00 25/03/2010 22:02
Il cieco.

Ero a Palermo. La grande Chiesa di San Domenico, in via Roma, era popolata abbastanza. Salì sul pulpito un Sacerdote; a fianco gli stava un laico sui trent'anni. Parlava il Reverendo e di tan­to in tanto il borghese prendeva la paro­la, facendo brevi commenti.

Chi era questo borghese, di cui si inte­ressarono quasi tutti i giornali? Era Ono­frio Galati da Alcamo (Trapani), il cieco miracolato che ricuperò la vista a Siena nel febbraio del 1947 in una cappella di Suore.

Volevo vederlo da vicino, rivolgergli la parola, sentire dettagliatamente la nar­razione del miracolo. Onofrio Galati, già ateo, o meglio ignorante della Religione, aveva perduto la vista per atrofia perfetta al nervo ot­tico, bilaterale. I primari medici d'Italia gli avevano detto: Resterete cieco per tutta la vita! - Era aflittissimo il cieco; gli mancava pure il conforto della fede, tanto utile in tale circostanza.

Andò a Siena nell'Istituto del Sacro Cuore. Una Suora lo esortò a pregare per ricuperare la vista. - Ma se neppure cre­do che c'è Dio, rispose il Galati, come posso pregarlo?

Dietro insistenza della Suora, si per­suase ad assistere ad un novenario di preghiere che la comunità religiosa avreb­be fatto.

Il nono giorno Iddio operò il mi­racolo. - Ci vedo, gridò l'ex cieco, ci vedo! - Si telefonò subito ad alcuni specialisti per comunicare l'accaduto. - È impossibile - rispondevano i medici.

Onofrio Galati ci vedeva perfetta­mente. Gli intellettuali atei potrebbero cercare cavilli: Forse non era cieco! ... Ci vedeva per autosuggestione! ... La natura avrà fatto rivivere le cellule del nervo ottico!... - Ma Iddio quando opera prodigi... sa operarli. Vuole met­tere in ridicolo la scienza umana.

Il Galati era cieco fisicamente, cioè continuava in lui l'atrofia perfetta ... ep­pure vedeva. Fu visitato dagli specialisti dell'Università di Palermo. - Ma voi sie­te ancora cieco, dissero i professori, non potete vederci assolutamente. - Dite ciò che volete; io ci vedo. - Abbiamo qui l'effetto senza la causa, la vista senza or­gano; la legge di natura è sospesa. È il Creatore che opera direttamente e con­tinua ad operare.

Il Galati, il quale teneva conferenze a masse di popolo nelle diverse città, dice­va: Io non credevo in Dio. Ma ora sì!...

Iddio con la luce del corpo mi ha dato anche la luce dell'anima. -

Quale prova più forte dell'esistenza di un Essere Supremo che il miracolo?... Venga Emilio Zola a screditare il mira­colo, dicendo essere frutto di suggestio­ne! Si vede che non tutti i pazzi sono rinchiusi nel manicomio.



Giorgio Di Giacomo.

Visitai la città di Modica; volli ap­profittare per avere un colloquio con Giorgio Di Giacomo, miracolato a Lour­des in quest'ultimo periodo. Il giovane dimorava in campagna; informato del mio desiderio, inforcò la bicicletta e ven­ne a rintracciarmi nei pressi di Piazza Municipio. Feci un'intervista sulla prodigiosa guarigione.

- Raccontami ciò che ti è accaduto a Lourdes.

- Sappia, professore, che da ragaz­zo mi misi a lavoro, facendo il muratore. Verso i quattordici anni fui colpito alle gambe da poliartrite deformante. Le os­sa delle gambe cominciarono ad incur­varsi; non potendo reggermi in piedi, la­sciai il lavoro; dapprima camminavo ap­poggiato ad un bastone; ma siccome la poliartrite era progressiva, fui costretto a servirmi di due bastoni. Trascorsero quattro anni; mi ero rassegnato alla mia sorte per tutta la vita. - Come ti sei deciso ad andare a Lourdes?

- Si preparava un pellegrinaggio, or­ganizzato dal Duca di Misterbianco. La Gioventù Femminile di Azione Cattolica di Modica m'invitò ad andare; misi avan­ti la difficoltà che non avevo denaro per il viaggio, ma si rimediò, poiché si fece una raccolta a mio favore.

- Narrami i particolari della guari­gione!

- Giunto a Lourdes, mi confessai e ricevetti la S. Comunione. Poi mi tuffai nella vasca dell'acqua miracolosa e pre­gai la Madonna. Non avvertii alcun mi­glioramento. Lungo il giorno mi porta­vano in giro sopra una carrozzella. L'in­domani feci il secondo bagno; il terzo giorno scesi ancora nella vasca. - Poi­ché non sto meglio, dissi a me stesso, pa­zienza! E' volontà di Dio che io non guarisca.

- La guarigione in quale momento è avvenuta?

- I regolatori del pellegrinaggio dis­sero al terzo giorno: Fra un'ora partirà il treno bianco per l'Italia; chi vuole prenda un po' di cibo. - In carrozzella fui trasportato in un ristorante. Mentre mangiavo, a tutto pensando meno che alla mia guarigione, avvertii una specie di scossa elettrica; istintivamente mi al­zai e cominciai a camminare. Ero guari­to! ... I presenti gridarono al miracolo. I medici specialisti mi visitarono e disse­ro: È sparita la poliartrite deformante! - La notizia fu comunicata per radio, cosicché in tante stazioni, specialmente d'Italia, era atteso il mio passaggio. Al­l'arrivo a Modica era presente anche il Vescovo, il quale mi abbracciò.

- Ed ora come stai?

- Bene! Ho fatto tanta strada in bi­cicletta! Procura di essere devoto della Madonna.

- Recito ogni giorno il Rosario. Ho pròmesso di ritornare a Lourdes per por­tare i due bastoni e lasciarli come ricor­do nella grotta. -

Fin qui l'intervista.

Professore di storia e filosofia... medico condotto del mio paese... assi dello scibile umano... , che schernite chi crede in Dio, spiegate voi la guarigione istantanea di Giorgio Di Giacomo!... Andate ad intervistarlo voi, a Modica (Ragusa)! Negate un Essere Supremo? ... Pensate di essere intellettuali ... ed in­vece siete senza intelletto, perché vedete e non comprendete!



Prodigi.

Il miracolo ... E chi potrebbe enu­merare i fatti prodigiosi, registrati nella Sacra Scrittura? Ed i miracoli operati per intercessione dei Santi? Basta visitare la Basilica di Sant'Antonio a Padova, il Santuario di Pompei, la Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino ed i cento Santuari d'Italia e del mondo intero. Sono appesi alle pareti i voti-ricordo, a centi­naia, a migliaia ...

Ed il miracolo di San Gennaro, che si ripete ogni anno a Napoli, davanti a tutto il popolo, presente anche la com­missione di specialisti, chimici ed atei? Dopo sedici secoli, il sangue del Martire, racchiuso in una ampolla, turata erme­ticamente, comincia a bollire e si man­tiene sciolto per una settimana. E' stato studiato il prodigio da persone compe­tenti e nessuno ha potuto trovare la ra­gione sufficiente.

Adesso è stato pubblicato un libro « Il miracolo di San Gennaro davanti alla scienza », il quale dimostra che nessuna causa naturale può spiegare il prodigio. E le apparizioni di Maria Vergine? Si dirà: Sono state persone singole ad affermare: « La Madonna mi è apparsa ». Sarà lavoro di fantasia! - Ma noi ab­biamo i miracoli, fatti pubblici, che ac­compagnano o seguono l'apparizione. Quando la Madonna si manifestò ai tre fanciulli a Fatima, nel Portogallo, nel 1917, erano presenti circa settanta mila persone a contemplare il prodigio solare; e tanta gente è ancora in vita e può ren­dere testimonianza.

Verso mezzogiorno, mentre il cielo era coperto, nell'aperta campagna a Cova de Iria, presso Fatima, i tre fanciulli vi­dero, come altre volte, la Madonna, la quale parlò loro. Prima di congedarsi la Vergine Santa additò il sole. La veggente Lucia Dos Santos, (…), gridò alla massa di popolo: Guardate il sole! - In quel mentre si squarciarono le nubi ed il sole comparve come una luna d'ar­gento, girando vertiginosamente sopra se stesso e proiettando fasci di luce policro­ma, che colorava fantasticamente tutte le cose. Ad un tratto si arrestò; poi co­minciò nuovamente a girare. Si fermò daccapo e poi riprese la sua corsa, ancor più splendente di prima. Lo spettacolo fantasmagorico fu osservato da uomini e donne di ogni fede, età e condizione; e questo per un raggio di cinque chilome­tri. Tutti gridavano: Miracolo! Miraco­lo! Credo in Dio! ... Ave Maria! o Dio, misericordia! ...

Peccato non essersi trovati là ... quei cinque intellettuali, miei concitta­dini! ... Da superuomini avrebbero forse sorriso di compassione. - Poveri illusi, avrebbero detto, voi credete a queste sciocchezze perché non avete studiato. Ma noi intellettuali ... non possiamo credere... Non ci abbassiamo a tan­to!...

Al presente il luogo delle appari­zioni, trasformato in grande Santuario, e meta di milioni di pellegrini all'anno.

E che dire di Lourdes? La grotta di Massabielle oggi è focolare della fede. La acqua sgorgata prodigiosamente ai piedi della Madonna, opera guarigioni porten­tose. Non sono guarigioni da malattie di nervi, facili ad avvenire per autosugge­stione, ma sono ulcere che spariscono al­l'improvviso, tisici all'ultimo stadio che guariscono completamente, fratture di ossa che risanano ... E perché non ci sia trucco, c'è un'insigne commissione me­dica, la quale visita gli ammalati al loro arrivo, richiedendo i certificati medici, e li visita dopo 1'avvenuta guarigione co­me controllo. Se non ci fossero veri mi­racoli a Lourdes, non si potrebbero spie­gare i numerosi pellegrinaggi annui, che si muovono da ogni parte del mondo!

Come si fa a non credere in un Dio, in un Essere superiore alla nostra natura? Bisognerebbe essere ciechi... per non vedere!



Miracolo permanente.

Ero nel Corso Fardella, a Trapani. Uno dei migliori medici della città, mio amico, volle tenermi compagnia. Passeg­giando mi comunicò le sue impressioni sopra un fatto prodigioso.

- Noi medici riceviamo un bolletti­no particolare per studiare certi casi anor­mali. Da circa due anni in qua la scienza medica si sta occupando di una signori­na, Teresa Neumann, la quale ha dei fe­nomeni strani; il prodigio però è questo: vive senza bisogno di mangiare, di bere e di dormire ed intanto sta bene. Se le cose stanno così, se i medici non sanno spiegare il fatto, è necessario ammettere l'intervento di Dio. -

Da questa conversazione sono passati più di 30 anni. L'anno scorso, 1962, Teresa è morta. Nel frattempo ho voluto approfondire la questione. Ho visto che molti hanno scritto sulla Neumann. Ho studiato le pubblicazioni del Professore Francesco Virago, di Luciano Berra e del tedesco Helmuth-Fahsel.

I più grandi scienziati andavano a trovarla, a parlare, a chiedere spiegazioni. Decine di migliaia di persone assistettero al fenomeno del venerdì, consistente nel­la riapertura delle stimmate, cioè delle cinque piaghe, alle mani, ai piedi, al co­stato. La stimmatizzata leggeva nelle co­scienze e rivelava ai visitatori i segreti più intimi; aveva il dono della bilocazio­ne, per cui poteva trovarsi contempora­neamente in due luoghi; aveva conoscen­za di lingue antiche mai aveva stu­diato; aveva una scienza teologica da la­sciare sbalorditi i più provetti teologi. Ma tutto ciò potrebbe, volendoci cavillare, spiegarsi con l'isterismo o con le tare ere­ditarie. Il più sorprendente è questo: Te­resa Neumann da molti anni non man­giava e non beveva. Sottoposta a vigilan­za particolare in una clinica, sotto lo sguardo continuo di quattro persone e sotto la minuziosa custodia del Dottore Seidl, pesata prima e dopo l'esperimento, quantunque la mattina le si fosse lavata anche la faccia dai vigilatori perché non avesse a bere acqua ... dopo due settima­ne di prova era identica: lo stesso peso, la stessa floridezza di salute. Perdeva ogni anno circa due chilogrammi e mezzo di sangue per il fenomeno dei venerdì; ep­pure il suo peso era sempre inalterabile. Qualche professore ateo, per negare l'in­tervento divino, disse: Forse nell'aria ci sono degli elementi, per cui il corpo si potrebbe mantenere senza nutrizione.

La stimmatizzata diceva: « La Divi­nità vuol servirsi di me per svegliare la fede nelle anime. Io ho delle apparizioni particolari in forza delle quali conosco ciò che avviene anche a distanza; quasi abitualmente vedo al mio fianco l'Angelo Custode, il quale mi suggerisce ciò che debbo dire nel penetrare le coscienze; non prendo cibo materiale, però ogni giorno ricevo la Santa Comunione.

Gesù mi ha detto: « Il Cibo Eucari­stico alimenterà l'anima tua ed il tuo cor­po. - Se non prendessi la Comunione ogni giorno, mi sentirei morire. Le Sacre Specie durano in me ventiquattro ore, e finché durano sto bene fisicamente. Pas­sato questo tempo, mi sento svenire per l'estrema debolezza; appena mi comu­nico, io già ringiovanisco, riprendo il na­turale colorito, posso accudire anche a lavori pesanti e per lungo tempo! ... Id­dio opera in me. Non si cerchi altra spie­gazione ».

Il Papa mandò Padre Agostino Ge­melli a verificare i fatti e la conclusione fu questa: Le leggi di natura non pos­sono dare la spiegazione dei fenomeni. Qui c'è il soprannaturale. -­

Molti son ritornati a Dio dopo una visita fatta alla Neumann.

Quei cinque geni del mio paese avreb­bero riso sui fenomeni della Neumann.



Si correva a lui!...

Ogni giorno, d'inverno o d'estate, la via che porta a San Giovanni Rotondo (Foggia), al remoto convento dei Cap­puccini, era battuta da forestieri. Era gente di ogni nazione. Sulle labbra di tutti c'era un nome « Padre Pio ». Ognu­no che andava al convento aveva il suo grande scopo: ottenere una guarigione, riacquistare la pace del cuore, chiedere un consiglio.

Padre Pio era lì, chiuso nel convento, a disposizione dei visitatori. Perché il ce­lebre Padre riscuoteva tanta stima e ve­nerazione? Da molti anni portava nel suo corpo le cinque Piaghe di Gesù Cristo. Le stimmate apparvero improvvisamente, mentre egli pregava nel coro del conven­to davanti all'immagine del Crocifisso.

Le sue mani erano sanguinanti, cam­minava lentamente, perché le piaghe dei piedi erano aperte. Leggeva nelle coscien­ze e rivelava i segreti più intimi. Cono­sceva a distanza persone mai viste. Ave­va il dono della bilocazione. Molte e mol­te guarigioni avvenivano in seguito alle sue orazioni. Predisse certi futuri, che si avverarono con esattezza. Aveva il dono di convertire i cuori induriti nel male. Molti acquistavano la fede per mezzo suo e molti altri la rafforzavano.

Alberto Del Fante, scrittore, era mas­sone. I suoi scritti, di quel tempo, rivela­vano l'animo suo immerso nel buio. Potè avvicinare Padre Pio, ascoltare la sua parola, vedere quanto avveniva attorno ai numerosi pellegrini ... così si convinse dell'esistenza di Dio e divenne cattolico. La sua conversione fu radicale, volle dar­si alla pratica della vita cristiana e do­miciliarsi presso Padre Pio. Raccolse le notizie intorno allo stimmatizzato, veri­ficò molti fatti e pubblicò infine l'inte­ressante volume « Per la storia », che in poco tempo vide la quinta edizione. Padre Pio non è un mito.

Alberto Del Fante pronunziò la parola « Credo » e nella prefazione al suo volu­me su Padre Pio disse: « Padre Pio! ... Se voi uomini siete ribelli, vi placa; se soffrite, vi solleva; se odiate, vi fa amare; se siete insani, vi rin­savisce; se siete cattivi, vi rende buoni; se non credete in Dio, vi fa pronunziare la grande parola « Credo ». Credo, cin­que lettere che sono un poema d'amore.

Credo, divina melodia risonante di clan­gori metallici, che sublima il cuore e lo eleva sino a raggiungere le altezze sopra­ne. Credo, mistico perturbamento dell'es­sere nostro che ci trasporta nello spazio infinito, ove Dio solo vive e comanda. Credo, dolcezza inesauribile che fa oblia­re le pene di questa vita e che avvicina il nostro spirito all'invisibile sempre pre­sente. Credo, dogma che si riflette nel Pa­dre, nel Figliuolo, nello Spirito Santo e si rinfrange nella Chiesa, nel suo Pastore e nei suoi Sacerdoti. Credo, fiaccola ar­dente che squarcia le tenebre del dubbio ed illumina la vostra vita come meteora scintillante. Credo, felicità celeste ».



Un amico.

Una prova della mia fede religiosa la trovo nel fatto che una grande schiera di anime nobili lascia le comodità della vita e si dà al sacrificio perenne, per l'u­nico ideale: servire meglio Dio. Tali ani­me sono persuase che c'è un Dio rimu­neratore e considerano la vita non fine a se stessa, ma preparazione alla vera vi­ta, all'eterna.

Era un giovanotto simpatico, biondi­no, ma più che tutto buono ed intelli­gente. Le ragazze lo divoravano con gli occhi. - Fortunata colei che otterrà la sua mano! - diceva qualcuna.

I genitori volevano farne un bravo professore di lettere; del resto il papà era ingegnere, la mamma una diploma­ta, il fratello un universitario. Quasi for­zatamente i genitori lo fecero fidanzare. Il giovanotto non era disposto a sposare. Tutto gli sorrideva: l'età, la florida sa­lute, l'intelligenza, la stima, la futura compagna della vita.

Non lo vidi più per diversi anni. Una lettera mi giunse inaspettata. Era lui ... proprio il biondino ... a scrivermi. Qua­le non fu la mia sorpresa a leggere la firma « Frate N ... »! Andai a trovarlo. Alla periferia della movimentata città, c'è un convento di Frati, addossato dol­cemente ad una collina. Tutto all'intorno è silenzio. Il portiere del convento mi annunzia ed ecco venirmi incontro Fra­te Angelico. È sempre lui ... anche sot­to l'abito francescano: lo stesso sguardo, lo stesso sorriso. Andiamo un poco nella celletta per scambiarci le idee. Come suo antico precettore mi è lecito entrare in intima conversazione.

La cella è piccola, disadorna; un ta­volinetto, una sedia e un tettuccio: dalla finestra però si gode un magnifico pa­norama.

- Frate Angelico, come passi la vita in questa solitudine?... Eri abituato ai clamori della grande città... Credo che tu abbia a soffrire in questo genere di vita.

- Tutt'altro! Ho trovato la felicità, che tanti nel mondo non possono tro­vare.

E come ti sei deciso a fare un tale passo? Non hai trovato ostacoli?

- Il primo ostacolo l'ho avuto nei genitori; ho dovuto lottare un po'. Gli altri ostacoli li ho superati con facilità.

- E la fidanzata sarà rimasta ma­le! ? ...

- Non ero ancora legato; ho usufru­ito della mia libertà. Ho potuto laurear­mi, ho sistemato le mie cose... ed ora eccomi da diversi anni in convento.

- Dunque non rimpiangi la tua li­bertà ... stando soggetto al Padre Guar­diano? Non senti il peso della povertà in questa piccola cella? E gli affetti del cuore non ti tormentano?

- Qualche giorno sento in me il pe­so di questa vita, ma subito il mio spi­rito si solleva e ritorna la pace nel cuore.

Io son venuto qui, nel convento, per servire meglio a Dio, per salvare con più facilità l'aníma mia, per prepararmi be­ne al passo dell'eternità. Gesù mi dà tan­ta abbondanza di luce nella mente, da farmi vedere la nullità dei piaceri di que­sto mondo e la bellezza della vita di sa­crificio! -

Quando, finita la conversazione, esco dal convento, vado col pensiero ai nume­rosi Ordini Religiosi ed a coloro che lasciano la famiglia e tutto per darsi al ser­vizio di Dio. Quanti professori e belle menti si trovano nei conventi! ... Quan­ti nobili e diplomatici vivono nella Cer­tosa di Camaldoli! ...

Quante donne, anche dell'alta aristo­crazia, passano la vita negli ospedali ser­vendo gli ammalati, sotto l'umile abito di monaca!

Quanti lasciano la patria per andare tra i selvaggi a portare la luce di Gesù Cristo! Giacché queste anime nobili ab­bracciano una vita di continuo sacrificio, è segno che credono fortemente in un Dio. Io pure credo con loro. Sento che la mia vita sarebbe vuota se mi mancasse questa fede.



ALLA LUCE DELLA COSCIENZA

Un grande dolore.

Un telegramma mi chiama in fami­glia: la mamma è gravemente ammalata. Per quanto faccia in fretta, non arrivo in tempo. La mamma muore ed io non sono presente. Per un atto di deferenza si ritarda la sepoltura del cadavere. Ri­cordo ancora!... Di buon mattino, da solo vado al cimitero. Nella piccola cap­pella vedo la cassa funebre scoperchia­ta. Il corpo di mia madre è lì ... Istintivamente cado in ginocchio e bacio la rigida mano della defunta.

Non piango ... non so il perché. Il mio cuore però sente tutta l'amarezza del momento. Guardo mia madre. Il sudore cadaverico imperla il suo volto; ma non provo ribrezzo a mirarla ... O mamma, e non eri tu che sussultavi di gioia al pen­siero di me? Ed ora sono qui, al tuo fianco, e non dici niente a tuo figlio? Dove sono andati, o mamma, i tuoi affetti, gli sguardi amorosi, le dolci parole che so­levi dirmi? E le tue sofferenze, le preoc­cupazioni, la tua vita laboriosa? Tutto è finito! ...

Esco dalla cappella e do uno sguardo al cimitero. Tutto attorno a me ha un senso di solennità; in fondo all'orizzonte il mare, in prossimità di Catania, poco distante il massiccio dell'Etna, a pochi passi una grande quantità di tombe. Quanti miei amici giacciono in questo cimitero! ...

Poveri, ricchi, buoni e cattivi, tutti sono qua i concittadini che mi hanno pre­ceduto. Oh, come tutto passa! ... È mor­ta tanta gente, è morta mia madre, morrò pure io. Un giorno sarò dentro una tom­ba e sarà finita per me. Ma, tutto finirà per me? Ritornerò nel nulla, come se mai fossi esistito? Insomma, che cosa sono io?

Intanto i fossori vengono ad inter­rompere la mia meditazione. Assisto alla sepoltura della mamma, col cuore infranto dal dolore, e poi ritorno a casa ... silenzioso. Il sole è già alto, luminoso, ed il cielo è sereno; pare che il creato sor­rida ... in perfetta antitesi con me! ...