00 20/04/2010 08:28
Così si esprime Mons. Fiorenzo Facchini, docente di Antropologia e Paleontologia all'Università di Bologna (Osservatore Romano, 16-I-2006):
  « Con il ricorso a interventi esterni suppletivi o correttivi rispetto alle cause naturali viene introdotta negli eventi della natura una causa superiore per spiegare cose che ancora non conosciamo, ma che potremmo conoscere. Ma così non si fa scienza. Ci portiamo su un piano diverso da quello scientifico. Se il modello proposto da Darwin viene ritenuto non sufficiente, se ne cerchi un altro, ma non è corretto dal punto di vista metodologico portarsi fuori dal campo della scienza pretendendo di fare scienza. »
   

Analogamente il cardinale Camillo Ruini ha affermato che, nel momento in cui dal disegno intelligente si inferisce l'esistenza di un'intelligenza creatrice, è concreta la possibilità di sconfinare dai canoni della ricerca scientifica naturalistica.[36]

Sempre Facchini tuttavia tiene a precisare che l'impossibilità di comprendere la creazione con metodi scientifici va considerata in entrambe le direzioni: se la scienza non permette di inferire la creazione, non permette neanche di falsificarla.

  « Sull'altro fronte è da criticare come alcuni scienziati darwinisti abbiano assunto l'evoluzione in senso totalizzante, passando dalla teoria alla ideologia, in una visione che pretende di spiegare tutta la realtà vivente, compreso il comportamento umano, in termini di selezione naturale escludendo altre prospettive, quasi che l'evoluzione possa rendere superflua la creazione e tutto possa essersi autoformato e possa essere ricondotto al caso. La scienza in quanto tale, con i suoi metodi, non può dimostrare, ma neppure escludere che un disegno superiore si sia realizzato, quali che siano le cause, all'apparenza anche casuali o rientranti nella natura. »
   

Nel dichiarare di accettare il naturalismo metodologico come parte della definizione di scienza, Facchini si allontana dai sostenitori del disegno intelligente su quello che è il vero punto chiave della disputa. Tale posizione è condivisa da altri cattolici, come l'astronomo gesuita padre George Coyne, già direttore della Specola Vaticana,[37] ma non è accolta unanimemente.

In prima fila tra i detrattori si trova il cardinale di Vienna Christoph Schoenborn che ha espresso ampiamente la sua idea in un editoriale sul New York Times del 7.7.2005 dal titolo "Scoprire il progetto nella natura", editoriale che ha avuto un'enorme eco:

  « I difensori del dogma neo-Darwiniano hanno spesso invocato la supposta accettazione - o almeno acquiescienza - del Cattolicesimo Romano quando essi difendono la loro teoria come fosse compatibile con la fede Cristiana. Ma questo non è vero. La Chiesa Cattolica, mentre lascia alla scienza molti dettagli circa la storia della vita sulla terra, proclama che con la luce della ragione l'intelletto umano può chiaramente discernere uno scopo e un progetto nel mondo naturale e negli esseri viventi. Potrebbe essere fondata un'evoluzione intesa come discendenza comune; ma non un'evoluzione concepita in senso neodarwiniano, come processo non guidato, che non risponde a un progetto, ed è mossa soltanto dalla selezione naturale e dalle variazioni casuali. Ogni sistema di pensiero che neghi o cerchi di rifiutare l'imponente evidenza di progetto in biologia è ideologia non scienza [...] Ora all'inizio del 21° secolo, in contrapposizione a posizioni scientifiche come il neo-darwinismo e l'ipotesi del multiverso in cosmologia inventato per evitare la sovrabbondante evidenza di scopo e progetto che si trova nella scienza moderna, la Chiesa Cattolica difenderà di nuovo la ragione umana proclamando che il progetto immanente che è evidente nella natura è reale. Teorie scientifiche che cercano di negare l'evidenza di progetto come il risultato di caso e necessità non sono per niente scientifiche, ma, come affermato da Giovanni Paolo, un'abdicazione dell'intelligenza umana. »
   

Lo stesso Schoenborn si è in seguito espresso con toni più moderati[38]:

  « Dall'enciclica Humani generis di Pio XII è chiaro che la teoria dell'evoluzione è valida al fine di comprendere taluni meccanismi, ma non può essere vista o accettata per spiegare l'esistenza della vita. »

Complessità irriducibile [modifica]

Definizione e applicazione nell'ambito del disegno intelligente [modifica]

Il concetto di "complessità irriducibile" venne introdotto da Michael Behe nel suo libro del 1996, intitolato Darwin's Black Box ("La scatola nera di Darwin"), e definito come:

(EN)
« a single system which is composed of several well-matched interacting parts that contribute to the basic function, wherein the removal of any one of the parts causes the system to effectively cease functioning. »
(IT)
« un singolo sistema composto da diverse parti interagenti e ben assemblate, che contribuiscono alle funzioni di base, nel quale la rimozione di una qualsiasi delle parti causa la cessazione dell'effettivo funzionamento del sistema.  »
(Michael Behe, Molecular Machines: Experimental Support for the Design Inference)

Behe usa l'esempio della trappola per topi per illustrare il concetto di complessità irriducibile. Una trappola per topi consiste di diverse parti che interagiscono — la base, la molla, il blocco e il relativo gancio di fermo: tutte queste devono essere presenti perché la trappola funzioni.

L'argomentazione della complessità irriducibile viene utilizzata per dimostrare l'impossibilità, da parte della teoria dell'evoluzione di rendere conto dell'emergere di alcuni complessi sistemi biochimici cellulari: Behe e altri sostenitori del disegno intelligente affermano infatti che tali meccanismi, in quanto dotati di complessità irriducibile, non possono essersi evoluti gradualmente e che quindi devono essere stati progettati deliberatamente da qualche forma di intelligenza. I promotori del disegno intelligente sostengono che la selezione naturale, in base alla sua stessa definizione e modalità operativa, non può aiutare nell'evoluzione di questi sistemi attraverso piccole modifiche successive, perché la funzionalità del sistema è presente solo quando tutte le parti che lo compongono sono assemblate. Gli esempi di meccanismi irriducibilmente complessi fatti originalmente da Behe comprendevano il flagello batterico dell'E. coli, la coagulazione del sangue, le ciglia, e il sistema immunitario adattivo.

 

Complessità specificata [modifica]

Definizione [modifica]

Nell'ambito del disegno intelligente, il concetto di "complessità specificata" è stato sviluppato negli anni 1990 dal matematico, filosofo e teologo William Dembski. Dembski sostiene che quando qualcosa mostra una complessità specificata (ovvero è qualcosa al tempo stesso complesso e "specificato") si può inferire che sia stato prodotto da una causa intelligente (ovvero è stato progettato), piuttosto che sia il risultato di processi naturali. Egli fornisce i seguenti esempi: «Una singola lettera dell'alfabeto è specificata senza essere complessa. Una lunga frase composta da lettere casuali è complessa senza essere specificata. Un sonetto di Shakespeare è sia complesso che specificato».[45] Dembski sostiene che i dettagli delle creature viventi possono essere caratterizzati in modo simile, in particolare le "forme" assunte dalle sequenze molecolari in molecole biologiche funzionali come il DNA.

Inoltre, Dembski definisce come complex specified information ("informazione complessa specificata", CSI) un evento stocastico che abbia una probabilità di realizzarsi per caso inferiore a 10-150, il "limite di probabilità universale". Tale valore corrisponde all'inverso del limite superiore del "numero totale di [possibili] eventi specificati nel corso di tutta la storia cosmica," così come è stato calcolato da Dembski.[46] Dembski argomenta che il CSI non può essere generata solo dai meccanismi naturali conosciuti della legge fisica e del caso, o da una loro combinazione. Egli sostiene che ciò avviene perché tali leggi possono solo variare o perdere informazione, ma non la producono, e il caso può produrre informazioni complesse non specificate o informazioni specificate non complesse, ma non CSI; Dembski fornisce un'analisi matematica che a suo parere dimostrerebbe che le leggi e il caso, anche operando assieme, non possono produrre ICS.

Universo finemente regolato 

Un altro argomento portato avanti dai promotori del disegno intelligente riguarda le caratteristiche dell'universo in cui viviamo, che definiscono un "universo finemente regolato", un universo, cioè, in cui i valori delle costanti universali avrebbero proprio quei valori necessari alla vita e che non potrebbero essere solamente dovuti al caso. Il sostenitore del disegno intelligente e socio del Center for Science and Culture Guillermo Gonzalez afferma che se uno qualunque di questi valori fosse anche solo appena differente, l'universo risultante sarebbe drammaticamente differente, rendendo impossibile la formazione di molti elementi chimici e strutture dell'Universo, come le galassie.[51] Per questo motivo, secondo i sostenitori del disegno intelligente, è necessario un progettista intelligente della vita per assicurare che le caratteristiche necessarie ad essa fossero presenti.

Dilemma di Haldane [modifica]

Il "dilemma di Haldane" si riferisce ad un limite sulla velocità del processo di evoluzione favorevole, calcolata in primo luogo da John Burdon Sanderson Haldane nel 1957 e chiarita ulteriormente dai commentatori successivi.[58] I critici dell'evoluzione, ed in particolare i fautori del disegno intelligente, affermano come questo dilemma sia scientificamente insoluto dalla comunità scientifica e che suggerisca l'inadeguatezza del meccanismo neodarwiniano nella spiegazione dell'evoluzione biologica. In particolare, il creazionista Walter ReMine ha affermato che l'evoluzione da un antenato comune di esseri umani e scimmie non avrebbe potuto avvenire in cinque milioni di anni, proprio a causa del dilemma di Haldane.[59]

Nel suo The Cost of Natural Selection Haldane sintetizza così il problema:

  « Il numero di loci in una specie di vertebrati è stato valutato a circa 40.000. Le specie, anche quando imparentate strettamente, possono differire per migliaia di loci, anche se le differenze per lo più sono molto lievi. Ma è richiesto lo stesso numero di morti, o un numero equivalente, sia per sostituire un gene che produce un fenotipo a mala pena distinguibile da uno che produce un fenotipo molto differente. Se due specie differiscono per 1000 loci ed il tasso medio di sostituzione dei geni, come è stato suggerito, è di una ogni 300 generazioni, ci vorranno 300.000 generazioni per generare una differenza interspecifica. Può volerci molto di più, dato che se un allele a1 è sostituito da a10, la popolazione può passare attraverso fasi in cui il genotipo più comune è a1a1, a2a2, a3a3 e così via, in successione, attraverso le varie combinazioni di alleli che danno di volta in volta l'idoneità massima nell'ambiente attuale e nell'ambiente residuo. Quindi il numero di 300 generazioni è una valutazione conservativa per una specie che evolve lentamente ma non è sull'orlo dell'estinzione. Per una differenza di almeno 1.000 geni, sono necessarie 300.000 generazioni - forse di più, se un certo gene passa attraverso più di un'ottimizzazione. »

Ipotesi sul progettista [modifica]

Le argomentazioni del disegno intelligente sono formulate in termini secolari ed evitano intenzionalmente di identificare il progettista o i progettisti che presuppongono. Sebbene il progettista non venga identificato in un dio, di fatto gli argomenti proposti dal disegno intelligente ipotizzano spesso implicitamente che il progettista sia intervenuto con mezzi soprannaturali: se, da una parte, William Dembski afferma in The Design Inference che l'introduzione della vita sulla Terra da parte di alieni sia compatibile con le sue ipotesi, lo stesso Dembski ammette poi che «nessun progettista intelligente che sia esclusivamente fisico avrebbe potuto provvedere all'origine dell'universo o della vita».[70] I principali sostenitori del disegno intelligente hanno rilasciato dichiariazioni ai propri sostenitori in cui affermano di credere che il progettista sia il Dio cristiano, escludendo quindi le altre religioni.[71][72] [73]

Secondo molti critici i ricercatori del disegno intelligente dovrebbero spiegare perché gli organismi vennero progettati come sono, sostenendo che molti esempi presenti in biologia renderebbero l'ipotesi del progetto improbabile. Per esempio Jerry Coyne dell'Università di Chicago si chiede:

  « Perché un progettista intelligente creerebbe milioni di specie per farle estinguere, rimpiazzandole con altre e ripetendo il processo varie volte? [...] Perché il progettista ha dato delle ali piccole e non funzionali ai kiwi? O occhi inutili agli animali che vivono nelle grotte? O un transitorio mantello di peli al feto umano? [...] Perché il progettista ci ha dato un modo per produrre vitamina C, per poi distruggerlo disabilitando uno dei suoi enzimi? Perché il progettista intelligente ha riempito le isole oceaniche di rettili, mammiferi, anfibi e pesci d'acqua dolce, nonostante la non idoneità di tali isole per queste specie? E perché avrebbe fatto assomigliare la flora e la fauna di queste isole a quella del continente più vicino, anche quando i due ambienti sono molto differenti? »
   

A riguardo, Michael Behe ha scritto in Darwin's Black Box che noi non siamo capaci di comprendere le motivazioni del progettista, per cui è impossibile rispondere in maniera definitiva a queste domande: «Caratteristiche che ci colpiscono come strane, potrebbero esser state date dal progettista per vari motivi [...] per ragioni artistiche, per mettersi in mostra, per qualche scopo pratico non ancora individuabile, o per qualche ragione non intuibile». D'altra parte i critici come Coyne obiettano che la possibilità di motivi mutuamente contraddittori e "non intuibili", così come l'esistenza di progetti non ottimali indicherebbe che il disegno intelligente non è falsificabile e quindi non è scientifico.

"Cosa (o chi) ha progettato il progettista?" [modifica]

Sollevando la questione della necessità di un progettista per gli oggetti a complessità irriducibile, il disegno intelligente solleva anche la questione se il progettista debba a sua volta essere progettato e se sì cosa o chi avrebbe progettato il progettista. In particolare i critici argomentano nel modo seguente.

1. In base alle sue stesse argomentazioni ogni progettista capace di creare complessità irriducibili deve essere anch'esso irriducibilmente complesso.

2. Se alla domanda "chi lo ha ha progettato?" si risponde con argomenti teologici, invocando una causa non causata come una divinità, l'obiezione è che il disegno intelligente si ridurrebbe al creazionismo religioso.

3. Se venisse postulata l'esistenza di anche una singola causa non causata nell'universo, ciò contraddirebbe l'assunto fondamentale del disegno intelligente, per cui ogni oggetto complesso richiede un progettista.

4. Se, in caso contrario, la successione di progettisti potesse continuare all'infinito, l'obiezione è che questo creerebbe un paradosso logico nel disegno intelligente, lasciando così pendente la questione della creazione del primo progettista.

Quindi, secondo gli oppositori, qualsiasi tentativo di aggiustare le ipotesi del disegno intelligente, o produrrebbe una contraddizione, o lo ridurrebbe a un credo nel creazionismo religioso. In quest'ultimo caso non vi sarebbe contraddizione alcuna ma il disegno intelligente cesserebbe di essere una teoria falsificabile e perderebbe la sua abilità si autosostenersi come teoria scientifica. In particolare Richard Dawkins, sostiene che il disegno intelligente prenderebbe semplicemente la complessità richiesta per l'evoluzione della vita spostandola sul "progettista" senza spiegare come la complessità si sia generata in primo luogo.[74]

I sostenitori del disegno intelligente controbattono che l'intera argomentazione è basata su un ragionamento errato:

1. Anche se è vero che un progettista capace di creare complessità irriducibili deve essere necessariamente più complesso di ciò che ha generato, il disegno intelligente non ha affatto tra i suoi assunti fondamentali che ogni oggetto o entità complessa debba richiedere un progettista; questo è un requisito, che deriva semmai dall'applicazione di un assioma strettamente naturalistico che non solo non è dimostrato, ma anzi è proprio l'oggetto del contendere; sarebbero quindi proprio i sostenitori del neo-darwinismo a cadere in contraddizione logica svolgendo un ragionamento circolare.

2. Nelle argomentazioni non è necessario introdurre argomenti teologici, invocando una causa non causata come una divinità, perché il disegno intelligente si limita all'inferenza del progetto senza andare oltre alla ricerca delle motivazioni e della natura del progettista; è del tutto indifferente da questo punto di vista che vi sia un progettista primo o che vi sia una catena infinita di progettisti; quindi non richiede affatto come presupposto il creazionismo religioso.

3. Inoltre la metodologia stessa della scienza naturalistica deve accettare una regressione all'infinito di modelli e spiegazioni relativi ai fenomeni naturali; sarebbe quindi completamente contraddittorio accusare di paradosso logico il disegno intelligente, che limita volutamente i suoi obiettivi, quando semmai questa accusa e l'affermazione di Dawkins sarebbero a maggior ragione applicabili alla scienza naturalistica.

Quindi, secondo i sostenitori, nella metodologia e nelle argomentazioni del disegno intelligente non ci sarebbe alcuna contraddizione logica, o confusione con il creazionismo religioso e il disegno intelligente manterrebbe a pieno titolo le sue caratteristiche di teoria scientifica
[Modificato da Credente 20/04/2010 14:34]