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FU CONCEPITO DI SPIRITO SANTO
NAQUE DA MARIA VERGINE
17
Fu concepito di Spirito Santo
L'annunciazione a Maria inaugura la « pienezza del tempo » (Gal 4,4), cioè il compimento
delle promesse e delle preparazioni. Maria è chiamata a concepire colui nel quale abiterà
« corporalmente tutta la pienezza della divinità » (Col 2,9). La risposta divina al suo: «
Come è possibile? Non conosco uomo » (Lc 1,34) è data mediante la potenza dello
Spirito: « Lo Spirito Santo scenderà su di te » (Lc 1,35).
Lo Spirito Santo, che è « Signore e dà la vita »16, è mandato a santificare il grembo della
Vergine Maria e a fecondarla divinamente.
Il Figlio unigenito del Padre, essendo concepito come uomo nel seno della Vergine Maria,
è « Cristo », cioè unto dallo Spirito Santo, sin dall'inizio della sua esistenza umana, anche
se la sua manifestazione avviene progressivamente: ai pastori, ai magi, a Giovanni
Battista, ai discepoli. L'intera vita di Gesù Cristo manifesterà dunque « come Dio [lo]
consacrò in Spirito Santo e potenza » (At 10,38).
Nacque da Maria Vergine
Ciò che la fede cattolica crede riguardo a Maria si fonda su ciò che essa crede riguardo a
Cristo, ma quanto insegna su Maria illumina, a sua volta, la sua fede in Cristo.
L'Immacolata concezione
Per essere la Madre del Salvatore, Maria « da Dio è stata arricchita di doni degni di una
così grande missione ». (137) L'angelo Gabriele, al momento dell'annunciazione, la saluta
come « piena di grazia » (Lc 1,28). In realtà, per poter dare il libero assenso della sua fede
all'annunzio della sua vocazione, era necessario che fosse tutta sorretta dalla grazia di
Dio.
Nel corso dei secoli la Chiesa ha preso coscienza che Maria, « colmata di grazia » da Dio,
(138) era stata redenta fin dal suo concepimento. È quanto afferma il dogma
dell'immacolata concezione, proclamato da papa Pio IX nel 1854:
« La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una
grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù
Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del
peccato originale ».17
Questi « splendori di una santità del tutto singolare » di cui Maria è « adornata fin dal
primo istante della sua concezione »18 le vengono interamente da Cristo: ella è « redenta
in modo così sublime in vista dei meriti del Figlio suo »19. Più di ogni altra persona creata,
il Padre l'ha « benedetta con ogni benedizione spirituale, nei cieli, in Cristo » (Ef 1,3). In lui
l'ha scelta « prima della creazione del mondo, per essere » santa e immacolata « al suo
cospetto nella carità » (Ef 1,4).
I Padri della Tradizione orientale chiamano la Madre di Dio « la Tutta Santa »
16 Cfr. Gn 3,20
17 Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus
18 LG 56
19 LG 53
18
(“Panaghia”), la onorano come « immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo
quasi plasmata e resa una nuova creatura »20. Maria, per la grazia di Dio, è rimasta pura
da ogni peccato personale durante tutta la sua esistenza.
La maternità divina di Maria
Maria, chiamata nei Vangeli « la Madre di Gesù » (Gv 2,1; 19,25), prima della nascita del Figlio
suo è acclamata, sotto la mozione dello Spirito, « la Madre del mio Signore » (Lc 1,43). Infatti,
colui che Maria ha concepito come uomo per opera dello Spirito Santo e che è diventato
veramente suo Figlio secondo la carne, è il Figlio eterno del Padre, la seconda Persona della
Santissima Trinità. La Chiesa confessa che Maria è veramente Madre di Dio (“Theotokos”).
La verginità di Maria
Fin dalle prime formulazioni della fede, la Chiesa ha confessato che Gesù è stato
concepito nel seno della Vergine Maria per la sola potenza dello Spirito Santo, ed ha
affermato anche l'aspetto corporeo di tale avvenimento: Gesù è stato concepito « senza
seme [...], per opera dello Spirito Santo ».21 Nel concepimento verginale i Padri ravvisano il
segno che si tratta veramente del Figlio di Dio, il quale è venuto in una umanità come la
nostra:
Così, sant'Ignazio di Antiochia (inizio II secolo): « Voi siete pienamente convinti
riguardo a nostro Signore che è veramente della stirpe di Davide secondo la carne,
(152) Figlio di Dio secondo la volontà e la potenza di Dio, (153) veramente nato da
una Vergine; [...] veramente è stato inchiodato [alla croce] per noi, nella sua carne,
sotto Ponzio Pilato. [...] Veramente ha sofferto, così come veramente è risorto ».
I racconti evangelici considerano la concezione verginale un'opera divina che supera ogni
comprensione e ogni possibilità umana: « Quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo »,
dice l'angelo a Giuseppe riguardo a Maria, sua sposa (Mt 1,20).
Il silenzio del Vangelo secondo Marco e delle lettere del Nuovo Testamento sul concepimento
verginale di Maria è stato talvolta causa di perplessità. Ci si è potuto anche chiedere se non si
trattasse di leggende o di elaborazioni teologiche senza pretese di storicità. Pertanto la fede nel
concepimento verginale di Gesù ha incontrato, e incontra ancora oggi, vivace opposizione,
sarcasmi o incomprensione da parte dei non-credenti.
Il senso di questo avvenimento è accessibile soltanto alla fede, la quale lo vede in rapporto ai
misteri di Cristo, dalla sua incarnazione alla sua pasqua. Sant'Ignazio di Antiochia già testimonia
tale legame: « Rimase nascosta al principe di questo mondo la verginità di Maria e il suo parto,
come pure la morte del Signore: tre misteri sublimi che si compirono nel silenzio di Dio».
Maria «sempre Vergine»
20 LG 56
21 Concilio Lateranense , 649
19
L'approfondimento della fede nella maternità verginale ha condotto la Chiesa a confessare
la verginità reale e perpetua di Maria anche nel parto del Figlio di Dio fatto uomo. Infatti la
nascita di Cristo « non ha diminuito la sua verginale integrità, ma l'ha consacrata ».22 La
liturgia della Chiesa celebra Maria come la “Aeipartheos”, « sempre Vergine ».23
A ciò si obietta talvolta che la Scrittura parla di fratelli e di sorelle di Gesù. La Chiesa ha sempre
ritenuto che tali passi non indichino altri figli della Vergine Maria: infatti Giacomo e Giuseppe, «
fratelli di Gesù » (Mt 13,55), sono i figli di una Maria discepola di Cristo24, la quale è designata in
modo significativo come « l'altra Maria » (Mt 28,1). Si tratta di parenti prossimi di Gesù.
Gesù è l'unico Figlio di Maria. Ma la maternità spirituale di Maria si estende a tutti gli
uomini che egli è venuto a salvare: « Ella ha dato alla luce un Figlio, che Dio ha fatto "il
primogenito di una moltitudine di fratelli" (Rm 8,29), cioè dei fedeli, alla cui nascita e
formazione ella coopera con amore di madre ».
La maternità verginale di Maria nel disegno di Dio
Lo sguardo della fede può scoprire, in connessione con l'insieme della Rivelazione, le
ragioni misteriose per le quali Dio, nel suo progetto salvifico, ha voluto che suo Figlio
nascesse da una Vergine. Queste ragioni riguardano tanto la persona e la missione
redentrice di Cristo, quanto l'accettazione di tale missione da parte di Maria in favore di
tutti gli uomini.
La verginità di Maria manifesta l'iniziativa assoluta di Dio nell'incarnazione. Gesù come Padre non
ha che Dio. « La natura umana che egli ha assunto non l'ha mai separato dal Padre. [...] Per
natura Figlio del Padre secondo la divinità, per natura Figlio della Madre secondo l'umanità, ma
propriamente Figlio di Dio nelle sue due nature ».25
Gesù, il nuovo Adamo, inaugura con il suo concepimento verginale la nuova nascita dei figli di
adozione nello Spirito Santo per la fede. « Come è possibile? » (Lc 1,34). La partecipazione alla
vita divina non proviene « da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio »
(Gv 1,13). L'accoglienza di questa vita è verginale perché è interamente donata all'uomo dallo
Spirito.
Maria è Vergine perché la sua verginità è il segno della sua fede che non era alterata da nessun
dubbio e del suo totale abbandono alla volontà di Dio.
Maria è ad un tempo Vergine e Madre perché è la figura e la realizzazione più perfetta della
Chiesa: « La Chiesa [...] per mezzo della Parola di Dio accolta con fedeltà diventa essa pure
Madre, poiché con la predicazione e il Battesimo genera a una vita nuova e immortale i figli,
concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio. Essa è pure la vergine che custodisce integra
e pura la fede data allo Sposo ».26
_______________________
22 LG 57
23 LG 52
24 Mt 27,56
25 Concilio del Friuli, 796
26 LG 64
20
APPENDICE
Lettura del dogma nell’iconografia della chiesa ortodossa russa
L’annunciazione
“La fonte dell’incorruttibilità,
nostro Signore Gesù Cristo,
non è entrato nel mondo
attraverso un matrimonio, al
fine di mostrare tramite la
modalità della sua
incarnazione questo grande
mistero e cioè che unicamente
la purezza è capace di
accogliere Dio quando si
presenta per entrare. Infatti,
ciò che si è compiuto nel corpo
dell’inviolata vergine Maria a causa della perfetta divinità di Cristo la quale è rifulsa nella Vergine
stessa, si compie anche in ogni anima che rimane vergine secondo lo spirito; non che il Signore si
renda più presente corporalmente, ma viene ad abitare spiritualmente, introducendo con sé il Padre”
(San Gregorio di Nissa, De Virginitate)
Prendiamo in considerazione un’antichissima icona dell’Annunciazione del XII secolo proveniente
da un monastero della regione di Novgorod (estremo nord della Russia).
I due personaggi si presentano come monumentali su un fondo d’oro che rappresenta il mondo del
divino. Ma che la scena si svolge sulla terra è indicato dalla pedana su cui sta Maria. L’angelo si
presenta messaggero della divinità: si vede dalla postura; il viso e lo sguardo si impongono; infine
le vesti rosse, bianche e dorate fanno riferimento al mondo di Dio.
Per netto contrasto la Vergine appare racchiusa in un atteggiamento di calma, avvolta nel manto
rosso che ricopre l’abito blu. La testa inclinata esprime accoglienza ed ascolto. Gli occhi, molto
grandi con gli angoli esterni leggermente reclinati verso il basso ne accentuano l’espressione di
dolcezza, non guardano l’angelo ma sono fermi sulla visione interiore del mistero compiutosi. La
mano destra, prima che arrivasse l’angelo era occupata a tessere (tiene in mano la spola). Ma l'atto
del tessere ha anche significato simbolico: sta tessendo la storia della salvezza. All’arrivo
dell’angelo ha cessato di lavorare e si è sollevata all’altezza del cuore, dove appare il Verbo
incarnato. Ma il filo secondo i vangeli apocrifi ha anche un altro significato: serviva a Maria per
tessere il velo color porpora che ricopriva l’Arca dell’Alleanza, prefigurando così l’umanità che la
Madre avrebbe tessuto al Figlio.
La figura di Cristo fanciullo si presenta ieratica, in atto benedicente, chiaramente impregnata di
divinità in modo da fugare ogni sospetto di una generazione secondo la carne. Maria, Vergine
Madre, è divenuta la dimora del suo Signore concepito per opera dello Spirito.
La dimensione divina, o meglio trinitaria dell’avvenimento è rafforzata dalla presenza in alto,
nella lunetta, della figura di Dio Padre su un trono sorretto dai serafini. Dalla sua mano parte un
raggio, simbolo dello Spirito Santo, che si dirige verso il seno della Vergine.
21
Un testo liturgico di Andrea di Creta composto per i Vespri solenni dell’Annunciazione può aver
ispirato la composizione di quest’icona: Ineffabile è la natura di questo annientamento; ineffabile è
il modo di questa concezione. “Un angelo fa da servitore a questa meraviglia: il seno di una
Vergine riceve il Figlio; lo Spirito Santo la ricopre della sua ombra; il Padre dall’alto dei cieli si
compiace e questa unione si compie secondo una comune volontà”.
La Natività
In questo capolavoro appartenente alla scuola di A.Rublev (XV sec.) si fondono in unità vari
elementi narrativi: il modello principale riguarda la coppia madre-bambino. Fino al VI secolo Maria
era raffigurata con il Bambino sulle ginocchia secondo l’insegnamento autorevole di S.Giovanni
Crisostomo: “Lei stessa posò il Bambino nella mangiatoia, poi lo prese sulle ginocchia”.
Atteggiamento che indicava ch’ella non aveva sofferto le doglie del parto riflettendo così la
preoccupazione molto viva in quel periodo di affermarne la verginità perenne. Quando invece la
verginità fisica non fu più oggetto di dubbio, Maria fu raffigurata distesa come le puerpere a
sottolineare la concretezza umana dell’evento.
La scena del bagno del Bambino indica un duplice influsso: dal vangelo apocrifo di Matteo viene
la figura della levatrice, quale testimone del parto verginale; il bagno del neonato era un elemento
classico dell’iconografia pagana. Non essendovi però motivo di purificazione per il Verbo
incarnato, il bagno prese il significato di prefigurazione del battesimo, e di conseguenza la vasca
assume la forma di un fonte battesimale.
L’icona si presenta suddivisa in tre fasce orizzontali dove al centro sta la scena della Natività.
In quella inferiore sono raffigurati gli aspetti terreni dell’evento. A destra aspetti della realtà
concreta: il bagno e la nutrice; a sinistra aspetti della sua estraneità alle leggi della generazione
naturale: S.Giuseppe completamente staccato dalla coppia madre-bambino indica la sua non
partecipazione alla concezione del bambino. Può anche esprimere la difficoltà del pensiero umano a
entrare nel Mistero. Il personaggio che gli sta di fronte non si sa chi sia con certezza: potrebbe
essere un personaggio della mitologia pagana oppure una personificazione del diavolo tentatore
incaricato appunto di rendere difficile a Giuseppe l’abbandono al Mistero.
Nella fascia centrale compare la prima manifestazione del Verbo incarnato: agli angeli e ai pastori.
Maria è al centro dell’icona e si presenta distesa nel riposo come ogni donna che ha da poco
partorito. Allo stesso tempo si presenta come Madre di Dio, che il tappeto rosso intessuto d’oro
incornicia in una mandorla di gloria. Il Bambino avvolto in fasce anticipa l’Uomo stretto nelle
22
bende funerarie e deposto nel sepolcro. Infatti più che in una culla sembra essere deposto in una
piccola bara. Il suo capo si trova sull’asse verticale dell’icona indicato dal Raggio divino. Proprio
attorno a questo piccolo Figlio dell’uomo si scatenerà la grande battaglia che s’intravede alle sue
spalle: la grotta tenebrosa. Però essendo posto sull’Asse del mondo ne è la realtà salvifica
decisiva.
Le figure tradizionali del bue e dell’asino (che qui è un cavallo perché in Russia l’asino era
sconosciuto), illuminate, simboleggiano quella “creazione che attende con impazienza la
rivelazione dei figli di Dio” (Rm 8,19) e che già ha riconosciuto nel Bambino il Creatore e
Salvatore.
Infine nella fascia superiore è rappresentata la manifestazione (epifania) del Signore ai Magi, che in
Oriente è celebrata insieme alla festa della Natività. La Stella è il segno della presenza di Dio. Gli
angeli sono in adorazione mentre i Magi che rappresentano coloro che si recano a Betlemme,
sembrano invece dirigersi verso l’alto, fuori dal tempo, verso il raggio divino, attirati dalla sua luce.
La terra da cui si eleva la montagna si protende verso la Stella. Il movimento abbraccia la grotta
oscura ed è potenziato dalla diagonale rosso fuoco della Madre che, in forte contrasto con il nero
della grotta, sembra ardere dall’interno come una grande fiamma tranquilla.
Dall’alto la luce rimbalza sulle rocce in cascate trasparenti; fa scintillare tronchi e rami: è il
preludio della nuova creazione trasfigurata dal Verbo incarnato.
23