, all’inizio, la sensazione che la letteratura, la matematica, la chimica, la biologia, la filosofia, la storia, la geografia, le lingue, la geologia, idrografia, la religione e cosi via, fossero materie l’una indipendente dall’altra. In realtà tutte queste discipline, complementari tra loro, rappresentano il lungo lavoro svolto dal pensiero umano nel corsi dei secoli. Esse, le varie discipline, rappresentano l’arricchimento e la crescita culturale della mente di ogni uomo. L’uomo attraverso di esse ha la possibilità di guardare il mondo che lo circonda nella sua globalità. Per esempio guardare al passato attraverso la storia è necessario per costruire il presente e il futuro migliori, impara a diventare più saggi, più prudenti. La storia delle religioni serve a che l’uomo possa scegliere, fra tutte le religioni, quella che meglio rappresenta l’etica, la morale, l’umiltà e la carità, requisiti graditi al Dio personale che, per la religione cristiana-giudaica fattasi uomo nella “ persona” di Gesù, rappresenta l’amore. La mente umana è aperta ad ogni cosa, da essa per cosi dire nascono teoricamente infinite variabili, molte note, altre che dovranno nascere: le nuove percezioni, che esaltano lo spirito umano, senza fine. Queste infinite variabili rendano la vita e lo spirito dell’uomo in un continuo dinamico, senza che essi potranno mai appiattirsi. Questa, quella della mente umana di contenere infinite variabili, è la parte migliore e sorprendente della natura umana, che la induce peraltro all’esistenza della natura trascendente, quella di Dio universale. Inoltre il fatto che dalla mente umana possono emergere, nel tempo e nello spazio, infinite variabili, pensieri ed intuizioni nuovi, fa riflettere che non esistono a priore livelli speciali e in particolare dogmatici di conoscenza, però non è neanche escluso che non potranno esistere. Il cammino è ancora troppo lungo per stabilirlo. La grande potenzialità della mente umana ci indica anche la possibilità di fare a meno del riduzionismo, convinzione tipica del positivismo: essa non dovrebbe favorire né il positivismo né la filosofia tradizione, quella dell’astrattezza, illuministica e dogmatica piuttosto dovrebbe guardare con favore le une e le altre nella loro globalità quando esse sono accompagnate dall’umiltà e dall’apertura. La stessa scienza vera, che dovendo seguire per forza un rigido protocollo sperimentale riproducibile nel tempo e in qualunque luogo dello spazio, dovrà essere accompagnata dall’umiltà. In altre parole dobbiamo prendere consapevolezza che la mente umana è capace di guardare la natura delle cose nella loro globalità. È un invito ad aprirsi ad una nuova cultura, ad una nuova filosofia, quella della globalità. Sorprendentemente la scienza, frutto della mente umana, ha creato un mezzo informatico di interazione, l’internet, capace di mettere insieme tutte quelle discipline scolastiche e altro facendoli interagire fra loro. L’internet è frutto della conoscenze fisiche e matematiche, ma è esso stesso è un “pezzo”, non trovato per caso, ma tratto dagli elementi esistenti nell’universo. Un mezzo, internet, i cui elementi “mescolati e nascosti” per lungo tempo nella natura diventa oggi per cosi dire il nuovo e piccolo mondo creato dalla mente umana:cioè un mondo nuovo pensato e creato dall’uomo. Allo stesso modo dobbiamo pensare che tutto l’universo sia stato pensato e creato da Dio. Chi poteva ( tra gli uomini del passato) infatti immaginare internet, per non parlare di altre affascinanti e sorprendenti scoperte? Con questa nuova filosofia “ globale” della vita si rafforzerebbero l’olismo e si ridimensionerebbe per certi aspetti il relativismo, cioè, quella concezione secondo la quale non esistono verità assolute, senza naturalmente escludere il libero pensare comune, non lesivo, ma tipico di una società in cui esistono usi e costumi propri. Si intravede qui il concetto di democrazia di pensiero, che vale per tutti, sia per quelli culturalmente avanzati sia per quelli che vivano con naturalezza senza una adeguata cultura, ognuno con la consapevolezza però che non si finisce mai di imparare. Si impara anche attraverso la cultura e la saggezza contadina. Non è la descrizione di un mondo utopistico, ma di un mondo più naturale, più essenziale con meno retorica. Sta al cuore degli uomini creare le condizioni culturali più favorevoli, iniziando con l’esaltare i valori fondamentali, quelli della dignità, dell’umiltà e della carità. Conviene a tutti. Il convincimento di esaltare i valori dell’etica e della morale, rappresenta lo sforzo, la perdita di certi privilegi materiali, che poi veri privilegi non sono, per acquisire insieme privilegi materiali coniugati con quelli più strettamente spirituali, dove è “concesso” anche qualche peccatuccio veniale. Non si cerca, dunque, il paradiso terrestre, si cerca più tosto, volendo anche essere pragmatici, i valori della persona umana, che non si trovano creando buchi neri, cioè malcostume e profitti illegali. Allora serve anche una buona lettera per esempio della bibbia, delle materie umanistiche e della storia dei popoli. Il binomio umiltà e moderazione è una virtù. L’umiltà in particolare si deve applicare in qualsiasi manifestazione umana, sia essa di natura scientifica, umanistica, filosofica, e in particolare religiosa, la moderazione nelle azioni degli uomini. Quanto più l’uomo si addentrerà in ogni sapere tanto più troverà che non si finirà mai di imparare e, a ragione, troverà che le sue percezioni potranno essere a volte sbagliate come giustamente ha messo in evidenza la vera scienza sperimentale. Un esempio, la filosofia di Aristotele (384-324 a.C.) ha condizionato, ma anche stimolato, le menti degli uomini per un’epoca durata circa 2000 anni fino all’epoca di Galileo, per non parlare di filosofi più moderni come kant ( 1724-1804) con i suoi giudizi a priori secondo i quali non era necessario ricorrere all’esperienza. Secondo kant per esempio l’affermazione :“ …”questo corpo ha un peso” poteva essere pronunciata sempre. Si sbagliava. I corpi in caduta libera perdano il proprio peso. Altro esempio kant, affermando che lo spazio e il tempo erano anch’essi giudizi a priori, semplici schemi mentali, non realtà. Si sbagliava. Lo spazio e il tempo non solo formano un’unica entità reale, ma costituiscono l’impalcatura, la geometria dell’universo. Lo spazio –tempo è un “ concentrato” di energia. Nonostante kant abbia seguito un percorso della ricerca scientifica ( sul modello del sapere di Newton) , studiando anche la matematica e la fisica, e fosse ritenuto tra i più importanti filosofi dell’era moderna, certe sue percezioni, ci volle del tempo, si dimostreranno poi sbagliate. Questo sta a dimostrare che, non solo, non si finisce mai di imparare, le nostre percezioni spesso ci inducano a commettere errori grossolani. Tuttavia spesso dimostrando che certe cose sono sbagliate il sapere umano progredisce. In un certo senso gli errori, naturalmente intellettuali, ricordiamolo, e comunque accompagnati sempre dall’umiltà, sono un bene, perché altrimenti si rimarrebbe fortemente condizionati dal timore di esporre certe idee, che a volte, al contrario, sono rivoluzionarie. Per esempio le idee, ancora giovanili, di Einstein, di de Broglie e di Plank sono state rivoluzionarie: esse diedero l’avvio alla fisica moderna. Ma Einstein, de Broglie e Plank e tanti altri veri scienziati come per esempio Maxwell, Schroedinger conosceva la fisica e in particolare la matematica. Senza la matematica le idee o le percezioni di questi scienziati non potevano tradursi in conoscenza. Bisogna conoscere la matematica usata in particolare di Einstein, di Maxwell, Schroedinger per capire quanto fosse difficile per questi grandi menti riportare alla luce nuove ed affascinanti scoperte. La matematica, tra tutte le discipline del sapere, ha il grande privilegio, quello di essere logica, e dunque essa è un mezzo potente e semplice. La matematica è il linguaggio semplice e logico usato dalla mente umana per parlare con la natura. È la logica matematica che sta riportando alla luce la logica dell’universo con sue leggi fisiche peraltro semplici. Matematica logica e universo logico; matematica semplice e leggi fisiche dell’universo semplici; non vi sembra sorprendente? Ma la matematica non è nata dal nulla, è nata dalla mente umana, e la mente umana a sua volta è interconnessa con il resto dell’universo. Solo in questo senso Kant poteva sostenere che è la mente umana a conferire ordine al mondo per poterlo capire. Ma kant non conosceva la matematica, adottata in particolare da Einstein per concepire che lo spazio tempo è un’unica entità reale, e non uno schema mentale come kant sosteneva. Né conosceva, kant, la struttura dell’atomo e le nuove leggi fisiche, perché scoperte dopo. Possiamo dire che chi conosce la matematica ha possibilità in più di comprendere meglio la natura delle cose. È difficile per esempio che un biologo possa comprendere a pieno la chimica molecolare quantistica ed atomica se non ha una adeguata conoscenza della matematica. Non volendo essere frainteso, ricordiamoci però che matematica è frutto della mente umana, quella che ogni biologo o neuro scienziato studia. E la vita è fatta di atomi, però va vista in senso olistico. La matematica nella sua astrattezza è mezzo potentissimo, meglio la comprende chi ha possibilità di applicarla. Credo che i ragazzi in generale non amino, e dunque trovino difficile la matematica perché spesso vengono abituati a vederla come “freddi” numeri o operazioni lunghe e noiose. Se ragazzi venissero messi nelle vere condizioni di capire l’importanza, nelle applicazioni in svariati campi del sapere, della matematica, imparerebbero ad amarla e dunque a comprenderla. È con la matematica, accompagnata dalla sperimentazione, che nasce la scienza vera. Le vere teorie scientifiche dell’ingegneria, della fisica, della chimica sono state sviluppati e vengono sviluppate attraverso la matematica. Non solo,le teorie matematiche danno delle soluzioni numeriche, che possono essere misurate e controllate. Di fatto ogni teoria scientifica dovrà superare la prova, quella della sperimentazione riproducibile, sempre sottoposta ad rigido protocollo di lavoro e controllo. È la nostra mente a sviluppare le teorie scientifiche però usando un mezzo logico, quello matematico, che essa stessa ( la mente) ha sviluppato nel corso dei secoli. Pensare attraverso i numeri è diverso che pensare per intuito, perché i numeri rappresentano la misura di grandezze geometriche, fisiche e chimiche. Nell’articolare una teoria scientifica concorre si l’intuito, ma accompagnato dalla misura, il numero. I numeri rappresentano l’ordine delle cose. È poiché l’universo è ordinato e logico, esso ubbidisce alle legge matematiche semplici. Se l’universo non fosse logico, le leggi matematiche non potrebbero essere applicate. Dunque la vera scienza non fa altro che studiare e mettere in evidenza l’ordine della natura. Il vero scienziato pensa pure all’origine di questo ordine, ma il suo pensare, in questo caso, rientra umanamente e giustamente nel libero pensare , quello cioè che da luogo in particolare e solitamente alle implicazioni filosofiche, che possono assumere forme e sfumature diverse. I teologi invece hanno sempre pensato che l’ordine dell’universo sia la prova dell’esistenza di Dio. È sorprendente che i teologi hanno sempre creduto, senza saperlo, all’ordine esistente nell’universo: infatti l’ ordine, ma anche la logica, dell’universo sta vedendo fuori per merito della vera scienza. Viene fuori in modo del tutto naturale che teologia e scienza stanno lavorando per lo stesso scopo, seppure, per molti aspetti, in modo diverso. In questo senso è un cammino, quello della scienza e della teologia, bello, naturale e, credo, ancora molto lungo: percorriamolo tutti insieme con pazienza e con autentica umiltà!. Si dice anche che la scienza, oltre ad essere nata in generale come piacere del sapere, in particolare, quella occidentale è stata stimolata dalla tradizione giudaica- cristiana, avendo questa sempre ritenuto che l’ordine dell’universo è opera di Dio. Ciò costituisce un buona motivazione di ritenere la scienza un mezzo potente per esaltare e mettere in evidenza l’ordine delle cose; da questo punto di vista, dunque, la teologia, secondo me, non corre neanche il rischio di secolarizzarsi. E’ vero che la scienza continua rinvigorire l’idea di Dio. È da notare a questo riguardo quanto il papa Giovanni Paolo II, in occasione delle celebrazioni dei 350 anni dalla pubblicazione del “ Dialogalo sopra i massimi sistemi del mondo” di Galileo , disse : ….” La chiesa sostiene la libertà di ricerca che è uno dei più nobili attributi dell’uomo. Mediante la ricerca l’uomo perviene alla Verità: uno dei nomi più belli che Dio si sia dato. Ecco perché la chiesa è convinta che non può esserci vera contraddizione tra scienza e fede, dal momento che tutta la realtà procede in ultima istanza dal Dio Creatore”. La vera scienza è stata costruita dalla mente di tutti gli uomini di tutte le epoche. Infatti essa non è saltata fuori all’improvviso, ma nata pian piano, indizio dopo indizio. Il fatto che il progresso scientifico del xx secolo è stato il secolo del massimo splendore di conoscenze e che a tutto oggi continua ad affascinarci, rafforzandosi con ritmo tale che non ha avuto un uguale nel corso nei secoli precedenti, non significa che tutto il riconoscimento è da attribuirsi agli scienziati dell’epoca moderna, perché senza i vari contributi di pensatori del passato, questo progresso di massimo splendore, credo, che difficilmente si sarebbe potuto realizzare. È bello e anche, sotto certi aspetti, sorprendente che chi un modo chi in un altro, tutti gli uomini dal passato fino ad oggi hanno contribuito a che essi, noi, tutti insieme abbiamo costruito un piccolo mondo, quello delle grande scoperte, i cui elementi primi qualcuno, un essere divino, li ha messi a disposizione degli uomini. Tutto ciò mi lascia fortemente attonito. Ecco perché ci dobbiamo anche aprire ad una nuova visione, quella che guarda le cose, interconnesse l’una all’altra, nella loro globalità, naturalmente con autentica umiltà. Aristotele, Kant e cosi via tanti pensatori hanno tirato fuori cose in parte corrette e in parte sbagliate. Le cose sbagliate sono state messe in evidenza da altri pensatori che si sono succeduti. Possiamo dire meglio cosi: le cose sbagliate sono state perfezionate con altre teorie comprovate sperimentalmente. Queste ultime però potrebbero essere ancora migliorate attraverso nuovi indizi ancora sconosciuti e cosi via. Quello che è sbagliato è di non arroccarsi su posizioni dogmatiche in particolare in campo scientifico. Infatti succede, come spesso è già accaduto, che uomini di scienza, e non, per la loro autorevolezza a volte carismatica, possono condizionare il cammino graduale della conoscenza nel tempo. Il tempo è prezioso per tutti e non va sprecato. Se la vera scienza, e non solo la scienza, è accompagnata dall’umiltà si guadagna del tempo per nuove, affascinanti e utili scoperte. Il successo del metodo scientifico, da Galileo in poi in particolare, ci suggerisce e ci incoraggia che indizio dopo indizio sarà possibile svelare i misteri della natura. Allora il mondo apparirà con maggior chiarezza nella sua globalità. Non è detto che non sarà possibile arrivare ai limiti estremi della conoscenza. Dopo tutto la strada da fare è, credo, lunghissima, forse un cammino senza fine e alla fine, cioè all’estremo ultimo è li che “ risiede” Dio. E dunque un giorno per incapacità di raggiungere l’ estremo ultimo, coloro i quali ci saranno, seppure in modo indiretto, “vedranno”, meglio di noi, Dio. Io già L’ho già “intravisto”, leggendo una certa logica e un ordine, esistenti nell’universo. Oggi prendo dell’atto di questo ordine, ordine,secondo me, pensato da una mente Divina. Mi sbaglierò, ma se nell’universo non si intravedesse ordine, ma caos, e da questo ultimo emergesse una fede sarebbe molto peggio di uno sbaglio, peraltro non lesivo, perché sarebbe una forte presunzione fare derivare una fede dal disordine, da cui nessuno ragionamento logico sarebbe possibile fare, né sarebbe stato possibile applicare la logica matematica. Diceva Einstein: “ la cosa più incomprensibile dell’universo è che è comprensibile” .Inoltre Einstein Amava ripetere: …”Dio non gioca a dadi”, mentre Niels Bohr ribatteva: Albert, la vuoi piantare di prescrivere a Dio quello che deve fare? Einstein riteneva infatti che la fisica mancasse di un vero e complesso apparato matematico, che, una volta scoperto, sarebbe stato in grado di descrivere la vera ed unica natura degli atomi. In altre parole se l’universo è stato concepito da Dio, all’interno di esso vi è nascosta una logica unificante. Dall’altra parte , secondo me, c’è una considerazione da fare. L’universo è ordinato, la vita in particolare cosciente gode del massimo ordine ( entropia negativa), inoltre all’interno di esso si riscontra una logica, diciamola pure “sotto” “logica”, descrivibile con la logica matematica. A coronare questa logica descrivibile vi sarebbe una logica, “unificante”, ma per cosi dire inafferrabile, che altro non sarebbe che quella che darebbe variabilità all’intero universo. Infatti la natura è incantevole proprio perché è mutevole nel tempo e nello spazio. Un esempio, a nessuno piacerebbe che noi, uomini, fossimo tutti identici e pensassimo allo stesso modo nel corso dei tempi all’interno dello stesso spazio. Lo stesso esempio varrebbe per le altre cose in natura. Ciò mi spinge ad una riflessione. Intanto quello che sembrerebbe logica inafferrabile è anche logica, inoltre la nostra mente è anche “ filosofa”, nel senso che le nostre percezioni limiti potrebbero essere preamboli che tenderebbero “ a stabilire un filo diretto ( atto di fede) con la “ visione” di Dio, l’inafferrabile, il trascendente. In ultima analisi, il tutto è ( o sarebbe) logica globale, al di sopra della quale c’è (o ci sarebbe) Dio universale. A tali livelli di conoscenza la forma condizionale è obbligatoria, anche perché cosi il senso dell’umiltà si accresce. Aspettiamo! Io non sono ansioso di correre, più tosto sono curioso di apprendere da altri e di pensare liberamente con la mia testa. Vi sono infatti livelli di conoscenza che non possono né immaginate né e di conseguenza, a maggior ragione, dimostrate. Ciò in certo senso mi fa ricordare il teorema di Cantor e quello, correlato in qualche modo a questo, dell’incompletezza di Kurt Godel. Il teorema di Cantor sulla non esistenza di un numero cardinale più grande di tutti gli altri, e cioè, dice Cantor, dato un insieme comunque grande, esiste un insieme ancora più grande e cosi via senza fine. Se l’insieme dato è infinito, esiste un altro insieme infinito più grande, la cui cardinalità è maggiore di quella dell’insieme dato. Per farmi meglio capire, immaginate una retta infinita: esiste un segmento AB, dato, esiste un altro segmento CD che contiene AB, che a sua volta è contenuto in segmento più grande e cosi via fino all’infinito: una disposizione di infiniti segmenti, uno incluso nell’altro, disposti per cosi dire a scatola cinese senza fine. Quando c’è di mezzo l’infinito, cioè l’assoluto che contiene tutte le cose, tra queste esistono entità che non possono essere comprese e nemmeno analizzate attraverso la matematica. Infatti Cantor, uno tra più grandi matematici del IXX secolo, riconoscendo l’impossibilità di avere un insieme che contiene ogni cosa, concluse che ci deve essere un Assoluto, qualcosa che non può essere incluso o analizzato della matematica, cioè Dio. Cantor, come i più grandi campioni della scienza, era un grande credente. L’assoluto di Cantor e i suoi numeri transfiniti sembrano rimarcare l’immagine di Dio descritta da S. Agostino nella Città di Dio. S. Agostino dice:…. ”Ogni numero è conosciuto da colui l’abilità di comprendere del quale non può essere soggetta a numerazione. Sebbene la serie infinita dei numeri non possa essere contata, questa infinità non è al di fuori della sua comprensione. Da ciò deve seguire che ogni infinità è, in un modo che non siamo in grado di esprimere, resa finita per Dio”. Io dico : L’Assoluto è di Colui che E’. Noi possiamo solo contemplarLo. Nella contemplazione e nelle riflessioni sulla tutta la bellezza dell’universo e dei suoi misteri, ci rendiamo sereni. Einstein racconta che, in una conferenza tenutesi in Giappone nel 1922, nel momento in cui, nelle sue riflessioni,….” seduto sulla mia sedia nell’ufficio brevetti quando, a un tratto, mi venni un idea: “ se una persona cade liberamente non sentirà il proprio peso. Fu sorpreso. Questo semplice pensiero mi impressionò moltissimo, spingendomi verso la teoria della gravitazione. Einstein riferi questa intuizione come il pensiero più felice della mia vita. “
Prendendo in uso le parole poetiche di Leopardi dico ancora,… “ tra questa immensità s’annega il pensier nostro (mio): e il naufragar ( m’è) c’è dolce in questo mare”