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Il Padre: l’Amante
In quanto Amore, Dio è anzitutto il Padre di Gesù, che l’ha consegnato alla morte per noi:
“non ha risparmiato suo Figlio” (Rm 8,32).
Dio non può non amare. Cosa potrebbe farebbe d’altro? C’ è una bella espressione di
Lutero: “Dio non ci ama perché siamo buoni e belli; Dio ci rende buoni e belli perché ci
padri..”
2 Cf. Is49,14-15 “ Sion ha detto: <<Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato>>. Si dimentica forse
una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si
dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai”.
3 Le citazioni sono reperibili nel CCC in nota ai nn. 218, 219, 220, 221.
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ama”. Dio non si stancherà mai di amarci, perché non ci ama per i nostri meriti, ma perché
da sempre ha iniziato ad amare e per sempre continuerà ad amare.
La conseguenza dell’essere amati produce amore.
Amandoci, Egli ci rende capaci di amare. Amati possiamo anche noi cominciare ad amare.
Il Padre si presenta come l’eterno Amante, che da sempre ha iniziato ad amare e che
suscita noi la storia dell’amore, comunicandoci la Sua gratuità4.
Il Figlio: l’Amato
E’ colui che da sempre si è lasciato amare. Da sottolineare la passività del lasciarsi amare.
Non è divino soltanto l’amare: lo è anche il lasciarsi amare, il ricevere amore. Non è divina
soltanto la gratuità: è divina anche la gratitudine. Il Figlio, l’Amato, sa dire grazie all’Amore,
si fa accoglienza eterna.
Questo dinamismo si innesta nella nostra vita quando sappiamo dire grazie, cioè
accogliamo l’amore degli altri. Non è sufficiente cominciare ad amare: occorre lasciarsi
amare, diventare umili di fronte all’amore degli altri, riuscire a fare spazio alla vita degli
altri. Come il Padre (l’Amante) ci contagia la gratuità, il Figlio (l’Amato) ci contagia la
gratitudine, l’accoglienza.
Lo Spirito: l’Amore
Nella relazione tra il Padre e il Figlio lo Spirito è Colui che unisce e libera. Nella tradizione
occidentale, da s.Agostino in poi, lo Spirito è contemplato come il vincolo dell’Amore
eterno fra l’Amante e l’Amato. Pertanto quando lo Spirito entra in noi ci ricompone, ci
riconcilia, ci unifica e ci unisce a Dio e agli altri. Ci rende capaci del linguaggio della
comunione, della pace, di unità, in quanto vincolo della carità eterna.
La tradizione delle chiese orientali ci consegna una sfumatura diversa dello Spirito Santo.
Viene chiamato l’estasi di Dio, in quanto apre il cerchio dell’Amore e realizza all’interno
della divinità la verità che amare non significa stare a guardarsi negli occhi, ma guardare
insieme verso la stessa meta. In altre parole lo Spirito non solo unisce Il Padre e il Figlio,
ma fa uscire Dio da sé per comunicarsi a noi. E noi quando ci lasciamo raggiungere e
trasformare dallo Spirito, non possiamo più accontentarci di guardarci negli occhi, perché
sentiremo il bisogno di uscire, di portare agli altri il dono dell’amore con cui siamo stati
amati.

APPENDICE
Riferimenti bibliografici:
- Catechismo della Chiesa cattolica.
Per approfondire si possono leggere dal cap. I i paragrafi 1 e 2 (nn. da 198 a 267)
4 “Quando ami non devi dire: ho Dio nel cuore; ma piuttosto: sono nel cuore di Dio” (K.Gibran).
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Per la meditazione:
Abbiamo cercato di conoscere e sapere qualcosa su Dio.
Facciamo attenzione al pericolo che corse quell’uomo assetato di sapere sempre meglio chi fosse
Dio: era un teologo, uno studioso delle cose di Dio.
Siamo nei primi secoli del cristianesimo in cui fiorisce la spiritualità dei padri del deserto. Poimen è
un vecchio eremita, saggio e sapiente nelle cose di Dio. Il nostro cercatore di Dio si reca da lui per
incontrarlo e incomincia a parlargli delle realtà celesti e della Trinità. Poimen lo sta pazientemente
ad ascoltare senza dargli una sola risposta. L’uomo, stizzito, si accinge a lasciare l’eremita.
Il discepolo che viveva con l’eremita si avvicina a Poimen e gli dice: “Padre, questo grande uomo,
che è tanto considerato e stimato nel suo paese, è venuto qui per te. Perché non gli hai parlato?”. Il
vecchio rispose: “Lui abita lassù in alto e dice cose celesti, mentre io appartengo alla schiera di
quelli che stanno sotto e dico cose terrene. Se avesse parlato delle passioni dell’anima, gli avrei
risposto volentieri. Ma se parla di cose spirituali non le capisco”.
L’incontro del teologo con Poimen finisce qui per il momento.
Il discepolo raggiunge il teologo che si stava allontanando e gli dice: “Il vecchio non ama parlare
della Scrittura, ma se qualcuno parla con lui delle passioni dell’anima, gli da’ risposta”. Il teologo
riflette, ritorna da Poimen e gli dice: “Che devo fare quando in me prendono il sopravvento le
passioni dell’anima?”. Il vecchio allora lo guarda con il volto pieno di gioia e riprende: “Adesso sei
venuto a me nel modo giusto, ora apri la tua bocca per queste cose e io la riempirò di cose buone”.
Il teologo ne ricavò grande vantaggio ed esclamò: “E’ proprio questa la strada giusta”. Da quel
momento il loro colloquio diventò sincero ed essi si incontrano nel loro cuore, e assieme entrano in
contatto con Dio.
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Dio tre volte Santo, Trinità d’amore,
fa’ che io confessi con le labbra e con il cuore
l’infinita bellezza dell’eterna storia del Tuo divino amare.
Ti riconoscerò Padre, eterno Amante, da cui proviene ogni dono perfetto.
Ti confesserò Figlio, Amato che tutto riceve e tutto dona.
Ti adorerò Spirito Santo, insieme con l’Amante e con l’Amato,
come Amore ricevuto e donato,
vincolo della carità eterna ed estasi dell’eterno Amore.
In Te vorrò nascondermi,
per essere per sempre perdutamente amato
e alla Tua scuola imparare ad amare.