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CRISTIANESIMO E ISLAMISMO A CONFRONTO

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    Credente
    00 18/03/2010 09:37
    Tra i CREDENTI in Dio, non tutti hanno purtroppo la stessa visione di DIO.
    Prendendo in esame le tre principali religioni monoteiste, troviamo che Dio assume connotati diversi in ciascuna di esse, e soprattutto ciò che li distingue è la concezione su Gesù Cristo e sul suo insegnamento.
    Nello studio che segue verranno messi a confronto, la fede cristiana e quella musulmana per evidenziare le caratteristiche principali che li distingue.
    [Modificato da Credente 18/03/2010 09:47]
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    00 18/03/2010 09:37
    GESU’ E MAOMETTO

    ILDEBRANDO A. SANTANGELO

    COMUNITA’ EDITRICE 95031 ADRANO (CATANIA)
    I - MAOMETTO

    Muhammad, ossia in italiano Maometto, nacque alla Mecca tra il 570 e il 580 d.C. dalla stirpe dei Curasciti (Quraysh). Suo padre Abd-Allah, morí prima che egli nascesse. Sua madre, Ami­nah bint Wabb, morí quando egli aveva 9 anni. Maometto fu affi­dato prima al nonno paterno, Abd al Muttalib, poi allo zio Abu Talib. Il ragazzo ebbe un'infanzia triste, rievocata nella Sura 93. I piú antichi autori arabi della « vita di Maometto » riferiscono che quando questo fanciullo passava « gli arbori si piegavano, le rupi erano agitate e si piegavano dall'alto in basso per mostrare il ri­spetto che di lui avevano » (Peirone, Il Corano, 1, p. 38). Fin da principio si scorge la leggenda. Religiosamente la Mecca era pa­gana, con un pantheon di divinità, tra le quali il Corano ricorda: Al-lat (la dea per eccellenza), Al-uzza (la dea potente), Al-manat (la dea della morte), Al-waddu (il dio dell'amore), Al-Hubal e Al­lah (il Dio supremo), ossia Allah-akbar, di cui tutti erano figli.

    Erano ancora presenti nella Mecca il culto delle pietre (del quale resta un residuo nell'Islamismo nel culto della pietra nera della Ka’ba), il culto delle sorgenti (di cui resta un residuo nel culto della sorgente di Zemsen) e degli alberi.

    Nella Mecca c'erano molti ebrei, come nel resto dell'Arabia, ve­nutivi in due ondate: nella distruzione di Gerusalemme, nel 70, e sotto Adriano nel 138.

    Gli ebrei erano installati soprattutto nella zona di Medina, do­ve avevano occupato e coltivato tutto i1 buon terreno raggiun­gendo un alto livello di benessere e una grande influenza sociale, e si erano arabizzati al punto che il re dell'Arabia del Sud, Dhu Nuwas, si era convertito all'ebraismo.

    Anche i cristiani erano presenti nell'Arabia; ma quasi tutti eretici e schiavi e, quindi, senza alcuna influenza sociale: essi non avevano i Vangeli e se li trasmettevano oralmente, attingendo, soprattutto ai Vangeli apocrifi, quali il Vangelo di Giacomo e il Vangelo dell'infanzia. D'altronde l'analfabetismo in Arabia era quasi totale.

    In tale ambiente crebbe Maometto; non tardò a subire l'influs­so ebraico, per cui abbandonò l'idolatria e si convertí al monotei­smo ebraico; tuttavia gli piacevano i racconti della vita di Gesú e si fece amico di uno schiavo cristiano.

    Divenuto carovaniere, un giorno passando vicino a una «lau­ra », ossia a un eremo, vi trovò un monaco di nome Serghiu; restò colpito dalla sua vita di preghiera e di penitenza e restò alcuni giorni presso di lui. L'esempio di quella vita lo colpí profonda­mente e, a suo tempo, orientò la sua predicazione alla preghiera e alla penitenza.

    A trent'anni si sposò con la ricca vedova Khadigah, dieci anni piú grande di lui, e ne ebbe quattro figlie.

    Dopo un po' di anni, stanco di tutto, si ritirò dal mondo e si ri­fugiò nella caverna di Hira, vicino alla Mecca.

    Lí, riflettendo su tutte le sue esperienze passate, le sue idee su Dio, quali gliele avevano comunicate gli ebrei, divennero chiaris­sime e sentí di avere la missione di farle conoscere a tutti. Tale missione non fu preceduta da alcuna preparazione, ma si mani­festò d'un colpo.

    Uscito dalla caverna si mise a predicare ai meccani il monotei­smo, dichiarandosi inviato da Dio. Un drappello di contadini co­minciò a seguirlo e con essi Maometto fece la prima « umma », os­sia la prima comunità.

    Maometto non scrisse nulla; tutta la sua azione consistette nella predicazione di concetti e di frasi che egli andava ripetendo come una poesia; né d'altronde, in un paese di analfabeti si pote­va diversamente. Tale metodo di predicazione è rimasto vivo presso i mussulmani fino ad oggi, ed è la loro catechesi. Il conte­nuto di tale prima predicazione sono le prime sure, ossia i primi capitoli del Corano. Corano equivale a recitazione.

    Intanto i meccani, quando Maometto cominciò a farsi notare, gli chiesero un segno di essere egli veramente mandato da Dio, ossia un miracolo che ne garantisse la missione da parte di Dio.

    Maometto rispose: « E segno che io vi do è la dottrina stessa che io vi predico ». I meccani, naturalmente, non accettarono tale ga­ranzia e gli dichiararono guerra.

    Tale lotta fu veramente aspra e durò nella Mecca per dieci an­ni; tanto che parte dei membri dell'umma dovette emigrare in Etiopia. A un certo punto la situazione di Maometto divenne di­sperata. Fortunatamente egli venne in contatto con un gruppo di commercianti di Yathrib, sita a 400 km dalla Mecca, e li conqui­stò alle sue idee. Essi gli assicurarono l'adesione della loro città; e allora Maometto se ne partí alla volta di Yathrib: era l'anno 622. Tale anno segna la nascita dell'Islam: ed è il I anno dell'egira. Da allora Yathrib venne chiamata Medina.

    Allora Maometto, che aveva già assimilato alla Mecca una grande quantità dei racconti del Vecchio Testamento e ne aveva fatto oggetto della sua predicazione coranica, per darle maggiore credito, e che cominciava a pensare di dare una svolta politica al­la sua missione e a costruire uno stato islamico, pensò alla gran­de utilità per la sua causa di un'allenza e di un'assoggettazione degli ebrei; e per meglio legarli a sé ordinò a tutti i suoi seguaci di fare tutte le preghiere di adorazione prostrati a terra e rivolti a Gerusalemme.

    Se si fosse mantenuto nella semplice predicazione del mono­teismo e avesse voluto fare uno stato islamico, Maometto avreb­be avuto sempre la fedeltà degli ebrei, anzi li avrebbe attirati da tutta l'Arabia e stati limitrofi, perché essi avrebbero pensato di ricostruire lo Stato d'Israele, fosse pure senza il titolo specifico; ma egli nell'euforia del successo cominciò a predicare di essere l'ultimo dei profeti e il suggello dei profeti; e allora tutti gli ebrei si ribellarono in blocco a lui e da lui si distaccarono. Allora Mao­metto, per ripicca, ordinò a tutti i suoi seguaci di fare le loro pre­ghiere rivolti non piú a Gerusalemme, ma alla pietra nera della Ka'ba meccana. Dopo aver bene rassodato la sua umma a Medi­na sia religiosamente che politicamente, Maometto cominciò a pensare di conquistare la Mecca, sua città natale; e, incoraggiato dal successo di una scaramuccia contro una carovana meccana e contro i soldati meccani accorsi per difenderla, mosse guerra nel 625 (3° dell'egira) contro la Mecca; ma ne restò pienamente scon­fitto. Nel 628 (6° dell'egira) tentò una rivincita, ma fu bloccato dai meccani presso Hudaybiyyah. Allora Maometto ricorse all'a­stuzia e alla frode: fece di tutto per ottenere dai meccani un trat­tato di mutua non aggressione per dieci anni. Ottenutolo, dopo due anni lo infranse unilateralmente, marciò contro la Mecca con le sue truppe e, trovatala disarmata, facilmente la conquistò. Quindi Maometto, assoggettate facilmente alcune tribú dei din­torni della Mecca, ritornò a Medina, divenuta il centro politico della nuova religione-stato.

    Lí con la sua instancabile entusiasmante predicazione mise le basi di quello che doveva in seguito divenire l'impero islamico. Morí nel 632 (11° dell'egira).
    VALORE DI MAOMETTO E DEL CORANO

    Maometto è stato senza dubbio un grande uomo e trascinatore di folle. I suoi contatti con gli ebrei e con i cristiani gli diedero la certezza della fede in un solo Dio, e, contemporaneamente la co­scienza della sua discendenza da Abramo, padre di Ismaele capo­stipite degli arabi, e di Isacco, capostipite degli ebrei. I suoi con­tatti con monaci cristiani gli fecero conoscere la grandezza, la bontà e lo zelo di Gesú e quindi la bellezza di Maria, madre di Ge­sù, per cui concepí un'immensa stima per entrambi, come mani­festa ripetutamente nel Corano. I suoi contatti con cristiani ere­tici, particolarmente con ariani, gli diedero la convinzione che Gesú era stato un grandissimo profeta; ma solo questo; e stimò e raccomandò il Vecchio e il Nuovo Testamento come libri rivelati da Dio.

    Convintosi che egli era l'ultimo e il piú grande dei profeti per ristabilire in tutto il mondo la fede nell'unico vero Dio, si diede, anima e corpo, a questa grande missione.

    La sua opera fu veramente grande: egli riuscí, a prezzo di gran­di sacrifici e di grandi lotte, a convertire alla fede nell'unico vero Dio moltissime popolazioni pagane e a fondare un grande impe­ro mussulmano e una delle piú grandi religioni della Terra.

    Il Corano, che egli andò predicando dovunque poté arrivare, è una bella e ricchissima miniera di grandi verità e di santi precetti per una vita veramente religiosa e umana.

    È impossibile trascriverli tutti; si dovrebbe trascrivere quasi l'intero Corano. Ne citiamo soltanto un po':

    a) Su Dio

    Il Dio, egli è il Dio! Non vi è altro Dio se non lui; egli è il sovra­no, il santo, egli è la pace, il fedele; egli è il vigilante e l'onnipoten­te; egli è il fortissimo e il padrone di ogni grandezza. Si canti a lui l'osanna!

    Il Dio! Egli è il creatore, il plasmatore, il formatore di ogni esse­re. Gli appartengono per diritto tutti i piú bei nomi.

    « Tutto il creato, in cielo e in terra, canta osanna; egli è il poten­te, il saggio » (S LIX, 22-23-24).

    Proclama: « Sia che nascondiate accuratamente ciò che è nel vostro intimo, sia che lo divulghiate, lo conosce Dio, lui che sa as­sai bene ciò che è in cielo e ciò che è in terra. Il Dio su ogni cosa è onnipotente » (S III, 2g).

    « Non hanno prestato attenzione agli uccelletti sottomessi alle leggi del volo nell'aere? Nessuno li sostiene tranne il Dio. Eccoli veramente i segni per coloro che credono » (S XVI, 79).

    « Lui (Dio), proprio lui è verità, e ciò che gli altri invocano fuor di lui è falsità. Il Dio! Egli è l'altissimo, il grande veramente (S XXII, 62).

    b) Sul fare il bene

    « Chi fa il bene lo fa tutto a suo vantaggio; chi fa il male dan­neggia se stesso. Al Signore sarete ricondotti » (S xLv, 15)

    « Fortunati coloro che credono e operano per il bene! Il Signore li farà entrare nella sua misericordia, e questa è veramente gioia incontestata» (S XLV, 30).

    « Osservate la preghiera; non siate avari nelle largizioni; ritro­verete presso il Dio il bene che avrete prima fatto a voi stessi... Dio vede ciò che fate con chiarezza » (S II, 110).

    «Non è espressione di pietà volgere il volto a oriente o a occi­dente. È pietà, invece, credere al Dio, credere al giorno finale e agli angeli e alla Scrittura e ai nabi;(*)= (profeta, colui che parla in nome di Dio senza fondare comunità) è pietà impoverirsi, per suo amore, e largheggiare in beni verso i parenti, gli orfani, gli emar­ginati, i pellegrini, i mendicanti; è pietà sciogliere le catene ai pri­gionieri, stabilire il tempo per la preghiera e fare l'elemosina. Quelli che mantengono gli impegni assunti, i pazienti davanti al­la sferza del destino e alla disgrazia e al momento del pericolo... quelli sono giusti, quelli sono i timorati del Dio » (S II, 177).

    « O credenti! Temete il Dio! Rinunciate alla vita di strozzini, se veramente siete dei credenti ».

    « Se agite diversamente riceverete l'ultimato della guerra da parte del Dio e del suo rasul; ma se vi pentirete, tornerà a voi il capitale e non sarete danneggiati».

    « Concedete dilazione al debitore fino a che sia in grado di pa­garvi; ma sarà meglio che gli condoniate tutto; sarà meglio per voi. Se almeno ne foste coscienti!» (S II 278-279-290).

    « Non fare boccacce al tuo prossimo; non camminare pestando con arroganza i piedi per terra. Infatti Dio non ama in modo piú assoluto i presuntuosi farciti di vana gloria ».

    « Modesto sia il tuo modo di incedere; non alzare mai il volume della tua voce, ché la piú detestata delle voci è il ragliare degli asi­ni» (S XXXI, 18-19).

    « O figlio mio, osserva i tempi della preghiera; domanda le cose che sono buone; impedisci le cose sconvenienti e porta pazienza nelle avversità » (S XXXI, 17).

    Conforta: « O schiavi, schiavi miei che avete contro voi pecca­to! Non disperate della misericordia di Dio. Il Dio tutti i peccati perdona. Egli è il perdonante misericordioso » (S XXXIX, 53).

    «Fate un patto col Dio? Mantenetelo. Avete fatto dei giura­menti? Non violateli. Soprattutto se si tratta di giuramenti solidi e avete preso Dio come garante. Sa bene Dio ciò che operate » (S XVI, 91).

    c) Vita eterna

    « Ben presto avranno fine le cose vostre, ma quelle che si trova­no presso il Dio non finiranno mai. Pagheremo una buona mer­cede a coloro che furono pazienti e costanti per ricompensa delle loro ottime azioni ».

    « Chiunque opera per il bene, maschio o femmina credente, avrà in premio esistenza felice, e li ricompenseremo delle loro azioni piú belle » (S XVI, 96-97).

    « La vita di quaggiú è diventata effimera e giochi di bambini, mentre la vita eterna è solo vera vita » (S XIX, 64).

    « Quel giorno (quello del giudizio universale) squillerà la trom­ba. Che spavento, Signore, per quelli che in cielo già saranno e per quelli che in terra ancora si troveranno! Tutti a lui andranno contriti » (S XVII, 87).

    « Chi si presenterà con un granello di bene, troverà un bene an­cora piú grande e si troverà al riparo dall'angoscia; ma chi verrà portando avanti il male gli sarà esposta la faccia vicinissima al fuoco ».

    « Il giorno in cui raduneremo i pii presso il trono dell'abbon­dante in misericordia, saranno trattati con mille riguardi; e spin­geremo in truppa i malfattori al gaharinam, proprio come si spin­gono i greggi verso il pozzo » (S XIX, 85-86).


    II - LIMITI DI MAOMETTO E DEL CORANO

    1) Moralità di Maometto

    Nel Vecchio Testamento Dio mai autorizzò qualcuno ad avere diverse mogli; e se tanti ne ebbero parecchie, specialmente i re, lo fecero senza alcuna autorizzazione, né approvazione di Dio.

    I profeti, poi, a cominciare da Mosè fino all'ultimo, Zaccaria, ebbero tutti una sola moglie; anzi alcuni si mantennero celibi, co­me Elia.

    Nel Nuovo Testamento i costumi divennero molto piú rigidi, come vedremo, fino alla proibizione di sguardi e di desideri di al­tre donne; e Gesù non soltanto diede l'esempio della piú perfetta purezza e della piú angelica verginità, ma, contemporaneamente diede il massimo elogio a tale virtú.

    In Maometto vediamo perfettamente il contrario: ha 15 mogli e una grandissima quantità di concubine; non permette ad alcun suo seguace di avere un qualunque dialogo con alcuna di esse; invaghitosi della moglie del suo figlio adottivo Zaid, caccia Zaid e si prende sua moglie; e avendo il fatto suscitato grande scandalo, Maometto, nella Surra XXXIII, 4, fa dire a Dio che i figli adottivi non hanno gli stessi diritti dei figli naturali, e nei seguenti verset­ti proclama che è stato Dio stesso a ordinagli di fare tutto questo, e a dichiarare sacro il suo harem. Li citiamo:

    N. 37: « Ricordi? Tu stavi raccomandando un tale che Dio ave­va colmato di benefici (come, d'altronde, avevi fatto anche tu). Tieniti tua moglie, temi Dio; e al tempo stesso, per rispetto uma­no nascondevi in seno ciò che Dio avrebbe reso palese. Iddio ha piú diritto degli umani ad essere temuto. E allorquando Zaid ces­sò di trarre intenso godimento dalla sua sposa, noi te l'abbiamo concessa in moglie, affinché per i credenti non sia peccato sposa­re le mogli dei figli adottivi, quando esse abbiano messo a posto ogni cosa, chiarificandola, a loro riguardo. L'ordine di Dio non deve essere discusso » (S XXXIII, 37). (La verità fu un'altra come abbiamo detto: Maometto, impose a Zaid di lasciare la moglie per prendersela lui).

    N. 38: « Nulla da rimproverare al nabi (cioè a Maometto) ciò che Dio gli ha comandato; fu comportamento di Dio verso quelli che prima di lui erano vissuti, e comandamento di Dio è decreto im­mutabile! » (S XXXIII, 38).

    N. 50: « Oh tu, nabi! Abbiamo reso lecite per te, proprio per te, le donne alle quali avevi pagato quanto era loro dovuto; le schiave che Dio ti ha concesse come bottino di guerra; le figlie di tuo zio e le figlie delle tue zie dal lato paterno, le figlie di tuo zio e le figlie delle tue zie dal lato materno, emigrate con te. In piú ti abbiamo reso lecito la donna credente che si sia dedicata completamente al nabi, a condizione che il nabi la voglia prendere in moglie. È un privilegio che accordiamo a te, ad esclusione degli altri credenti. Ben sappiamo ciò che abbiamo imposto a loro a proposito delle loro donne e delle schiave, affinché tu non abbia scrupolo alcu­no. E il Dio è colui che perdona, egli è il misericordioso ».

    N. 51: « Ti è data la facoltà di rimandare il momento dell'amore a quelle di esse che tu vuoi, e di ricevere presso di te quelle che tu vuoi, e quelle di cui senti desiderio fra le lasciate in disparte; non c'è peccato in questo ».

    N. 53: « O voi, proprio voi che credete, non permettete di entrare nei sacri recessi del nabi (a meno che siate stati invitati a un pa­sto: ma pure in questo caso non entrate nel tempo della preparazione). Quando vi si chiama entrate pure. Dopo aver preso parte al banchetto, allontanatevi a uno ad uno, senza entrare in fami­liarità che causerebbero pettegolezzi.

    Ciò reca sofferenza al nabi, che rimane imbarazzato avanti a voi (ma Iddio non è mai imbarazzato!). Se chiedete alle sue donne qualche utensile, fatelo dietro una tenda: ciò è piú casto per i vostri cuori, per il loro cuore. Non siate voi causatori di sofferen­ze al rasúl(*)=(inviato da Dio, profeta che fonda anche comunità) di Dio, né sposate le donne che erano state sue mogli, vedove o divorziate: sarebbe fallo enorme al cospetto di Dio.

    N. 57: « Chi addolora Dio e il suo rasúl è maledetto da Dio in que­sta vita; e nell'altra troverà un castigo ignominioso.

    Se egli (Maometto) vi darà il libello del ripudio, è molto proba­bile che il Signore lo faccia innamorare di altre donne, certamen­te migliori di voi. Saranno mussulmane, piene di fede, devote... Poco importa se saranno vergini o deflorate » (S LXVI, 5).

    Una distinzione fondamentale esiste tra il cristianesimo e l'i­slamismo: mentre Gesú si limita ad annunziare e a fare annun­ziare il Vangelo, Maometto impone il Corano. Lo diffuse col ter­rore e la guerra, ammazzando e facendo ammazzare quanti non lo accettavano; e nel Corano moltissime volte egli incita i suoi se­guaci alla guerra santa, mostrando loro la vittoria o, nel caso che fossero morti, il Paradiso. Basta anche solo leggere la Sura IX dall'art. 38 all'art. 44. Sura(*)= (Il Corano è diviso nin sure, capitoli)

    A tutto questo dobbiamo aggiungere dei fatti che presso tutti i popoli civili hanno un solo nome: crudeltà. Ne citiamo solo alcuni: 1) Maometto varie volte assalí delle carovane, sotto il pretesto che non erano mussulmane; ma in effetti per impadronirsi dei lo­ro beni, uccidendo i carovanieri. La piú nota è la razzia fatta nel 624.

    2) La grossa comunità arabo-giudea in un primo tempo aveva aiutato Maometto contro i meccani. Maometto per ingraziarseli aveva ordinato a tutti i suoi seguaci, come abbiamo visto, di pre­gare rivolti verso Gerusalemme. Ma quando, però, si proclamò l'ultimo profeta e il suggello dei profeti e gli arabo-giudei gli si ri­bellarono, Maometto ordinò il loro sterminio; i suoi seguaci li as­sediarono e sgozzarono tutti i maschi, in numero di 6oo; quin­di vendettero le loro donne e i loro bambini come schiavi. Da al­lora Maometto ordinò di pregare rivolti verso la Mecca.

    3) Contemporaneamente a Maometto era sorto un altro «pro­feta » in Arabia e predicava un altro Corano. Questi si chiamava Eichala ibn Kaab, si era impadronito dello Yemen, uccidendone il governatore e mettendo in grave pericolo l'esclusività della missione profetica e politica di Maometto. Allora Maometto, sen­za scrupoli, mandò dei suoi seguaci, Rais e Firus, a uccidere il suo antagonista. I due killer, ottenuta la complicità della moglie di Ei­chala ibn Kaab, s'introdussero nel mezzo della notte nella sala da letto dell'antiprofeta e l'uccisero.



    2) Storia o leggende?

    Il Corano riporta quali fatti storici tante vecchie leggende. Ne riportiamo alcune:

    « Ricordi quel tale che si aggirava desolato per le vie di una cit­tà sventrata, dai tetti distrutti? Si preoccupò assai: "Come farà Dio a restituire la vita dopo che è spenta?" Il Dio lo tenne in stato di morte per cento anni, lo risuscitò, poi lo interrogò: "Quanto tempo sei stato morto?" "Un giorno, o almeno una buona parte di esso". "Invece sei stato morto per cento anni! Cibo e bevanda - guardali! - non sono corrotti; ma il tuo asino, guardalo un po'! Facciamo di te un segno per gli umani: guarda le sue ossa, come le ricostruiamo, come le rivestiamo di carne". Davanti all'eviden­za quel tale si umiliò: "Ora sono veramente convinto che il Dio può tutto!" » (S II, 261).

    « Mandò il Dio un corvo, che si mise a scavare nel terreno per insegnargli (a Caino) come doveva ricoprire il sesso del fratello. Gemette: "Wailun a me! Non sarò capace io di imitare questo corvo e di nascondere ciò che non deve essere visto di mio fratel­lo?". Solo allora si pentí » (S V, 31).

    « L'esercito di Sulayman (Salomone), composto da spiritelli, da umani e da uccelli fu riunito davanti a lui, fu diviso in battaglio­ni, e allorché giunse alla vallata delle formiche, una di esse gridò: "Ehi, formiche, affrettatevi a rintanarvi nei vostri buchi, che Sulayman e il suo esercito non vi schiaccino passandovi sopra, sen­za vedervi".

    Sorrise sotto i baffi Sulayman... e passò in rivista gli uccelli; mancava l'upupa e Sulayman si arrabbiò; ma l'upupa, soprag­giunta subito, gli portò la notizia dell'esistenza della regina di Sa­ba » (S XXXII, 17 e ss.).

    « Certo, Qarun apparteneva alla gente di Musa (Mosè), ma contro di essa poi si ribellò. Gli avevamo offerto dei tesori, le cui chiavi, da sole, sarebbero state pesanti anche per una schiera di uomini assai forti » (S XXVIII, 76). (Che razza di chiavi!)

    « E a Sulayman sottomettemmo il vento. Il vento che percorre­va il cammino di un mese al mattino e il cammino di un mese alla sera. Per lui facemmo scorrere una fonte di rame fuso e alcuni spiritelli lavoravano sotto di lui... Poi decidemmo che anche per lui ci fosse la morte, e gli spiritelli non si accorsero della sua scomparsa se non quando videro che l'animaletto della terra ave­va rosicchiato il suo bastone ... » (S XXXIV, 12-14).

    Nella Sura XVIII il Corano narra come un gruppo di giovanetti credenti, per sfuggire ai persecutori che volevano far loro aposta­tare la fede in Dio e farli diventare pagani, si rifugiarono nella grotta di Al-Kahf. Ivi si addormentarono; e si svegliarono dopo 300 anni, credendo di aver dormito un giorno o mezza giornata.

    Nella Sura VII, n.163 il Corano dice: « Interroga circa la città si­ta sulle rive del mare. I suoi abitanti trasgredivano il sabbat: pri­ma di ciò i pesci si presentavano in superficie nel dí del sabbat, mentre nei giorni feriali se ne stavano acquattati nel mare. Noi li provammo cosí perché erano perversi ».

    Da quali fonti ha il Corano attinto tutte queste storie? Da leg­gende popolari, e Maometto le mette nella bocca di Dio. Leggendo le Sure cvui e LXXIi non si può non sorridere: Dio dice a Maometto: « In verità: se qualcuno ti odia diventerà sterile » (S CVIII, 3).

    « Ma presso gli uomini c'erano dei maschi che cercavano prote­zione da spiritelli maschi e quelli aumentavano la loro stupidità » (S LXXXII, 6). È come dire che c'è il vento maschio e il vento fem­mina.

    « Certamente abbiamo creato una quantità considerevole di spiritelli e di uomini per il gahannam » (S VII, 179). Domandiamo al Corano: « Da dove ha appreso tutto questo? » Certamente non dal Vecchio o dal Nuovo Testamento. Lo dice soltanto il Corano. Altrove dice che « Dio ha creato Saytan, e che protegge anche Saytan » (S XXl, 82). Ma se Dio è buono può fare cose cattive? E Saytan e questi ipotetici spiritelli cattivi come po­teva Dio crearli? E come poteva crearli solo per mandarli all'in­ferno? Invece è la Bibbia che dà la rispota giusta: « Dio creò gli angeli; una parte di essi si ribellarono a Dio. Dio mandò contro di essi l'Arcangelo Michele e li gettò all'inferno »; fu cosí che gli an­geli ribelli divennero demoni.



    3) Giuramenti

    Il giuramento è un invocare chi è al di sopra di sé quale testi­mone e garante della verità di quanto si afferma, e un richieder­ne un severo castigo, finanche la morte, per sé o per persona a sé carissima qualora si dicesse una menzogna o non si facesse quanto si promette.

    Giacché Dio non ha nessuno superiore a sé, egli può giurare soltanto per sé stesso. Dice Dio a Mosé: « Non nominare il nome di Dio inutilmente » (Es. 20,7). E dice Gesú: « Non giurate mai; né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, che è sgabello dei suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché tu non puoi fare bianco o nero un tuo capello; ma sia il vostro dire: "si, si; no, no"; quel che vi è di piú proviene dal male » (Mt 5, 34-37)

    Invece il Corano è ripieno di giuramenti, quasi sempre senza senso, fatti, secondo il Corano, da Dio stesso. Ne citiamo alcuni: « Lo giuro per i venti che spargono e per le portatrici di peso, le nuvole, e per quelli che agilmente vogano ... » (S LI, 1-3).

    «Lo giuro per il calamo e per quello che essi registrano» (S LXVIII, 1).

    « Lo giuro per la stella, quando il suo chiarore declina » (S LII, 1).

    « Lo giuro per coloro che lacerano con lacerazione intensa, e per quelli che ritirano con levità, e per quelli che scivolano nuo­tando in modo leggero e per quelli che innanzi vanno gli altri pre­cedendo, e per quelli che le cose dirigono » (S Lxxix, 1-5).

    « Verissimo! Lo giuro per le stelle che filano, che vengono via scopate! Lo giuro per la notte che si abbuia, per l'alba che sua lu­ce alita» (S LXXXIX, 15-18).

    « Giuro per i puledri che vanno a spron battuto, ansimando, che fanno sprizzare scintille scalpitando ... » (S C, 1).

    « Lo giuro per il malinconico tramonto; lo giuro per la notturna oscurità e per ciò che avviluppa e per il plenilunio; salirete per strati successivi » (S 84, 16-19).

    « Lo giuro per il cielo trapuntato di segni zodiacali, lo giuro per il giorno dell'incontro, lo giuro per testimonianze e testimonia­to! » (S 85, 1-3).

    Lo giuro per il cielo e per il viandante notturno!... Lo giuro per il cielo che sempre ritorna, lo giuro per la terra quando si apre ai germogli » (S 86, 1 e il + 12).

    « Ma no! Lo giuro per questo territorio urbano (tu sei un citta­dino qualunque di questo paese), e giuro per il generante e per ciò che ha generato » (S 90, 1-3).

    « Giuro per l'astro diurno e per il suo splendore! Lo giuro per la luna quando lo segue. Lo giuro per la luce del giorno quando ma­nifesta la gloria solare! E per la notte fosca che di oscurità la tin­ge!" (S 91, 1-4).

    « Giuro per l'avanzata mattina! Giuro per la tenebra notturna quando stende il suo velo! » (S 93, 1-2).

    Potremmo molto continuare a riportare giuramenti simili. Do­mandiamo a qualunque persona di buon senso: « Ti sentiresti di fare simili giuramenti dinanzi a chiunque, o, peggio, dinanzi al giudice di un tribunale? Sei sicuro di non far ridere tutti e di non esser preso in giro? Può Dio essere tanto ridicolo da fare simili giuramenti? ».
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    00 18/03/2010 09:38
    IL VECCHIO ED IL NUOVO TESTAMENTO VISTI DAL CORANO

    Il Corano parla sempre con grande rispetto di Gesú e di Maria sua madre. Citiamo alcune Sure:

    S II, 254: « Ci furono dei rasul: ad alcuni abbiamo dato la prefe­renza sugli altri. Ad alcuni Dio ha parlato, altri li ha elevati in di­gnità. Abbiamo offerto a Isa ibn Maryam prove evidenti, lo ab­biamo santificato con lo spirito di santità. Se il Dio lo avesse vo­luto! Le genti che li seguirono nel tempo non si sarebbero am­mazzate a vicenda, dopo che erano giunti i segni: invece si misero a disquisire; ci furono credenti e anche atei. Se il Dio avesse volu­to! Non si sarebbero ammazzate a vicenda: ma il Dio fa ciò che vuole, fino in fondo ».

    S III, 42-54: « Ed ecco, presero la parola gli Angeli: "O Maryam, il Dio ti ha resa immacolata, ti ha posto sopra tutte le donne di questo mondo! O Maryam, devi essere devota al tuo Signore, pro­sternati davanti a lui nel sugud e chinati come quelli che s'inchi­nano".

    Ecco le novità dell'invisibile mistero, le riveliamo a te. Tu non eri tra la folla quando essi gettavano nel fiume il calamo per ave­re il responso su chi di loro si sarebbe preso cura di Maryam. Tu non eri in mezzo alla folla, mentre essi si perdevano in discussione.

    Ed ecco annunciarono gli angeli: "O Maryam, Iddio ti comuni­ca lieta novella di un Verbo da parte sua: si chiamerà Al Nasih,(*)=(il Messia, l'unto di Dio.) Isa ibn Maryam (cioè Gesù figlio di Maria). Famoso sarà sia in questo mondo che nell'altro, sarà uno degli intimi. Alle genti par­lerà fin dalla culla e continuerà a parlare quando sarà cresciuto, e apparterrà alla schiera della gente di bene" ».

    Si inquietò Maryam: "Rabbi, Rabbi, proprio io avrò un figlio?

    Io che non conosco uomo, che non ho mai conosciuto uomo?". La risposta: "Il Dio crea ciò che vuole, e quando ha ben deciso di creare una cosa egli comanda: Kun Sii e la cosa è creata". A lui Iddio insegnerà la Scrittura e la saggezza, il Testamento Vecchio e quello Nuovo; sarà sarúl ai Bani-Isra'il: "O genti! Ecco­mi, vengo a voi con un segno dalla parte del Signore. Bene, per voi sono capace di modellare nell'argilla un uccello, poi soffierò dentro di lui e la statua inanimata diverrà viva, col permesso del Dio. Guarirò ciechi e lebbrosi, darò la vita ai morti, col permesso del Dio. Saprò indovinare ciò che avete mangiato e ciò che nella vostra casa ammassate. Non è questo un grande segno, per voi che avete fede? Sono venuto per dichiarare che è vero quanto fu scritto nel Testamento Antico e per liberarvi da una parte dei ta­bú che vi erano stati imposti. Sono proprio venuto con un segno, per voi, da parte del Signore..".

    Confessa: "Crediamo nel Dio, crediamo in ciò che venne rivela­to a noi. Crediamo in ciò che fu rivelato a Ibrahim, a Ismail, a Is­haq, Ya'kub, alle tribú, a Musa, a Isa, ai nabi, da parte del loro Si­gnore. Per noi non fanno differenza alcuna; noi siamo intera­mente muslimuna (*)=(mussulmano) verso lui" » (S III, 84).

    «Invero abbiamo fatto scendere il Testamento Antico in cui c'è guida e luce. Con esso i nabi giudicavano, quali erano muslim, coloro che erano Yahud; e i rabbini e gli scribi altrettanto opera­vano a secondo della parte del rotolo del Dio loro affidata e di cui erano testimoni. Non temete gli uomini, dunque; temete solo me. Non vendete a vil prezzo i miei segni. Kafiruna sono quelli che non giudicano gli uomini secondo i dettami che Dio ha rivelato.

    Gli abbiamo comandato nel Testamento Antico: vita per vita, occhio per occhio, naso per naso, orecchio per orecchio, dente per dente e anche la legge del taglione per le ferite. Chi, generoso, non farà valere il suo diritto otterrà il perdono dei suoi peccati. Kafiruna sono quelli che non giudicano gli uomini secondo i det­tami che il Dio ha rivelato.

    In un tempo successivo abbiamo inviato sulle loro orme Isa ibn Maryam affinché riconfermasse ciò che era stato annunziato prima nel Vecchio Testamento. Gli affidiamo lo Ingil (il Vangelo) o Testamento Nuovo - guida alla luce - perché riconfermasse ciò che era stato annunciato prima di lui nel Testamento Antico guida, esortazione, destinata ai timorati » (S V, 44-46).

    « Sulle loro tracce (dei profeti) abbiamo fatto seguire i nostri rasul, come Isa inm Maryam. Gli abbiamo consegnato il Testa­mento Nuovo, e insinuammo nel cuore dei suoi seguaci dolcezza e mansuetudine e la vita solitaria dei monaci, che essi hanno in­staurata; noi, però, non glielo abbiamo ordinato se non perché fossero unicamente mossi dalla ricerca del compiacimento di Dio » (S LVII, 27).

    « Isa ibn Maryam annunciò: "O Bani Isra'il, in verità io sono un rasul del Dio. Sono venuto per confermare ciò che era stato rive­lato prima di me dal Testamento Antico. Sono venuto per appor­tare il lieto annuncio di un rasul che giungerà dopo di me: il suo nome sarà Ahmad" » (S LXI, 6).

    Quindi il Corano raccomanda ai cristiani di seguire tutte le norme del Vangelo, sconoscendo quante cose il Corano stesso di­ce al contrario di quanto dice il Vangelo: « Ebbene, le genti del Testamento Nuovo sappiano giudicare secondo le norme che in esso si incontrano! Chi non sa giudicare secondo ciò che ha rive­lato il Dio appartiene certamente alla schiera dei malvagi » (S V, 47).

    Se Maometto avesse letto il Vangelo, non avrebbe detto quan­to sopra.

    « Queste sono le parole dirette a Isa ibn Maryam: "O Isa ibn Maryam, ricorda il mio ben volere verso di te e verso la Madre tua quando ti ho fortificato con il rfih-1-qudus. Parlasti alle genti dalla culla come fossi un anziano. Ti ho fatto conoscere il libro, la sapienza, il Testamento Antico e quello Nuovo.

    Tu pasticciavi nella creta e modellavi con le mani un volatile; poi v'insufflavi e quello, con il mio permesso, diventava un uccel­lo. Tu guarivi, con il mio permesso, il muto e il lebbroso. Tu rida­vi la vita, con il mio permesso, anche ai morti. Da te ho allonta­nato i Bani Isra-il, al momento in cui eri venuto da loro con prove irrefutabili, e molti di loro, che erano Kafirunam insultaro­no: Poh! Questa è soltanto stregoneria di mago" » (S v, iio). « Continua: "O genti della Scrittura, voi fate un buco nell'ac­qua se non vi mettete ad osservare i precetti del Testamento An­tico e quelli del Nuovo e ciò che dal Signore vi è stato rivelato" » (S V, 68).

    « O voi, voi credenti! Diventate ausiliari del Dio, come ebbe ad affermare Isa ibn Maryam agli Apostoli suoi: "Quali sono i miei ausiliari nel sentiero di Dio?" Risposero gli apostoli: "Noi siamo gli ausiliari del Dio. Parte dei Bani Isra'il prestò fede, parte diven­ne scettica. Ma noi aiutammo fortemente coloro che credettero; li aiutammo contro i loro nemici: divennero i trionfatori" » (S LXI, 14).

    Per Maometto Gesú non era il Figlio di Dio, ma un rasul: « Il Masih ibn Maryam non era che un rasul. Altri rasul erano stati spediti prima di lui, e la madre era persona degna di fede, ed entrambi mangiavano. Ecco noi facciamo balenare i nostri segni quelli se ne scostano » (S V, 75).

    Siccome gli ebrei dicevano che Gesú era stato crocifisso dai ca­pi d'Israele perché si era proclamato Dio, Maometto, conservan­do un'altissima stima per Gesù e pensando che era impossibile che egli avesse proclamato di essere Dio e che avesse cosí be­stemmiato, fa dire tutto questo a Gesú stesso, e il resto lo dice lui:

    « Interrogherà il Dio: "O Isa ibn Maryam, hai tu forse coman­dato alle genti: Prendete me e mia madre come due dei al di fuori di Dio?". Isa risponderà: "Osanna a te! Come avrei potuto affer­mare questo, mentre non ne ho diritto alcuno? Se lo avessi affer­mato, lo avresti saputo di certo. Tu conosci ciò che è in me; io non conosco ciò che è in te! In verità sei il grande conoscitore del mistero invisibile!" » (S V, 116).

    « Gente della Scrittura, non lasciatevi andare a esagerare le vo­stre affermazioni sul problema religioso e sul Dio. Non dite che la verità: il Masih Isa ibn Maryam altro non è che un rasul del Dio, altro non è che il Verbo lanciato in Maryam e un rúh da par­te sua. Credete dunque al Dio e ai rasul; smettetela di dire: "Tre". Smettetela! Sarà meglio per voi. Il Dio è il Dio solo. Che? Si sarebbe fatto un Figlio? Osanna, osanna a lui. A lui appartiene tutto ciò che è in cielo, tutto ciò che è in terra. Garante di tutto è il Dio » (S IV, 171).

    « E per avere ripetutamente asserito: "Abbiamo ammazzato il Masih Isa ibn Maryam, rasul del Dio!" Orbene essi non l'hanno affatto ammazzato, non hanno crocifisso, che venne apportato qualcuno che gli assomigliava come una goccia d'acqua. Coloro che discutono a tale riguardo sono nel dubbio, inseguono delle congetture. In realtà non l'hanno affatto ucciso, ma verso di lui il Dio lo ha innalzato, egli è potente, il saggio. Non ci sarà nessuno, tra la gente della Scrittura, che non creda in lui prima della sua morte; e nel giorno della resurrezione, egli testimone sarà contro di loro" (S IV, 157-159).

    « E ricordò il Dio: "O Isa, ecco ti riprendo e ti faccio salire verso di me. Ti purifico dalle impurità dei kafiruna; colloco fino al gior­no della resurrezione coloro che ti hanno seguito al di sopra di coloro che sono stati kafiruna...» (S III, 55).


    IV - PERSONALITÀ DI GESÚ

    Gesú è il modello di tutte le virtú.

    Egli è povero o, meglio, nullatenente, al punto che poté dire: « Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli i loro nidi, ma il figlio del­l'uomo non ha dove posare il capo » (Mt 8, 20).

    Egli è castissimo, o meglio, è vergine, al contrario di Maometto che ebbe almeno 40 tra mogli e concubine, che teneva gelosa­mente chiuse agli occhi di tutti nel suo harem.

    Egli è buono e compassionevole con tutti: accoglieva tutti, non condannava nessuno, sfamava gli affamati, guariva i malati, piangeva sulle sventure altrui e subito veniva in aiuto, risusci­tando, all'occorrenza, i morti, come fece col figlio della vedova di Naim e con Lazzaro. Di lui si diceva con ragione: « Passò benefi­cando e guarendo tutti » (Atti 10, 38).

    Egli è umile e dolce, tanto da farsi battezzare da Giovanni Bat­tista, da avvicinare peccatori e prostitute per convertirli; soppor­tava tutti, non si impazientí mai, non imprecò mai, non resistette a chi volle fargli del male, sopportò tutta la sua spaventosa pas­sione senza dire una sola parola contro di nessuno, anzi perdo­nando i suoi crocifissori. Egli poté dire e anzi raccomandò ai suoi discepoli: « Imparate da me che sono dolce e umile di cuore » (Mt 11, 29).

    Egli fu obbedientissimo alla Legge e ad ogni volere di Dio Pa­dre, al punto che poté dire ai suoi nemici e a tutti: « Chi di voi mi potrà accusare di peccato? » (Gv 8, 45).

    Egli rivelò il vero volto di Dio: « Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e raggiungano la co­noscenza della verità » (1 Tm 2, 4); non come il Dio del Corano che decide chi si deve salvare e chi deve mandare all'inferno.

    « Dio è amore e chi vive nell'amore, vive in Dio » (1 Gv. 4,16). « Cosí Dio ha amato il mondo da sacrificare il figlio suo unige­nito, affinché ognuno che crede in lui non perisca, ma abbia la vi­ta eterna. Dio, infatti, non ha mandato il suo figlio nel mondo perché condanni il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui N (Gv 3, 16).

    Una delle cose che piú sorprendono nella vita di Gesú è questa: se egli si fosse dichiarato un profeta o il Messia e non Dio e un solo Dio col Padre, gli ebrei lo avrebbero non solo seguito tutti, ma lo avrebbero dichiarato loro Re, lo avrebbero portato in trionfo, come varie volte tentarono di fare, e avrebbero tutti com­battuto fino alla morte per stabilire il suo regno. Gesú, invece, si dichiarò Dio perché lo era, ben sapendo che avrebbe incontrato l'ostilità degli ebrei e che sarebbe stato messo per questo a morte; e tale si dichiarò in tribunale dinanzi a Caifa, perché era necessa­rio cosí morire per scontare i peccati degli uomini e aprirci il Pa­radiso.

    Non bastava, naturalmente, fare una simile affermazione; bi­sognava darne le prove; e Gesù le diede: ultima, la sua resurrezio­ne, debitamente profetizzata.



    1) Le credenziali

    Non c'è alcun Governo che accetti uno straniero quale amba­sciatore del proprio Governo senza che questi ne presenti le cre­denziali; né c'è alcun direttore di Banca che dia i milioni deposi­tati da un suo cliente a chi si presenti a nome di costui senza por­tarne regolare procura notarile; né, infine, c'è alcun dottore quale medico, senza presentare il relativo diploma di laurea, ma soltan­to perché lo dice lui che è medico. Nessuno può garantire sé stes­so.



    2) Le credenziali di Gesú

    Gesú viene a presentarsi quale Messia, ossia quale inviato da Dio; anzi quale figlio naturale e unico di Dio e Dio lui stesso. Na­turalmente con una qualifica simile egli piú di tutti deve presen­tare le garanzie e produrre le prove irrefutabili. Quali sono le ga­ranzie e le prove capaci di convincere e di non lasciare dubbi su una simile affermazione?

    Sono le opere che nessun uomo può fare, e che può fare soltan­to Dio, perché importano una potenza infinita: dare istantanea­mente la vista a un cieco; guarire istantaneamente un paralitico, un lebbroso, un canceroso; risuscitare un morto.

    Gesú ben sapeva tutto questo e si è comportato di conseguen­za. Egli dice: « Se io rendo testimonianza a me stesso, la mia testi­monianza non ha valore. Vi è un altro che testifica per me e so che vale la testimonianza che egli mi rende » (Gv 5, 21).

    « Se non faccio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le faccio, se anche non volete credere a me, credete alle opere, affin­ché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io sono nel Pa­dre» (Gv 10, 37).

    E quando un giorno i discepoli di Giovanni Battista andarono a chiedergli se egli fosse il Messia, Gesù per prima guarí in loro presenza molti ammalati, diede la vista a ciechi, liberò degli os­sessi e quindi disse loro: « Andate e riferite a Giovanni le cose che avete visto e udito: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i leb­brosi sono mondati, i sordi odono, i morti risorgono e la buona novella è annunziata ai poveri» (Lc 7, 22).

    Giustamente egli disse quindi per quelli che nonostante tutto questo non volevano credere: « Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero colpa; ma ora non hanno scusa del loro peccato... Se non avessi fatto tra loro opere che nessun altro mai fece, sarebbero senza colpa...» (Gv 15, 22-24). Se vuoi cono­scere bene Gesù leggi il libro Certezze su Gesú (Comunità Editri­ce).



    3) Le credenziali di Maometto

    Maometto riconosce i libri del Vecchio e del Nuovo Testamen­to, parla sempre bene di Mosé e di Gesù, riconosce che Dio ha da­to loro le sue credenziali facendo loro operare miracoli. Basta ci­tare la Sura X, 75: « Dopo di loro facemmo apparire sulla scena del mondo Musa e Harum con le nostre credenziali »; e la Sura III, 48 e 49: « A lui (a Gesú) Dio insegnerà la Scrittura e la saggezza, il Testamento Vecchio e quello Nuovo. Egli sarà rasul ai Bani Is­ra'il: "O genti! Eccomi, vengo a voi con un segno da parte del Si­gnore. Bene, per voi sono capace di modellare nell'argilla un uc­cello, poi soffierò dentro di lui e la statua inanimata diventerà vi­va, col permesso di Dio. Guarirò ciechi e lebbrosi, darò la vita ai morti, col permesso di Dio. Saprò indovinare ciò che avete man­giato e ciò che nelle vostre case ammassate. Non è un segno gran­de per voi che avete fede?" ». In molte altre parti il Corano parla di Gesú e ne parla sempre bene, ripetendo, come nell'a. 63 della Sura XLIII che egli venne con prove manifeste. E per la stima che ha per Gesú fa a lui profetizzare la sua venuta (cfr. S LI, a. 6); pro­fezia che non esiste in alcun libro del Nuovo Testamento.

    Maometto si dichiara un inviato da Dio, un profeta, anzi il piú grande dei profeti, colui che viene a completare il Vecchio e il Nuovo Testamento e la garanzia che dà è lo stesso contenuto del Corano che egli va predicando. Tale dichiarazione viene ripetuta nel Corano da parte di Dio addirittura centinaia di volte. Ne ri­portiamo alcune: « Se avete dei dubbi sul messaggio che abbiamo mandato al nostro servo, venite, portate un capitolo sacro uguale a questi » (S Il, 23).

    « Dio ha inviato il rasul (cioè Maometto) col carisma della ret­ta guida e con la religione della verità. Essa trionferà completa­mente sulle altre, anche se i fabbricatori di condivinità, sentiran­no rabbia infamissima » (S IX, 33). (Per Maometto, i cristiani sia­mo fabbricatori di condivinità perché crediamo in Dio uno e Tri­no).

    « Ali.Lam.Ra. Ecco i versetti pieni di saggezza: ma che hanno gli umani da stupirsi, se abbiamo fatto scendere la rivelazione su un uomo scelto in mezzo a loro? "Ammonisci gli umani, annun­cia a coloro che credono, che essi hanno un punto di vantaggio davanti al Signore, vantaggio meritato grazie alla loro sincerità". Bestemmiano i kafiruna "È uno stregone matto!" » (S X, 1-2).

    Dio dice a Maometto: « Lo giuro per il Corano, sintesi di saggez­za! Veramente tu appartieni alla schiera dei rasul per dirigere gli umani su una strada diritta. Questa rivelazione è discesa su di te dall'Onnipotente, dall'abbondante in misericordia affinché tu ammonisca un popolo i cui antenati non furono avvertiti, giac­ché si disinteressavano di tutto» (S XXXVI, 2-6).

    Dio, dopo aver parlato nei due versetti precedenti del Vecchio e del Nuovo Testamento, rivolgendosi a Maometto, dice: « A te, poi, abbiamo affidato la scrittura con tutta la verità per riconfer­mare l'autenticità del rotolo di prima, per sua protezione. E allo­ra stabilisci il giudizio con loro secondo ciò che ha fatto scendere Dio; non seguire le lor passioni (ti allontaneresti dalla verità che ti è venuta) ... » (S V, 48).

    «Ascoltate la voce di Dio, ascoltate la voce del rasul; state guardinghi, che se voi vi allontanate dovrete sapere che al nostro rasul compete solamente la trasmissione del messaggio in cifra chiara» (S V, 92).

    Dio dice a Maometto: « Con verità abbiamo fatto scendere que­sto Corano. Con verità esso è sceso. Ti abbiamo mandato per an­nunciare la lieta novella e per avvisare gli umani. Abbiamo ripar­tito questo Corano in frammenti misurati affinché tu li possa re­citare pian piano agli umani. Ma sí, lo abbiamo fatto scendere ve­ramente » (S XVII, 105-106).

    « O tu, proprio tu, nabi. Ti abbiamo inviato come testimone, co­me annunciatore e mentore, e come colui che chiama il Dio, con il suo permesso, e come splendente lampada » (S XXXIII, 45-46).

    È superfluo citare tutte le altre numerose dichiarazioni conte­nute nel Corano, come fatte da Dio.

    Naturalmente i meccani fin da principio chiesero a Maometto le prove che il Corano si trovava scritto in cielo e che lui fosse l'inviato di Dio. La prova, invariabilmente, era questa: «Abbiamo fatto pervenire agli uomini, con il Corano, versetti con le prove. Il Dio è la guida di chi vuole veramente » (S XXI,16). « Soltanto i ka­firuma discutono senza fine i segni del Dio » (S XL, 4).

    « La Scrittura è certamente venuta direttamente dal Signore delle cose create; non c'è dubbio a tal riguardo Essi non sanno esprimersi in altro modo: "È lui che l'ha inventata". No, no, è ve­rità sopraggiunta qui da parte del Signore per ammonizione a gente a cui nessun mentore era mai giunto prima di te. Ma si la­sceranno condurre? » (S XXXII, 2-3). Nei due versetti citati il Cora­no allude alla missione di Maometto tra i pagani della Mecca; in seguito, quale prova riporta il giuramento fatto da Dio stesso: « Lo giuro per il libro del Corano trasparente di chiarezza. Lo ab­biamo rivelato in una notte benedetta, che noi, noi fummo am­monitori: in quella notte fu decretata ogni legge come ordine emesso da noi » (S XLVI, 2-5).

    Praticamente, secondo Maometto, è il Corano che garantisce se stesso. Noi diciamo, come i meccani a Maometto: « Qual è la prova che il Corano è stato scritto in cielo da Dio stesso e che Dio lo ha dato a te? ». Risponde Maometto: « La prova è il Cora­no stesso ». In tale maniera chiunque potrà rispondere a chi die­de le credenzali o le prove di quello che si spaccia di essere: « Ve lo dico io. Non vi basta? » È quanto di piú illogico si può pen­sare.



    4) Dove si trovano oggi le credenziali di Dio

    Gesú, prevedendo le perplessità e i dubbi degli uomini dinnan­zi a un annuncio cosí straordinario di un uomo che si era dichia­rato Dio e che, nonostante i miracoli fatti a garanzia, era stato crocifisso, ma che, poi, era risorto e che avrebbe fatto risorgere gloriosi coloro che sarebbero diventati suoi fedeli discepoli, men­tre avrebbe condannato coloro che non avrebbero creduto, disse ai suo discepoli prima di salire in cielo: « Andate in tutto il mon­do, predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà bat­tezzato sarà salvo; chi non crederà sarà condannato. Ed ecco i se­gni che accompagneranno coloro che avranno creduto: cacce­ranno i demoni in nome mio, parleranno lingue nuove; prende­ranno in mano i serpenti e se berranno qualcosa di mortifero non farà loro del male; imporranno le mani ai malati e saranno guariti » (Mc 16, 16).

    E San Paolo, parlando dei tanti doni che lo Spirito dà ai disce­poli di Gesú, dice: « ... a uno il dono delle guarigioni, ad un altro il dono di operare miracoli; ad un altro il dono della profezia... » (1 Cor 12, 9-10).

    È facile parlare di miracoli, e tutti possono affermare di averli nella propria confessione religiosa. La Chiesa cristiana cattolica dichiara miracolo una guarigione soltanto:

    a) quando la malattia o le minorazioni non sono funzionali, ma organiche e sono certificate da certificati medici, da cartelle cliniche, da analisi biologiche;

    b) quando tale guarigione è istantanea, stabile e completa e non viene adoperato nessun rimedio;

    c) quando tale guarigione non può avvenire naturalmente e non può venir prodotta da nessun uomo;

    d) quando il miracolo è controllato da un'équipe di medici che dichiarano che la guarigione non si spiega con le leggi naturali conosciute, anzi è contraria a essa;

    e) quando qualunque medico, qualunque persona, qualunque équipe può andare a controllarlo e a controllarne gli atti.

    Miracoli simili ne esistono soltanto nella Chiesa cattolica; ed in essa ne avvengono quasi ogni anno.

    Nessuno può imporre a Dio di venirgli a fare un miracolo; chi onestamente cerca la verità deve andare a controllare i miracoli dove Dio li opera; ed egli li opera in tanti santuari. I miracoli me­glio certificati e meglio controllati sono quelli che Dio va operan­do a Lourdes, dove una commissione di 37 medici specializzati li prende in esame per tre anni; e siccome i miracoli che Dio ivi opera son moltissimi (oltre 200.000), tale commissione ne pren­de in esame soltanto uno ogni 40; e finora ne ha dichiarato tali ben 65. L'ultimo, per ora, miracolo dichiarato tale dal Bureau de Constatation Medical è quello di Erminia Pane, che abita a Mi­lano, Via Parabella, 4. Essa era nata cieca del­l'occhio destro, nel quale mancava e manca tutt'ora la retina. Nel 1977, a seguito di una grave paresi facciale, restò quasi completa­mente cieca. Per potere vedere un poco e fare qualche passo do­veva tenere sollevata con la mano la palpebra dell'occhio sini­stro. A seguito di altre complicazioni fu ricoverata all'ospedale di Milano, dove fu operata senza risultato. Lí un giorno le compar­ve la Madonna e le disse di andare a Lourdes, dove l'avrebbe gua­rita. Vi andò subito, il 3 novembre 1982 e, facendo il bagno nel­la piscina, guarí dalle sue malattie e acquistò la vista di tutti e due gli occhi; il miracolo permanente è che lei vede perfettamen­te anche dall'occhio destro, pur restando esso tutt'ora senza re­tina.
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    00 18/03/2010 09:38

    V - DOMANDE AL CORANO

    Sa il Corano che i Vangeli furono scritti nel I secolo dell'era cristiana?

    Sa che Matteo, uno dei 12 apostoli, scrisse il suo Vangelo in aramaico verso l'anno 55 e che esso fu tradotto in greco verso l'anno 70?

    Sa che Marco, discepolo dell'apostolo Pietro, scrisse il suo Vangelo verso l'anno 63 durante la predicazone di Pietro a Ro­ma?

    Sa che Luca, discepolo di Paolo, scrisse il suo Vangelo pure in greco verso l'anno 65?

    Sa che Giovanni, un altro dei 12 apostoli, scrisse il suo Vangelo verso l'anno 80?

    Sa il Corano che il testo dei Vangeli che abbiamo ora è certa­mente identico a quello che fu scritto dai 4 evangelisti?

    Sa che questo risulta dai 15 scrittori cristiani del I e del II seco­lo, che ne riportano nei loro scritti una grande quantità di passi, in tutto identici ai Vangeli che abbiamo oggi; che risulta dai papi­ri egiziani del II secolo, scoperti recentemente, che ne riportano una grande quantità, particolarmente da quello del Ryland, risa­lente al 125 dopo Cristo, da quello del Bodmer risalente al 150, da quello di Chester Beatty II, risalente a1 200?

    Sa ancora che del testo integrale dei Vangeli abbiamo 2 codici in pergamena risalenti a 300 anni dopo Cristo (il Codice Vatica­no e il Codice Sinaitico) e tre codici risalenti a 400 anni dopo (il Codice Alessandrino, il Codice di Efrem retroscritto e il Codice di Beza)?

    Sa il Corano che tutte queste fonti riportano fedelmente quello che Gesú ha fatto e quello che Gesú ha detto?

    Sa che Gesú si è proclamato ed è stato riconosciuto tante volte Figlio di Dio e Dio lui stesso?

    Facciamo alcune citazioni:

    Dice Giovanni nel suo Vangelo: « In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio... E il Verbo si fece carne e abitò fra noi » (Gesú: Gv 1, 1).

    Sa il Corano che quanto esso afferma nella Sura V, 110, cioè che Gesú parla nella culla come un anziano e fa volare gli uccelletti fatti con la creta, non si trova nei Vangeli, ma che è una favoletta scritta dai vangeli apocrifi del secolo V?

    Sa il Corano che quanto esso afferma dei cristiani che abbiano creduto o pregato Maria come dea (S V,116) non è vero; e che mai i cristiani hanno creduto o pregato Maria quale dea?

    Sa il Corano che Gesú ha tante volte affermato di essere Dio, che non ha mai detto che gli dei sono due o tre ma che ha specifi­cato di essere insieme al padre un solo Dio?

    Nel Nuovo Testamento si trova questo innumerevoli volte. Ci­tiamo soltanto alcuni altri passi:

    Un giorno Gesú disse: «Prima che Abramo fosse Io sono». Allora i giudei diedero di piglio alle pietre, perché, secondo loro, Gesú aveva bestemmiato; ma Gesú si nascose da loro» (Gv 8, 58).

    Un altro giorno Gesú chiese agli apostoli: « Chi gli uomini dico­no che io sia? » Essi gli rispondono: « Un profeta ». E Gesù: « Ma voi chi dite che io sia? » Risponde Simon Pietro: « Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente »; e Gesú a lui: « Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché non la carne, né il sangue te lo ha rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io dico a te che tu sei Pietro e che su questa pietra edificherò la mia Chiesa » (Mt 16, 18).

    Un altro giorno Gesú disse: « Padre, che siano tutti una cosa so­la, come tu sei in me e io in te » (Gv 17, 21).

    Un altro giorno Gesú disse: « Io e il Padre siamo una cosa sola ». I giudei allora diedero di piglio alle pietre per lapidarlo. Ma Gesú disse loro: « Vi ho mostrato molte opere buone; per quale di que­ste opere mi volete lapidare? » I giudei gli risposero: « Non ti lapi­diamo per alcuna di queste opere buone; ma per una bestemmia, perché tu che sei uomo, ti fai Dio ». Gesú poi disse ai giudei: « Se non faccio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le faccio, se non volete credere a me, credete alle opere (cioè ai mi­racoli che faceva), affinché sappiate e conosciate che il Padre è in me, ed io sono nel Padre» (Gv 10, 37).

    Quando, poi, dopo morto risuscitò e apparve la seconda volta agli apostoli, presente Tommaso che non aveva voluto credere alla sua resurrezione, Tommaso prostratosi a terra lo adorò di­cendo: « Signore mio e Dio mio! ». Allora Gesú rispose: « Tomma­so tu hai creduto perché hai visto; beati color che non hanno vi­sto e credono » (Gv 20, 29).

    Tutto il Nuovo Testamento è ripieno di affermazioni e di rico­noscimenti della divinità di Gesù. Basta, per ultimo, citare San Paolo: « In Gesú abita corporalmente tutta la pienezza della divi­nità » (Col. 2, 9).

    Lo sa il Corano che Gesú è stato realmente flagellato, coronato di spine, crocifisso e che il terzo giorno è realmente risuscitato, come concordemente descrivono i quattro evangelisti e gli altri libri del Nuovo Testamento, adempiendo cosí le profezie fatte per lui nel Vecchio Testamento da David, da Isaia, da Zaccaria e dagli altri profeti?

    Se Maometto avesse conosciuto tutte queste cose certamente si sarebbe fatto cristiano; ma egli non ebbe a leggere né il Vec­chio né il Nuovo Testamento; li conosceva soltanto da quanto dei giudei e dei cristiani gli avevano raccontato; e, soprattutto dalle leggende dei Vangeli apocrifi (cioè non storici) che circola­vano in quei tempi tra i cristiani, specialmente tra gli eretici che c'erano nei paesi arabi.

    D'altro lato non ci può essere altra spiegazione per il fatto che su moltissimi argomenti Dio dice nel Corano il contrario di quanto aveva detto nel Vecchio Testamento e nel Nuovo Testa­mento, perché Dio non si può contraddire.

    La conclusione può essere una sola: è vero soltanto chi presen­ta le credenziali di Dio, cioè i miracoli, ossia le opere che può fare soltanto Dio. E tali credenziali le presenta soltanto il cristianesi­mo: e sono soltanto i miracoli fatti da Gesù stesso e dagli aposto­li; ma i miracoli che fino ad oggi Dio va operando soltanto nella Chiesa cristiana cattolica.
    Conclusione

    Giacché tutte queste cose Dio ben le sapeva, è assurdo che egli le avesse dimenticate e avesse detto nel Corano il contrario. Ne consegue che il Corano non è né scritto, né ispirato da Dio. Chi ignorava tutte queste cose non era Dio, ma era Maometto che non aveva mai letto il Vangelo, né, tanto meno ne conosceva la storicità.

    Se avesse letto con attenzione il Vecchio e il Nuovo Testamen­to, avrebbe visto come i profeti avevano profetizzato la nascita di Gesú, il luogo di tale nascita, la missione di Gesù, la sua passione e morte, la sua resurrezione e 1a sua divinità; forse si sarebbe fat­to cristiano, a meno che non avesse voluto rinunciare alle sue 40 mogli e concubine; e forse si sarebbe attenuto a quanto dice nella Sura XLII qui riportata e avrebbe impostato tutta la sua missione a reintegrare l'unità dei cristiani come dice in detta Sura: « Dio ha delineato per voi la strada maestra della religione, la strada che aveva già tracciato a Núh. Ciò che riveliamo a te è 1a stessa cosa che avevamo già ordinato a Ibrahim, a Musa, a Isa: « Rende­te stabile la religione, non frazionatevi in sette" » (S XLII, 13).


    VI - CONFRONTO

    1) Misercordia

    a) Nella Bibbia si proclama innumerevoli volte che Dio è miseri­cordioso; e, anzi, che la sua misericordia è al di sopra di tutte le sue opere.

    « Come è vero, afferma il Signore Dio, io non voglio la morte dell'empio, ma che si converta dalla sua condotta e viva. Conver­titevi, convertitevi dalle vostre vie cattive! Perché vorreste peri­re? » (Ez. 33, 11).

    « Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e che giungano alla conoscenza della verità» (1 Tm 2, 4).

    Dice Gesú: « Il Figlio dell'uomo è venuto, infatti, a salvare quel­lo che era perduto. Che vi pare se un uomo ha cento pecore ed una di esse si smarrisce, non lascia egli forse le 99 sui monti per andare in cerca di quella smarrita? E se riesce a trovarla, io vi di­co in verità, trova piú gioia di questa che delle 99 che non si sono smarrite. Cosí il Padre vostro che è nei cieli non vuole che si per­da neppure uno solo di questi piccoli» (Mt 18, 11-14).

    « Dio ha tanto amato il mondo, che ha sacrificato il suo Figlio unigenito, affinché ognuno che crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il figlio suo nel mondo perché condanni il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo suo » (Gv 3, 16). « Dio non è tentatore dei cattivi e non tenta nessuno » (Gv 1, 13).



    b) Nel Corano

    il Corano proclama migliaia di volte che Dio è misericordioso, che è abbondante in misericordia; dalla prima Sura all'ultima: « Lode a Dio, Signore dell'universo, ricco di clemenza, abbondan­te in misericordia» (S 1, 2-3).

    Tale misericordia, però, Dio l'esercita soltanto con i mussul­mani; gli altri li vota allo sterminio; anzi c'è di piú: è Dio che deci­de chi deve diventare buono, chi deve diventare cattivo. Sembra incredibile; basta leggere il Corano: « Sordi e muti nella tenebra; eccoli quelli che trattano i nostri segni come se fossero menzo­gna. Il Dio fa sgarrare chi vuole e chi vuole egli colloca nel retto cammino » (S VI, 39).

    « Dio apre all'Islam il cuore di quelli che intende dirigere; al contrario restringe, sconquassa il petto di coloro che vuole per­dere » (S VI, 125).

    « Certamente abbiamo creato una quantità considerevole di spiritelli e di uomini per il gahannam: i loro cuori nulla capisco­no, gli occhi loro nulla vedono, e le loro orecchie sono sorde. So­no veri animali, e peggio ancora. Si tratta di gente che non riflette mai » (S VII, 179).

    « Se esistesse un Corano in virtú del quale le montagne si met­tessero in moto, o la terra si squarciasse, o i morti tornassero a parlare! Ma, no! Il potere appartiene a Dio. Non sanno i credenti che il Dio metterebbe su una strada buona gli umani, se lo voles­se? » (S XIII, 31).

    E alla fine dell'art. 33: « Chiunque il Dio fa sgarrare non ha più orientamento » (S XIII, 31).

    Dio comanda a degli uomini di fare i peccati piú infami: «Vo­gliamo far perire una città? Comandiamo agli abitanti di lasciar­si andare ai peccati piú infami. Allora si realizza il Verbo pro­nunciato contro di essa e la radiamo al suolo» (S XVII, 16).

    « E i kafiruna? Gli abbiamo fatto apparire belle le loro azioni; cosí essi brancolano nel buio; e li raggiungerà castigo assai terri­bile, e saranno, dopo il passaggio all'altra vita nel novero dei per­denti » (S XXXVII, 4).

    Le citazioni si possono moltiplicare; qui non ci sembra neces­sario. Le Sure citate bastano per fare queste domande:

    Se Dio è misericordioso come può creare gli uomini soltanto per mandarli all'inferno?

    Se Dio è misericordioso come può ingannare gli uomini, come può loro comandare di fare peccati; e come, dopo averli inganna­ ti e aver loro comandato di fare peccati, li può mandare al gahan­nam?

    E se è Dio che ha scritto in cielo il Corano, come può dire il contrario di quanto ha detto nel Vecchio e nel Nuovo Testamen­to, che pure il Corano riconosce essere stati fatti da Dio?

    E, infine, dove è la libertà degli uomini sia nel fare il bene, sia nel fare il male, se è Dio stesso che costringe gli uni a fare il bene e gli altri a fare il male?



    2) Nemici

    a) Nella Bibbia

    Dice Gesú: «Avete udito che fu detto: "Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico"; ma io vi dico: "Amate i vostri nemici pre­gate per coloro che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli, che fa sorgere il suo sole sopra i cattivi e so­pra i buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Perché, se voi amate quelli che vi amano, quale premio meritate? Non fanno al­trettanto anche i pubblicani? E se salutate solo i vostri fratelli, che fate di speciale? Non fanno altrettanto anche i pagani? Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli" » (Mt 5, 43).

    E Gesú stesso, moribondo sulla croce, perdonò i suoi crocifis­sori e cosí pregò il Padre: « Padre, perdona ad essi, perché non sanno quello che fanno» (Lc 25, 34).



    b) Nel Corano

    Il Corano molte volte esorta i mussulmani ad ammazzare i ne­mici. Riportiamo soltanto quanto è detto in alcune Sure:

    « Ammazzateli ovunque essi si incontrino! Fateli uscire da do­ve essi si sono cacciati! La persecuzione è piú della strage. Non combatteteli presso la moschea haram » (S II, 191).

    «Ecco sto per lanciare l'angoscia sul cuore dei kafiruna. Pic­chiateli sul collo. Picchiateli su tutte le giunture delle dita» (S. VIII, 12).

    « Terminati che siano i mesi di haram, ammazzate i fabbricato­ri di condivinità (cioè i cristiani), dovunque li troviate; catturate, assediate, fateli cadere nelle imboscate...» (S IX, 5).

    Per Maometto i cristiani sono fabbricatori di condivinità, per­ché egli, non comprendendo il mistero della SS. Trinità (cioè un solo Dio in tre persone), è convinto che noi cristiani crediamo in tre dei; e per questo i mussulmani hanno fatto sempre, quando lo hanno potuto, guerra ai cristiani sterminandoli nel Medio Orien­te e in tutta l'Africa del Nord, che era un giorno cristiana.

    « I medinesi sono gente maledetta; dovunque vengono incon­trati vengano presi e assassinati» (S XXXIII, 61).

    Dalla Sura 8 vers. 13-17

    Non risparmiate nessuno di quelli che non hanno creduto in noi e nel nostro Inviato...

    Colpiremo così i miscredenti, ai quali è riservato il fuoco dell'inferno.

    O voi che credete! Affrontate senza timore quella gente e non volgete loro le spalle...

    In verità non siete voi ad uccidere i nemici di Dio in battaglia, ma Egli stesso per mano vostra.

    vers.39

    O voi che credete, combattete nella via di Dio fino a che l'idolatria non sarà annientata e l'islam sarà la sola religione. Ma se i nemici desistono dalla lotta , anche voi desistete e saremo Noi ad osservare il loro successivo comportamento.

    dalla Sura 47:

    vers.4 O voi che credete, quando vi troverete ad affrontare in battaglia i negatori, colpiteli con durezza, e dopo averli vinti, metteteli in catene...in verità la morte combattendo nella via di Dio è una buona opera da far valere nel giorno del giudizio.

    vers.18 Forse i miscredenti hanno da attendere qualcosa di diverso dalla nostra ira, che li colpirà improvvisa ed inesorabile...

    vers.35 O voi che credete, siate dunque saldi nella fede e non fate la pace cogli idolatri prima di averli completamente vinti.

    Dalla Sura 48 vers.16 Ben presto sarete chiamati alla guerra santa contro i nemici di Dio forti e potenti. Sta a voi scegliere se combatterli o sottomettervi a loro. Se seguirete il suo Inviato, Dio vi darà la giusta ricompensa, ma se gli volterete le spalle, avrete da Lui un duro castigo.


    3) Una serie di domande al Corano

    Dice il Corano: « Non c'è peccatore piú malefico di colui che es­sendo stato richiamato sulla retta via dai segni del Signore, se ne torna e scorda le opere delle sue mani. Sul loro cuore abbiamo messo spessori ovattati (cosí non lo capiscono); nelle loro orec­chie abbiamo schiacciato il cerume; se anche li chiami nella retta via, quelli non se ne curano » (S XVIII, 57).

    « Dio fa sgarrare chi vuole; e chi vuole colloca sul retto cammi­no » (S VI, 39). « Dio trae in inganno i kafiruna per farli restare brancolanti nel buio » (S XXVII, 4).

    Domanda: E allora perché Dio castiga i cattivi?

    Dice il Corano: « Il potere appartiene interamente a Dio; non sanno i credenti che Dio metterebbe (i kafiruna) su una strada buona se lo volesse? » (S XIII, 31).

    Domanda: E allora, se Dio è buono, perché non lo fa?

    Dice il Corano: « Dio perdona a chi gli pare e piace » (S IV,116).

    Domanda: E allora, come Dio può dirsi buono e misericordio­so? Lo si dovrebbe dire capriccioso.

    Dice il Corano: « Certamente abbiamo creato una quantità considerevole di spiritelli e di uomini per il gahannam » (S VlI, 179).

    Domanda: Se Dio è buono come può creare degli esseri per far­li soffrire?

    Dice il Corano: « Ad ogni città abbiamo assegnato dei criminali affinché vi ordiscano trame » (S VI, 123).

    Domanda: Può un Dio buono fare cose cosí cattive?



    4) Risposte della Bibbia

    Dice il Signore: « Mi compiacerò forse della morte del cattivo, e non piuttosto che egli si converta e viva? » (Ez 18, 23).

    Dice il Corano: « Qualunque segno e prodigio Dio facesse, gli uomini non crederebbero affatto, se non lo volesse Dio » (S VI, 111).

    Dice la Bibbia: « Ecco, io pongo davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. Se tu ascolti gli ordini del Signore Iddio tuo, che io oggi ti prescrivo, amando il Signore tuo Dio, camminando nelle sue vie, osservando i suoi comandamenti, le sue leggi e i suoi pre­cetti, allora tu vivrai... Ma se il tuo cuore si volge indietro, e non vuoi obbedire e ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dei e servire loro, io ti dichiaro oggi formalmente che voi perirete ... » (Dt 30, 15-19)

    Come si vede, Dio lascia all'uomo la libertà di amarlo e di obbe­dirlo; senza libertà non ci sarebbe merito, né demerito. Per que­sto Gesù non impone a nessuno di convertirsi, di diventare suo discepolo, ma soltanto propone: « Se vuoi...», egli sempre dice. E tutta la sua missione fu di cercare, di predicare, di invitare, di convincere a seguirlo, ad amare Dio e il prossimo. Egli non con­danna nessuno; vuole salvare tutti.

    Quando i giudei stanno per lapidare l'adultera, egli la salva e, dopo, l'ammonisce di non peccare piú.

    Quando, giunti in un villaggio della Samaria, i samaritani non vollero ricevere né lui, né i suoi discepoli, questi, indignati, chie­sero a Gesú che facesse scendere il fuoco dal cielo per castigarli; Gesú li rimproverò perché egli « era venuto per salvare gli uomi­ni; non per farli perire » (Lc 9, 51).

    Per salvare tutti gli uomini Gesú affronta la sua dolorosissima passione, va coscientemente a Gerusalemme per esservi arresta­to e messo a morte, rimprovera Pietro che lo dissuade all'andarvi (Mt 16, 23); e quando lo stesso Pietro vuole uccidere il primo sol­dato che a lui si avvicina, Gesú lo rimprovera ancora dicendogli: « Rimetti la spada nel fodero; non berrò il calice che il Padre mi ha dato? » (Gv 18, 11).

    Infine, morendo fra atroci tormenti nella croce, Gesú non solo non minaccia vendetta, ma prega per coloro stessi che lo aveva­no messo in croce, dicendo: « Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno » (Lc 23, 24).

    E mentre Gesù manda i suoi discepoli come agnelli in mezzo ai lupi (Lc 10, 3) ad offrire a tutti la pace, Maometto parte con gli eserciti a conquistare quanti non vogliono seguirlo e ad ammaz­zare quanti non vogliono farsi mussulmani; e, contrariamente a quanto ha detto e fatto Gesù, egli dice: « Non tocca né al rasul, né ai credenti implorare perdono in favore degli idolatri, anche se fossero loro parenti, giacché sanno bene che saranno ospiti del gahim » (S IX, 113).

    Conclusione: Come si vede, la dottrina del Corano in tanti ar­gomenti importantissimi è opposta a quella rivelata nella Bibbia. E giacché Dio non si può contraddire, egli non può avere rivelato sia la Bibbia, sia il Corano; ma o ha rivelato la Bibbia, o ha rivela­to il Corano. Quale dei due ha rivelato? La risposta può essere una sola: quella che egli ha garantito, cioè la Bibbia.

    [Modificato da Credente 18/03/2010 09:55]
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    Credente
    00 18/03/2010 09:39
    5) La morale

    a) La morale del Vangelo

    Dice Gesú: «Avete udito che fu detto: "Non commettere adul­terio". Ma io vi dico che chiunque avrà guardato una donna, desi­derandola, ha già commesso adulterio nel suo cuore. Ora, se il tuo occhio destro ti è occasione di caduta, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te perdere uno dei tuoi membri, che tutto il tuo corpo sia gettato all'inferno. E se la tua mano destra ti è occasio­ne di caduta, tagliala e gettala via da te, perché è meglio per te perdere uno dei tuoi membri che non tutto il tuo corpo vada al­l'inferno. Si disse pure: "Se uno ripudia la propria moglie, le dia il libello di ripudio"; ma io vi dico: chiunque ripudia la propria don­na, eccetto in caso di concubinato, l'espone all'adulterio; e chi sposa la ripudiata commette pure adulterio » (Mt 5, 27-32).

    « Ora, avvicinatisi i farisei, gli domandarono per tentarlo: "È le­cito a un uomo ripudiare la moglie?". Egli rispose loro: "Che cosa vi ha comandato Mosé". Essi risposero: "Mosé ha prescritto di scrivere un libretto di divorzio e di ripudiare". Ma Gesú disse lo­ro: "Per la durezza del vostro cuore egli ha scritto per voi questo precetto. Ma in principio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua ma­dre, si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne. Non di­vida dunque l'uomo quello che Dio ha unito" » (Mc 10, 2-9).



    b) La morale del Corano

    Il Corano ammette che l'uomo possa avere tre o quattro mogli; ma non mette un limite preciso a quante l'uomo ne può avere; ac­cetta poi che ogni uomo oltre alle mogli abbia delle concubine; e di queste ne può tenere quante ne vuole.

    Basta che l'uomo preghi e faccia elemosine, poi può tenere mo­gli e concubine: S XXIII 6.

    Infine, se si innamora della moglie di un altro potrà in una ma­niera o nell'altra togliergliela e farla sua.

    « Se vi viene il desiderio di cambiare moglie con un'altra e a una di esse avete già dato un qintr, non riprendetevi nulla». « Vi sono dichiarate illecite le donne sposate, a meno che le vo­stre mani ne abbiano fatto oggetto di rubello e siano diventate vostre schiave. A parte questo vi è lecito cercare altre donne vi­vendo castamente, non come fornicatori. Poi ricordatevi: quelle da cui avrete tratto piacere, ricompensatele bene » (S IV, 20-24). « ... Sposate due, tre o anche quattro donne di cui siete innamo­rati...» (S IV, 3).



    6) Il Paradiso

    a) Nel Corano

    Il Paradiso descritto nel Corano è fatto su misura per degli uo­mini primitivi; per quanto cioè, poteva loro interessare e poteva allettarli. Vi si parla di una specie di Paradiso terrestre di vestiti splendidi, di cibi succulenti, di frutta e di bevande deliziose di co­modissimi letti e, sopratutto di stupende ragazze messe a disposi­zione degli eletti mussulmani.

    Di Dio si dice soltanto che ci sta lui. Riportiamo alcune Sure:

    «Ecco: per quelli ci saranno i gannat di Adn. Ruscelletti che scorrono. Braccialetti d'oro alle braccia. Abiti verdi di seta e di broccato. Troni comodi per accosciarsi. Ricompensa deliziosa, stupendamente comoda» (S XV 31).

    Lo stesso viene ripetuto nella Sura XXII, 23.

    « Faranno eccezione gli schiavi che Dio avrà scelto, ai quali co­me a bene familiare, verranno dati dei frutti, e saranno onorati. Circolerà fra loro la coppa di ma'in, coppa candida, piacevole ai bevitori.

    Non c'è alcun senso di ubriachezza ed è inesauribile. Avranno per loro stupende fanciulle: occhi sgranati, sguardi casti ».

    S XLIV, 51-55: « Ma i devoti vivranno in luogo sicuro, in mezzo a gannat e a sorgenti, vestiranno di seta e broccato; saranno collo­cati in faccia gli uni degli altri, e gli daremo per spose le huri dagli occhi grandissimi. Ivi chiederanno soavemente ogni specie di frutta ».

    S LVI 10-38: « I primi arrivati, proprio i primi, staranno presso Dio nel gannat dei piaceri. Molti saranno gli antichi, pochi i re­centi su troni avvicinati, adagiati staranno, e guarderanno. Efebi immortali fra loro circoleranno, porteranno le coppe, i boccali e tazze piene di bevanda fresca e pura. Non ne avranno mal di ca­po, neanche ebrezza, e frutti avranno a loro piacere e carni di uc­celli a volontà. Ci saranno le Huri dagli occhi grandi, somiglianti alle perle di uno scrigno; compenso alle loro opere saranno... Vi­vranno tra piante di giuggiole senza spine, tra acacie abbondanti in frutti. Di un'ombra abbondante essi godranno e di murmuri acque e di frutti abbondanti, mai colti prima, né vietati e su letti alti dormiranno. Noi creammo le Huri invero in modo verginale, innamorate, della stessa età, destinate ai compagni della destra ».

    S LXXXIII 22-28: « Che bello! I puri staranno fra le delizie, su tro­ni gioiosamente guardando attorno; e sui loro volti potrai com­piacerti e rimirare la vittoria della grazia. Abbeverati saranno di prezioso vino sigillato, e il sigillo suo sarà il muschio, e lo deside­reranno con veemente desiderio, e sarà mescolato con acqua di tasnim, acqua con la quale si dissetano i vicini di Dio ».

    « (Nel gannat) Vi saranno parchi e vigne, vergini dal seno tur­gido, coetanee, e calici ricolmi» (S LXXVIII 32-34).

    Infine, per il Corano nel gannat non c'è differenza per quanti sono stati fedeli, né per 1'iman, né per il bambino, né per chi è morto nella guerra santa, né per l'infedele che alla fine si conver­te: il premio è per tutti uguale.

    Gesù, invece, mostra la differenza nel premio che hanno gli eletti: anche un semplice «bicchiere d'acqua dato per amore del suo nome avrà la sua ricompensa» (Mt 10, 42); e nella parabola delle mine fa vedere la differenza del premio tra quelli che hanno fatto maggiori opere buone e tra quelli che ne hanno fatto di me­no.

    Come è diverso il premio per i buoni, in proporzione del bene che hanno fatto; cosí è diverso il castigo per i cattivi, in propor­zione del male che hanno: lo rivela Gesú espressamente quando dice: «Darete conto anche di una sola parola oziosa». D'altronde la giustizia di Dio non può non essere cosí.



    b) Nel Nuovo Testamento

    Nella concezione islamica del Paradiso è assente Dio: si parla soltanto di quanto può allettare quelle menti primitive degli ara­bi di quel tempo: di piaceri di gola e di piaceri sessuali; le donne non vi hanno una personalità; esistono soltanto in funzione degli uomini e per soddisfare gli uomini.

    Gesú, invece, espressamente rivela che in Paradiso non vi sono piú istinti sessuali perché c'è qualcosa che infinitamente li sor­passa: la visione beatifica di Dio.

    Quando i sadducei gli chiedono di chi sarebbe stata nella re­surrezione la donna che avevano sposato, l'uno dopo l'altro, i set­te fratelli, Gesú rispose: « Voi sbagliate; non sapete comprendere né le Scritture, né la potenza di Dio. Perché nella resurrezione non si sposeranno, né si mariteranno, ma saranno come gli ange­li di Dio » (Mt 22-29).

    Il N.T. ci rivela che la felicità del Paradiso è nella visione beati­fica di Dio: « Fin da ora noi siamo figli di Dio; ma non è stato an­cora manifestato quello che saremo. Sappiamo che quando ciò sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo quale egli è » (1 Gv 3,2). Il Nuovo Testamento ci rivela che la felicità del Paradiso è tale che sorpassa qualunque immaginazione e qua­lunque desiderio umano: « Quel che occhio mai non vide, né orecchio mai udí, né mai cuore d'uomo ha potuto afferrare que­sto Iddio ha preparato per coloro che lo amano » (1 Cor 2, 9).

    E l'apostolo Giovanni, rapito in Paradiso udí queste parole: « Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro; essi saranno il suo popolo e Dio stesso abiterà con gli uomini. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà piú mor­te, né lutto, né grido, né pena esisterà piú, perché il primo mondo è sparito ». E colui che sedeva sul trono disse: « Ecco, faccio nuo­ve tutte le cose ». Nel Paradiso, dice ancora Giovanni: « Non vidi alcun Tempio, perché il suo Tempio è il Signore Dio onnipotente e l'Agnello (cioè Gesù). La città non ha bisogno di sole, né di luna che la illumini, perché 1a illumina la gloria di Dio, e il suo lumina­re è l'Agnello » (Ap 2).

    E l'apostolo Paolo conclude: « Squillerà, infatti, la tromba e i morti risorgeranno incorruttibili e saremo trasformati » cioè sa­remo resi incorruttibili (2 Cor 15, 22).

    Gesú profetizza la sequenza dei fatti:

    « Or subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscure­rà, la luna non darà piú la sua luce, le stelle cadranno dal cielo, e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo (la croce); tutte le tribú della terra si batteranno il petto e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nu­bi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi An­geli che, con tromba dallo squillo potente, raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un'estremità all'altra dei cieli. Quando verrà il Figlio dell'uomo nella sua maestà con tutti i suoi Angeli, si assiderà sul trono della sua gloria. E tutte le nazio­ni saranno radunate dinanzi a lui; ma egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e metterà le peco­re alla sua destra, i capri alla sua sinistra...».

    Quindi Gesú giudicherà tutti secondo le loro opere e manderà i cattivi nel fuoco eterno, e i giusti alla vita eterna (Mt 24-25).


    VII - CONCLUSIONE

    L'islamismo va predicando delle verità che sono contenute nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, e che, anzi, sono tratte da esso:

    - la sopravvivenza;

    - la necessità della conversione dal peccato;

    - la necessità della preghiera, dell'elemosina, del digiuno;

    - la resurrezione e il giudizio universale;

    - il Paradiso per i buoni (sia pure non bene concepito);

    - l'inferno per i cattivi.

    In fondo l'islamismo è la religione piú vicina al cristianesimo: esso ha indubbiamente il suo fascino.

    Nell'islamismo manca completamente la critica storica; vi manca, contemporaneamente qualunque credenziale: bisogna credere al Corano perché lo dice il Corano.

    Nessuno mai al mondo ha detto: « dovete credere a me perché ve lo dico io »; nessun imputato, nessun poliziotto, nessun delega­to; ma tutti presentano le credenziali.

    Maometto è stato senza dubbio un grande uomo, in buona fede e spinto dallo zelo per l'unico vero Dio; non intese imbrogliare presentandosi quale profeta di Dio, ma era convinto di esserlo.

    Se avesse conosciuto bene Gesú, la storicità dei Vangeli e le credenziali presenti sempre nel cristianesimo, probabilmente sa­rebbe diventato pacifico, si sarebbe contentato di una sola mo­glie e si sarebbe fatto cristiano.

    Ci son dei cristiani che si fanno mussulmani: sono soltanto gli ignoranti, ossia quelli che non hanno studiato la storicità dei Vangeli e le credenziali del cristianesimo.

    Ci sono dei pagani e alcuni mussulmani che si fanno cristiani: sono quelli che le hanno studiate.

    Mentre coloro - pagani o atei - che studiano senza preconcetti e con animo sereno la storicità dei Vangeli e le credenziali del cri­stianesimo divengono cristiani, coloro, invece, che studiano sen­za preconcetti e con animo sereno il Corano e l'assenza totale di credenziali in esso, finiscono di essere mussulmani anche se lo erano.


    VIII - DIALOGO CON L'ISLAM

    Oggi si fa un gran parlare del dialogo con l'Islam; e molti catto­lici, molti teologi e anche Vescovi l'hanno cominciato.

    È necessario, anzi indispensabile fare delle precisazioni:



    1) Cosa è un dialogo

    Sembra puerile, ma è necessario precisarlo.

    Perché ci sia un dialogo è necessario che ci siano almeno due persone per farlo: uno che parla, l'altro che risponde; o al contra­rio.

    Quando è uno solo che parla, il suo non è un dialogo, ma un monologo; o è addirittura un soliloquio, quando l'altro non esiste neppure.

    Oggi nel mondo cristiano non si parla di altro che di dialogo con altre religioni, particolarmente con l'Islam e ne parlano an­che persone fortemente rappresentative della Chiesa; ma chi è l'interlocutore che rappresenta l'Islam o, almeno, una porzione considerevole di esso?

    Da parte cristiana si fanno manifestazioni di stima e anche di affetto, e, quel che è peggio, si fanno concessioni su concessioni; da parte mussulmana si riceve tutto, ma non si dà nulla; anzi neanche si risponde e si continua nell'ostilità.



    2) Scopo del dialogo

    Un dialogo non è altro che lo sviluppo di trattative; si illustra­no reciprocamente i propri punti di vista, si fanno delle mutue concessioni allo scopo di venire a un trattato di pace. Altro è un dialogo, altro sono i rapporti umani.

    Noi cristiani dobbiamo trattare bene tutti gli uomini, a qualun­que religione appartengano, perché sono tutti figli di Dio. Dob­biamo essere gentili e caritatevoli con tutti e aiutarli se poveri, soccorrerli e curarli se ammalati, senza guardare a qualunque re­ligione appartengano: ed è ciò che fa Madre Teresa e che fanno tutti i missionari; ma questo non deve significare sincretismo re­ligioso.

    È verissimo che ogni religione ha delle verità bellissime, spe­cialmente l'islamismo, e anche dei precetti ottimi; ma questo non deve farci nascondere che il Dio unico al quale tutti crediamo, a un certo punto della Storia si è fatto uomo.

    Giustamente il Concilio Ecumenico Vaticano II nella Dichia­razione « Nostra Aetate », pur professando stima per altre religio­ni, particolarmente per l'islamismo, aggiunge:

    « La Chiesa, però, annuncia ed è tenuta ad annunciare il Cristo che è "via, verità e vita" (Gv 14, 6), in cui gli uomini devono trova­re la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con sé stesso tutte le cose » (2 Cor 5, 18).

    Giustamente il Pontificio Consiglio per il Dialogo inter-religio­so ha pubblicato nel 1984 i termini di tale dialogo:

    - il dialogo delle opere e della collaborazione «per obiettivi di carattere umanitario, sociale, economico e politico che tendano alla liberazione e alla promozione dell'uomo» (n. 31);

    - il dialogo di esperti «per confrontare, approfondire e arricchi­re i rispettivi patrimoni religiosi» (n. 33);

    - il dialogo della esperienza religiosa che conduce a «comuni­carsi vicendevolmente le ragioni della propria fede e non si arre­sta di fronte alle differenze profonde, ma si rimette con umiltà a Dio » (n. 35).

    3) Atteggiamento dell'islamismo verso il cristianesimo



    a) Nel tempo passato.

    I mussulmani fin dalle origini hanno combattuto i cristiani, hanno occupato tutte le loro terre, hanno costretto i cristiani a farsi mussulmani, ammazzando la maggior parte di quanti non vollero rinnegare la loro fede: e delle regioni che erano completa­mente cristiane (Palestina, Libano, Turchia, Siria, Egitto, Libia, Algeria, Tunisia, Marocco) ne hanno fatto altrettanti stati isla­mici; e qui, in Italia ci basta ricordare come essi, occupata Otran­to, in un sol giorno tagliarono la testa a 800 giovani che non vol­lero rinnegare il cristianesimo.



    b) Nel presente.

    In Turchia il governo ha programmato di estirpare il cristiane­simo dentro il 2.000.

    Gli Stati mussulmani sono gli unici al mondo che non hanno voluto firmare la « Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uo­mo » dell'O.N.U. I cristiani presso di loro sono discriminati e non godono dei comuni diritti civili.

    Negli stati arabi è proibito il culto pubblico religioso cristiano; nell'Arabia Saudita è proibito ai cristiani celebrare il Natale o la Pasqua, è proibito celebrare la Messa anche solo privatamente: un sacerdote che ivi celebrò qualche anno addietro la Messa in una casa privata per alcuni cristiani fu condannato a 4 anni di carcere. In diversi stati, particolarmente nell'Arabia Saudita il mussulmano che si fa cristiano è condannato a morte.

    In Tunisia, sebbene Stato notevolmente democratico, i cristia­ni vengono discriminati e messi in condizioni di cercare di emi­grare: fino a pochi anni addietro ve ne erano 20.000; oggi sono ri­dotti a poco piú di un migliaio. In questi ultimi anni, nel Libano, decine di migliaia di cristiani sono stati uccisi dai siriani mussul­mani.

    « Mondo e Missioni » (2/1991 p. 115) riporta questa notizia: « È noto che i sauditi non consentono nella loro terra nemmeno l'e­rezione di una Cappella o la presenza di un sacerdote. Quando si protesta per questo, rispondono che in Arabia non esistono cri­stiani. In realtà ve ne sono 300.000 privi di assistenza religiosa. C'è di peggio: recentemente i capi mussulmani in una riunione tenuta nel Pakistan hanno deciso di cacciare dai loro stati tutti i cristiani dentro il 2.000.

    Nel Sudan il governo islamico da vari anni va inseguendo con l'esercito e sterminando i numerosi cristiani delle tribú del Sud; e nessuno ne parla.

    In Egitto. L'Egitto è piú facilmente controllabile: vi infuria una vera persecuzione contro i cristiani.

    Diamo soltanto alcune notizie:

    Nel luglio 1989, Nahid Mohamed Metwali, direttrice di una im­portante scuola per ragazze di Helmeit Al-Zatoun, rinunciò alla religione islamica per convertirsi al cristianesimo. Ella è scom­parsa e non si sa se è ancora in vita. In seguito a questa conver­sione, sei cristiani sono stati arrestati e torturati.

    Mauris Ramzy, collega della signora Metwali, è stato percosso da alcuni membri della "National Security Force" e presentato completamente svestito davanti ad una folla di spettatori fanati­ci. Egli soffre di lesioni multiple al ventre ed è stato ricoverato per due mesi in un ospedale. Dopo la sua uscita dall'ospedale, il 10 novembre 1989, egli è stato rinchiuso dentro la casa di sicurez­za di Abo-Zabal, conosciuta in Egitto sotto il sinistro nome di "Mattatoio". Ramzy è accusato di aver favorito la conversione di giovani mussulmani al cristianesimo.

    Lauris Azir, professoressa di inglese nella stessa scuola è stata detenuta per due giorni in un posto di polizia, ingiuriata e tortu­rata. Non è stata rilasciata che dopo aver versato una somma di 500 lire egiziane.

    Salwa Ramzv, anziana segretaria della scuola e attualmente impiegata nell'amministrazione è stata piú volte condotta dalla "National Security Force" al posto di polizia, ingiuriata e percos­sa.

    Nabil Bissada, uomo d'affari, e suo fratello, un monaco, sono in detenzione preventiva e torturati dalla N.S.F.

    Rushdi Nasif, uomo d'affari del Cairo è stato arrestato per aver assunto per un impiego un cristiano.

    Abdul Hamid Besharry Abdul Mosen ha ricevuto il Battesimo il 20 giugno 1989. Il 13 agosto hanno confiscato tutti i suoi beni e lo hanno arrestato N. (Pro Deo et fratribus - agosto lggo)



    c) Non dialogo, ma capitolazione.

    Gli stati cristiani stanno facendo a gara per farsi mangiare da­gli islamici: l'immigrazione di mussulmani vi è massiccia dapper­tutto: in Italia se ne vedono dappertutto; in Francia sono oltre 3500.000; in Germania ve ne sono circa 5 milioni; in tutta l'Euro­pa nel 2.000 i mussulmani saranno 80 milioni e in Russia saran­no la metà della popolazione e condizionerannno la politica mondiale; da per tutto vanno sorgendo moschee; già in Europa ve ne sono 2.000, mentre nel Brasile già ve ne sono 4.000: tutte fi­nanziate dai Governi mussulmani, che vanno addirittura pilo­tando l'emigrazione dei loro sudditi, invece di dar loro da man­giare, per raggiungere l'antico sogno di islamizzare l'Europa, so­gno frustrato nei secoli scorsi, quando i Governi europei erano cristiani; per mare, nella battaglia di Lepanto, e, per terra, nella battaglia di Vienna.

    A Roma il Municipio ha regalato ai mussulmani una vasta estensione di terreno per farvi una moschea e i governi arabi vi hanno costruito, quale sfida al Vaticano, una sontuosissima mo­schea costata loro 60 miliardi.

    In Inghilterra il locale Centro Islamico ha addirittura chiesto al Governo il finanziamento delle Scuole coraniche e l'autorizza­zione di formarvi, dentro l'Inghilterra stessa uno Stato islamico con leggi, magistratura e governo propri.

    In Brasile i mussulmani hanno creato dei seminari islamici per preparare brasiliani convertiti a islamizzare i brasiliani.

    E anche in Italia qualche partito sta avanzando la proposta di finanziare le scuole coraniche; mentre vari partiti fanno a gara di concedere ai mussulmani la cittadinanza italiana per avere i loro voti.

    I mussulmani son oggi nel mondo 926 milioni. Si aggiunga la bomba demografica: contro ogni bambino cristiano che nasce, nascono 5 mussulmani. Le natalità presso i cristiani vanno sem­pre diminuendo; presso i mussulmani vanno sempre piú aumen­tando. Quasi nessun mussulmano si fa cristiano; molti, o meglio, moltissimi cristiani si vanno facendo mussulmani. Tanti mus­sulmani cercano di sposarsi con donne cristiane per avere da es­se figli mussulmani. Dentro il 2.000 l'islamismo sarà la prima re­ligione del mondo. L'islamismo, ha detto il cardinale Oddi, è il piú grave pericolo per la Chiesa. E i cattolici stanno a guardare con indifferenza!

    Ma c'è di peggio: vari Vescovi e sacerdoti concedono ai mussul­mani di poter fare le loro preghiere nelle Chiese aperte al culto; alcuni hanno addirittura dato loro delle Chiese chiuse al culto per farne delle moschee; mentre parecchi preti espongono pub­blicamente il Corano accanto alla Bibbia nella Chiesa, e fanno leggere brani di Corano dopo letture dalla Bibbia. È un vero sa­crilegio! In nessuna moschea al mondo si fa leggere la Bibbia o si fanno pregare i cristiani.

    E mentre dalle nostre parti nessuno molesta i cristiani che ignari dei motivi di credibilità della nostra fede, si fanno mussul­mani; negli stati islamici vengono imprigionati, uccisi o severa­mente puniti i mussulmani che divengono cristiani.



    4) Dialogo si, ma onesto

    È giusto che ci sia il dialogo; e noi cristiani per primi lo deside­riamo; ma che sia a condizioni oneste e che sia vero dialogo. A tal fine è necessario:

    a) Che ci siano dinanzi a noi degli interlocutori; che essi rappre­sentino i loro governi e che da questi siano messi in grado di con­trarre degli impegni e di fare dei concordati;

    b) che da parte mussulmana come da parte cristiana si conceda che gli immigrati nei propri territori possano praticare libera­mente la propria fede; i mussulmani accettano il dialogo e lo de­siderano negli stati cristiani; lo negano risolutamente nei loro stati: questo non è giusto; è la tattica per conquistare gli stati cri­stiani;

    c) che si permetta da parte mussulmana ai propri sudditi di di­ventare cristiani, senza perseguitarli, né discriminarli, e che al­trettanto si faccia da parte cristiana;

    d) che si permetta ai cristiani di costruire chiese per i propri fe­deli in paesi mussulmani; mentre già i mussulmani le costruisco­no nei paesi cristiani;

    e) che si consenta ai cristiani di far conoscere la propria fede ai mussulmanni nei loro paesi, come si permette ai mussulmani di fare conoscere l'Islam nei paesi cristiani.

    Senza tali precauzioni, i cristiani non fanno altro che dare i loro fratelli nella fede in bocca al lupo: è quello che soprattut­to stanno facendo i governi laici e anticlericali nell'ora presen­te.



    5) Dovere dei cristiani nell'ora presente

    a) Dobbiamo urgentemente evangelizzare la gran massa dei cristiani, perché sono quasi tutti ignoranti delle garanzie che so­lo la Chiesa cattolica presenta di sé stessa. A causa di tale igno­ranza molti cristiani si vanno facendo mussulmani, mentre qua­si nessun mussulmano diventa cristiano.

    b) Dobbiamo accogliere gl'immigrati mussulmani come fratelli e trattarli sempre con gentilezza perché anche essi sono figli di Dio; anzi sono i piú vicini a noi in quanto accettano anche il Nuovo Testamento, sebbene, per ignoranza, lo mutilano; e, se hanno bisogno, dobbiamo sfamarli e cercare di ospitarli.

    Dobbiamo dare loro il dono piú grande: Gesú; cioè farglielo co­noscere per metterli in grado di accettarlo. Giacché non si muove foglia che Dio non voglia, crediamo che Dio stia guidando questa loro immigrazione nei paesi cristiani perché essi, qui, liberi dalla paura delle gravi sanzioni dei loro governi contro chi si fa cristia­no, possano serenamente conoscere bene Gesú e accoglierlo. Ma giustamente ci avverte S. Paolo: « Come crederanno se non ascol­teranno? E come ascolteranno se nessuno predicherà loro? N (Rom. lo, 14). È impossibile che un cristiano onesto, buono e in­telligente conoscendo le credenziali di Gesù e l'assenza di cre­denziali in Maometto si faccia mussulmano; ed è impossibile che un mussulmano onesto, buono, intelligente e non legato da poli­gamia, conoscendo le stesse cose non si faccia cristiano. Ed anco­ra è impossibile che un uomo qualsiasi, sia pure mussulmano o anche ateo, studiando criticamente il Vangelo non abbia a con­cludere che esso sia ispirato da Dio; cosí come è impossibile che qualsiasi mussulmano studiando criticamente il Corano non ab­bia a concludere che l'autore non può esserne Dio. Consideran­do, infine che moltissime cose del Corano sono uguali a quelle contenute nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, che Maometto pure ammira moltissimo, e che il VT e il NT furono scritti molte centinaia di anni prima, si deve concludere che Maometto 1e ha prese dalla Bibbia.

    Nihil obstat quominus imprimatur Cens. Eccl. Pesce Sanctus. Catania, 18 Giugno 1991
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    Credente
    00 22/03/2010 13:45

    Un altro testo interessante si trova a questo collegamento:


    Il Cristiano e l'Islam                                                                                                                                     scarica

     


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    Credente
    00 07/04/2010 19:29
    VIDEO CHE PRESENTA UN PROCESSO DI PREOCCUPANTE ISLAMIZZAZIONE DEL MONDO.

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    Coordin.
    00 07/09/2010 15:56
    Le leggi che in Afganistan sono state promulgate dai Talebani e che ogni buon mussulmano deve tuttora accettare :

    1 )Tutti i cittadini devono pregare 5 volte al giorno,se verrete sorpresi in altre attivita' sarete bastonati.
    2) tutti gli uomini devono portare la barba,se non vi conformate a queste disposizioni,sarete bastonati.
    3) e' proibito cantare
    4) e' proibito danzare
    5) e' proibito giocare a carte,giocare a scacchi,giocare d'azzardo e far volare gli aquiloni
    6) e' proibito scrivere libri,guardare film e dipingere.
    7) se tenete in casa dei parrocchetti,sarete bastonati e i vs. uccelli saranno uccisi.
    8) se rubate vi sara' tagliata la mano fino al polso,se tornate a rubare vi sara' tagliato il piede.
    9) se verrete sorpresi a convertire un mussulmano alla vs. religione sarete giustiziati.

    Per le donne musulmane:


    1) dovete stare in casa in ogni ora del giorno.Se uscite dovete essere accompagnate da un parente di sesso maschile.La donna che sara' sorpresa da sola per strada sara' bastonata e rispedita a casa.
    2) non dovete mostrare il volto in nessuna circostanza.
    3) Quando uscite dovrete indossare il burqa.altrimenti verrete duramente percosse.
    4) sono proibiti i cosmetici
    5) sono proibiti i gioielli.
    6) non dovete indossare abiti attraenti.
    7) non dovete parlare se non per rispondere.
    8) non dovete guardare negli occhi gli uomini.
    9) non dovete ridere in pubblico .in caso contrario sarete bastonate.
    10)non dovete dipingere le unghie.In caso contrario vi sara' tagliato un dito.
    11) Alle ragazze e' proibito frequentare la scuola.Tutte le scuole femminili saranno immediatamente chiuse.Chiunque aprira' una scuola femminile sara' bastonato e la sua scuola sara' chiusa.
    12 ) Alle donne e' proibito lavorare.
    13) Se vi renderete colpevoli di adulterio,verrete lapidate.

  • ONLINE
    Coordin.
    00 27/08/2012 08:37
    Islam, la paura del dialogo
    di Vittorio Messori

    Ma come? Invitano il sindaco e si lagnano perché, preso da un altro impegno, non viene e manda un’ assessora a rappresentarlo? E poi, quando si consegna loro la lettera del cardinale - scritta per giunta, per cortesia, in arabo- il responsabile del raduno se la mette distrattamente in tasca, dice una parola di ringraziamento altrettanto distratta, ma non l’apre e neanche cita nel suo discorso introduttivo l’arcivescovo? Che logica c’è in quanto avvenuto all’Arena di Milano, tra i diecimila musulmani che festeggiavano la fine del Ramadan?

    Beh, almeno nella prospettiva islamica una logica c’è e l’ha spiegata proprio quella sorta di “grande imàm“ che, nell’occasione, guidava l’assemblea : <> E ha aggiunto: << Sarebbe come se noi volessimo salutare i cattolici che, in duomo, si preparano a celebrare la Messa di Natale>>.

    Chi non conosce bene questa realtà, spesso si scandalizza, perché non mette in conto che l’Islam è un “blocco“, è una unità impenetrabile che distingue senza possibilità di relazione tra un noi e un loro. C’è sì la distinzione tra una schiacciante maggioranza di sunniti e una minoranza ( tra un 10 e un 15 per cento, a livello mondiale) di sciiti, una distinzione che tra l’altro non impedisce una sostanziale unità di Credo. Ma, al di là di questo, non vi è traccia della pluralità cristiana, della sua diversità di confessioni e, all’interno di questa, di diversi carismi e di diversi impegni: dal cristiano fervente al praticante saltuario, dall’integrista al “cattolico adulto“. Nell’Islam o si credono le stesse cose –e le si credono senza esitare, pronti sempre al martirio pur di non rinnegarle– o si è espulsi da una comunità che non accetta distinzioni nella dottrina e tiepidezze nella pratica. Il “blocco“ è di tale compattezza che giunge a imporre come dovere religioso l’uccidere chi non ne faccia parte e cerchi di intrufolarsi: non uscirebbe vivo dalla Mecca chi non fosse musulmano e fosse scoperto tra i pellegrini. Ma passerebbe grossi guai anche l’intruso in una qualunque moschea, alla preghiera del venerdì. Il mondo intero è distinto in due: la “terra dei credenti“ e la “terra degli infedeli“, e dovere di ogni credente è diminuire la superficie di quest’ultima.
    Compattezza sociale e fermezza su una dottrina elementare (schematizzata in soli 5 precetti giuridici cui obbedire) sono state per più di mille anni la forza di questa religione, ma rischiano ora di costituirne la debolezza. Già verso la fine dell’Ottocento Ernest Renan, che conosceva l’arabo, che aveva soggiornato in Medio Oriente, che aveva letto e meditato ogni testo musulmano, non aveva dubbi : <>.

    Ovviamente, le previsioni degli “esperti“ vanno prese non dimenticando mai che la storia è l’imprevedibile per eccellenza. Ma è indubbio che la fede annunciata da Muhammad è chiamata proprio ora a raccogliere la sfida decisiva lanciata da Renan più di un secolo fa. L’attuale migrazione verso Occidente è rischiosa innanzitutto per “loro“ e niente è più fallace dello scambiare come prova di forza e di vigore giovanile certa aggressività musulmana. E’ il timore, semmai, che spiega perché le folle forgiate dal Corano tendano a ritornare all’integrismo, all’intransigenza, in qualche caso al terrorismo. E’ l’inquietudine che spiega perché l’accusa di “modernismo“, di “occidentalizzazione“ costringa, come ora in Nord Africa e in Medio Oriente, intere caste politiche all’esilio, con l’avvento di maomettani puri e duri.

    In fondo, anche la scortesia (o, in una lettura benevola, l’equivoco o la gaffe) di domenica all’Arena milanese si inquadra in questa preoccupazione di preservare la compattezza del “blocco“, vivendo in una società che ne è l’esatto contrario, tanto da essere stata definita come “liquida“. Come a dire: qui ci siamo “noi“; e noi non vogliamo voci di altri, ci basta che i politici ci confermino che in questa città possiamo stare e rafforzare tranquilli la nostra unità di fede e di costumi. Il dialogo? Che bisogno ce n’è, per noi che abbiamo l’ultima rivelazione, quella definitiva, quella che ha fatto di Mosé e di Gesù solo dei precursori?
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    00 12/09/2012 23:00
    GIACOMO GALEAZZI
    CITTÀ DEL VATICANO 12 SETTEMBRE 2012
    Chi tocca il Profeta muore: la geografia del terrore si allarga su tutto il pianeta. Sono numerosi e tragici i precedenti in cui l’Islam si è infuriato per il trattamento «irriguardoso» riservato in Occidente a Maometto. Dalla bufera per le vignette «sacrileghe» all’attacco all’ambasciata Usa a Bengasi, dalle reazioni planetarie al discorso papale di Ratisbona alla fatwa contro Salman Rushdie, dall’omicidio del leader populista olandese Pim Fortuyn a quello del regista olandese Theo van Gogh.

    Come per lo stravolgimento del senso delle parole di Benedetto XVI durante il suo viaggio in Germania, stavolta la mistificazione è affidata al tam-tam che vuole attribuire alla Chiesa copta la genesi del film sulla vita del profeta Maometto, che secondo i salafiti egiziani è stato «prodotto da alcuni copti egiziani residenti degli Stati Uniti» e ritenuto offensivo per l’Islam. In realtà, secondo quanto «Vatican Insider» ha potuto verificare, sono i fondamentalisti islamici che in Egitto stanno soffiando sulla responsabilità della minoranza interna cristiana. Il regista della pellicola è un israeliano di passaporto americano residente in California che ha raccolto i cinque milioni di dollari necessari per la realizzazione del film da un centinaio di ebrei in prevalenza statunitensi. Sembra che il regista sia stato aiutato per la distribuzione del film da un’associazione di cristiani fondamentalisti e da un singolo cristiano copto, che con tale associazione condivide l’avversione per l’Islam. Quindi la Chiesa copta non c’entra nulla con la pellicola che sta infiammando il mondo islamico, tanto che le autorità religiose cristiane si sono dovute pronunciare contro il film denunciando qualunque provocazione verso i simboli religiosi.

    Intanto però i Fratelli musulmani hanno convocato per venerdì al Cairo una manifestazione che rischia di fomentare una campagna di odio anticristiano. La lista dei precedenti è inquietante. Dalla pubblicazione nel settembre 2005 di alcune caricature di Maometto sul quotidiano danese Jyllands-Posten e poi sul giornale norvegese Magazinet si sono moltiplicati gli episodi di proteste e violenze nel mondo contro obiettivi occidentali. Anno dopo anno.

    Nel 2006: in Indonesia il 3 febbraio attaccata l'ambasciata di Danimarca a Giacarta, il 4 febbraio, a Damasco manifestanti danno alle fiamme le ambasciate di Danimarca e Norvegia. In Libano il 5 febbraio viene incendiata l'ambasciata di Danimarca a Beirut. In Pakistan: il 15 febbraio si registrano scontri a Lahore e a Peshawar, dove viene attaccata un'azienda norvegese, un fastfood americano e alcune banche. In Libia il 17 febbraio, dopo che alcuni giorni prima il ministro della Lega Nord, Roberto Calderoli, ha indossato una maglietta con la caricatura di Maometto, viene attaccato il consolato di Bengasi. Negli scontri muoiono 11 manifestanti.

    Nel 2010 il 7 settembre, il pastore statunitense Terry Jones minaccia di bruciare pubblicamente il corano in occasione dell'anniversario dell'attacco alle Twin Tour, l'11 settembre. Gruppi fondamentalisti islamici sparsi nel mondo rispondono dicendosi pronti a bruciare bandiere degli Stati Uniti. Negli Usa l'11 settembre, Terry Jones giura che la sua chiesa non brucerà "né oggi, né mai" il Corano. Nel 2011: negli Stati Uniti: il 21 marzo, in una piccola chiesa di Gainesville in Florida viene bruciata una copia del corano, presente il pastore Jones. In Tunisia il 9 ottobre, viene assaltata la sede della tv privata Nessma a Tunisi, dopo la diffusione del cartone animato franco-iraniano "Persepolis". A provocare l'indignazione degli estremisti sarebbe stata in particolare una scena del film di animazione in cui la bambina protagonista si immagina Dio come un uomo barbuto: l'Islam proibisce ogni qualsiasi rappresentazione di Allah. In Tunisia il 14 ottobre viene attaccata con bombe Molotov la casa del presidente di Nessma Tv. Sempre in Tunisia il 3 maggio, il patron di Nessma tv, Nabib Karoui, è stato condannato al pagamento di una multa da 2.400 dinari (circa 1.300 euro) per aver violato i "sacri valori" trasmettendo lo scorso anno il cartone animato franco-iraniano Persepolis.

    Nel 2012, in Afghanistan: nei primi giorni di febbraio, soldati Usa della base di hanno distrutto un numero importante di documenti islamici tra cui alcune copie del corano. Proteste e violenti scontri nel Paese. Ancora in Afghanistan: il 24 febbraio, il presidente americano Barack Obama ha presentato le sue scuse al Capo di Stato afgano Hamid Karzai per il rogo delle copie del Corano nella base Usa di Bagram. In Afghanistan il 25 febbraio attentato a Kabul contro il ministero dell'Interno afgano. Muoiono due consiglieri statunitensi. Nella rivendicazione dell'attacco si parla di "mancanza di rispetto degli invasori nei confronti degli oggetti sacri dell'islam, in particolare nel caso del rogo del corano nella base di Bagram". In Afghanistan il 2 marzo, il Consiglio degli Ulema chiede che i responsabili dell'oltraggio al Corano siano giudicati in un processo pubblico. In Afghanistan il 9 marzo, la base di Bagram passa sotto il controllo dell'esercito afgano. In Egitto l'11 settembre, migliaia di egiziani manifestano davanti all'ambasciata degli Stati Uniti al Cairo per protestare contro un film giudicato "anti-islam". Strappata la bandiera a stelle e strisce e sostituita con un drappo nero. In Libia il 12 settembre, l'ambasciatore americano e tre membri della delegazione diplomatica Usa in Libia sono stati uccisi nell'attacco di questa notte al consolato statunitense a Bengasi per protestare contro il film "Innocence of Muslim" (L'innocenza dei musulmani), realizzato da un israelo-americano, Sam Bacile. Il ministro vaticano del Dialogo Interreligioso, cardinale Tauran, di ritorno dal suo primo viaggio in Egitto, ha rilasciato un’intervista alla Radio Vaticana nella quale ha pronunciato parole di profetica gravità «La fede ci spinge ad amare il prossimo. E la parte musulmana ha insistito molto sul fatto che secondo il Corano in materia di religione non c’è costrizione.

    E allora io ne ho approfittato per dire che questo è un principio molto bello, ma ci sono purtroppo dei paesi dove non viene applicato e ci sono situazioni in cui i cristiani non hanno nemmeno la possibilità di avere una chiesa per praticare il loro culto».

    NdR    In alcuni paesi non solo c'è costrizione, ma se venisse professats una qualsiasi altra forma di fede diversa da quella musulmana, vi sarebbe la distruzione del credente.
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    Credente
    00 03/10/2012 13:57
    INDIA – ISLAM
    Islam e blasfemia: il Corano non prescrive violenze per chi offende Maometto

    di Maulana Wahiduddin Khan
    Il noto intellettuale islamico indiano spiega che il libro sacro per i musulmani non condanna chi insulta il profeta o usa contro di lui un linguaggio offensivo. Ripercorrendo alcuni versetti del Corano, Maulana Wahiduddin Khan ricorda che lo stesso Maometto era apostrofato come “bugiardo”, “posseduto”, “sciocco”, ma in nessuna parte del testo si invitano i credenti a vendicare le offese.

    03/10/2012 12:42
    Mumbai (AsiaNews) - Nelle ultime settimane, la diffusione di un film che deride Maometto ha scatenato un'ondata di violenze in diversi Paesi islamici (Libia e Pakistan in particolare), apparentemente per motivi religiosi. In un intervento apparso sul The Times of India, Maulana Wahiduddin Khan, intellettuale islamico indiano noto per il suo attivismo pacifico, spiega come il Corano non preveda fustigazione, morte o altre punizioni fisiche per chi "si macchia" di blasfemia nei confronti del profeta. Al contrario, spiega, il libro sacro dell'islam "comanda al credente di non offendere i suoi avversari", e di affrontare in modo dialogico e pacifico quanti la pensano in modo diverso. Nato nel 1925 ad Azamgarh (Uttar Pradesh), Maulana Wahiduddin Khan ha tradotto il Corano in inglese, scritto diversi libri sull'islam, e dirige il Centre for Peace and Spirituality, di cui è fondatore. Egli ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo impegno pacifico, tra cui il Demiurgus Peace International Award, con il patrocinio dell'ex presidente sovietico Mikhail Gorbachev; il Padma Bhushan, terzo riconoscimento civile più importante in India; il National Citizen's Award. Di seguito, pubblichiamo l'articolo apparso sul The Times of India. Traduzione a cura di AsiaNews.

    Nell'islam, la blasfemia è oggetto di discussione intellettuale più che di punizione corporale. Nel Corano, questo concetto è espresso con molta chiarezza.

    Il Corano racconta che sin dall'antichità, Dio ha mandato i profeti uno dopo l'altro, in ogni città e comunità. Esso dice, inoltre, che i contemporanei di tutti questi profeti avevano un atteggiamento negativo nei loro confronti.

    Vi sono più di 200 versetti del Corano, che rivelano come i contemporanei dei profeti abbiano avuto lo stesso comportamento più volte, che oggi è chiamato "blasfemia" o "insulto del Profeta" o "usare un linguaggio offensivo contro il Profeta". Nei secoli, i profeti sono stati derisi e insultati dai loro contemporanei (36:30); alcuni degli epiteti citati nel Corano sono "bugiardo" (40:24), "posseduto" (15:6), "falsificatore" (16:101), "uomo sciocco" (7:66). Il Corano riporta queste offese usate dai contemporanei dei profeti, ma in nessuna sua parte il Corano prescrive la fustigazione, la morte, o qualsiasi altra pena corporale.

    Ciò dimostra in modo chiaro che "l'offesa al Profeta" non è oggetto di punizione, quanto piuttosto di un ammonimento pacifico. Ovvero, colui che si rende colpevole di insultare il Profeta, non dovrebbe subire pene corporali, ma ricevere valide argomentazioni per potersi chiarire. In altre parole, per correggere una persona si dovrebbe usare una persuasione pacifica, invece di cercare di punirla.

    Coloro i quali assumono un atteggiamento negativo nei confronti del profeta, saranno giudicati da Dio, che conosce i recessi più intimi dei loro cuori. La responsabilità dei credenti è di osservare una politica di prevenzione e, si spera, portare loro il messaggio di Dio, in modo che le loro menti possano affrontare l'argomento in modo appropriato.

    Un altro aspetto importante di tale questione, è che in nessun punto nel Corano si afferma che chiunque usa un linguaggio offensivo contro il profeta, deve essere fermato dal farlo, e che nel caso in cui continui, debba meritare una pena severa. Al contrario, il Corano comanda al credente di non offendere i suoi avversari: "Non insultate coloro che essi invocano all'infuori di Allah, per timore che, per ostilità e ignoranza, insultino Allah" (6:108).

    Questo versetto del Corano chiarisce che non è compito dei credenti creare organismi di "copertura mediatica" e dare la caccia a quanti sono coinvolti in atti di diffamazione del profeta, e poi pianificare la loro uccisione, a qualunque costo. Al contrario, il Corano impone ai credenti di astenersi in modo diligente dall'indulgere in atti, che potrebbero provocare le persone a vendicarsi, offendendo l'islam e il profeta. Questa intimazione del Corano chiarisce che tale responsabilità ricade sui credenti, più che ritenere altri responsabili e chiedere che siano puniti.

    Guardando da questa prospettiva, l'attuale posizione dei musulmani va del tutto contro gli insegnamenti del Corano. Ogni volta che qualcuno - a loro giudizio - commette atto di "offendere il profeta", in discorsi o per iscritto, essi si sentono subito provocati e rispondono con processioni per le strade, che spesso diventano violente. E dopo, essi chiedono che tutti quelli che hanno offeso il profeto siano decapitati.

    In genere, gli islamici sostengono la teoria che la libertà d'espressione è un bene, ma che nessuno ha il diritto di ferire i sentimenti religiosi di un altro. Questa teoria è del tutto illogica. La libertà non è un diritto auto-acquisito. È Dio, che nel suo disegno di mettere l'uomo alla prova, ha dato all'uomo totale libertà. Poi, il moderno concetto laico di libertà è che ognuno è libero a condizione che non faccia del male fisico ad altri. In una simile situazione, la suddetta domanda [la decapitazione per chi offende il profeta] equivale ad abolire due cose: anzitutto, abolire il disegno divino; in seconda battuta, abolire la moderna norma laica. Nessuna delle due è percorribile.

    Così, il clamore contro la cosiddetta "offesa al profeta" è semplicemente indifendibile. Adottando questa politica, i musulmani possono rendersi ostili in modo permanente, ma non possono cambiare il sistema del mondo.

    C'è un importante hadith [detti attribuiti a Maometto] in cui il profeta dell'islam dice: "Min husn Islam al-mar tarkahu ma la yanih" (Un bravo musulmano è chi si astiene dall'indulgere in una pratica che non porta ad alcun risultato positivo). Questo hadith ben si addice all'attuale situazione dei musulmani. Da lungo tempo, essi protestano contro la blasfemia, ma è stato inutile. Gli islamici devono capire che non sono in posizione di poter cambiare il mondo, quindi devono cambiare se stessi. Nell'adottare questa politica, vi saranno due immediati vantaggi: salveranno se stessi dal diventare vittime di sentimenti negativi, e riusciranno a dedicare le loro energie verso qualcosa di costruttivo.
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    00 01/10/2013 21:48
    copertina ISLAM introvigneCOSA ACCADE NEL MONDO ISLAMICO?

    A questa domanda abitualmente si cerca di rispondere ogni volta che accade qualcosa di clamoroso che vede più o meno coinvolti uomini e donne appartenenti a cultura islamica. Come in questi giorni dopo l’ennesima strage del supermercato a Nairobi in Kenia. Tutto è iniziato l’11 settembre del 2001 a New York, con il “colpo di gong” subito dal Paese più importante del mondo occidentale. Prima l’attenzione era rivolta all’annosa questione palestinese e poi da qualche anno anche alla conquista dell’Iran dei cosiddettiayatollah di Khomeni. Tuttavia nonostante l’11 settembre, ancora non si riesce a capire quello che sta succedendo in quel mondo.
    Ha tentato di dare delle risposte ben articolate il sociologo delle religioni di Torino, professore Massimo Introvigne, in un veloce pamphlet (soltanto 151 pagine) del 2011 pubblicato da Sugarcoedizioni“Islam. Che cosa sta succedendo?”. Il testo con uno stile semplice e discorsivo cerca di capire se le rivolte arabe del 2010 o 2011 sono il 1989 dell’Islam, anche se gli avvenimenti sono in continua evoluzione. 

    Nei primi capitoli il libro di Introvigne si occupa proprio della crisi profonda dei Paesi a maggioranza islamica, quali sono i principali attori delle rivolte, rivolgendosi alla fine l’attenzione ai fenomeni del terrorismo e dell’esodo degli immigrati.

    La crisi del mondo arabo viene da molto lontano secondo Introvigne, e cita un libro di un professore della Duke University, Timur Kuran, di origine turca, uno dei maggiori studiosi mondiali di sociologia dell’economia. Il volume è abbastanza chiaro già nel titolo: “The Long Divergence. How Islamic Law Held Back the Middle East” (“La lunga divergenza.Come la legge islamica ha tenuto indietro il Medio Oriente”, Princeton University Press, Princeton- Oxford 2011, p. 301).

    Infatti secondo lo studioso americano nonostante nei Paesi arabi ci siano le società per azioni e le borse, “la shari’a, non ha smesso di fare danni”. Secondo Kuran, c’è “una mentalità ostile alla crescita di una società civile distinta dallo Stato, e una diffidenza nei confronti di istituzioni private di grandi dimensioni che sole possono opporsi a uno statalismo che ingenera fatalmente inefficienza e corruzione”. Pertanto, per uscire fuori da questa mentalità, ci vorranno decenni, e soprattutto bisognerà diffondere la consapevolezza del “ruolo che la classica legge islamica ha avuto nell’impedire la modernizzazione organizzativa e nell’instupidire le imprese musulmane del Medio Oriente”. Kuran guarda positivamente al “miracolo” turco dove si è riusciti “a mantenere l’identità islamica, cambiando mentalità e marcia in campo economico e politico”.

    Prima di occuparsi delle rivolte, il libro di Introvigne descrive i “tanti Islam”, infatti non esiste un solo Islam. E soprattutto per Introvigne, “non esistono i musulmani moderati”,“percorrendo in lungo e in largo i Paesi a maggioranza islamica, dal Marocco alla Malaysia, non ne ho incontrato uno. Viceversa, in Italia ho avuto molte difficoltà a incontrare un musulmano che non si dichiarasse ‘moderato’, tanto che quando m’imbatto in qualcuno che nega apertamente di esserlo mi viene quasi da prenderlo in simpatia”. In pratica, i musulmani che vivono in Italia, hanno capito che per vivere tranquilli devono presentarsi sempre e comunque “moderati”.

    Per esempio un esponente dei “Fratelli Musulmani”, il movimento da cui trae origine gran parte del fondamentalismo islamico, in Italia si presenterà sempre come “moderato” in televisione, ma mai con questo aggettivo, in Egitto o in Giordania. Per Introvigne, la colpa di questa ambiguità, non è solo dei musulmani, ma di “buona parte della stampa che divide i seguaci dell’islam in due sole categorie: ‘terroristi e ‘moderati’”. Pertanto a molti musulmani non resta che dichiararsi “moderati”, per evitare di essere etichettati come “terroristi”. Pertanto“decodificare è la parola chiave, perché ‘musulmano moderato’ è usato alla rinfusa per un buon numero di categorie, creando una notevole confusione”.

    Qui Introvigne fa riferimento a certi intellettuali che vengono presentati come “musulmani moderati”, ma che non sono per nulla musulmani. A questo proposito fa il nome dell’ex parlamentare olandese, Ayaan Hirshi Ali, collaboratrice del regista assassinato Theo Van Gogh, donna coraggiosa che merita rispetto, ma che non si può considerare “musulmana moderata”, bensì atea, perche non crede in Dio e considera tutte le religioni pericolose. Tutti gli altri, spesso sono soltanto pensatori o politici rigorosamente marxisti o seguaci addirittura della massoneria anti-religiosa di matrice francese, che certamente non rispettano il digiuno del Ramadam, mangiano carne di maiale, bevono alcolici, e rivendicano il valore dell’islam come “eredità culturale”.“Sarebbe come presentare Marco Pannella o Emma Bonino al Cairo o ad Algeri come ‘cattolici moderati’ solo perché sono nati in Italia”. 

    Certo per quanto riguarda l’islam è facile ingannarsi, perché non ha un’organizzazione gerarchica, o una “Chiesa” che definisca in modo autorevole chi è dentro e chi è fuori dall’islam.

    Il sociologo torinese dopo aver dichiarato che è difficile definire la caratteristica della moderazione, è convinto però che bisogna abbandonare la comoda ma ultimamente ingannevole etichetta “moderati”, anche se alcuni sono affezionati. Ritornando al tema dei tanti modi di essere islamici, divide in cinque categorie il miliardo e mezzo di musulmani nel mondo: ultraprogressisti, progressisti, conservatori, fondamentalisti e ultrafondamentalisti. Le prime due categorie che accettano la modernità come inevitabile, sono posizioni minoritarie, “quando si presentano alle elezioni – dove ci sono le lezioni – raramente le vincono”. Non sono in aumento anzi facilmente si trovano nei cimiteri dei Paesi islamici, mentre in Occidente li troviamo nelle università e nelle redazioni dei grandi giornali.

    “La buona notizia - per Introvigne – è che le idee della maggioranza dei musulmani nel mondo non sono neppure fondamentaliste o ultrafondamentaliste”. Tuttavia però “i fondamentalisti non sono, come spesso si dice, una piccola minoranza. Lo sono i terroristi ultra-fondamentalisti e i loro fiancheggiatori diretti – a cinquantamila a centomila musulmani: la maggiore massa d’urto nella storia del terrorismo mondiale ma lo 00,1% dell’islam nel suo complesso(…)” Mentre le organizzazione fondamentaliste possono contare su circa cinquanta milioni di adepti e simpatizzanti nel mondo (meno del 5% dei musulmani).

    Comunque sia secondo Introvigne la maggioranza dei musulmani, “non è né progressista né fondamentalista. Si situa fra progressisti e fondamentalisti e la parola più adatta per definirli è conservatori”. Con loro si può dialogare e come ha mostrato Benedetto XVI, la Chiesa cattolica è disponibile ad aprire un dialogo.
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    00 20/12/2013 18:04

    La Chiesa e i governanti relativisti che vogliono a tutti i costi le moschee prestino ascolto alla disperazione della madre di un mancato terrorista islamico suicida




    La Chiesa e i governanti relativisti che vogliono a tutti i costi le moschee prestino ascolto alla disperazione della madre di un mancato terrorista islamico suicida


    Hayet Saadi, un’insegnante tunisina di scuola elementare, e suo marito ingegnere agricolo, cominciarono a preoccuparsi circa un anno e mezzo fa quando il figlio Aymen, di appena 16 anni, cominciò a frequentare assiduamente la moschea cinque volte al giorno. A casa lui cominciò a parlare di Jihad, intesa come guerra santa islamica, di partire per la Siria per combattere al fianco dei ribelli che vogliono prendere il potere scalzando il regime di Assad. Lo scorso 30 ottobre la polizia circondò ed assaltò l’abitazione della famiglia Saadi a Zaghouan e procedette alla confisca del computer e del cellulare di Aymen, prelevando il padre al commissariato. Quel giorno un terrorista suicida si era fatto esplodere in uno stabilimento balneare a Sousse, mentre Aymen era stato bloccato un attimo prima che si facesse esplodere tra un gruppo di turisti al mausoleo del fondatore della Repubblica tunisina, Habib Bourghiba, a Monastir.


    La storia raccontata ieri dall’International New York Times, illustra il ruolo delle moschee gestite dai salafiti, intransigenti esecutori del verbo coranico, nel lavaggio di cervello dei giovani tunisini. Si stima che ci siano migliaia di giovani tunisini trasformati in aspiranti terroristi suicidi dopo la ribellione che ha rovesciato il potere del presidente laico Ben Ali, enfaticamente ribattezzata la Primavera araba, andati a combattere in Siria, Iraq, Libia, Algeria e Mali per dare il loro contributo alla riesumazione della Umma, la Nazione islamica. Aymen ricevette l’ordine di farsi esplodere al mausoleo Bourghiba da un dirigente della rete del terrorismo islamico in Libia, dove si era recato per poter proseguire in Siria attraverso la Turchia.


    La Tunisia era considerato il Paese più laico di tutto il Medio Oriente, dove per non frenare la produzione durante il mese del digiuno islamico, il Ramadan, Bourghiba si mostrò in televisione mentre beveva, così come è stato il Paese dove le donne hanno goduto di diritti civili paragonabili a quelli vigenti in Europa. Ebbene, dopo la proliferazione delle moschee sin dall’epoca di Ben Ali ma soprattutto dopo l’avvento al potere degli integralisti islamici di Ennahda, la Tunisia si è trasformata in una delle principali “fabbriche” che forgiano aspiranti terroristi suicidi islamici che vanno a espletare la loro Jihad ovunque nel mondo.


    Lancio un appello alla Chiesa cattolica, alle varie Chiese cristiane, ai nostri governanti europei ed italiani relativisti che si ostinano a volere le moschee costi quel che costi nel nome della concessione acritica e automatica del diritto alla libertà religiosa: prestate ascolto alla disperazione della madre di Aymen, che a 17 anni è stato bloccato un attimo prima di farsi esplodere dopo aver subito un lavaggio di cervello in moschea, convincendolo che il suo suicidio e l’omicidio del maggior numero di nemici dell’islam gli avrebbero spalancato le porte del Paradiso islamico. È la realtà che ci dimostra che non è affatto vero che tutte le religioni sono uguali, che non è affatto vero che cristianesimo e islam, Gesù e Maometto, Vangelo e Corano, chiese e moschee siano la stessa cosa. Diciamo No alle moschee, mobilitiamoci per arrestare l’invasione islamica al fine di salvaguardare il diritto inalienabile alla vita e alla libertà di tutti noi, compresi i musulmani che non si sottomettono all’atrocità dell’ideologia del Corano e di Maometto. 





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    00 25/03/2014 22:28
    Migliaia di musulmani si convertono a Gesù Cristo attraverso sogni e visioni

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    00 20/08/2014 23:13

    Negri: Si abbia il coraggio di denunciare l’islamismo.
    Il coraggio è un aspetto della testimonianza cristiana

    Articolo dell’arcivescovo di Ferrara. «C’è una grande difficoltà a una denuncia esplicita. Questo mondo islamico che, ci piaccia o no, ha la responsabilità storica di questi eventi»
    cristiani-iraqOggi l’editoriale di prima pagina del Giornale (“Non possiamo dialogare con tutti”) porta la firma di monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio che nei giorni scorsi ha esposto sull’arcivescovado il simbolo dei cristiani perseguitati iracheni.

    «È un fatto enorme – scrive Negri – questo gigantesco esodo di massa di cristiani espulsi dai luoghi dove da millenni era radicata la presenza cristiana, esclusivamente perché cristiani. Quindi per quello che la tradizione cristiana chiama l’odio della fede. E questo deve essere detto esplicitamente: non sono soltanto buttati fuori dalle loro case, privati di tutti i loro beni, privati di tutti i loro diritti e quindi della possibilità di sussistenza; ma la ragione di tutto questo è la fede». E questo, scrive l’arcivescovo, «i cristiani, la Chiesa, non possono non sentirlo come un evento terribile e insieme grandioso, perché è l’evento del martirio».

    luigi-negri-70-anni-jpeg-crop_displayDENUNCIA ESPLICITA. Negri riprende le parole di papa Francesco e l’intervento sull’Osservatore Romano del cardinale Kurt Koch per osservare che «non si capisce perché alcune cose vengano chiamate Shoah e per questo non venga usato lo stesso termine, che dice di una spaventosa e dissennata ideologica violenza contro l’altro semplicemente perché ha una posizione religiosa diversa dalla propria». Il problema, dice Negri, «è che c’è una grande difficoltà a una denuncia esplicita. (…) Dovremmo essere più coraggiosi nella denuncia. Il coraggio è un aspetto della testimonianza cristiana, è un aspetto fondamentale dell’impatto con la realtà del mondo e degli uomini che ci vivono. Queste responsabilità dunque devono essere dette e proclamate, altrimenti anche le denunce e la volontà di condividere la situazione tremenda di tanti nostri fratelli rischiano di essere parziali».

    DIALOGO SENZA VERITA’. Gli occidentali, osserva l’arcivescovo, rischiano di «nascondere o quanto meno di ridurre l’impatto con questo mondo islamico che, ci piaccia o no, ha la responsabilità storica di questi eventi oggi come lungo i secoli che hanno preceduto questo ultimo. Forse c’è una prevalenza della volontà di dialogo a ogni costo che deprime la verità. E un dialogo senza la verità o che non parta dalla verità non è un dialogo: è un compromesso, è una connivenza, è un’ignavia». Per questo, conclude Negri, l’Occidente non deve ricadere nell’errore che commise «nei confronti della terribile vicenda hitleriana. (…) Non avere il coraggio di questa denuncia è esattamente nella misura della debolezza della fede. Il resto finisce per essere solo vaniloquio. La Chiesa non ha bisogno di vaniloqui e, per quel che mi risulti, neanche Dio».


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    00 13/10/2014 11:13

    Che cos'è l'Isis visto dall'Occidente.La difesa della libertà di professare la propria fede

    Esiste un limite oltre il quale l'uomo può spingersi? Esiste un limite oltre il quale, tutto ciò che è umano, si fonde con l'assoluta e cieca abnegazione dei diritti altrui e della vita? La storia insegna, dopo millenni, sembra che ancora non si riesca a comprendere, non si riesca a convivere pacificamente, senza dover assistere a massacri e stermini xenofobi e razziali. Assistiamo a decine di video, postati su siti online più o meno credibili, video che ritraggono uomini del califfato, nuovi fanatici che, nascosti dietro a cappucci e false religioni, uccidono per il gusto di farlo, inermi persone raccolte come pecore pronte al macello.

    In un mondo simile, l'ignoranza dei popoli, viene sfruttata per accogliere nuovi proseliti, non c'è dubbio che la questione medio orientale non sarà di facile sistemazione, decine di correnti, politiche, religiose, territoriali, culturali, una eterogeneità che porta a scontri interni, sanguinosi e duri. L'occidente per contro, con tutti i suoi problemi e i difetti, che non si possono elencare senza doversi dilungare oltremodo, ha forse in seno un'unica virtù, la libertà, quella sensazione, peraltro a volte soffocata da burocrazia e tasse, che però, di fatto, è un limite invalicabile, oltre il quale ancora, non si è deciso di andare.

    Combatteremo per difendere strenuamente la libertà? La libertà di sognare, di credere in uno o nell'altro Dio, la libertà di essere donna e poter esprimere le proprieopinioni, la libertà di essere un bambino e di potersi comportare come tale? A nulla serve accogliere migliaia di profughi, inglobandoli in uno stato saturo e malmesso, a nulla serve prendere le nostre radici, la nostra storia, la nostra cultura e volerla piegare sotto il regime di migliaia di extracomunitari, che da tempo seguono la stessa profezia, fra qualche decina di anni, comanderanno loro e allora, quella parola, quell'ideale per cui si combatteva e si moriva, la libertà, a quel punto non avrà ragione di esistere.

    Largo dunque al falso buonismo, all'integrazione oltre ogni immaginazione, allanegazione dei diritti di un popolo, per compiere il grande salto? Forse, siamo ancora in tempo, forse, aprendo gli occhi, capiremo che l'ISIS e ciò che comporta, richiede una battaglia diversa, estrema, dura, per essere baluardo di libertà e voglia di sopravvivere. 


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    00 18/04/2016 16:59

    Se Gesù è davvero morto in croce,
    il Corano dice il falso (e l’Islam vacilla)

    CoranoDa un punto di vista prettamente storico-letterario, a partire dal 1700 il cristianesimo e le fonti cristiane, in particolare Bibbia e Vangeli, sono stati oggetto di un intenso studio da parte di ricercatori che si sono proposti di capire cosa ci fosse di effettivamente vero in queste fonti.

    I principi via via elaborati sono noti come metodo storico-critico, e sono fruttuosamente applicati anche in campo non biblico (p.es. lo studio di Iliade, Odissea, altri testi dell’età classica). Oggi qualunque storico e letterato sa per esempio che, di fronte a un testo di manoscritto più antico e a un testo diverso di un manoscritto più recente, va preferito il più antico, più vicino alla fonte e meno soggetto ad alterazioni. Quanto al cristianesimo, il risultato complessivo è stato quello di una conferma della storicità sotto molti aspetti, come rimarca più volte Vittorio Messori nel suo celebre Ipotesi su Gesù, e altre convinzioni (non dogmi) sono state tranquillamente corrette o abbandonate senza conseguenze sulla fede e sul credo: p.es. il Pentateuco non è stato scritto da Mosè, alcune lettere del Nuovo Testamento non sono state scritte direttamente dagli apostoli, e via dicendo.

    In definitiva, oggi nessun cristiano si turba nel sapere che la Bibbia è sì parola di Dio, ma scritta per mano di uomini. E questo profondo e proficuo lavoro intellettuale ha complessivamente contribuito a “rendere ragione della speranza” (1Pt 3,15), permettendo di coniugare fede e ragione, “le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità” (incipit della Fides et ratio, 1998). Non sembra essere ancora venuto il momento di una fruttuosa applicazione del metodo storico critico all’interno dell’Islam, per quanto ovviamente possa annoverare persone devote, buone e oneste e studiosi preparati e competenti. E un punto di riflessione prioritario, come suggerisce lo studioso cristiano Michael Licona in un contributo del 2010, riguarda la morte di Gesù.

    Gesù è morto. Su questa palese ovvietà sono concordi tutti i libri di testo, le enciclopedie, gli studiosi. Questo sulla base delle fonti storiche coeve, in particolare i vangeli canonici e le lettere paoline, e sugli echi che ci sono pervenuti da altri scrittori dell’epoca (Giuseppe Flavio, Tacito, Luciano, Mara bar Serapion). Oltre al criterio di antichità, a conferma della morte di Gesù gioca il criterio di imbarazzo: mai al mondo gli evangelisti gli avrebbero attribuito una morte così umiliante e infame, e non a caso occorre aspettare l’inizio del V secolo per vedere una raffigurazione cristiana di Gesù in croce, nel portone della basilica di santa Sabina a Roma. Il problema è che la morte di Gesù non è riconosciuta dal Corano e dalla tradizione islamica. Secondo questa rivelazione, Gesù era un profeta di Dio (Corano 2,87.136.253; 3,45; 4,171; 5,75; 57,27; 61,6) e come tale non poteva fare una fine del genere: “Non l’hanno né ucciso, né crocifisso, ma così parve loro” (Corano 4,157). Chi effettivamente sarebbe stato crocifisso al posto di Gesù, il Corano non lo dice. Una risposta esplicita si trova nel Vangelo di Barnaba, apocrifo medievale di origine islamica: fu crocifisso Giuda Iscariota, miracolosamente reso simile a Gesù e crocifisso al suo posto.

    Ora, nessuno storico o studioso razionalmente motivato penserebbe di poter correggere dei resoconti coevi (i vangeli) sulla base di un testo successivo di 6 secoli (il Corano) o di 13 secoli (il Vangelo di Barnaba). Ma è proprio questa l’enorme potenziale sfida che si trovano davanti i musulmani che cercano di valorizzare la ragione nel definire o ridefinire le proprie credenze. Una sfida resa estremamente ardua da due convinzioni proprie dell’Islam. La prima è la nuzul (“discesa”), concetto per il quale il Corano non è solo ispirato, ma è disceso direttamente da Dio, parola per parola, lettera per lettera, dunque assolutamente esente da qualunque errore e per il quale non sono possibili interpretazioni diverse dal testo espressamente contenuto. La seconda convinzione è la tahrif (“distorsione”) per la quale il vangelo (Ingil) sarebbe stato manomesso dai cristiani (“c’è un gruppo dei loro che ha ascoltato la Parola di Allah per poi corromperla scientemente, dopo averla compresa”, Corano 2,75). Convinzione che è in contrasto con la paleografia, dato che nessuno delle migliaia di manoscritti del Nuovo Testamento che ci sono pervenuti mostra sostanziali e significative divergenze di contenuto.

    Va precisato che una risposta sensata e razionale alla domanda se Gesù è morto o no, non è una questione oziosa, banale e inutile. Come conclude il prof. Licona: “Se Gesù non è morto in una croce nel primo secolo, il Cristianesimo è falso e l’Islam ha una possibilità di essere corretto”, ma se Gesù è morto in croce, “questo è devastante per la convinzione dell’Islam di essere la vera religione di Dio, poiché il Corano sbaglia. E poiché l’ispirazione divina del Corano è quella della dettatura, se il Corano sbaglia non è divinamente ispirato, e il fondamento dell’Islam vacilla”.


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    00 22/07/2016 12:44
    ISLAM IN GUERRA DA 14 SECOLI

    L’ideologia è il meccanismo capace di tirar fuori la parte più oscura della nostra natura legittimandola come buona. L’ideologia abbatte le civiltà e porta fame e miseria ai popoli, a cui impone il dominio dei tiranni.

    Oggi si comincia a capire che quella jihadista è un’ideologia. Essa – ha scritto Le Monde – “chiama alla lotta contro gli infedeli, gli ebrei e i crociati, gli Occidentali: un discorso totalitario che predica la guerra con tutti i mezzi contro i miscredenti e altri non credenti”.


    Ma è un’ideologia molto antica. Erroneamente si crede che nasca in odio al moderno Occidente. In realtà è stata da sempre (ed è) in guerra con tutte le culture, tutte le civiltà e le religioni diverse da sé. Ed è in guerra perfino nel suo stesso seno (per esempio fra sciiti e sunniti).

    E’ un’ideologia del dominio. E i suoi devastanti effetti non sono stati inferiori a quelli dei totalitarismi del Novecento.

    Secondo i calcoli di Bill Warner – direttore del “Center for the Study of Political Islam” – la conquista musulmana del Medio Oriente, dell’Anatolia e del Nordafrica – che rappresentavano metà della cristianità antica – ha fatto almeno 50 milioni di vittime.

    La conquista islamica dell’Oriente – dove ha spazzato via l’antichissima civiltà persiana e zoroastriana – ha poi prodotto la morte di 10 milioni di buddisti la cui religione è stata estirpata dalla “via della seta” e dall’Afghanistan.

    L’attacco all’India ha distrutto metà di quella civiltà facendo circa 80 milioni di vittime. Mentre nell’Africa subsahariana le vittime cristiane e animiste del Jihad sarebbero circa 120 milioni.

    Guglielmo Piombini – al cui saggio pubblicato su “Il grande tradimento” devo la conoscenza di Warner – calcola:

    “Sommando tutte queste cifre si giunge alla conclusione che dal settimo secolo a oggi approssimativamente 270 milioni di ‘infedeli’ sono morti per la gloria politica dell’Islam, un numero di vittime che probabilmente supera quelle del comunismo”.

    Piombini conclude:

    “La Jihad rappresenta quindi, per durata e per conseguenze, una delle istituzioni più rilevanti della storia umana, che ha sconvolto la vita di centinaia di milioni di persone per quasi 1400 anni. Eppure, a livello storico, è quasi completamente ignorata”.

    In effetti sono rari coloro che hanno alzato i veli sulla storia vera e non hanno avuto vita facile nei salotti dell’intellighentsia occidentale. Per esempio Oriana Fallaci e Bat Ye’or.

    EURABIA

    Loro da tempo hanno lanciato l’allarme: l’Occidente, imbevuto di mentalità politically correct e di odio delle proprie radici (cristiane), è ipnotizzato dalle sirene del multiculturalismo e ignora completamente cosa storicamente è stato ed è l’Islam, cosicché l’Eurabia esiste già nella “sottomissione” della nostra cultura relativista.

    Del resto l’intellighentsia occidentale ha vissuto lo stesso abbaglio con il comunismo. Oggi i cantori del multiculturalismo esaltano la “magnifica” civiltà islamica con analoga ignoranza dei fatti. E le élite politiche continuano a sostenere che il problema sarebbe solo il terrorismo.

    Cosicché lasciamo che regimi come Arabia Saudita e Pakistan (o Iran) siano protagonisti riconosciuti e legittimati dei consessi internazionali e del “grande gioco”.

    Le caste occidentali non vedono il problema rappresentato dall’Islam, così come non colgono il pericolo del nostro nichilismo occidentale che è diventato anche un disastro demografico e ha prodotto un vuoto spirituale e – appunto – demografico che rischia di essere riempito in modo traumatico e devastante per la nostra civiltà.

    Sottovalutando la questione islamica e le conseguenze della “dittatura del relativismo”, poi, tali Caste agitano solo e sempre il fantasma del “populismo” come se fosse il pericolo e non piuttosto la reazione dei popoli al pericolo.

    Come se il problema fosse rappresentato dalla Brexit, dalle nazioni che difendono la loro identità e pretendono di decidere le loro sorti, sentendosi tradite e abbandonate dalle Caste che sono al potere.

    Luigi Amicone giustamente osserva: “La minaccia non è il populismo, ma il nichilismo occidentale (che fa guadagnare terreno a quello islamico)”.
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    00 02/08/2016 09:35
    Alcune sure del Corano che incitano all'odio e alla violenza verso i non credenti

    * Circa gli infedeli (coloro che non si sottomettono all'Islam), costoro sono «gli inveterati nemici» dei musulmani \[Sura 4:101\].
    I musulmani devono «arrestarli, assediarli e preparare imboscate in ogni dove» \[Sura 9:95\].
    I musulmani devono anche «circondarli e metterli a morte ovunque li troviate, uccideteli ogni dove li troviate, cercate i nemici dell'Islam senza sosta» \[Sura 4:90\].
    «Combatteteli finché l'Islam non regni sovrano» \[Sura 2:193\].
    «Tagliate loro le mani e la punta delle loro dita» \[Sura 8:12\]
    * Se un musulmano non si unisce alla guerra, Allah lo ucciderà \[Sura 9:93\].
    * I musulmani devono far guerra agli infedeli che vivono intorno a loro \[Sura 9:123\]
    * I musulmani devono essere «brutali con gli infedeli» \[Sura 48:29\]
    * Un musulmano può uccidere ogni persona che desidera se è per «giusta causa» \[Sura 6:152\]
    * Allah ama coloro che «combattono per la Sua causa» \[Sura 6:13\].
    Chiunque combatta contro Allah o rinunci all'Islam per abbracciare un'altra religione deve essere «messo a morte o crocifisso o mani e piedi siano amputati da parti opposte» \[Sura 5:34\]
    * «Chiunque abiuri la sua religione islamica, uccidetelo». \[Sahih Al-Bukhari 9:57\]
    * «Assassinate gli idolatri ogni dove li troviate, prendeteli prigionieri e assediateli e attendeteli in ogni imboscata» \[Sura 9:5\]
    * «Prendetelo (l'infedele n.d.t.) ed incatenatelo ed esponetelo al fuoco dell'inferno» \[Sura 69:30\]
    * «Instillerò il terrore nel cuore dei non credenti, colpite sopra il loro collo e tagliate loro la punta di tutte le dita» \[Sura 8:12\]
    * «Essi (gli infedeli ndr) devono essere uccisi o crocefissi e le loro mani ed i loro piedi tagliati dalla parte opposta» \[Sura 5:33\]

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    00 11/01/2017 21:39

    Terrorismo in Europa?
    La causa è la scristianizzazione

    Il 2/01/17 è apparso un editoriale interessante sull’attuale scontro tra Medioriente ed Europa. L’autore, il prof. Angelo Panebianco, ha espresso di fatto una sintonia con la lettura offerta su questo sito web nel novembre 2015, dopo l’attentato terroristico a Parigi. Qui sotto un estratto della sua riflessione.

     

    di Angelo Panebianco*
    *docente di Scienze politiche presso l’Università di Bologna

    da Il Corriere della Sera, 02/01/17

     

    Dopo ogni attentato dei jihadisti in Europa (forse accadrà anche ora, dopo la strage di Capodanno a Istanbul), riappare sempre la stessa divisione: fra quelli che dicono che «la religione non c’entra», sono solo gli «interessi» (materiali) a spiegare tutto, e quelli che sostengono che la religione sia la vera causa. Semplificare va bene, serve per capire situazioni complesse, ma se si semplifica troppo si finisce per non capire niente. Quando è in gioco la vita di tante persone non capire niente è pericoloso, sbagliare diagnosi è il modo più sicuro per restare indifesi. Perché, a dispetto di ogni evidenza, a dispetto dei Santi (è il caso di dirlo), tante persone negano che quella dichiarata, non solo contro altri musulmani ma anche contro gli occidentali, sia una guerra religiosamente motivata?

    Due sono le ragioni principali. La prima è che ammettere che l’Islam c’entri significa doversi porre — e porre anche ai musulmani (la maggioranza) che si tengono lontani dal jihad — domande scomode, fastidiose, sugli atteggiamenti del mondo islamico nei confronti della società aperta occidentale e sugli aspetti della loro tradizione che hanno generato la sfida jihadista. È più rassicurante prendere per buono quanto i rappresentanti delle comunità musulmane sostengono dopo ogni attentato, ossia che «l’Islam non c’entra», nulla ha a che spartire con quei quattro (solo quattro?) esaltati. Per esempio, si definisce «folle» l’attentato. Ma non c’è niente di folle: l’attentatore è un soldato, combatte una guerra dichiarata da qualche organizzazione (ieri Al Qaeda, oggi l’Isis, domani un’altra). Quel soldato è la versione contemporanea dei combattenti per la causa islamica dell’età medievale e della prima età moderna.

    La seconda ragione per la quale in tanti rifiutano di riconoscere il carattere religioso della guerra dichiarata dall’islamismo radicale è forse più importante. Ed è anche il motivo per il quale i capi jihadisti, come risulta dalle loro dichiarazioni, pensano che l’Europa sia il ventre molle dell’Occidente, un insieme di Paesi che — non importa quanti anni o decenni di lotta saranno necessari per raggiungere lo scopo — dovrà prima o poi arrendersi, sottomettersi. La ragione ha a che fare con la scristianizzazione. Fra tutte le aree del mondo l’Europa è quella in cui il processo di secolarizzazione (la scomparsa del sacro dalla vita individuale e collettiva) ha raggiunto i massimi livelli: nella sua parte protestante come in quella cattolica (e il fatto non è contraddetto dalla popolarità di cui gode anche fra i non credenti, anche fra tanti atei dichiarati, l’attuale Pontefice).

    Contrariamente a quanto immaginavano gli illuministi (quelli francesi, non quelli anglosassoni), la scristianizzazione non ha eliminato la «superstizione», non ha reso gli europei «più razionali». Ha invece aperto la strada a varie forme di regressione culturale. Per citare solo la più impressionante: sono ormai legioni coloro che pensano seriamente che non ci siano differenze fra uomini e animali (domestici e non). È arduo, per una società siffatta, accettare l’idea che ci sia gente disposta a uccidere e a farsi uccidere in nome di un credo religioso. La secolarizzazione/scristianizzazione porta con sé l’impossibilità di capire un fenomeno del genere.


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    00 25/03/2017 16:34

    Le grandi differenze tra velo cristiano e islamico



    sottomissione donnaHa suscitato consensi e polemiche la scelta del presidente dell’Unione comunità islamiche, Izzedin Elzir, di protestare contro il divieto francese al burkini pubblicando una foto con delle suore cattoliche, in tonaca e velo. Come a dire: loro sì e noi no?


    Tema tornato d’attualità dopo l’odierno intervento di Dacia Maraini che, a proposito del burka e del hijab (il velo), commenta: «Quella copertura, anche solo della testa, ha un valore emblematico di negazione e censura. Solo di fronte al marito, ovvero il proprietario di quel corpo, la donna può mostrarsi in tutta la sua completezza»«Sia chiaro», ha aggiunto, «non ho niente contro il velo e chi lo porta, ma non diciamo che si tratta di una libera scelta e che esprime l’autonomia delle donne. Il velo è un segno di sottomissione, che lo si scelga o meno. Anche le suore lo usano, mi si dice, ma appunto, anche in quel caso si tratta di dichiarare l’appartenenza a un ordine religioso».


    Non si capisce bene cosa intenda la storica femminista, in ogni caso sarebbe bene chiarire che è un errore paragonare, oggi, il velo cristiano e quello islamico. Per due motivi, sopratutto.


    1) Il primo dato è che le suore cristiane aderiscono liberamente ad un ordine religioso che, a volte, tra le altre regole, prevede il coprimento anche del capo. Sono libere, dopo una scelta cosciente e ponderata, di intraprendere questa strada ma anche di abbandonare l’ordine e/o il convento e, se vogliono, sposarsi. Le donne islamiche, al contrario, non appartengono a nessun ordine religioso e non hanno nessuna vera scelta alternativa. E’ sbagliato confondere l’appartenenza ad un ordine religioso con l’appartenenza ad una fede religiosa.


    2) L’altra grande differenza è nel significato del velo. Quello delle donne islamiche -così come è concepito oggi- è sottomissione all’uomo, al marito-padrone. Al contrario, come ha spiegato la benedettina Anna Maria Canopi, fondatrice dell’abbazia Mater Ecclesiae nell’isola di San Giulio (Novara), nel monachesimo cristiano indossare il velo simboleggia il «sottrarsi allo sguardo» degli uomini, «per essere sempre sotto lo sguardo di Dio e a lui solo piacere per la purezza e l’intensità dell’amore». Questo, ha spiegato madre Canopi, «non ha nulla di opprimente». Inoltre, il velo, «aiuta la monaca a tenere lo sguardo del cuore più direttamente rivolto a Dio, nella contemplazione del suo volto sempre desiderato e cercato».


    In ambito cristiano, dunque, è la donna stessa che sceglie liberamente di intraprendere una vita di dedizione totale a Dio, simboleggiata anche dall’abito stesso previsto dall’ordine religioso a cui chiede di aderire. Non si può confondere questa libera (e liberante!) scelta vocazionale di alcune donne cristiane con un atto di sottomissione all’uomo, come invece avviene per tutte le donne nel mondo islamico.



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    00 02/04/2017 23:26

    L’intellettuale islamico che vede in Gesù Cristo
    il faro dell’umanità

    importanza cristo religioniDa alcuni mesi seguiamo le interessanti pubblicazioni di Mustafa Akyol, intellettuale turco di fede islamica ed editorialista del New York Times. In particolare da quando, nel dicembre scorso, ha invitato i musulmani a festeggiare la nascita di Cristo«Anche se questa non è una festa musulmana, non abbiamo bisogno di opporci al Natale. La nascita miracolosa di Gesù – il profeta, il Messia, la “Parola” di Dio – non ci deve offendere. Il 25 dicembre i musulmani dovrebbero dire ai loro vicini cristiani “la pace sia con voi”, senza esitare ad aggiungere: “Buon Natale!”».

    In un recente articolo, Akyol ha sorprendentemente indicato nella figura del Cristo un valido maestro anche per il mondo islamico, la cui sequela potrebbe fare soltanto bene all’Islam in forte crisi d’identità a causa del germe fondamentalista che lo sta dilaniando. «Gesù ha affermato di essere il Salvatore -il Messia- che il suo popolo attendeva», ha scritto l’intellettuale islamico. «Ma a differenza di altri pretendenti messia del suo tempo, non ha scatenato una ribellione armata contro Roma. Ha posto la sua attenzione sul ravvivare la fede e riformare la religione del suo popolo. In particolare, ha invitato i suoi correligionari a concentrarsi sui principi morali della loro religione, piuttosto che ossessionarsi con i più piccoli dettagli della legge religiosa. Ha mostrato che sacrificare lo spirito della religione per il letteralismo porta ad orrori, ha anche insegnato che dedicarsi eccessivamente alle espressioni esteriori di pietà può coltivare una cultura dell’ipocrisia, come accade in alcune comunità musulmane oggi».

    I cristiani lo sanno bene, ha proseguito Akyol, mentre «i musulmani hanno bisogno di prenderne atto. Perché loro stanno attraversando una crisi molto simile a quella a cui si rivolgeva Gesù: pur essendo pressati da una civiltà straniera, sono anche turbati dai propri fanatici che vogliono imporre una la Sharia e lottano per un governo teocratico. I musulmani hanno bisogno di una terza strada, che li renda fedeli alla loro fede ma anche liberi dai pesi della tradizione passata e dall’attuale contesto politico. Sarebbe una novità assoluta per i musulmani imparare da Gesù? In una certa misura, sì. Mentre i musulmani provano rispetto e amore per Gesù – e per sua madre immacolata, Maria – perché il Corano li loda profondamente, la maggior parte non ha mai pensato alla missione storica di Gesù, all’essenza del suo insegnamento e come esso possa riguardare la propria realtà».

    A proposito della Sharia, l’intellettuale turco ha indicato la rivoluzione “liberale” di Gesù Cristo, quando ha detto: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!”«Allo stesso modo noi musulmani dovremmo ragionare così: “La Shariah è fatta per l’uomo, non l’uomo per la Shariah”. Oppure, come Gesù, possiamo suggerire anche che il Regno di Dio – detto anche “Califfato” – sarà stabilito non all’interno di un sistema politico terreno, ma nei nostri cuori e nelle menti. Se Gesù è “un profeta dell’Islam”, come noi musulmani diciamo spesso con orgoglio, allora dovremmo pensare a queste domande. Perché Gesù ha affrontato i problemi stessi che ci perseguitano oggi e ha stabilito una saggezza profetica perfettamente adatta per i nostri tempi».

    Nel paragrafo finale del suo libro intitolato The Islamic Jesus: How the King of the Jews Became a Prophet of the Muslims (St. Martin’s Press 2017), Mustafa Akyol ha scritto«Viviamo un disaccordo con ebrei e cristiani, ma abbiamo anche tanto in comune. Con gli ebrei concordiamo molto su Dio. Con i cristiani proclamiamo invece che Gesù è nato da una vergine, che egli era il Messia, e che Egli è la Parola di Dio. Certamente noi non adoriamo Gesù come i cristiani fanno. Eppure, lo possiamo seguire. Infatti, dato il nostro cupo malessere e la sua splendente saggezza splendente, dobbiamo seguirlo».

    Non può non stupire questa enorme capacità di apertura da parte di un intellettuale islamico, augurandoci che per il bene dell’Occidente sia capace di influenzare il mondo musulmano a cui si rivolge. In secondo luogo, è stupefacente quanto avesse ragione il celebre filosofo francese Jean Guitton ad indicare Gesù Cristo come «il fulcro della storia, attorno al quale gira tutto il resto» (J. Guitton, Jesucristo. Meditaciones, Barcellona 2005, p.256). In soli 3 anni di vita pubblica è diventato pietra angolare di ogni esistenza umana, capace di illuminare la vita di ogni cristiano e venire indicato come modello anche da appartenenti di altre religioni, dai musulmani al Mahatma Gandhi che più volte ammise la sua riconoscenza verso il Nazareno. Un riferimento anche per i non credenti, come lo studioso B.D. Ehrman, che lo considera a sua volta «il personaggio più importante della storia, se lo consideriamo da una prospettiva storica, sociale e culturale senza tenere conto del peso religioso» (B.D. Ehrman, Did Jesus Exist?, HarperCollins 2012, p.96).

     


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    00 09/03/2021 12:05
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    Anche l’Islam é in attesa del ritorno del “messia Gesù”



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    Anche l’Islam, come il Cristianesimo, attende il ritorno di Gesù alla Fine dei Tempi. Assunto in cielo da Allah, il “figlio di Maria” é destinato, secondo l’Islam, a ritornare nei Tempi Ultimi. Con un compito speciale: annientare al-masih al-dajjal, l’anticristo.


    Dal saggio: G.Marletta-M.Polia, Apocalissi. La fine dei tempi nelle religioni, SugarCo.


    “La figura del profeta Isà ibn Maryam -Gesù figlio di Maria[1]– è assolutamente fondamentale in ambito islamico. Certo, nella sua prospettiva di un monoteismo monolitico e assoluto, l’Islam non può che rifiutare l’assunto cristiano che vede in Gesù “il figlio di Dio” e la manifestazione di Dio stesso: questo non toglie però che, anche in ambito mussulmano, la figura di Gesù goda di un ruolo per certi versi sorprendente.


    Fra tutte le figure profetiche venerate dall’Islam, infatti, quella di Gesù può vantare delle caratteristiche che la rendono davvero unica, dei veri e propri “privilegi” la cui solidità teologica affonda le radici nello stesso Corano e negli hadith più antichi e venerati. Tra queste caratteristiche uniche, le più importanti sono sicuramente: la sua nascita verginale da Maria, affermata senza esitazione dal Corano[2]; l’essere definito, sempre dal Corano, «Sua (di Dio, n.d.a.) parola, che Egli pose in Maria, uno spirito proveniente da Lui»[3]; la sua capacità di fare miracoli, pur se «col permesso di Dio»[4]; il privilegio, unico fra tutti i discendenti di Adamo e condiviso solo con la madre Maria, di non essere stato “toccato da Satana” al momento della nascita[5].


    Un’altra prerogativa di Gesù, secondo il Corano, è quella di essere stato “assunto in cielo” per volontà di Dio con il suo stesso corpo[6]; questo privilegio, d’altronde, si collega direttamente all’idea, propria alla tradizione islamica, che Gesù non sia mai veramente morto ma sia stato salvato in estremis da Dio e condotto in cielo da dove, alla fine dei tempi, sarà destinato a far ritorno. Questa idea nasce dall’interpretazione di un passo piuttosto misterioso del Corano, in cui si afferma:


    «non lo uccisero né lo crocefissero, ma così parve a loro»[7].


    Il passo in questione è stato variamente interpretato come la dimostrazione che Gesù non fu ucciso sulla croce ma che fu “sostituito” da un’immagine illusoria creata da Dio per ingannare i carnefici o, addirittura, da una persona a lui somigliante[8]. L’Islam, dunque, pur affermando “l’assunzione al cielo” di Gesù, non crede nella sua resurrezione, semplicemente perché non crede nella sua morte.


    A dispetto di tutti questi privilegi, tuttavia, l’Islam popolare nella sua evoluzione storica non ha mai coltivato un’eccessiva devozione verso la figura di Gesù, a cui ha preferito, oltre naturalmente a Muhammad, altre figure profetiche come Mosé. E’ solo nell’ambito mistico delle confraternite Sufi che la figura di Gesù conserva tutta la sua importanza e preminenza, fino ad essere considerato come il “Sigillo della Santità” (Khatim al-Walaya[9]) affiancato a quel Muhammad che è “Sigillo dei Profeti” (Khatim al-Nabiyyn).


    La preminenza di Gesù si evidenzia, tuttavia, soprattutto in ambito apocalittico, dove la figura del “figlio di Maria” assurge definitivamente al ruolo primario di protagonista dei Tempi Ultimi. Gesù, infatti, è stato portato in cielo “presso Dio” solo in previsione dello scontro finale che caratterizzerà i Tempi Ultimi e di cui lui sarà protagonista. Gli hadith si dilungano molto su questo evento futuro; Gesù scenderà in terra per soccorrere gli ultimi credenti nello scontro contro il Dajjal e le sue forze infernali:


    «E mentre egli (il Dajjal, n.d.a.) sarà occupato da queste cose, Dio invierà il Messia figlio di Maria, che discenderà presso il bianco minareto orientale di Damasco (…) e non è permesso a nessun miscredente di sentire il profumo della sua bocca senza morire. Quindi lo cercherà, finché lo raggiungerà alla porta di Ludd»[10].


    Lì, alla Porta di Ludd, che si apre a nord-ovest nelle mura della santa Gerusalemme, avverrà l’ultimo atto dello scontro finale:


    «E visto Gesù, il nemico di Dio si scioglierà come il sale si scioglie nell’acqua»[11].


    Il destino del male è infatti segnato da una fine; ma interessante è anche l’accenno alla Porta di Ludd a Gerusalemme, che lascia intendere come anche la tradizione islamica, al pari di quella cristiana, veda nella terra santa di Palestina lo scenario inevitabile dello scontro finale che caratterizzerà i Tempi Ultimi”.



     


    [1] Il matronimico “figlio di Maria”, assolutamente inedito nel Corano, è probabilmente utilizzato per mettere in maggiore evidenza la nascita verginale di Gesù, che non è concepito attraverso l’intervento di un padre umano.

    [2] Corano XXI, 91; LXVI, 12.

    [3] Corano IV, 171

    [4] Corano III, 49.

    [5] «Satana tocca ogni figlio di Adamo il giorno in cui la madre lo partorisce, tranne che nel caso di Maria e di suo figlio» (Bukhari, 60, 54).

    [6] «Dio lo ha elevato fino a se» (Corano IV, 158)

    [7] Corano IV, 157

    [8] Secondo le leggende più popolari, Gesù sarebbe stato sostituito sulla croce da Simone di Cirene o –versione più diffusa- da Giuda Iscariota, che avrebbe così pagato il fio del suo tradimento.

    [9] Letteralmente, il “Sigillo della Vicinanza” (Walaya) o della “Prossimità” a Dio.

    [10] Muslim, Fitan, 116

    [11] Muslim, 60, 9

    fonte
    https://www.gianlucamarletta.it/wordpress/2012/09/ritornodiisa/


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    00 26/01/2023 15:35
    Dialogo con un musulmano
    musulmano:
    Obbedisci e prega solo Allah, l'Uno, non hai dio all'infuori di Allah.Gesù è nato senza padre. Anche Adam è nato senza padre. Lo chiami anche tu figlio di Dio? Gesù stava resuscitando i morti, aprendo gli occhi dei ciechi dalla nascita, e si ravvivò quando soffiò il fango a forma di uccello. Nemmeno Abrahamo accese il fuoco, e quando Mosè gettò il suo bastone, si trasformò in un serpente, e quando colpì il mare, il mare si spaccò. Li chiami anche tu figlio di Dio? Questi sono i miracoli dati ai profeti di Dio per provare la loro profezia. Come noi, Gesù mangiava e beveva acqua. Come può essere figlio di Dio uno che mangia e beve come noi? Com'è possibile che la dolorosa morte di una persona sulla croce espia i peccati degli altri. Ha senso? Dio non muore e non può essere ucciso. Come Abramo e Mosè, Gesù era un profeta di Dio. Anche noi amiamo Gesù. Gesù è un grande profeta. Non distinguiamo tra profeti. Il Corano, che fu dato all'ultimo profeta di Dio, Maometto 1500 anni fa, è pieno di fatti scientifici come l'espansione dell'universo, il movimento delle montagne e lo sviluppo del bambino nel grembo materno, che le persone hanno appena scoperto. Se vuoi conoscere i fatti della vita, devi leggere il Corano e conoscere il profeta Maometto


    Cristiano:
    Ho letto il corano e purtroppo contiene tanti insegnamenti contrari a quanto trasmesso nei Vangeli, scritti da quelli che facevano parte della cerchia di Gesù ai quali Egli aveva dato incarico di portare il suo messaggio a tutte le genti. Oltre ai miracoli che fece Egli stesso per accreditare la sua missione sulla terra, Gesù dopo la sua morte in croce, ed essere stato sepolto dai suoi discepoli, ha risuscitato se stesso al terzo giorno, dando prova di essere sopra ogni altro profeta, e che la sua Parola era vera. Inoltre ha dato potere ai suoi apostoli di fare anch'essi tanti segni prodigi liberazioni e resurrezioni, fino ai nostri giorni per mezzo dei suoi apostoli e seguaci. Io personalmente e per tali ed altri motivi, credo fermamente nel Vangelo, per cui ogni altro sedicente profeta che predichi un vangelo diverso, è da ritenere fuorviante. Rispetto tutti i credenti e non nutro astio contro nessuno, ma mi preme avvisare che stanno seguendo un messaggio sbagliato, anche se fosse stato ispirato da un "angelo di luce." che si è fatto credere un angelo di Dio, senza esserlo veramente.--- Gesù ha confermato in varie occasioni di essere il figlio di Dio, e il Padre stesso, durante il suo battesimo, lo ha confermato dicendo dal cielo: Questi è il mio Figlio diletto, ascoltatelo.--- La Sua missione era quella di annunciare la buona notizia che è venuto per offrire la propria vita come prezzo di riscatto per i nostri peccati. Nessun altro ha potuto fare questo perchè nessun altro è privo di peccato, se non Lui solo, essendo appunto di natura divina.