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LA COMUNIONE DEI SANTI,
LA REMISSIONE DEI PECCATI,
LA RESURREZIONE DELLA CARNE,
LA VITA ETERNA
LA COMUNIONE DEI SANTI
Nella sua espressione storica la comunione dei santi si esprime nel popolo dei battezzati, i
quali, in forza del sacramento sono configurati a Cristo, nello Spirito, a gloria del Padre;
ricevono ed accolgono i doni che il Signore fa loro, per viverli nel servizio e nella
comunione. Tuttavia, la Chiesa esprime la comunione dei santi non solo nel senso di
coloro che al presente sono santificati nel battesimo e continuamente ricorrono alle
sorgenti della grazia per divenire ciò che sono divenuti nell’acqua della salvezza, ma
anche di quelli che hanno già compiuto il loro esodo e vivono ora nella gioia della luce
intramontabile di Dio. Essi sono per i pellegrini ancora in viaggio un modello e un aiuto. I
santi sono i compagni di strada che rendono bello il cammino, perché pur essendo esperti
in umanità come noi, sono anche esperti della pace futura, e sanno meglio guidarci a Dio.
Dio è glorificato nei suoi santi perché in essi risplende la bellezza dell’Altissimo che si
esprime come amore. E poiché è infinita la ricchezza della carità eterna, infiniti sono
anche i suoi possibili riflessi. La fantasia e la creatività della santità è davvero senza limiti,
al punto che ogni santo dà un accento nuovo e particolare nella sinfonia di lode della
Chiesa.
Per questo la Chiesa non cessa di proclamare santi e beati coloro la cui vita si presenta
come lode vivente della gloria di Dio. La santità manifesta le infinite possibilità a cui Dio
chiama l’uomo: e se la Chiesa non si stanca di proclamare i santi, lo fa anche per ricordare
all’uomo le sue potenzialità nascoste ed inesauribili. Infine i santi sono le figure della
nostra speranza: in essi è già compiuto ciò che per noi non è ancora realizzato.
Ogni santo è un messaggio, che parla in modo particolare a situazioni storiche differenti.
L’ascolto del loro messaggio sempre nuovo, sebbene possa essere storicamente antico,
richiede un cuore disponibile, che sappia avere il desiderio e il gusto delle cose di Dio.
La preghiera ‘per’ e ‘con’ i santi
E’ il luogo in cui si fa esperienza in modo particolare della comunione dei santi nel tempo e
nell’eternità. Essa ci fa sperimentare il vincolo profondo che lega, nella Trinità, non solo la
Chiesa pellegrina a quella celeste, ma anche nel tempo presente l’intercessione degli uni
alla sofferenza e al cammino degli altri: l’affidarsi all’intercessione della Vergine Maria, il
rivolgersi ai Santi, il chiedere l’aiuto della loro preghiera, e l’offrire con generosità la
povertà della propria preghiera e la propria sofferenza per gli altri, non ci distrae dalla
contemplazione di Dio. Chi si rivolge alla Vergine Madre e ai Santi, chi fa appello alla
carità della preghiera altrui e prega con umiltà per gli altri, lo fa sempre in Dio.
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LA REMISSIONE DEI PECCATI
La remissione dei peccati nella Chiesa avviene innanzitutto quando viene professata per
la prima volta la fede. Con l’acqua battesimale, infatti, viene concesso un perdono
talmente ampio che non rimane più alcuna colpa -né originale né ogni altra contratta
posteriormente - e viene rimessa ogni pena da scontare.
Tuttavia, la grazia del Battesimo, non libera la nostra natura dalla sua debolezza, e
pertanto occorre sempre fare i conti con la seduzione del male. In tale combattimento
contro l’inclinazione al male, chi potrebbe resistere con tanta energia e con tanta vigilanza
da riuscire ad evitare ogni ferita del peccato? Fu quindi necessario che nella Chiesa vi
fosse la possibilità di rimettere i peccati anche in modo diverso dal sacramento del
Battesimo. Per questa ragione Cristo consegnò alla Chiesa le chiavi del Regno dei cieli, in
virtù delle quali potesse perdonare a qualsiasi peccatore pentito i peccati commessi dopo
il Battesimo, fino all’ultimo giorno della vita.
È per mezzo del sacramento della Penitenza che il battezzato può essere riconciliato con
Dio e con la Chiesa.
Non c’è nessuna colpa, per grave che sia, che non possa essere perdonata dalla santa
Chiesa. Non si può ammettere che ci sia un uomo, per quanto infame e scellerato, che
non possa avere con il pentimento la certezza del perdono. Cristo, che è morto per tutti gli
uomini, vuole che, nella sua Chiesa, le porte del perdono siano sempre aperte a chiunque
si allontana dal peccato.
CREDO LA RISURREZIONE DELLA CARNE
Il termine «carne» designa l’uomo nella sua condizione di debolezza e di mortalità. La
«risurrezione della carne» significa che, dopo la morte, non ci sarà soltanto la vita
dell’anima immortale, ma che anche i nostri «corpi mortali» (Cfr. Rm 8, 11) riprenderanno
vita.
Credere nella risurrezione dei morti è stato un elemento essenziale della fede cristiana fin
dalle sue origini.
”Come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste
risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è
vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede... Ora, invece, Cristo e
resuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti” (Cfr.1 Cor 15, 12-14.20).
Tuttavia, fin dagli inizi, la fede cristiana nella risurrezione ha incontrato incomprensioni ed
opposizioni. Si accetta abbastanza facilmente che, dopo la morte, la vita della persona
umana continui in un modo spirituale. Ma come credere che questo corpo, la cui mortalità
è tanto evidente, possa risorgere per la vita eterna?
Come risuscitano i morti?
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Che cosa significa «risuscitare»? Con la morte, separazione dell’anima e del corpo, il
corpo dell’uomo cade nella corruzione, mentre l’anima va incontro a Dio, pur restando in
attesa di essere riunita al suo corpo glorificato. Dio nella sua onnipotenza restituirà
definitivamente la vita incorruttibile ai nostri corpi riunendoli alle nostre anime, in forza
della Risurrezione di Gesù.
Chi risusciterà? Tutti gli uomini che sono morti: “quanti fecero il bene per una risurrezione
di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna”, (Cfr. Gv 3, 29).
Come si risusciterà? Cristo è risorto con il suo proprio corpo; ma egli non è ritornato ad
una vita terrena. Allo stesso modo, in lui, “tutti risorgeranno coi corpi di cui ora sono
rivestiti”, ma questo corpo sarà trasfigurato in corpo , in «corpo spirituale» (Cfr.1 Cor 15,
44).
Il «come» supera comunque le possibilità della nostra immaginazione e del nostro
intelletto; è accessibile solo nella fede.
Quando si risusciterà? Definitivamente «nell’ultimo giorno» (Cfr.Gv 6, 39-40.44.54); «alla
fine del mondo». Infatti, la risurrezione dei morti è intimamente associata alla parusia
(ritorno glorioso) di Cristo (Cfr.1Ts 4,16-17): “Perché il Signore stesso, a un ordine, alla
voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima
risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro
tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il
Signore”.
CREDO LA VITA ETERNA
“Parti, anima cristiana, da questo mondo, nel nome di Dio Padre onnipotente che ti ha creato, nel
nome di Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che è morto per te sulla croce, nel nome dello Spirito
Santo, che ti è stato dato in dono; la tua dimora sia oggi nella pace della santa Gerusalemme, con
la Vergine Maria, Madre di Dio, con san Giuseppe, con tutti gli angeli e i santi. . . Tu possa tornare
al tuo Creatore, che ti ha formato dalla polvere della terra. Quando lascerai questa vita, ti venga
incontro la Vergine Maria con gli angeli e i santi. . . Mite e festoso ti appaia il volto di Cristo e
possa tu contemplarlo per tutti i secoli in eterno “[Rituale romano, Rito delle esequie,
Raccomandazione dell'anima].
Il giudizio particolare
Il Nuovo Testamento parla del giudizio principalmente nella prospettiva dell'incontro finale
con Cristo alla sua seconda venuta, ma afferma anche, a più riprese, l'immediata
retribuzione che, dopo la morte, sarà data a ciascuno in rapporto alle sue opere e alla sua
fede. La parabola del povero Lazzaro [Cf. Lc 16,22] e la parola detta da Cristo in croce al
buon ladrone [Cf. Lc 23,43].31
Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la
retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per
31 Vedi anche 2Cor 5,8; Fil 1,23; Eb 9,27; 12,23
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cui o passerà attraverso una purificazione32, o entrerà immediatamente nella beatitudine
del cielo33, oppure si dannerà immediatamente per sempre34.
Il Cielo
Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio e che sono perfettamente purificati,
vivono per sempre con Cristo. Sono per sempre simili a Dio, perché lo vedono “così come
egli è” (1Gv 3,2), faccia a faccia: (Cf.1Cor 13,12; Ap 22,4).
Questa vita perfetta, questa comunione di vita e di amore con la Santissima Trinità, con la
Vergine Maria, gli angeli e tutti i beati è chiamata “il cielo”. Il cielo è il fine ultimo dell'uomo
e la realizzazione delle sue aspirazioni più profonde, lo stato di felicità suprema e
definitiva.
Vivere in cielo è “essere con Cristo” [Cf.Gv 14,3; Fil 1,23; 1Ts 4,17].
Questo mistero di comunione beata con Dio e con tutti coloro che sono in Cristo supera
ogni possibilità di comprensione e di descrizione. La Scrittura ce ne parla con immagini:
vita, luce, pace, banchetto di nozze, vino del Regno, casa del Padre, Gerusalemme
celeste,
La purificazione finale o Purgatorio
Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati,
sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro
morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia
del cielo.
La Chiesa chiama Purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt'altra cosa
dal castigo dei dannati. La Chiesa ha formulato la dottrina della fede relativa al Purgatorio
soprattutto nei Concilii di Firenze [Cf Denz. -Schönm., 1304f ibid. , 1820; 1580]. La
Tradizione della Chiesa, rifacendosi a certi passi della Scrittura, [Cf. ad esempio, 1Cor
3,15; 1Pt 1,7] parla di un fuoco purificatore.
Questo insegnamento poggia anche sulla pratica della preghiera per i defunti di cui la
Sacra Scrittura già parla: “Perciò [Giuda Maccabeo] fece offrire il sacrificio espiatorio per i
morti, perché fossero assolti dal peccato” (2Mac 12,45). Fin dai primi tempi, la Chiesa ha
onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio
eucaristico, [Cf Concilio di Lione II: Denz. -Schönm., 856] affinché, purificati, possano
giungere alla visione beatifica di Dio. La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le
indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti.


32 Cf. Concilio di Lione II: Denz.-Schönm., 857-858; Concilio di Firenze II: ibid., 1304-1306; Concilio di Trento: ibid.,
1820
33 Cf. Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: Denz.-Schönm., 1000-1001; Giovanni XXII, Bolla Ne super his: ibid.,
990]
34 Cf. Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: Denz.-Schönm., 1002
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