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L’inesistenza degli apostoli e altre fantasie di Emilio Salsi




L’inesistenza storica dei dodici Apostoli di Gesù è stato uno degli argomenti su cui Emilio Salsi ha scritto maggiormente. O, meglio, fantasticato.


Ma chi è Emilio Salsi? Si descrive come un ex militare in inattività che, spinto dalla curiosità, ha studiato amatorialmente la storia dell’Impero Romano, appassionandosi agli eventi del I secolo e alla nascita del cristianesimo. E’ salutare coltivare i propri hobby, ma bisogna riconoscere che non è uno storico, non è accademico, non è un ricercatore professionista, non ha pubblicato alcun testo storico e non è citato da alcuno studioso.


Le sue affermazioni -il cui filo logico è onestamente difficile da seguire- sembrano in gran parte una riproposizione delle tesi di Luigi Cascioli, agronomo ateo, anch’egli ex militare e, a sua volta, “curioso” di argomenti storici (il quale copiò da David Donnini, altro amatore, insegnante di fotografia all’istituto alberghiero “Datini” di Prato). I tre ritengono che Gesù sia un mito inventato e, come tutti i “miticisti”, se nessuno li considera, è per loro una “prova” dell’aver detto verità scomode. Se qualcuno, invece, si prende la briga di ascoltarli, ciò diventa una “prova” dell’aver detto cose impossibili da trascurare. Ne parliamo semplicemente perché capita di ricevere da qualche lettore inviti ad “aprire gli occhi” e considerare quanto scritto da Salsi. Abbiamo accettato la proposta e consultato i suoi testi.


Salsi è seriamente convinto che Gesù sia in realtà il figlio di “Giuda il Galileo”, che ritiene -citando Flavio Giuseppe- fondatore del movimento nazionalista rivoluzionario degli Zeloti. Altri figli di Giuda sarebbero Menahem (il cui vero nome sarebbe stato Giuseppe), Giuda Taddeo, Giacomo e Simone. Giovanni, inoltre, andrebbe per Salsi identificato con lo stesso Gesù. Questi cinque fratelli, scrive, «corrispondono tutti ai figli di Giuda il Galileo» e come lui sarebbero stati fanatici, violenti e rivoluzionari antiromani. «Al contrario», ha proseguito Salsi, «gli apostoli con nomi greci, senza alcuna designazione ribelle, vengono tutti cancellati dalla storia come dimostriamo ad iniziare da “Filippo” nello studio successivo su “Paolo di Tarso”: entrambi inventati».


Il tutto verrebbe confermato, sempre secondo l’ex militare, analizzando gli scritti di Flavio Giuseppe e la posizione geografica della città di Nazareth, che in realtà corrisponderebbe a Gàmala. «”Galileo”», ha concluso Salsi, «era la qualifica che distingueva “Giuda il Galileo”, il quale, anche lui, non era nativo della Galilea ma della città di Gàmala le cui rovine, ribadiamo, sono conformi alla Nazaret descritta nei vangeli». Da Giuda, il fondatore dei fanatici nazionalisti zeloti, derivò il termine “Galilei”, ovvero «gli ebrei più focosi e nazionalisti, pronti a ribellarsi» al potere romano. Partorire una simile tesi è sorprendente, non lo è invece apprendere che lo “studio” di Salsi è completamente privo di note, bibliografia e citazioni di autentici studiosi. Anzi, «gli storici genuflessi odierni», ha scritto, sono «ben coordinati fra loro per dare maggior peso alle menzogne». Il solito complotto, quindi.


 


GLI ZELOTI. Sono comprensibili i giudizi di Salsi verso gli storici, i quali infatti riferiscono cose completamente opposte. L’ex militare, ad esempio, dà per scontata l’esistenza del gruppo rivoluzionario degli zeloti, ma l’eminente biblista americano J.P. Meier, docente di Nuovo Testamento presso l’University of Notre Dame, ha dedicato ad essi un intero paragrafo della sua monumentale opera sul Gesù storico. «Se attribuiamo a “zeloti” il significato che Flavio Giuseppe quasi sempre attribuisce a questo termine, ossia un gruppo organizzato e armato di rivoluzionari, ribelli contro il governo romano in Palestina, allora non è pertinente chiedersi se e come Gesù abbia interagito con gli zeloti. Gli zeloti in questo senso del termine non emersero di fatto come un gruppo distinto che al tempo della prima rivolta giudaica (66-70 d.C.), più precisamente durante l’inverno dell 67-67 d.C. a Gerusalemme, quando vari gruppi politici si scontrarono e manovrarono per avere il controllo della rivolta. Per definizione, quindi, è assolutamente anacronistico dire che Gesù fu uno zelota, o anche un simpatizzante degli zeloti» (J.P. Meier, Un ebreo marginale vol 1, Querininana 2006).


Lo stesso prof. Meier sembra ironizzare sui vari romanzieri amatoriali: «Certamente ci saranno sempre scrittori che asseriscono che gli evangelisti hanno celato l’autentico Gesù storico -cioè, Gesù il violento rivoluzionario che fu messo a morte per aver cercato di suscitare una rivolta contro Roma- e lo hanno sostituito con l’imbarazzante figura del mite e amorevole Gesù dei vangeli. In un certo senso, non c’è motivo di discutere con questi tanto convinti teorici della “cospirazione” […], tali romanzi non hanno alcun fondamento di scientificità» (p 608, 634). Volendo comunque replicare, «a parte la difficoltà di spiegare come la maggior parte dei palestinesi contemporanei di Gesù abbiano potuto così rapidamente e facilmente dimenticare del tutto quello che Gesù era stato e il motivo della condanna a morte, il difetto più fatale di questa teoria è il suo presupposto che ci fossero uno o più gruppi organizzati e armati di rivoluzionari ebrei attivi in Palestina verso il 28-30 d.C. Nella misura in cui la ricostruzione storica permette di giudicare, non ce n’erano» (p. 608, 609). Tutto ciò è confermato da chiunque si sia professionalmente dedicato a queste tematiche, come gli studiosi Martin Hengel (in Gli zeloti. Ricerche sul movimento di liberazione giudaico dai tempi di Erode I al 70 d. C., Paideia 1996) e G. Baumbach (in Zeloten und Sikarier, in “ThLZ” 1965).


 


GIUDA IL GALILEO. Per quanto riguarda Giuda il Galileo -secondo Salsi il padre di Gesù e dei suoi quattro fratelli (Giuseppe, Giuda, Giacomo e Simone)-, a rispondere ci pensa lo stesso Flavio Giuseppe, il quale riferisce che quest’uomo faceva parte della dinastia di Ezechiele, ed era padre di Simone, Giacobbe, Menahem e Jair. Fu poi tale Jair ad avere due figli di nome Eleazaro, Giuda e Simone.  Nessun Giovanni, nessun Giacomo, nessun Giuseppe e nessun Gesù tra i suoi figli o nipoti. Oltre ad aver sbagliato l’albero genealogico, Salsi dà anche per certo qualcosa che gli storici non ritengono nemmeno probabile: «Se Giuda, come capo degli insorti, abbia avanzato pretese messianiche, si ignora», ha scritto ad esempio Martin Hengel, professore emerito all’Università di Tubinga. «Si potrà tuttavia supporre che, al pari di altre figure del suo tempo che dettero vita a movimenti popolari, si sia presentato come un carismatico dotato di doni profetici. Neppure è certo se sempre a lui si debba l’appellativo onorifico di “zelatori” per la sua setta. E lo stesso vale per la sua sorte: secondo Atti 5,37 la sua sollevazione fallì, egli fu ucciso e i suoi seguaci vennero dispersi. Ma quando e in quali circostanze ciò possa essere accaduto non si sa» (M. Hengel, Gli zeloti. Ricerche sul movimento di liberazione giudaico dai tempi di Erode I al 70 d. C., Paideia 1996, p. 378).


 


NAZARETH. Arriviamo alla questione della città di Nazareth, che Salsi identifica geograficamente con Gàmala, da dove sarebbe venuto Gesù (assieme al padre Giuda il Galileo e ai suoi fratelli), sostenendo (assieme a Donnini e Cascioli) che l’attuale Nazareth non sarebbe esistita se non dal III° secolo d.C. Questa volta è la paletta dell’archeologo a dargli torto (ne abbiamo già parlato in un apposito articolo). Oltre alle tombe ritrovate che portano a concludere «che Nazareth era un insediamento fortemente ebraico nel periodo romano» (J. Finegan, The Archaeology of the New Testament, Princeton University Press 1992, pp. 44-46), nel 1996 è stata scoperta un’azienda agricola e alcune monete anch’esse risalenti al periodo romano, e nel 2009 l’archeologa Yardenna Alexandre ha scoperto a Nazareth una casa risalente al I° secolo. Lo studioso agnostico B.D. Ehrman ha così concluso: «molti reperti archeologici degni di fede indicano che Nazareth esisteva ai tempi di Gesù» (B.D. Ehrman, Did Jesus Exist?, HarperCollins Publishers 2012, p. 198).


 


Più che dedicarci a dimostrare l’esistenza storica dei dodici -non mancheremo di farlo in una prossima occasione (nel frattempo, ne ha parlato poco tempo fa un interessante articolo in lingua inglese) -, abbiamo preferito far crollare le tre colonne portanti della tesi di Emilio Salsi: 1) gli zeloti come movimento politico-ribelle non esistevano al tempo di Gesù; 2) di Giuda il Galileo si sa ben poco e da quel che si conosce si rileva che non ebbe i figli che Salsi riferisce; 3) la città di Nazareth esisteva già nel I° secolo e la sua identificazione con Gàmala è priva di qualunque riscontro storico, archeologico e scientifico.