00 18/03/2010 09:39
5) La morale

a) La morale del Vangelo

Dice Gesú: «Avete udito che fu detto: "Non commettere adul­terio". Ma io vi dico che chiunque avrà guardato una donna, desi­derandola, ha già commesso adulterio nel suo cuore. Ora, se il tuo occhio destro ti è occasione di caduta, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te perdere uno dei tuoi membri, che tutto il tuo corpo sia gettato all'inferno. E se la tua mano destra ti è occasio­ne di caduta, tagliala e gettala via da te, perché è meglio per te perdere uno dei tuoi membri che non tutto il tuo corpo vada al­l'inferno. Si disse pure: "Se uno ripudia la propria moglie, le dia il libello di ripudio"; ma io vi dico: chiunque ripudia la propria don­na, eccetto in caso di concubinato, l'espone all'adulterio; e chi sposa la ripudiata commette pure adulterio » (Mt 5, 27-32).

« Ora, avvicinatisi i farisei, gli domandarono per tentarlo: "È le­cito a un uomo ripudiare la moglie?". Egli rispose loro: "Che cosa vi ha comandato Mosé". Essi risposero: "Mosé ha prescritto di scrivere un libretto di divorzio e di ripudiare". Ma Gesú disse lo­ro: "Per la durezza del vostro cuore egli ha scritto per voi questo precetto. Ma in principio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua ma­dre, si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne. Non di­vida dunque l'uomo quello che Dio ha unito" » (Mc 10, 2-9).



b) La morale del Corano

Il Corano ammette che l'uomo possa avere tre o quattro mogli; ma non mette un limite preciso a quante l'uomo ne può avere; ac­cetta poi che ogni uomo oltre alle mogli abbia delle concubine; e di queste ne può tenere quante ne vuole.

Basta che l'uomo preghi e faccia elemosine, poi può tenere mo­gli e concubine: S XXIII 6.

Infine, se si innamora della moglie di un altro potrà in una ma­niera o nell'altra togliergliela e farla sua.

« Se vi viene il desiderio di cambiare moglie con un'altra e a una di esse avete già dato un qintr, non riprendetevi nulla». « Vi sono dichiarate illecite le donne sposate, a meno che le vo­stre mani ne abbiano fatto oggetto di rubello e siano diventate vostre schiave. A parte questo vi è lecito cercare altre donne vi­vendo castamente, non come fornicatori. Poi ricordatevi: quelle da cui avrete tratto piacere, ricompensatele bene » (S IV, 20-24). « ... Sposate due, tre o anche quattro donne di cui siete innamo­rati...» (S IV, 3).



6) Il Paradiso

a) Nel Corano

Il Paradiso descritto nel Corano è fatto su misura per degli uo­mini primitivi; per quanto cioè, poteva loro interessare e poteva allettarli. Vi si parla di una specie di Paradiso terrestre di vestiti splendidi, di cibi succulenti, di frutta e di bevande deliziose di co­modissimi letti e, sopratutto di stupende ragazze messe a disposi­zione degli eletti mussulmani.

Di Dio si dice soltanto che ci sta lui. Riportiamo alcune Sure:

«Ecco: per quelli ci saranno i gannat di Adn. Ruscelletti che scorrono. Braccialetti d'oro alle braccia. Abiti verdi di seta e di broccato. Troni comodi per accosciarsi. Ricompensa deliziosa, stupendamente comoda» (S XV 31).

Lo stesso viene ripetuto nella Sura XXII, 23.

« Faranno eccezione gli schiavi che Dio avrà scelto, ai quali co­me a bene familiare, verranno dati dei frutti, e saranno onorati. Circolerà fra loro la coppa di ma'in, coppa candida, piacevole ai bevitori.

Non c'è alcun senso di ubriachezza ed è inesauribile. Avranno per loro stupende fanciulle: occhi sgranati, sguardi casti ».

S XLIV, 51-55: « Ma i devoti vivranno in luogo sicuro, in mezzo a gannat e a sorgenti, vestiranno di seta e broccato; saranno collo­cati in faccia gli uni degli altri, e gli daremo per spose le huri dagli occhi grandissimi. Ivi chiederanno soavemente ogni specie di frutta ».

S LVI 10-38: « I primi arrivati, proprio i primi, staranno presso Dio nel gannat dei piaceri. Molti saranno gli antichi, pochi i re­centi su troni avvicinati, adagiati staranno, e guarderanno. Efebi immortali fra loro circoleranno, porteranno le coppe, i boccali e tazze piene di bevanda fresca e pura. Non ne avranno mal di ca­po, neanche ebrezza, e frutti avranno a loro piacere e carni di uc­celli a volontà. Ci saranno le Huri dagli occhi grandi, somiglianti alle perle di uno scrigno; compenso alle loro opere saranno... Vi­vranno tra piante di giuggiole senza spine, tra acacie abbondanti in frutti. Di un'ombra abbondante essi godranno e di murmuri acque e di frutti abbondanti, mai colti prima, né vietati e su letti alti dormiranno. Noi creammo le Huri invero in modo verginale, innamorate, della stessa età, destinate ai compagni della destra ».

S LXXXIII 22-28: « Che bello! I puri staranno fra le delizie, su tro­ni gioiosamente guardando attorno; e sui loro volti potrai com­piacerti e rimirare la vittoria della grazia. Abbeverati saranno di prezioso vino sigillato, e il sigillo suo sarà il muschio, e lo deside­reranno con veemente desiderio, e sarà mescolato con acqua di tasnim, acqua con la quale si dissetano i vicini di Dio ».

« (Nel gannat) Vi saranno parchi e vigne, vergini dal seno tur­gido, coetanee, e calici ricolmi» (S LXXVIII 32-34).

Infine, per il Corano nel gannat non c'è differenza per quanti sono stati fedeli, né per 1'iman, né per il bambino, né per chi è morto nella guerra santa, né per l'infedele che alla fine si conver­te: il premio è per tutti uguale.

Gesù, invece, mostra la differenza nel premio che hanno gli eletti: anche un semplice «bicchiere d'acqua dato per amore del suo nome avrà la sua ricompensa» (Mt 10, 42); e nella parabola delle mine fa vedere la differenza del premio tra quelli che hanno fatto maggiori opere buone e tra quelli che ne hanno fatto di me­no.

Come è diverso il premio per i buoni, in proporzione del bene che hanno fatto; cosí è diverso il castigo per i cattivi, in propor­zione del male che hanno: lo rivela Gesú espressamente quando dice: «Darete conto anche di una sola parola oziosa». D'altronde la giustizia di Dio non può non essere cosí.



b) Nel Nuovo Testamento

Nella concezione islamica del Paradiso è assente Dio: si parla soltanto di quanto può allettare quelle menti primitive degli ara­bi di quel tempo: di piaceri di gola e di piaceri sessuali; le donne non vi hanno una personalità; esistono soltanto in funzione degli uomini e per soddisfare gli uomini.

Gesú, invece, espressamente rivela che in Paradiso non vi sono piú istinti sessuali perché c'è qualcosa che infinitamente li sor­passa: la visione beatifica di Dio.

Quando i sadducei gli chiedono di chi sarebbe stata nella re­surrezione la donna che avevano sposato, l'uno dopo l'altro, i set­te fratelli, Gesú rispose: « Voi sbagliate; non sapete comprendere né le Scritture, né la potenza di Dio. Perché nella resurrezione non si sposeranno, né si mariteranno, ma saranno come gli ange­li di Dio » (Mt 22-29).

Il N.T. ci rivela che la felicità del Paradiso è nella visione beati­fica di Dio: « Fin da ora noi siamo figli di Dio; ma non è stato an­cora manifestato quello che saremo. Sappiamo che quando ciò sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo quale egli è » (1 Gv 3,2). Il Nuovo Testamento ci rivela che la felicità del Paradiso è tale che sorpassa qualunque immaginazione e qua­lunque desiderio umano: « Quel che occhio mai non vide, né orecchio mai udí, né mai cuore d'uomo ha potuto afferrare que­sto Iddio ha preparato per coloro che lo amano » (1 Cor 2, 9).

E l'apostolo Giovanni, rapito in Paradiso udí queste parole: « Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro; essi saranno il suo popolo e Dio stesso abiterà con gli uomini. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà piú mor­te, né lutto, né grido, né pena esisterà piú, perché il primo mondo è sparito ». E colui che sedeva sul trono disse: « Ecco, faccio nuo­ve tutte le cose ». Nel Paradiso, dice ancora Giovanni: « Non vidi alcun Tempio, perché il suo Tempio è il Signore Dio onnipotente e l'Agnello (cioè Gesù). La città non ha bisogno di sole, né di luna che la illumini, perché 1a illumina la gloria di Dio, e il suo lumina­re è l'Agnello » (Ap 2).

E l'apostolo Paolo conclude: « Squillerà, infatti, la tromba e i morti risorgeranno incorruttibili e saremo trasformati » cioè sa­remo resi incorruttibili (2 Cor 15, 22).

Gesú profetizza la sequenza dei fatti:

« Or subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscure­rà, la luna non darà piú la sua luce, le stelle cadranno dal cielo, e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo (la croce); tutte le tribú della terra si batteranno il petto e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nu­bi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi An­geli che, con tromba dallo squillo potente, raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un'estremità all'altra dei cieli. Quando verrà il Figlio dell'uomo nella sua maestà con tutti i suoi Angeli, si assiderà sul trono della sua gloria. E tutte le nazio­ni saranno radunate dinanzi a lui; ma egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e metterà le peco­re alla sua destra, i capri alla sua sinistra...».

Quindi Gesú giudicherà tutti secondo le loro opere e manderà i cattivi nel fuoco eterno, e i giusti alla vita eterna (Mt 24-25).


VII - CONCLUSIONE

L'islamismo va predicando delle verità che sono contenute nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, e che, anzi, sono tratte da esso:

- la sopravvivenza;

- la necessità della conversione dal peccato;

- la necessità della preghiera, dell'elemosina, del digiuno;

- la resurrezione e il giudizio universale;

- il Paradiso per i buoni (sia pure non bene concepito);

- l'inferno per i cattivi.

In fondo l'islamismo è la religione piú vicina al cristianesimo: esso ha indubbiamente il suo fascino.

Nell'islamismo manca completamente la critica storica; vi manca, contemporaneamente qualunque credenziale: bisogna credere al Corano perché lo dice il Corano.

Nessuno mai al mondo ha detto: « dovete credere a me perché ve lo dico io »; nessun imputato, nessun poliziotto, nessun delega­to; ma tutti presentano le credenziali.

Maometto è stato senza dubbio un grande uomo, in buona fede e spinto dallo zelo per l'unico vero Dio; non intese imbrogliare presentandosi quale profeta di Dio, ma era convinto di esserlo.

Se avesse conosciuto bene Gesú, la storicità dei Vangeli e le credenziali presenti sempre nel cristianesimo, probabilmente sa­rebbe diventato pacifico, si sarebbe contentato di una sola mo­glie e si sarebbe fatto cristiano.

Ci son dei cristiani che si fanno mussulmani: sono soltanto gli ignoranti, ossia quelli che non hanno studiato la storicità dei Vangeli e le credenziali del cristianesimo.

Ci sono dei pagani e alcuni mussulmani che si fanno cristiani: sono quelli che le hanno studiate.

Mentre coloro - pagani o atei - che studiano senza preconcetti e con animo sereno la storicità dei Vangeli e le credenziali del cri­stianesimo divengono cristiani, coloro, invece, che studiano sen­za preconcetti e con animo sereno il Corano e l'assenza totale di credenziali in esso, finiscono di essere mussulmani anche se lo erano.


VIII - DIALOGO CON L'ISLAM

Oggi si fa un gran parlare del dialogo con l'Islam; e molti catto­lici, molti teologi e anche Vescovi l'hanno cominciato.

È necessario, anzi indispensabile fare delle precisazioni:



1) Cosa è un dialogo

Sembra puerile, ma è necessario precisarlo.

Perché ci sia un dialogo è necessario che ci siano almeno due persone per farlo: uno che parla, l'altro che risponde; o al contra­rio.

Quando è uno solo che parla, il suo non è un dialogo, ma un monologo; o è addirittura un soliloquio, quando l'altro non esiste neppure.

Oggi nel mondo cristiano non si parla di altro che di dialogo con altre religioni, particolarmente con l'Islam e ne parlano an­che persone fortemente rappresentative della Chiesa; ma chi è l'interlocutore che rappresenta l'Islam o, almeno, una porzione considerevole di esso?

Da parte cristiana si fanno manifestazioni di stima e anche di affetto, e, quel che è peggio, si fanno concessioni su concessioni; da parte mussulmana si riceve tutto, ma non si dà nulla; anzi neanche si risponde e si continua nell'ostilità.



2) Scopo del dialogo

Un dialogo non è altro che lo sviluppo di trattative; si illustra­no reciprocamente i propri punti di vista, si fanno delle mutue concessioni allo scopo di venire a un trattato di pace. Altro è un dialogo, altro sono i rapporti umani.

Noi cristiani dobbiamo trattare bene tutti gli uomini, a qualun­que religione appartengano, perché sono tutti figli di Dio. Dob­biamo essere gentili e caritatevoli con tutti e aiutarli se poveri, soccorrerli e curarli se ammalati, senza guardare a qualunque re­ligione appartengano: ed è ciò che fa Madre Teresa e che fanno tutti i missionari; ma questo non deve significare sincretismo re­ligioso.

È verissimo che ogni religione ha delle verità bellissime, spe­cialmente l'islamismo, e anche dei precetti ottimi; ma questo non deve farci nascondere che il Dio unico al quale tutti crediamo, a un certo punto della Storia si è fatto uomo.

Giustamente il Concilio Ecumenico Vaticano II nella Dichia­razione « Nostra Aetate », pur professando stima per altre religio­ni, particolarmente per l'islamismo, aggiunge:

« La Chiesa, però, annuncia ed è tenuta ad annunciare il Cristo che è "via, verità e vita" (Gv 14, 6), in cui gli uomini devono trova­re la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con sé stesso tutte le cose » (2 Cor 5, 18).

Giustamente il Pontificio Consiglio per il Dialogo inter-religio­so ha pubblicato nel 1984 i termini di tale dialogo:

- il dialogo delle opere e della collaborazione «per obiettivi di carattere umanitario, sociale, economico e politico che tendano alla liberazione e alla promozione dell'uomo» (n. 31);

- il dialogo di esperti «per confrontare, approfondire e arricchi­re i rispettivi patrimoni religiosi» (n. 33);

- il dialogo della esperienza religiosa che conduce a «comuni­carsi vicendevolmente le ragioni della propria fede e non si arre­sta di fronte alle differenze profonde, ma si rimette con umiltà a Dio » (n. 35).

3) Atteggiamento dell'islamismo verso il cristianesimo



a) Nel tempo passato.

I mussulmani fin dalle origini hanno combattuto i cristiani, hanno occupato tutte le loro terre, hanno costretto i cristiani a farsi mussulmani, ammazzando la maggior parte di quanti non vollero rinnegare la loro fede: e delle regioni che erano completa­mente cristiane (Palestina, Libano, Turchia, Siria, Egitto, Libia, Algeria, Tunisia, Marocco) ne hanno fatto altrettanti stati isla­mici; e qui, in Italia ci basta ricordare come essi, occupata Otran­to, in un sol giorno tagliarono la testa a 800 giovani che non vol­lero rinnegare il cristianesimo.



b) Nel presente.

In Turchia il governo ha programmato di estirpare il cristiane­simo dentro il 2.000.

Gli Stati mussulmani sono gli unici al mondo che non hanno voluto firmare la « Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uo­mo » dell'O.N.U. I cristiani presso di loro sono discriminati e non godono dei comuni diritti civili.

Negli stati arabi è proibito il culto pubblico religioso cristiano; nell'Arabia Saudita è proibito ai cristiani celebrare il Natale o la Pasqua, è proibito celebrare la Messa anche solo privatamente: un sacerdote che ivi celebrò qualche anno addietro la Messa in una casa privata per alcuni cristiani fu condannato a 4 anni di carcere. In diversi stati, particolarmente nell'Arabia Saudita il mussulmano che si fa cristiano è condannato a morte.

In Tunisia, sebbene Stato notevolmente democratico, i cristia­ni vengono discriminati e messi in condizioni di cercare di emi­grare: fino a pochi anni addietro ve ne erano 20.000; oggi sono ri­dotti a poco piú di un migliaio. In questi ultimi anni, nel Libano, decine di migliaia di cristiani sono stati uccisi dai siriani mussul­mani.

« Mondo e Missioni » (2/1991 p. 115) riporta questa notizia: « È noto che i sauditi non consentono nella loro terra nemmeno l'e­rezione di una Cappella o la presenza di un sacerdote. Quando si protesta per questo, rispondono che in Arabia non esistono cri­stiani. In realtà ve ne sono 300.000 privi di assistenza religiosa. C'è di peggio: recentemente i capi mussulmani in una riunione tenuta nel Pakistan hanno deciso di cacciare dai loro stati tutti i cristiani dentro il 2.000.

Nel Sudan il governo islamico da vari anni va inseguendo con l'esercito e sterminando i numerosi cristiani delle tribú del Sud; e nessuno ne parla.

In Egitto. L'Egitto è piú facilmente controllabile: vi infuria una vera persecuzione contro i cristiani.

Diamo soltanto alcune notizie:

Nel luglio 1989, Nahid Mohamed Metwali, direttrice di una im­portante scuola per ragazze di Helmeit Al-Zatoun, rinunciò alla religione islamica per convertirsi al cristianesimo. Ella è scom­parsa e non si sa se è ancora in vita. In seguito a questa conver­sione, sei cristiani sono stati arrestati e torturati.

Mauris Ramzy, collega della signora Metwali, è stato percosso da alcuni membri della "National Security Force" e presentato completamente svestito davanti ad una folla di spettatori fanati­ci. Egli soffre di lesioni multiple al ventre ed è stato ricoverato per due mesi in un ospedale. Dopo la sua uscita dall'ospedale, il 10 novembre 1989, egli è stato rinchiuso dentro la casa di sicurez­za di Abo-Zabal, conosciuta in Egitto sotto il sinistro nome di "Mattatoio". Ramzy è accusato di aver favorito la conversione di giovani mussulmani al cristianesimo.

Lauris Azir, professoressa di inglese nella stessa scuola è stata detenuta per due giorni in un posto di polizia, ingiuriata e tortu­rata. Non è stata rilasciata che dopo aver versato una somma di 500 lire egiziane.

Salwa Ramzv, anziana segretaria della scuola e attualmente impiegata nell'amministrazione è stata piú volte condotta dalla "National Security Force" al posto di polizia, ingiuriata e percos­sa.

Nabil Bissada, uomo d'affari, e suo fratello, un monaco, sono in detenzione preventiva e torturati dalla N.S.F.

Rushdi Nasif, uomo d'affari del Cairo è stato arrestato per aver assunto per un impiego un cristiano.

Abdul Hamid Besharry Abdul Mosen ha ricevuto il Battesimo il 20 giugno 1989. Il 13 agosto hanno confiscato tutti i suoi beni e lo hanno arrestato N. (Pro Deo et fratribus - agosto lggo)



c) Non dialogo, ma capitolazione.

Gli stati cristiani stanno facendo a gara per farsi mangiare da­gli islamici: l'immigrazione di mussulmani vi è massiccia dapper­tutto: in Italia se ne vedono dappertutto; in Francia sono oltre 3500.000; in Germania ve ne sono circa 5 milioni; in tutta l'Euro­pa nel 2.000 i mussulmani saranno 80 milioni e in Russia saran­no la metà della popolazione e condizionerannno la politica mondiale; da per tutto vanno sorgendo moschee; già in Europa ve ne sono 2.000, mentre nel Brasile già ve ne sono 4.000: tutte fi­nanziate dai Governi mussulmani, che vanno addirittura pilo­tando l'emigrazione dei loro sudditi, invece di dar loro da man­giare, per raggiungere l'antico sogno di islamizzare l'Europa, so­gno frustrato nei secoli scorsi, quando i Governi europei erano cristiani; per mare, nella battaglia di Lepanto, e, per terra, nella battaglia di Vienna.

A Roma il Municipio ha regalato ai mussulmani una vasta estensione di terreno per farvi una moschea e i governi arabi vi hanno costruito, quale sfida al Vaticano, una sontuosissima mo­schea costata loro 60 miliardi.

In Inghilterra il locale Centro Islamico ha addirittura chiesto al Governo il finanziamento delle Scuole coraniche e l'autorizza­zione di formarvi, dentro l'Inghilterra stessa uno Stato islamico con leggi, magistratura e governo propri.

In Brasile i mussulmani hanno creato dei seminari islamici per preparare brasiliani convertiti a islamizzare i brasiliani.

E anche in Italia qualche partito sta avanzando la proposta di finanziare le scuole coraniche; mentre vari partiti fanno a gara di concedere ai mussulmani la cittadinanza italiana per avere i loro voti.

I mussulmani son oggi nel mondo 926 milioni. Si aggiunga la bomba demografica: contro ogni bambino cristiano che nasce, nascono 5 mussulmani. Le natalità presso i cristiani vanno sem­pre diminuendo; presso i mussulmani vanno sempre piú aumen­tando. Quasi nessun mussulmano si fa cristiano; molti, o meglio, moltissimi cristiani si vanno facendo mussulmani. Tanti mus­sulmani cercano di sposarsi con donne cristiane per avere da es­se figli mussulmani. Dentro il 2.000 l'islamismo sarà la prima re­ligione del mondo. L'islamismo, ha detto il cardinale Oddi, è il piú grave pericolo per la Chiesa. E i cattolici stanno a guardare con indifferenza!

Ma c'è di peggio: vari Vescovi e sacerdoti concedono ai mussul­mani di poter fare le loro preghiere nelle Chiese aperte al culto; alcuni hanno addirittura dato loro delle Chiese chiuse al culto per farne delle moschee; mentre parecchi preti espongono pub­blicamente il Corano accanto alla Bibbia nella Chiesa, e fanno leggere brani di Corano dopo letture dalla Bibbia. È un vero sa­crilegio! In nessuna moschea al mondo si fa leggere la Bibbia o si fanno pregare i cristiani.

E mentre dalle nostre parti nessuno molesta i cristiani che ignari dei motivi di credibilità della nostra fede, si fanno mussul­mani; negli stati islamici vengono imprigionati, uccisi o severa­mente puniti i mussulmani che divengono cristiani.



4) Dialogo si, ma onesto

È giusto che ci sia il dialogo; e noi cristiani per primi lo deside­riamo; ma che sia a condizioni oneste e che sia vero dialogo. A tal fine è necessario:

a) Che ci siano dinanzi a noi degli interlocutori; che essi rappre­sentino i loro governi e che da questi siano messi in grado di con­trarre degli impegni e di fare dei concordati;

b) che da parte mussulmana come da parte cristiana si conceda che gli immigrati nei propri territori possano praticare libera­mente la propria fede; i mussulmani accettano il dialogo e lo de­siderano negli stati cristiani; lo negano risolutamente nei loro stati: questo non è giusto; è la tattica per conquistare gli stati cri­stiani;

c) che si permetta da parte mussulmana ai propri sudditi di di­ventare cristiani, senza perseguitarli, né discriminarli, e che al­trettanto si faccia da parte cristiana;

d) che si permetta ai cristiani di costruire chiese per i propri fe­deli in paesi mussulmani; mentre già i mussulmani le costruisco­no nei paesi cristiani;

e) che si consenta ai cristiani di far conoscere la propria fede ai mussulmanni nei loro paesi, come si permette ai mussulmani di fare conoscere l'Islam nei paesi cristiani.

Senza tali precauzioni, i cristiani non fanno altro che dare i loro fratelli nella fede in bocca al lupo: è quello che soprattut­to stanno facendo i governi laici e anticlericali nell'ora presen­te.



5) Dovere dei cristiani nell'ora presente

a) Dobbiamo urgentemente evangelizzare la gran massa dei cristiani, perché sono quasi tutti ignoranti delle garanzie che so­lo la Chiesa cattolica presenta di sé stessa. A causa di tale igno­ranza molti cristiani si vanno facendo mussulmani, mentre qua­si nessun mussulmano diventa cristiano.

b) Dobbiamo accogliere gl'immigrati mussulmani come fratelli e trattarli sempre con gentilezza perché anche essi sono figli di Dio; anzi sono i piú vicini a noi in quanto accettano anche il Nuovo Testamento, sebbene, per ignoranza, lo mutilano; e, se hanno bisogno, dobbiamo sfamarli e cercare di ospitarli.

Dobbiamo dare loro il dono piú grande: Gesú; cioè farglielo co­noscere per metterli in grado di accettarlo. Giacché non si muove foglia che Dio non voglia, crediamo che Dio stia guidando questa loro immigrazione nei paesi cristiani perché essi, qui, liberi dalla paura delle gravi sanzioni dei loro governi contro chi si fa cristia­no, possano serenamente conoscere bene Gesú e accoglierlo. Ma giustamente ci avverte S. Paolo: « Come crederanno se non ascol­teranno? E come ascolteranno se nessuno predicherà loro? N (Rom. lo, 14). È impossibile che un cristiano onesto, buono e in­telligente conoscendo le credenziali di Gesù e l'assenza di cre­denziali in Maometto si faccia mussulmano; ed è impossibile che un mussulmano onesto, buono, intelligente e non legato da poli­gamia, conoscendo le stesse cose non si faccia cristiano. Ed anco­ra è impossibile che un uomo qualsiasi, sia pure mussulmano o anche ateo, studiando criticamente il Vangelo non abbia a con­cludere che esso sia ispirato da Dio; cosí come è impossibile che qualsiasi mussulmano studiando criticamente il Corano non ab­bia a concludere che l'autore non può esserne Dio. Consideran­do, infine che moltissime cose del Corano sono uguali a quelle contenute nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, che Maometto pure ammira moltissimo, e che il VT e il NT furono scritti molte centinaia di anni prima, si deve concludere che Maometto 1e ha prese dalla Bibbia.

Nihil obstat quominus imprimatur Cens. Eccl. Pesce Sanctus. Catania, 18 Giugno 1991