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ALLA LUCE DEL CRISTO

Un quadro.

Sono un credente; nessuna meraviglia perciò se le pareti della mia camera sono ornate di quadri sacri.

La Madonna col Bambino del pittore Terruzzi è là, presso il capezzale. Sulla parete centrale c'è un bel Gesù, opera non so di quale autore.

Imponente la figura del Cristo! Alla base dell'Immagine è anche riprodotta la celebre Lettera di Lentulo.

« Publio Lentulo al Senato Romano. Salute! In questi tempi è apparso un uo­mo di grande virtù, il quale vive al pre­sente fra noi, il cui nome è Gesù Cristo. La gente lo chiama Profeta di verità ed i suoi discepoli lo chiamano Figliuolo di Dio.

« Egli risuscita i morti e sana tutte le infermità. E’ un uomo ben disposto e ben formato; è alto di statura, ma non disdicevole, ed è molto grazioso a chi lo guarda. « Egli ha la faccia venerabile ed è tale che provoca timore, riverenza ed amore. Ha i capelli del colore di avellane ma­ture, i quali sono uguali sino alle orec­chie e di poi son crespi, che da indi in giù gli arrivano sino alle spalle e sono divisi alla foggia dei Nazareni. Ha la fronte uguale, senza macchia alcuna, ed è adorno di un vivo ed acceso colore. Ha la barba folta, del medesimo colore dei capelli, e divisa nel mezzo, ma non molto lunga; il suo guardare è grave ed onesto e gli occhi sono chiari e risplendenti.

« È terribile nel riprendere, e nel con­sigliare grave e piacevole. Nella faccia mostra allegrezza e gravità; non è stato mai visto ridere, ma piangere sì. Parla poco e con molta gravità e misura. E per dirlo in una parola: Egli è bello sopra tutti i figliuoli degli uomini ».

Il pittore si è servito della descrizione fatta dal Console Lentulo per dare alla figura del Cristo un'espressione parti­colare.

Guardo questo quadro e affluisce alla mia mente un mare di pensieri!

Tu, o Gesù Cristo, sei esistito. Tutta l'umanità te ne rende testimonianza. La tua nascita ha segnato un'èra nuova. Ve­nisti al mondo 1987 anni or sono ed i molti secoli a te precedenti non si con­tarono più.

È ancora là, in Giudea, la Grotta di Betlem, che ti vide nascere, ed il monte Calvario, che raccolse l'ultimo tuo respi­ro. È venerato dai pellegrini il tuo San­to Sepolcro.

Roma possiede i tuoi ricordi storici ed io stesso ho potuto vedere le tue reliquie insigni, custodite come tesori dai Sommi Pontefici e dagli imperatori: la colonna alla quale fosti flagellato; la scala del pretorio di Pilato, che più volte facesti grondante sangue; la targa di legno che Pilato fece attaccare alla croce col tuo nome; uno dei chiodi che trafissero il tuo corpo; il velo, con cui una pia donna, la Veronica, t'asciugò il volto insanguinato e che miracolosamente riporta la tua effigie; la lancia con la quale fu trapassa­to il tuo costato; il lenzuolo, dentro cui fosti deposto nel sepolcro e che adesso trovasi a Torino...

Quale personaggio storico ha tanti do­cumenti di autenticità? Ed oggi il mondo ti ricorda, collocando la tua Croce sui campanili, sulle tombe..., ascoltando la dottrina che tu hai insegnato. Tutti pro­nunziano il tuo nome o per pregarti o per bestemmiarti.

O Gesù, io credo che tu sei esistito! Purtroppo tanti non si curano di te. Si interessano più di Ulisse e di Omero, spendono il prezioso tempo in studi di poco valore e poi credono che sia un il­luso o un minorato chi crede in te e se­gue i tuoi insegnamenti. Per me è un grande onore essere tuo credente, chec­ché ne dica quel medico condotto... igna­ro della storia.



Il re dei libri.

Un uomo di studio ama la sua biblio­teca; non saprebbe vivere senza di essa.

La mia camera da studio è fornita di un discreto numero di volumi. Sono la­vori scientifici e filosofici; ho anche libri storici e morali. Vi mancano i soliti ro­manzi, o romanzacci, che sogliono popo­lare la biblioteca del professorino.

Tengo però sul tavolo un libro di pic­cola mole, legato in tela, e lo tengo lì, a portata di mano, per leggerne ogni gior­no qualche paginetta. Lo so quasi a me­moria; eppure rileggendo qualche brano, vedo spesso nuovi orizzonti e nuova luce illumina la mia mente. È il re dei libri. E' il Vangelo di Gesù Cristo.

- Il Vangelo, dirà qualche intellet­tuale... il Vangelo! ... Ma è roba antiqua­ta, libro di sacrestia... - Povero uomo! Abituato a leggere le pagine fangose di Zola, di Pittigrilli e di D'Annunzio, abi­tuato al luridume, non sei in grado di apprezzare il pascolo del Vangelo.

Sappi che il Vangelo è il libro storico più autentico; che da circa venti secoli resiste alla critica più spietata; che ogni parola ed ogni frase di esso è stata oggetto di profondo studio per le più alte menti.

Sappi ancora che grossi volumi com­mentano questo libro di sacrestia!

Tu, o professore irreligioso, non avrai mai la vera scienza, perché non leggi il Vangelo e, se lo leggessi, non saresti in grado di approfondirlo. Come te, c'era una volta un altro professore... Ormai è morto. Studiava, comprendeva e rite­neva; divorava i libri ed a sua volta pub­blicava.

La sua biblioteca era ricca di opere storiche e filosofiche. Credeva di posse­dere lo scibile... ma non conosceva il Van­gelo. Era al buio e viveva nell'ateismo. Allorché la sua bimbetta, educata dalle Suore, gli disse: « Papà, tu non mi parli mai di Gesù, al quale voglio tanto be­ne! - il grande scrittore rimase umi­liato, pensando: Che cosa dire alla bam­bina, se non conosco Gesù?...

- Hai, figlioletta mia, qualche libret­to che parli di questo Gesù? - Ho il catechismo.

- Fammelo vedere.

Catechismo o piccolo estratto del Van­gelo. Diede un rapido sguardo e si accor­se di avere in mano non un piccolo, ma un grande libro.

Il professore lesse il Vangelo e poichè era amante della verità, la luce divina illuminò la sua mente. Si sentì piccolo davanti alla colossale figura del Naza­reno. Un grande amore si accese in lui per Gesù e volle che tutto il mondo co­noscesse il suo cambiamento spirituale. Per questo il Professore Giovanni Papini, Accademico d'Italia, scrisse la « Storia di Cristo », oggi tradotta in diverse lin­gue.

Ecco i frutti della lettura del Vangelo! Io credo al Vangelo e con me credono oggi centinaia di milioni di persone, co­me miliardi e miliardi di uomini hanno creduto nel corso dei secoli. Non si ab­bassano a credere al Vangelo i cinque in­tellettuali ( ? ) ... Essi mi hanno spinto a fare questa pubblicazione.



Renan.

Ernesto Renan scrisse « La vita di Ge­sù Cristo », opera che la Chiesa Cattolica condannò. L'autore esalta il Nazareno e lo presenta in una luce particolare; ma è un ateo il Renan, perciò toglie a Gesù Cristo la Divinità; vede in Lui l'uomo perfetto, l'uomo per eccellenza, ma non il Figlio di Dio incarnato.

Un professore mi diceva: - Ho in casa « La vita di Gesù Cristo » di Renan e la leggo.

- Professore, io so che è un'opera condannata e che non è bene leggerla. - Eppure a me questa lettura ha fat­to del bene.

- È lettura pericolosa, in quanto lo autore si sforza di provare che Gesù è semplicemente uomo e non Dio fatto uomo.

- In me, diceva il professore, l'effet­to è stato contrario. Finita la lettura ho concluso: Ma come può essere un sem­plice uomo Gesù? Quale uomo potrebbe fare ciò che Egli ha fatto? L'autore mi spinge a credere che Gesù è Dio.



Storicità.

Gesù è Dio! Si, lo credo! E come posso convincermi che sia tale?

Il Vangelo è l'argomento più forte. Il Vangelo è stato scritto da quattro au­tori. Gli Evangelisti Matteo e Giovanni erano testimoni oculari dei fatti. Marco, discepolo di Pietro, scrisse quello che udì dal suo maestro, già testimonio dei pro­digi del Cristo. Luca, medico greco, scris­se ciò che di Gesù si diceva al suo tempo, cioè nei primi anni del Cristianesimo, do­po diligentissime ricerche, come egli stes­so attesta.

I quattro volumi del Vangelo, scritti in diverse lingue, in diverse regioni, da diversi autori, tutti concordano a meravi­glia. Verso la fine del primo secolo del­l'era cristiana, i Vangeli esistevano ed erano sparsi dappertutto; lo stesso Giu­liano Apostata lo conferma.

Quando comparvero i Vangeli, erano viventi tanti testimoni dei fatti in essi narrati, c'era gente interessata a contro­battere l'attestazione dei cristiani, spe­cialmente la corrente giudaica; eppure, nessuno osò impugnarli di falsità. Al principio del secolo secondo, i Vangeli ve­nivano citati da tanti scrittori, quale Giustino, Ireneo, Policarpo, Ignazio, Cle­mente di Roma.

Posta l'autenticità storica del Vange­lo, io credo quanto il Vangelo contiene; e poiché i prodigi operati da Gesù non possono essere opera di un semplice uo­mo, credo che Gesù è Dio, come Egli stes­so dichiarò nei momenti più solenni del­la sua vita.