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La prova.

Gesù disse di essere il Figliuolo di Dio; e poiché gli ebrei non credevano, egli soggiunse: « Se non volete credere alle mie parole, credete alle mie opere. Chi può fare le opere che faccio io? ». I miracoli di Gesù sono la prova della sua Divinità. - Oibò, ha detto qualche ridicolo razionalista, il Cristo non fece miracoli. Fu un abile prestigiatore e car­pì la buona fede degli ebrei.

- Ma che miracoli, ha detto qualche altro; Gesù operava dei prodigi apparen­ti. Curava le malattie con la suggestione.

- Non si parli dei miracoli del fab­bro di Nazareth, ha detto qualche altro; erano miracoli per quei tempi. Oggi da­vanti alla scienza cade il miracolo più strepitoso!

Pigmei della critica! ... Le vostre af­fermazioni sono vuote di senso. Parlate da bambini.

Se il Cristo avesse fatto qualche pro­digio soltanto, ad esempio, una volta mu­tare l'acqua in vino e guarire qualcuno o parecchi ammalati, avreste ragione. Ma Gesù operò innumerevoli prodigi, alla presenza di un popolo, sotto lo sguardo dei più fieri nemici, che avevano ogni interesse di sfatarlo; ubbidivano alla sua parola tutti gli esseri, animati ed inanimati, e tremavano alla sua presenza gli stessi demoni.

Gesù è in barca sul lago di Gene­zaret. Si solleva una tempesta. Gli Apo­stoli lo svegliano: - Maestro, salvaci; siamo perduti! - Uomini di poca fede, dice Gesù, perché temete? - Fa un cen­no e cessa il vento. I pescatori sbalorditi esclamano: Chi è costui al quale ubbidi­scono il vento ed il mare? - Quale pre­stigiatore avrebbe potuto fare ciò? ...

Una moltitudine segue Gesù per tre giorni, attratta dai miracoli e dalla dot­trina. Il Nazareno ne ha compassione e non vuole rimandare a digiuno quegli uomini e quelle donne. Domanda del pa­ne. Gli sono presentati cinque pani di orzo e alcuni pesciolini. Con un atto di volontà moltiplica pane e pesci e tutti ne mangiano a sazietà.

I resti sono raccolti e riempiono dodici ceste. Quale illusionista o quale sug­gestionatore avrebbe potuto fare questo?!

Da venti secoli in qua la scienza illusionista ha progredito tanto, ma potrebbe moltiplicare i pani in questo mo­do? Se potesse ottenere ciò, come si sol­leverebbe il popolo affamato!

Dieci uomini sono colpiti dalla leb­bra, malattia quasi incurabile. Gesù dice loro: Lo voglio; siate mondati. - All'i­stante guariscono; ciechi, zoppi, sordo­muti, l'emorroissa, ad una parola di Gesù sono risanati. Tutto ciò è frutto di sugge­stione?

Critici pazzi ... e perversi! La sugge­stione può giovare nelle malattie nervo­se; ma quando spariscono le piaghe, quan­do le ossa si ricompongono, quando il cie­co-nato vede, non è più suggestione, ma una specie di creazione.

La figlia di Giairo è cadavere sul let­to. Gesù dice: Fanciulla, te lo dico io: Alzati e ritorna in vita.

Il figlio della vedova di Naim è tra­sportato al sepolcro; Gesù ferma i porta­tori. Dopo prende il giovinetto per mano e lo consegna vivo alla donna. La mol­titudine atterrita esclama: Giammai ab­biamo visto tali cose in Israele.

Lazzaro da quattro giorni è nel sepol­cro; la putrefazione è inoltrata. Gesù davanti al popolo fa aprire il sepolcro ed esclama: Lazzaro, vieni fuori! - e Laz­zaro risorge. I nemici di Gesù vorreb­bero ammazzare il redivivo di Betania poiché da ogni parte la gente viene per vedere Lazzaro; non lo fanno per paura del popolo, ma non possono negare la sua risurrezione.

Dare la vita ai morti è un atto di suggestione? La scienza umana può ot­tenere questo? Quale medico, dopo tanti secoli di scienza medica e chirurgica, può dare la vita ad un morto? Critici ciechi! Voi chiudete gli occhi per non vedere la luce e credete di vederci meglio degli altri! ...

Il Nazareno sfida i suoi nemici che non vogliono credere alla sua Divinità do­po tanti miracoli: - Mettetemi in croce; uccidetemi; seppellitemi; dopo tre giorni risorgerò.

Infatti il Cristo muore sulla croce: il corpo è dissanguato per le forature dei chiodi. Emesso l'ultimo respiro, trema tutta la terra, mentre il sole continua nel suo oscuramento di parecchie ore. Gesù è morto! I suoi nemici vedono che è esanime; tuttavia si assicurano meglio e fanno trapassare il cuore con una lan­cia. Si mette il cadavere nel sepolcro; si collocano i sigilli; si dispongono le guar­die attorno. Nessuno deve avvicinare il corpo del Nazareno.

Pazzia umana! ... L'uomo vuol met­tersi contro il Dio umanato. La mattina del terzo giorno un forte terremoto scuo­te la terra. Un Angelo ribalta la pietra del sepolcro; fuggono spaventate le guar­die ed in seguito sono pagate per testimo­niare il falso. Ma Gesù è vivo. Sta un'al­tra volta con gli Apostoli ed i discepoli, mangia con loro, continua ad istruirli e questo per quaranta giorni!

Critici moderni e sfegatati razionali­sti, la vostra scienza può spiegare questo prodigio? Volete paragonare la repentina risurrezione di Gesù Cristo, di Gesù dis­sanguato, al sonno letargico dei fachiri indiani? Se affermate questo, avete tar­dato molto ad entrare nel manicomio! Io credo che Gesù è il Cristo, il Fi­glio Eterno di Dio e Dio Lui stesso. La mia fede ha un solido fondamento; e non sono uno sciocco perché credo.



Fumo agli occhi.

Era il Venerdì Santo. Un'aria di festa e di tristezza aleggiava nel mio paese. Tutto il popolo era attorno all'urna del Cristo morto. Non canti festosi, ma nenie popolari; non baccàno, benchè ci fosse tanta gente, ma silenzio solenne, inter­rotto da un mesto e breve rullio di tam­buro. Quasi tutti stavano a capo scoper­to; molti pregavano puntando gli occhi sull'urna sacra; più di una donna pian­geva.

Io guardavo e pensavo: Il popolo ha la fede. Soltanto taluni che hanno leggicchiato qualche libro e si credono sapientoni ... dicono di non cre­dere. Ma tuttavia ci sono anche dei let­terati illustri e dei filosofi valenti, che hanno la fede. Come si spiega ciò? Un uomo istruito non potrebbe non credere.

Ho trovato la facile risposta: Il cre­dere che Gesù sia esistito, che sia morto e risuscitato, che abbia fatto miracoli, costa proprio niente. Siccome però chi crede che Gesù è Dio, deve seguire i suoi insegnamenti e tenere a freno le passioni e quindi, se non vive in conformità alla sua fede, merita la punizione eterna; e siccome certi uomini hanno grande intel­ligenza, ma hanno pure il cuore depra­vato ed ingolfato nei vizi, pur sentendo il rimorso, si sforzano di convincersi che Gesù Cristo non è Dio e cercano argo­mentazioni illogiche, per tirare alla loro parte anche gli altri.

Interessa a costoro il dimostrare che Gesù, essendo un semplice uomo, quan­tunque di somma eccellenza, dà degli in­segnamenti puramente umani, che non possono avere le sensazioni di un Dio. Ecco perché illustri personaggi, nel campo intellettuale, si schierano contro Gesù Cristo o restano nell'assoluta in­differenza religiosa: la dottrina di Gesù è per loro come il fumo agli occhi.



Sulla Mole Adriana.

Sotto la sferza del sole cammino an­cora e pare non senta la stanchezza. La soddisfazione morale che provo a vedere e studiare i monumenti storici, dà nuova forza al mio fisico. Sono a Roma.

Lentamente attraverso il Tevere sul Ponte Vittorio e giungo a Castel Sant'An­gelo. Visito il museo e le celle della prigione; dopo raggiungo la cima della Mole Adriana e mi trovo ai piedi della grande statua di bronzo. Tutta Roma è sotto il mio sguardo. Quanti pensieri! ...

Centinaia di tempi innalzano al cielo cupole e campanili. Mentre il mio sguar­do si perde verso la periferia, il campa­none di San Pietro mi fa volgere verso il Vaticano. Quale movimento! La via principale di Roma somiglia ad un tor­rente in piena, che scorre veloce, e le vie secondarie a tanti affluenti che portano a quella.

E dove va tanta gente? Unica meta: Piazza San Pietro. Il Papa parlerà ai gio­vani: Dopo non molto un coro di circa trecentomila giovani canta la lode a Cri­sto Re.

Mi commuovo. Quanta giovinezza! Quanta fede! Il Cristo messo in Croce e seppellito, è ancora vivo sulla terra e palpita nel cuore della cattolicità, a Roma.

Roma!... Ma tu sei stata sempre così... sempre faro di luce? No. Un tem­po tu eri il cuore del paganesimo. Più di duecento divinità ricevevano il tuo in­censo. La crudeltà e la vendetta erano il tuo vanto. La disonestà più sfacciata era la vita dei tuoi abitatori. Trattavi uomini e donne quali bestie, poiché la schiavitù era il tuo sostegno. Dominavi il mondo di allora. Chi avrebbe potuto abbattere il tuo impero? Chi avrebbe osato dirti: Io cambierò la tua vita! ...?

Il Fabbro di Nazareth, il Cristo, ha capovolto te, Roma, e tutto il tuo impero; ha rinnovato la tua vita; ha distrutto gl'innumerevoli idoli; ha cambiato in lu­ce le tenebre: « Un solo Dio da adorare. Amare ogni uomo come fratello. Vivere in purezza... Aspettare una vita futura, eterna ». Sublimità degli insegnamenti di Gesù!



Hai vinto, Galileo!

Un re vuole abbattere la potenza di un altro monarca; si prepara alla guerra. Sceglie valenti generali, chiama alle ar­mi il maggior numero possibile di uo­mini, mette fuori i tesori dello stato per allestire armi, apparecchi, navi. Quando crede che tutto sia pronto, inizia la guer­ra. Spera di vincere; ha fiducia nei mez­zi bellici e nel valore dei suoi soldati. La storia ci dice che anche quando un po­polo è forte e ben agguerrito, può essere vinto, perché la vittoria può dipendere da circostanze impreviste. Le imprese dell'uomo sono così.

Gesù Cristo è Dio; vuole ingaggiare guerra contro il male che dilaga nel mon­do. Egli tutto prevede. Inizia subito la guerra e dice: « Son venuto a portare la spada nel mondo ». Ed affinché si sappia che Egli è Dio, si serve per sconvolgere la faccia della terra non di grandi uo­mini, ma di pescatori ignoranti e rozzi, non di armi materiali, ma della sua dot­trina.

Guardando i secoli futuri, dice ai discepoli: « Andate per tutto il mondo, i­struite tutte le creature ed insegnate ad osservare quanto ho detto a voi. Io sono con voi sino alla consumazione dei se­coli... Per cagione mia voi sarete trasci­nati davanti ai tribunali e messi a mor­te. Il mondo vi odierà. Ma voi non teme­ te! Io ho vinto il mondo. Le porte del­l'inferno si scateneranno contro la mia chiesa, ma non potranno prevalere ».

La diffusione della dottrina del Cristo è una prova che Gesù è Dio.

Come potevano dodici uomini, pove­ri ed ignoranti, imporsi nel mondo?

Come poteva attecchire la dottrina di Gesù completamente contraria alle sfre­nate passioni umane?

« Fa' del bene a chi ti fa del male... Ama il tuo nemico... Non aspettare da­gli uomini la ricompensa del bene che fai... Guai al ricco... Beati i poveri... Guai a voi che siete sazi e godete... Beati quelli che piangono... Beati i puri di cuore... Pecca chi soltanto guarda una donna per fine cattivo... Nel fare il bene, non sap­pia la tua sinistra ciò che fa la destra... ».

Roma imperiale è il covo dei vizi. Gesù manda là il capo degli Apostoli, Pietro. Nerone è la belva di Roma. Il Pescatore di Galilea predica ed opera miracoli nel nome di Gesù. Comincia il fermento nella città eterna. I buoni cre­dono, i curiosi osservano, i cattivi pro­testano. Nerone vuol fermare l'avanzata del cristianesimo e fa imprigionare i seguaci di Pietro; li fa bruciare vivi appesi ai pali, mentre egli trasportato in lettiga sazia la sua sete di sangue. Cento sono i morti per la fede nel Cristo e mille altri si fanno avanti dicendo: « Anche noi siamo Cristiani! ».

Nerone muore. Gli altri imperatori continuano la strage. L'editto è terribile: Chi si professerà Cristiano, perderà tutti i suoi beni e verrà imprigionato; se per­sisterà, verrà ucciso tra atroci tormen­ti. - Le carceri di Roma rigurgitano di Cristiani; l'erario pubblico s'impingua: Sono uomini e donne del popolo, sono soldati ed alti ufficiali, sono sacerdoti pagani, sono nobili patrizi..: senza distin­zione tutti abbracciano la dottrina di Gesù Cristo.

Di questi eroi alcuni vengono dati in pasto alle fiere del Colosseo; altri sono scarnificati in pubblico; altri fatti a pezzi e gettati nel Tevere, o messi in un sac­co di serpenti.

I Cristiani rimasti vivi, per sfuggire all'ira imperiale, scavano le Catacombe e là si recano per assistere ai Sacri Misteri. La persecuzione si estende a tutto l'im­pero e continua per tre secoli. Milioni e milioni di martiri spargono il loro san­gue.

- Hai vinto, Galileo! - esclamò Giuliano l'Apostata. - Finalmente Gesù, Dio, padrone assoluto, dice. Basta con le persecuzioni. La vittoria è mia!

L'imperatore Costantino vuole andare contro Massenzio, ma teme di perdere. Si rivolge alle sue divinità pagane. Appare intanto nel cielo di Roma una luce ed in essa una Croce con la scritta « In hoc si­gno vinces ». Costantino riconosce il se­gno dei Cristiani; sugli scudi dei soldati mette il segno della Croce ed in nome di Cristo entra in battaglia. Vittoria stre­pitosa, superiore ad ogni previsione! Lo imperatore si converte, si fa battezzare, toglie l'editto della persecuzione, proibi­sce che i malfattori siano in seguito mes­si in croce per rispetto al Cristo crocifis­so, dà ordine che i Cristiani escano dalle Catacombe e fa costruire grandi templi. Lui stesso mette le fondamenta alla pri­ma Chiesa di Roma, a San Giovanni in Laterano, e porta personalmente dodici cesti di terra in onore dei dodici Apo­stoli. Il paganesimo di Roma è abbattu­to! Si sentono fratelli il patrizio e il ple­beo; lo schiavo è fatto libero, gli esempi di purezza angelica sono innumerevoli.

Se il Cristo fosse stato un semplice uomo, la sua dottrina di sacrificio e di amore sarebbe morta con Lui. Egli è anche Dio e fa avverare la sua parola: « Le porte dell'inferno non prevarran­no ».