Il mistero della morte.
Ero ragazzo ed attraversavo un sentiero di campagna. Un vecchietto portante una fascina di legna, passò vicino a me. Mi fermai a guardarlo e pensai: Povero uomo! E' già vecchio; ha la morte poco lontana! Io sono ancora in tenera età; la mia morte è lontanissima! - Pensieri di ragazzo ... non riflettendo che la morte non rispetta l'età.
Finchè ero nel fiore degli anni, il pensiero della morte era pauroso; ma poco per volta questo pensiero diede luce alla mia mente e mi rafforzò nella pratica del bene. Ho detto finalmente: Pensare alla morte è utile. Bisogna guardare con serenità la realtà della vita.
Fanno oggi a me compassione coloro che, sentendo parlare di morte, troncano il discorso o toccano il cornetto. Forse che non pensando alla morte si resterà immuni dalla sorte comune? Ogni giorno che passa è un giorno in meno di vita, è un avvicinarsi alla tomba.
Tutto parla di morte nel mondo: il sole che tramonta, il fiore che appassisce, la giovinezza che passa, gli amici che scompaiono, i familiari vestiti a lutto.
Ed io ora penso alla morte senza paura; anzi sul comodino presso il mio letto tengo il cranio di un defunto sconosciuto. Non di rado medito su questo teschio e subito l'anima mia è ripiena di luce. Non mi fermo al fenomeno della morte, ma alla vita che mi attende dopo di essa. Un giorno il mio spirito lascerà questo corpo cadavere. L'anima mia libera dai lacci della materia, la quale è come un muro che la separa dagli esseri puramente spirituali ... l'anima mia subito si troverà in condizione di vedere il Creatore, Purissimo Spirito. Vedere Dio, che felicità! Egli è l'Autore della bellezza, dell'amore, della verità, di tutto. La mia intelligenza si aprirà a conoscere verità superiori, mentre la mia volontà si fisserà in Dio, sommo bene.
Quale timore posso avere io davanti alla morte, se questa mi apre le porte alla vera vita? - Penso dunque alla morte con serenità, anzi con gioia; le sofferenze della vita facilmente le sopporto, come il contadino sopporta il sole d'estate durante la mietitura. Sono spinto ad operare il bene e farne più che sia possibile, per testimoniare al mio Creatore l'amore e la riconoscenza.
Quanto ho detto è verità. Questa convinzione è fortemente radicata in me. Mi sbaglierò? Non credo. La mia coscienza potrà darmi una prova soggettiva; ma la prova infallibile me la dà il Cristo: « Chi segue me, non cammina nelle tenebre. Io sono la luce del mondo ... Io sono la via, la verità, la vita! ». E siccome quanto opero e quanto sento nell'anima è conforme agli insegnamenti di Gesù, sono oltremodo sicuro di non sbagliarmi nella mia convinzione.
Quei cinque intellettuali ... sono al buio delle supreme verità. Al pensiero della morte tremano. Morire... E poi?... Arriverà anche per loro l'ultimo giorno. Come si troveranno davanti al problema della morte? Sarò io degno di compassione in quel giorno, con la mia serenità ... oppure essi con la disperazione e con l'incognita dell'al di là?
Il problema della felicità.
- Giovanotto, che cosa cerchi? - La felicità. - E dove? - In quella creatura. Se riuscirò a sposare quella ragazza, sarò felice.
- Ti sbagli. Milioni di uomini da giovani l'hanno pensato come te, ma poi ... non hanno trovato la felicità.
Devi sapere che la felicità è l'appagamento del cuore umano, senza alti e bassi, senza timori. Vivendo con quella ragazza, tu avrai tante disillusioni! Scoprirai in lei tanti difetti, che oggi l'amore ti cela; un giorno forse ti tradirà, o non saprà compatirti, o ti augurerà la morte; un giorno costei morrà pure e tu resterai forse lieto o immerso in profondo cordoglio. Sappi dunque che tu non troverai la felicità in quella ragazza ...
- Nobile signore, qual è lo scopo della tua vita?
- La felicità.
- L'hai forse trovata in quarant'anni? - Ancora no.
- E dove la cerchi?
- Nel piacere. Ho denaro, molto denaro; tutti gli spassi sono miei. Sento che vorrei avere le gioie del mondo, farle mie tutte in una volta; godo sì, ma non posso trovare la sazietà; il piacere mi sfugge nell'attimo stesso in cui l'ho raggiunto. Ah, la felicità è un tormento ... Volerla raggiungere e non poterla afferrare.
- Povero nobile signore, tu stesso dici di non poter essere pienamente felice ... eppure ti affanni a cercare la felicità...
- Commerciante grossista, o meglio, pescecane, che logori la tua vita in tanti traffici, che cosa vuoi raggiungere?
- La felicità.
- Ed in che cosa consiste per te? - Nell'ammassare denaro.
- Non ne hai forse abbastanza?
- No; mi sono arricchito; ma voglio ancora ricchezza.
- Infelice! Non ti accorgi che il tuo cuore non è mai sazio? Più hai, più vorresti avere... Il tuo cuore è un abisso; tutti i tesori del mondo non potranno riuscire a saziarlo. Tu cerchi la felicità nel denaro e non vedi che il denaro ti è causa di tante preoccupazioni ed inquietudini!
- Scienziato, che scruti gli astri e le leggi della natura, anche tu cerchi la felicità?
- Certamente. Ho sete di conoscere. - Ma non vedi che più sai e più ti convinci di sapere poco? Quello che conosci è un nulla in confronto di ciò che ti resta a conoscere. Tutta la tua vita, impiegata nello studio, non è sufficiente ad abbracciare lo scibile che tu vorresti. Dunque, finchè vivrai, ti resterà la sete della scienza, ma non troverai la piena felicità. L'istinto verso la felicità l'abbiamo tutti, però nessuno sulla terra la raggiunge. Eppure, essa deve esistere! Noi vediamo che nel mondo ogni istinto naturale ha l'oggetto corrispondente a soddisfarlo. L'occhio è portato alla luce; e la luce esiste. La bocca è fatta per i cibi; i cibi ci sono. Il gatto ha l'istinto verso il topo, il cane verso il coniglio... ecc.
E’ mai possibile che la natura non frodi gli esseri inferiori nei loro istinti e frodi invece l'uomo, re del creato, nel suo istinto verso la felicità? ... È irragionevole dunque il dire che la felicità è una chimera e che assolutamente non c'è!
- Poiché tutte le cose che ci circondano non sono atte a renderci felici, bisogna cercare la felicità non nelle cose create... ma nel Creatore! Dio c'è; Egli è sommo bene; Egli soltanto può saziare completamente il cuore umano.
Il grande Aurelio Agostino cercava ardentemente la felicità; per trenta anni la cercò nei piaceri sensibili... nello studio della filosofia... negli onori e nella stima degli uomini; ma non poteva trovarla, perchè era fuori strada; era lontano da Dio. Ma quando la ruppe con le passioni e si diede generosamente a Dio, trovò un raggio della vera felicità; cosicchè potè scrivere: O Dio, verità sempre antica e sempre nuova! O Dio, hai fatto il nostro cuore per Te ed è inquieto finchè in Te non si riposi. -
Nel credere in Dio, nell'osservare la sua legge, trovasi la vera felicità. Anche io, nel mio piccolo, sento ciò che sentiva Aurelio Agostino.
Dopo la morte, allorché il nostro spirito s'inabisserà in Dio, godrà la felicità perfetta. Finché si è su questa terra, può godersi di questa vera felicità, ma in modo relativo, in quanto il nostro spirito ha degli attacchi alle cose create.
Come non desiderare dunque il giorno ultimo della vita, per cominciare a gustare a pieno la vera felicità? Paolo di Tarso, innamorato di Gesù, esclamava: Desidero morire per unirmi a Cristo.
L'ultimo giorno.
Scendo alla stazione di Genova e trascorro la giornata nel visitare la città. Non posso omettere una visita allo Staglieno, al celebre cimitero, che dicono essere il primo d'Italia e forse d'Europa.
Veramente è un capolavoro di arte. Posizione incantevole, disposizione delle tombe secondo la più rigorosa tecnica; marmi finissimi, lavorati con gusto eccezionale; ognuna delle tombe, che riempiono i lunghi portici laterali, è un capolavoro.
Nel centro del cimitero si erge un monumento in marmo bianco; domina tutte le tombe. Figura un personaggio abbracciato alla Croce. L'autore ha voluto rappresentare la Fede. Il misterioso personaggio pare che dica: Dormite, o miseri mortali! Verrà però il giorno in cui vi sveglierete e lascerete questo campo. Al suono dell'angelica tromba, risorgerete, poichè il vostro spirito ritornerà a vivificarvi! Vedrete il grande Re dei secoli, il Redentore!
Risorgeranno i morti dello Staglieno; risorgeranno tutti i figli di Adamo. Anch'io risorgerò alla fine del mondo. La mia intelligenza non può capire questa verità; qui è la Fede che illumina. Trovo però degli argomenti di ragione. Il chicco di grano marcisce e sembrerebbe morto; invece rompe la zolla ed ecco venir fuori l'erbetta e poi la spiga. L'uovo sembra senza vita; ecco rompersi il guscio e saltar fuori il pulcino. Il bruco diventa crisalide; pare morto, ma sul più bello ne esce la graziosa farfalla. Per questo il Divino Poeta scrive riguardo all'uomo: che è destinato « a formar l'angelica farfalla ».
Ma il Cristo nel suo Vangelo insegnò apertamente l'universale risurrezione e, poiché allora i suoi nemici non volevano credere, dimostrò che ciò è possibile alla Divinità, risorgendo gloriosamente Egli stesso dopo tre giorni dalla morte.
Ed io ora penso alla morte senza panico. Credo al prodigio della risurrezione. La mia coscienza non trova nulla in contrario, anzi è illuminata da nuova luce. Nel giorno della risurrezione dei morti avrà luogo il giudizio universale. - Giudizio universale! ... Che parole grosse! - direbbero i cinque esponenti della scienza del mio paese... Li compiango,
perchè sono digiuni di scienza religiosa; meritano di essere compianti da tutti i credenti e specialmente da Michelangelo Buonarroti, il quale, da genio poderoso e multiforme, impiegò tanta energia intellettuale nel rappresentare la scena del giudizio universale in quel capolavoro mondiale, che trovasi a Roma nella Cappella Sistina.
La mia coscienza stessa m'invita a credere la verità di questo giudizio, in quanto la vita umana è un cumulo d'ingiustizie; il ricco spreca il denaro e il povero muore di fame; il prepotente trionfa ed il giusto, perché debole, è oppresso; l'assassino passeggia in libertà e spadroneggia, mentre l'innocente soffre in prigione; l'empio bestemmia, combatte la religione e se ne ride, perché Dio non lo punisce; gli uomini misero a morte Gesù Cristo, Figlio di Dio, pur riconoscendo la sua innocenza... è giusto quindi che il Cristo rivendichi pubblicamente i suoi diritti e quelli dei buoni. Risorgeranno i corpi per andare alla vita eterna assieme all'anima. E' giusto, mi dice la coscienza, poiché il corpo, strumento dell'anima, ha cooperato a fare il bene o il male.
La trasmigrazione.
Quella sera ero stanco. Avevo terminato la mia cena e mi disponevo al riposo. Mi si annunziò una visita. Erano due universitari.
- Scusi, professore, se veniamo a quest'ora! Abbiamo avuto una calda discussione sopra un problema interessantissimo. Desideriamo il suo parere.
- Di che cosa si tratta? - Della trasmigrazione delle anime o metempsicòsi. Ecco qui un libro di spiritismo, che tratta l'argomento.
- Cari giovani, non varrebbe la pena intrattenersi sopra un tema, che nella estimazione comune è di nessun valore. Tuttavia chiariamo le idee. Che cosa ne dite voi in proposito?
- Noi crediamo che c'è un'anima in ciascun uomo. Avvenuta la morte del corpo, siccome l'anima può aver commesso dei falli in vita, prima di vedere Dio, eterna felicità, entra in un altro corpo umano per purificarsi. Dopo entrerà in un terzo, in un quarto corpo,... finché si sarà perfettamente purificata. Si deve ammettere questa trasmigrazione, perché è cosa conforme alla retta ragione e perché nelle sedute spiritiche, quando si chiama qualche anima, questa viene, fa sentire la sua presenza e per mezzo del medium rivela che c'è nell'universo la metempsicósi.
- Ecco la mia risposta riguardo alle sedute spiritiche. Dopo un soddisfacente studio compiuto, ho potuto concludere che nella maggioranza dei casi si tratta di trucchi. Questo è anche il parere del professore Heredia, il quale ha impiegato diciotto anni in tale studio ed ha assistito alle sedute spiritiche più clamorose d'America e d'Europa.
Ci sono però rare volte di quei fenomeni, che sembrano superare le leggi della natura e lasciano pensare ad una intelligenza superiore che operi. In vista di ciò, la Chiesa Cattolica, giudicando che possa trattarsi qualche volta d'intervento diabolico, proibisce la rievocazione degli spiriti e l'assistere a tali sedute.
Il sédicente « spirito » non può essere Dio, né un Angelo del paradiso, in quanto non è decoroso che la Divinità o uno Spirito Celeste si metta a disposizione del primo che lo chiama per curiosità, mentre per lo più consta che i medium sogliono essere persone poco morali e poco religiose e perciò stesso immeritevoli di trattare amichevolmente e sensibilmente con Dio o con un Angelo.
Nel caso preternaturale, si potrebbe trattare del demonio, il quale è un puro spirito, e per la sua intelligenza e potenza può produrre anche fenomeni strabilianti. In questo caso, gl'insegnamenti che son dati nelle sedute spiritiche, venendo dal demonio, padre della menzogna, sogliono essere un misto di verità, di buffonate e di bugie.
Dicendo il demonio qualche verità, approfitta per sedurre i semplici e per fare credere poi anche a ciò che non è vero. Così in un corso di sedute spiritiche, tenute a Catania alcuni anni fa, alla presenza di parecchi intellettuali, lo spirito dettò due libri per intero, che sono conservati come manoscritti. Uno porta il titolo: « Vita e morte » e l'altro: « Ciò che si opera ».
Eccone un brano: « Voi uomini avete dieci dita alle mani, per ricordarvi che dieci sono i comandamenti di Dio; ricordate questo anche quando mirate i piedi. Avete due orecchie, per sentire due campane, cioè ascoltare le due parti avversarie e giudicare rettamente, poichè la ragione non sempre è evidente. Avete due occhi, per ricordarvi di mirare il presente e di non trascurare il passato. Avete un naso e vi serva non per odorare il puzzolente fango del mondo, ma per apprezzare il profumo delle opere buone... L'anima, partita dal corpo, vaga per purificarsi. Io sono il celebre Bovio, che tanto male operai in vita nell'insegnamento, non avendo la fede in Dio ».
Anche qui è accennata la metempsicósi. Qualunque sia l'essenza di queste manifestazioni, o trucchi o realtà, la trasmigrazione delle anime non può esistere.
In primo luogo, siccome tutti gli uomini peccano, chi più chi meno, la trasmigrazione dovrebbe avvenire per quasi tutti. Cosicchè, tutti i viventi di oggi, avremmo dovuto esistere in altri corpi e in altri tempi. Possibile che nessuno ricordi di essere stato in altro corpo umano? Se fosse un fatto comune, il ricordo dovrebbe riscontrarsi nella generalità degli uomini. Invece si riscontra questa affermazione in qualche rarissimo uomo, il quale è riconosciuto dai medici come tipo anormale, affetto da forte isterismo. Il così detto « sdoppiamento di personalità », cioè l'affermare che io sono il tal altro uomo, si verifica in taluni che sono al manicomio ed in altri... in prossimità di entrarvi.
In secondo luogo, l'anima, che è spirito, come può perdere le idee acquistate nella vita precedente, essendo le idee semplici, cioè spirituali? Possibile non ricordare neppure la minima cognizione precedente?
In terzo luogo, se avvenisse un forte terremoto, come quello di Messina, e decine di migliaia di anime si staccassero dal corpo nel medesimo istante, se queste anime non trovassero un corpo umano da informare, dove andrebbero? Nel nulla? Nell'assopimento assoluto?... Ma queste affermazioni sono completamente gratuite, senza alcun fondamento.
In quarto luogo, si consideri che il mondo finirà, poichè è materiale e non può essere eterno. L'ultimo periodo dell'umanità avrà certamente le sue morti. Quelli che morranno per ultimi, quali corpi dovranno prendere per purificarsi, se corpi umani più non esisteranno?
La ragione più forte è la parola del Cristo. Gesù nel Vangelo non parla mai di metempsicósi, anzi afferma il contrario. Parla sempre di giudizio e di sentenza irrevocabile, subito dopo la morte.
Dice la parabola del ricco epulone: « Morì il ricco e fu sepolto nell'inferno ». Il Signore parla di premio eterno e di punizione eterna. Se ci fosse la purificazione per mezzo della metempsicósi, non avrebbe il motivo l'esistenza dell'inferno poiché nel corso dei secoli le anime avrebbero modo di purificarsi e sfuggire al castigo eterno.
Un'altra ragione la vedo nell'onnipotenza di Dio. Perché limitare l'opera creatrice dell'Onnipotente, attribuendogli un piccolo numero di coloro che, nel primo tempo dell'umanità, popolarono la terra? Ad un certo momento il Creatore avrebbe dovuto dire: È finita la creazione delle anime! - mentre da tutti si ammette la immensa generosità di Dio. Dunque, un cattolico, anzi un uomo di mente sana, non può e non deve ammettere la trasmigrazione delle anime.
- Professare, mi disse uno dei due universitari, ed allora come spiega che in certe persone rivivono in qualche modo o quasi perfettamente gli avi?
- Il riscontrare in qualche uomo le attitudini specifiche di un antenato, non significa che l'anima dell'antenato riviva nel nipote o nel pronipote, ma che le cellule dell'avo, trasmesse per via di generazione, rendono l'individuo predispostu a certe attitudini dell'antenato. Così un giovane è affetto dà cleptomania o da tendenza al suicidio; potrà esserci stato in qualche suo antenato l'identica tendenza; ma tutto ciò potrà essere effetto di tara ereditaria, non di metempsicósi.
- Professore, si constata che col pensiero della trasmigrazione dell'anima, tanti si dànno ad una vita più morigerata.
- Può avvenire anche questo; ma ciò non toglie che l'ammettere la metempsicósi sia una corbelleria. I sostenitori di tale tesi non hanno alcuna ragione plausibile.
Riguardo alla purificazione delle anime dopo la morte, ho da far notare che deve esserci una purificazione, se non per tutte, per le bisognose, poiché tante anime partono da questa vita con delle macchie e non possono essere degne di venire ammesse al cospetto del Purissimo Iddio.
E qui la Chiesa Cattolica, basandosi sulla Sacra Scrittura, cioè sul quarto libro dei Maccabei e sul Vangelo, insegna che se le anime muoiono in grazia di Dio, ma hanno ancora qualche debito presso la Divina Giustizia, vanno a purificarsi in Purgatorio. Dante Alighieri illustra bellamente questa verità nella seconda cantica della Divina Commedia. Ma altro è il Purgatorio ed altra cosa è la rincarnazione delle anime. -
E’ cosa logica ammettere un Creatore storica la venuta del Cristo ed è evidente la prova della sua Divinità; è pure ragionevole accettare gl'insegnamenti e le verità del Dio fatto uomo.
Come mai tanti non credono, o almeno... dicono di non credere? Mancano forse di logica? Spero di dimostrare ai cinque miscredenti, miei concittadini, perché essi non credono, o meglio... perche hanno voglia di non credere.