00 12/01/2011 22:32
Teresa d'Avila, rivolgendosi alle sue consorelle, e con la profonda conoscenza delle cose umane e divine, nel Cammino di perfezione (Valladolid: 17, 2-7) scriveva:

 

«[...] è molto importante rendersi conto che Dio non conduce tutti per la stessa strada; infatti può accadere che colui che si crede più indietro sia invece più avanti agli occhi del Signore. Pertanto, non perché tutte in questa casa pratichino l'orazione devono essere tutte contemplative. È impossibile, e sarebbe triste per quella che non lo è, non capire questa verità, che cioè la contemplazione è solo un dono di Dio, e poiché non è necessaria alla nostra salvezza né la si esige da noi, non tema di esserne mai richiesta; per questo non cesserà di essere perfetta in sommo grado [...]. Anzi, può essere che abbia molto maggior merito, perché il lavoro è tutto a sue spese e il Signore la tratta come un'anima forte e le tiene riservate tutte insieme le gioie di cui non gode quaggiù. Non si perda quindi d'animo per questo né tralasci di attendere all'orazione né di fare quello che fanne tutte, perché a volte il Signore viene assai tardi, ma dà generosamente e in un solo momento quanto in molti anni ha dato agli altri a poco a poco. [...] Santa Marta era una gran santa, benché non si dica che fosse contemplativa; allora, che volete di più che arrivare ad essere come questa donna felice, la quale meritò di ospitare tante volte nella sua casa Cristo nostro Signore e dargli da mangiare e servirlo e mangiare anche lei alla sua mensa? [Lc 10,38-42] Se voi rimaneste assorte come la Maddalena non ci sarebbe nessuno che desse da mangiare all'Ospite divino. [...] La vera umiltà consiste specialmente nell'essere disposti, senza alcuna eccezione, a uniformarsi al volere del Signore [...]. E se la contemplazione, l'orazione mentale e vocale, la cura degli infermi, i vari servizi domestici e il lavoro - anche il più umile -, se tutto ciò equivale a servire l'Ospite divino che viene a dimorare, a mangiare e a ricrearsi con noi, che cosa ci importa di attendere ad uno più che ad un altro ufficio?»