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IMPORTANZA DELLA PATRISTICA

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    Coordin.
    00 02/03/2010 19:17
    I cosiddetti "padri" della Chiesa, sono tali nel senso relativo del termine, in quanto solo Dio è Padre in senso assoluto.
    Il termine viene utilizzato già da s.Paolo, in senso spirituale quando scrive:
    1Cor 4,15 Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo.
    E indirettamente si ricava da Pietro che anch'egli si ritiene padre spirituale quando scrive: 1 Pietro 5,13 ... vi saluta anche Marco, figlio mio.

     Essi quindi, sono i PADRI SPIRITUALI, e i capostipiti, di una serie di altri cristiani, e si sono distinti per la loro vita e le opere scritte che ci hanno lasciato.
    La loro testimonianza scritta, è di importanza fondamentale perchè ci permette di conoscere la prassi delle prime comunità cristiane, come vivevano, quali Scritture consideravano sacre ed ispirate e come le interpretavano. E costituiscono quindi quegli anelli di continuità tra i primi apostoli e i cristiani delle epoche successive che altrimenti perderebbero il riferimento necessario per verificare la rispondenza tra le loro concezioni e quelle trasmesse senza interruzione attraverso l'eredità spirituale ricevuta.
    Tutto questo è appunto la trasmissione del deposito della Fede, ovvero per dirla con un solo termine, la cosiddetta "Tradizione", che è quella che parte dagli apostoli di Cristo per arrivare a noi.

    [Modificato da Coordin. 27/04/2012 09:21]
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    Coordin.
    00 02/03/2010 19:21

    Perché studiare i padri?

    Perchè essi sono:

    - testimoni privilegiati della Tradizione: hanno insegnato alla chiesa ciò che hanno imparato nella chiesa.

    "Essi sono più vicini alla freschezza delle origini; alcuni di loro sono stati testimoni della Tradizione apostolica, fonte da cui la Tradizione stessa trae origine; specialmente quelli dei primi secoli possono considerarsi autori ed esponenti di una tradizione 'costitutiva', della quale nei tempi posteriori si avrà la conservazione e la continua esplicazione." (n.19)

    " La Tradizione di cui i padri sono testimoni, è una Tradizione viva, che dimostra l'unità nella varietà e la continuità nel progresso. Ciò si vede nella pluralità delle famiglie liturgiche, di tradizioni spirituali, disciplinari ed esegetico-teologiche esistenti nei primi secoli (ad es. Le scuole di Alessandria e di Antiochia); tradizioni diverse ma unite e radicate nel fermo e immutabile fondamento comune della fede. (n.21)

    La Tradizione, dunque qual è stata conosciuta e vissuta dai padri non è come un masso monolitico, immobile e sclerotizzato, ma come un organismo pluriforme e pulsante di vita. E' una prassi di vita e di dottrina che conosce, da una parte, anche incertezze, tensioni, ricerche fatte a tentoni, e dall'altra decisioni tempestive e coraggiose, rivelatesi di grande originalità e di importanza decisiva. Seguire la Tradizione viva dei padri non significa aggrapparsi al passato come tale, ma aderire con senso di sicurezza e libertà di slancio alla linea della fede mantenendo un orientamento costante verso il fondamento: ciò che è essenziale, ciò che dura e non cambia. Si tratta di una fedeltà assoluta, in tanti casi portata e provata usque ad sanguinis effusionem, verso il dogma e quei principi morali e disciplinari che dimostrano la loro funzione insostituibile e la loro fecondità proprio nei momenti in cui si stanno facendo strada cose nuove." (n.22)

    - i padri sono testimoni di un metodo teologico luminoso e sicuro:

    "Il delicato processo di innesto del cristianesimo nel mondo della cultura antica, e la necessità di definire i contenuti del mistero cristiano nei confronti della cultura pagana e delle eresie, stimolarono i padri ad approfondire e ad illustrare razionalmente la fede con l'aiuto delle categorie di pensiero meglio elaborate nelle filosofie del loro tempo, specialmente nella raffinata filosofia ellenistica. Uno dei loro compiti storici più importanti fu di dare vita alla scienza teologica, e di stabilire al suo servizio alcune coordinate norme di procedimento rivelatesi valevoli e fruttuose anche per i secoli futuri..." (n.25)

    Il metodo teologico dei padri è fondato su:

    a) il ricorso continuo alla Scrittura e il senso della Tradizione

    * ricorso alla Scrittura

    * ascolto della Scrittura in medio Ecclesiae

    * fedeltà alla Tradizione

    "La teologia è nata dall'attività esegetica dei padri, in medio Ecclesiae, e specialmente nelle assemblee liturgiche, a contatto con le necessità spirituali del popolo di Dio. Quella esegesi, nella quale la vita spirituale si fonde con la riflessione razionale teologica, mira sempre all'essenziale pur nella fedeltà a tutto il sacro deposito della fede. Essa è incentrata interamente nel mistero di Cristo, al quale riporta tutte le verità particolari in una mirabile sintesi. Anziché disperdersi in numrose problematiche marginali, i padri cercano di abbracciare la totalità del mistero cristiano, seguendo il movimento fondamentale della rivelazione e dell'economia della salvezza, che va da Dio, attraverso il Cristo, alla chiesa, sacramento dell'unione con Dio e dispensatrice della grazia divina, per ritornare a Dio" (n.27)

     

    b) la consapevolezza dell'originalità cristiana pur nel riconoscimento delle verità contenute nella cultura pagana:

    * opera di incontro tra originalità cristiana e culture (inculturazione cristiana): approfondimento continuo del contenuto della Rivelazione.

    "(I padri) sono diventati l'esempio di un incontro fecondo tra fede e cultura, tra fede e ragione, rimanendo una guida per la chiesa di tutti i tempi, impegnata a predicare il vangelo a uomini di culture tanto diverse e ad operare in mezzo ad esse. Come si vede, grazie a tali atteggiamenti dei padri, la chiesa si rivela sin dai suoi inizi 'per sua natura missionaria', anche a livello del pensiero e della cultura, e perciò il concilio Vaticano II prescrive che 'tale adattamento della predicazione della parola rivelata deve rimanere legge di ogni evangelizzazione'." (n.32)

    c) la difesa della fede come bene supremo e l'approfondimento continuo del contenuto della rivelazione

    * difesa della fede (apologia/difesa dagli eretici) ma anche ripensamento della fede nel contesto culturale greco romano = progresso dogmatico

    "All'interno della chiesa, l'incontro della ragione con la fede ha dato occasione a molte e lunghe controversie che hanno interessato i grandi temi del dogma trinitario, cristologico, antropologico, escatologico. In tali occasioni i padri, nel difendere le verità che toccano la stessa essenza della fede, furono gli autori di un grande avanzamento nell'intelligenza dei contenuti dogmatici, rendendo un valido servizio al progresso della teologia".(n.33)

    "Il progresso dogmatico, che è stato realizzato dai padri non come progetto astratto puramente intellettuale, ma il più delle volte nelle omelie, in mezzo alle attività liturgiche e pastorali, costituisce un ottimo esempio di rinnovamento nella continuità della Tradizione. (n.35)

    d) il senso del mistero e l'esperienza del divino

    - umiltà di fronte al mistero di Dio 'inenarrabile'; 'non solum discens sed patiens divina'.

    - unione delle due dimensione della conoscenza e dell'amore: intellectum valde ama (Aug., ep. 120,3,13)

    "Nei loro atteggiamenti di teologi e di pastori si manifestava in grado altissimo il senso profondo del mistero e l'esperienza del divino, che li proteggeva contro le tentazioni sia del razionalismo troppo spinto sia di un fideismo piatto e rassegnato" (n.37)

    "Nel loro modo di esprimersi è spesso percepibile il saporoso accento dei mistici, che lascia trasparire una grande familiarità con Dio, un'esperienza vissuta del mistero di Cristo e della chiesa e un contatto costante con tutte le genuine fonti della vita teologale considerato da essi come situazione fondamentale della vita cristiana. Si può dire che nella linea dell'agostiniano 'intellectum valde ama' (Aug., ep 120,3,13) i padri certamente apprezzano l'utilità della speculazione, ma sanno che essa non basta. Nello stesso sforzo intellettuale per capire la propria fede, essi praticano l'amore, che rendendo amico il conscente al conosciuto (Clem. Al., Strom. 2,9), diventa per la sua stessa natura fonte di nuova intelligenza. Infatti 'nessun bene è perfettamente conosciuto se non è perfettamente amato'(Aug., De div quaest 83, q.35,2)." (n.40)

    - i padri sono testimoni di una ricchezza:

    * culturale: per la capacità di far incontrare vangelo e cultura

    * spirituale: per la novità e la radicalità di accoglienza gioiosa del vangelo nella vita

    "Molti dei padri erano dei 'convertiti': il senso della novità della vita cristiana si univa in essi alla certezza della fede. Da ciò si sprigionava nelle comunità cristiane del loro tempo una 'vitalità esplosiva', un fervore missionario, un clima di amore che ispirava le anime all'eroismo della vita quotidiana personale e sociale, specialmente con la pratica delle opere di misericordia, elemosina, cura degli infermi, delle vedove, degli orfani, stima della donna e di ogni persona umana, educazione dei figli, rispetto della vita nascente, fedeltà coniugale, rispetto e generosità nel trattamento degli schiavi, libertà e responsabilità di fronte ai poteri pubblici, difesa e sostegno dei poveri e degli oppressi, e con tutte le forme di testimonianza evangelica richieste dalle circostanze di luogo e di tempo, spinta talvolta fino al sacrificio supremo del martirio." (n.44)

     

     

    * apostolica: per le loro opere che sono nate in rapporto ai problemi pastorali del loro tempo

    "Un'altra ragione del fascino e dell'interesse delle opere dei padri è che esse sono nettamente pastorali: composte cioè per scopi di apostolato. I loro scritti sono o catechesi e omelie, o confutazioni di eresie, o risposte a consultazioni, o esortazioni spirituali o manuali destinati all'istruzione dei fedeli. Da ciò si vede come i padri si sentivano coinvolti nei problemi pastorali dei loro tempi..." (n.45)

    "Tutto nella loro azione pastorale e nel loro insegnamento è ricondotto alla carità e la carità a Cristo, via universale di salvezza. Essi tutto riferiscono a Cristo, ricapitolazione di tutte le cose (Ireneo), deificatore degli uomini (Atanasio), fondatore e re della città di Dio, che è la società degli eletti (Agostino). Nella loro prospettiva storica, teologica ed escatologica, la chiesa è il Christus totus, che 'corre e, correndo compie il suo pellegrinaggio, tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, dal tempo di Abele, il primo giusto ucciso dall'empio fratello, fino alla consumazione dei secoli' (Aug., de civ.Dei 18,51,2; cfr LG 2)" (n.46)

     

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    Credente
    00 28/06/2011 22:39

    PATROLOGIA e PATRISTICA

    Vocaboli di origine protestante. Nella teologia luterana del sec. XVII si cominciò a parlare di una "theologia patristica" nel senso di una collezione di testimoni dei Padri per i singoli dogmi. Questo concetto teologico del termine "patristica" si confuse con il concetto letterario di "patrologia", che come termine fu usato per la prima volta dal teologo luterano Johs Gerhardus (m. nel 1637) nella sua opera Patrologia, sive de primitivae Ecclesiae christianae Doctorum vita ac lucubrationibus opuspostumum (lena 1653).
    Ma se i due termini "patrologia" e "patristica" sono di origine protestante, i due concetti, quello teologico e l'altro letterario, per valutare gli scrittori ecclesiastici della Chiesa antica, si trovano già nella letteratura cattolica. Il concetto di "Padre" è di carattere dogmatico, avendo la sua base nella prova dogmatica della tradizione, mentre l'esigenza di considerare gli scrittori antichi sotto un aspetto letterario si manifesta già nel De viris illustribus di s. Girolamo.
    Partendo dal concetto dogmatico di "padre" la patristica (o patrologia) si avvicina, come disciplina teologica, alla dogmatica o alla storia dei dogmi; seguendo la strada iniziata da s. Girolamo si arriva alla "storia della letteratura cristiana antica", cioè a una disciplina particolare della storia della Chiesa. La scienza cattolica ha scelto e l'una e l'altra via.

    L'opera, già citata di s. Girolamo (ed. di C. A. Bernoulli; Friburgo in Br. 1895, di E. C. Richardson, Lipsia 1896; v.: H. Edmonds, 2a ed., in Altertum, Lipsia 1941, P. 348 sg.) resa pubblica nell'anno 392, è in fondo nient'altro che un catalogo, il quale non esclude né scrittori giudaici (Filone, Flavio Giuseppe e Giusto di Tiberiade), né autori scismatici ed eretici e annovera nel suo elenco letterario anche gli Evangelisti. L'operetta aveva scopo apologetico, perché voleva dimostrare contro Celso, Porfirio e l'imperatore Giuliano che nella Chiesa non erano mai mancati filosofi eloquenti e dottori. Nella forma Girolamo ha copiato Svetonio, nel contenuto dipende da Eusebio (Historia ecclesiastica e Chronicon), ma non mancano notizie che si basino su letture proprie. La critica di testi biblici è assai libera, il profilo dello stile caratteristico di singoli autori è superficiale (non paragonabile con la critica letteraria di Fozio; sull'opera di Girolamo, cf. C. A. Bernoulli, Der Schriftstellerkatalog des Hieronymus, Friburgo in Br. 1895; St. von Sychowski, Hieronymus als Literaturhistoriker, Munster 1894; A. Feder, Studien zum Schriftstellerkatalog des hl. Hieronymus, Friburgo 927; P. Courcelle, Les lettres grecques en Occident, Parigi 1943, P. 78 sg.).
    Verso il 480 il sacerdote semipelagiano Gennadio di Marsiglia scrisse una continuazione dell'opera di s. Girolamo; perciò la maggior parte dei manoscritti di Girolamo contiene anche la continuazione di Gennadio. L'opera di Gennadio è più accurata, più teologica di quella di Girolamo, ma rivela anche la sua posizione semipelagiana (13. Czapla, Gennadius als Literaturhistoriker, Munster 1898; F. Diekamp, Wann hat Gennadius seinen Schriftstellerkatalog verfasst, in Romische Quartalschr., 12 [1898], P. 411 sg.; A. Feder, Der Semipelagianismus im Schriftstellerkatalog des G., in Scholastik, 2 [1927], P. 481 sg.; id., Die Entstehung und Veróffentlichung des gennadianischen Schriftstellerkatalogs, ibid., 8 [1933], p. 27 sg.; id., Zusatze des Gennadian. Schriftstellerkatalogs, ibid., P. 380 sg.; P. Courcelle, Les lettres grecques en Occident, Parigi 1943, P. 221 sg.).
    Continuatori di s. Girolamo e Gennadio con particolari interessi per gli scrittori spagnoli furono Isidoro di Siviglia (tra il 615 e il 618: PL 83, 1081-1106) e il suo discepolo Ildefonso di Toledo (m. nel 667: PL 96, 195 sg.; cf. G. V. Dzialowski, Isidor und Ildefons als Literaturhistoriker, Munster 1898; F. Schutte, Studien úber den Schriftstellerkatalog des hl. Isidor, in M. Sdralek, Kirchengeschichtliche Abhandlungen, Breslavia 902, P. 75 sg.; M. Ihm, Beitráge zur alten Geschichte und griech.-rómischen Altertumskunde [Festschrift fur 0. Hirschfeld], Berlino 1903, P. 341 sg.; H. Koeppler, in Journal of theolog. studies, 38 [1936], p. 16 sg.).
    Mentre in Bisanzio Fozio riprese lo studio dei Padri insieme con quello degli autori antichi (il suo Myriobiblon = Biblioteca : PG 103-104), nell'Occidente la letteratura dei De viris illustribus fu di nuovo iniziata nel sec. XI da Sigeberto di Gembloux (m. nel 1112: PL 16o, 547 sg.), in Belgio da Onorio di Autun (ca. il 1122) nel suo De luminaribus Ecclesiae (PL 172, 197 sg.) e dal cosiddetto Anonymus Mellicensis (De scriptoribus ecclesiasticis: PL 213, 959 sg.) e nel sec. XV da Giovanni Tritemio.
    Tutti questi autori si basano per l'epoca patristica su s. Girolamo e Gennadio. Le loro opere sono importanti per la conoscenza degli scrittori della loro epoca; per la ricostruzione del testo di Girolamo e Gennadio questa tradizione indiretta è di scarso valore (v. A. Feder, Studien Zum Schriftstellerkatalog des hl. Hieronymus, Friburgo in Br. 1927, P. 90).
    La linea di questi "nomenclatores" (v. I. A. Fabricius, Bibliotheca ecclesiastica, Amburgo 1718) fu continuata con Giovanni Gerhardus, Giuseppe Húlsemann ecc. da parte dei luterani, e con s. Roberto Bellarmino nel suo Liber de scriptoribus ecclesiasticis (Roma 1613), edizione aumentata da F. Labbé (Parigi 1670) e da Casimiro Oudin (ivi 1682), da parte cattolica.
    Il primo grande tentativo di una trattazione critica dell'antica letteratura cristiana fu dato da Louis Ellies Du Pin (m. nel 1719) con la sua Nouvelle bibliothèque des auteurs ecclésiastiques, ecc. (Parigi 1686-1711) in 47 voll. (v. Reusch, Index der verbotenen Búcher, Il, i, p. 586). Il libro, che fu messo all'Indice, suscitò molte polemiche letterarie (M. Petit-Didier, R. Simon, R. Ceillier ed altri). La mancanza di rispetto nel linguaggio ed il gallicanismo furono le cause principali della condanna di questa opera.
    Un lavoro di pregio è l'Apparatus ad Bibliothecam maximam Patrum veterum (Parigi 1604), di Le Nourry, ma il capolavoro critico-storico sono i famosi Mémoires pour servir à l'histoire ecclésiastique des six premiers siècles di L. S. Le Nain de Tillemont ([n. nel 1698], Parigi 1693-1712) in 16 voll., opera che ancora oggi viene consultata con profitto dagli studiosi.
    Nel campo protestante sono da menzionare in quest'epoca i lavori di William Cave, James Usher, John E. Grabe (v.), John Pearson, H. Dodwell, anglicani che per difendere la loro posizione dogmatica erano costretti ad occuparsi dei Padri.
    Accanto ad essi si possono ancora menzionare gli studi di Le Clere, Dallaeus e Oudin.
    Dei lavori riguardanti la storia della letteratura antica cristiana nell'epoca moderna si ricordano: J. A. Móhler, Patrologie (vol. 1 [unico], Ratisbona 1840); J. Nirschl, Lehrbuch der Patrologie und Patristik (3 voli., Magonza 1881-85), I. Fessler, Institutiones Patrologiae (2.a ed. di Jungmann, Innsbruck 1890-96); Ad. Harnack, Geschichte der altkirchlichen Literatur bis auf Eusebius (3 voll., Lipsia 1893-1904); H. Kihn, Patrologie (Paderborn 1904-1908); O. Bardenhewer, Patrologie (3 II ed. Friburgo 19 io); id., Geschichte der altchristlichen Literatur (5 voli., ivi 1913-32); H. Jordan, Geschichte der altchristlichen Lìteratur (Lipsia 1911); I. Tixeront, Mélanges de patrologie et d'histoìre des dogmes (Parigi 1921); H. Lietzmann, Christliche Literatur (Lipsia 1923); F. Cayré, Précis de Patrologie (2 voll., Parigi 1927-1930); B. Steidle, Patrologia (Friburgo 1937); U. Mannucci, Istituzioni di patrologia (ed. di A. Casamassa, Roma 1948-5o); E. I. Goodspeed, A History of early christian literature (Chicago 1942); B. Altaner, Patrologie (2a ed., Friburgo 1950; anche in trad. it. riveduta da A. Ferrua, Torino 1944); J. Quasten, Patrology, I. The Beginnings of Patristic Literature (Utrecht-Bruxelles 1950).
    Opere speciali che riguardano la patristica greca : K. Krumbacher-A. Ehrhard, Geschichte der byzantinischen Literatur (2a ed., Monaco 1897); O. Stahlin, Die altchristliche griechische Literatur, in W. v. Christ, Geschichte der griechischen Literatur (2 voli., 6a ed., ivi 1924); A. Puech, Littérature grecque chrétienne (Parigi 1928); I. M. Campbell, The Greek Fathers (Londra 1929).
    Sulla conoscenza dei Padri greci nella Chiesa latina v. : P. Courcelle, Les lettres grecques en Occident (Parigi 1943); A. Siegmund, Die Uberlieferung der griechischen Literatur in der lateinischen Kirche bis zum 12. Jahrhundert (Monaco 1949).
    Opere speciali sulla patristica latina : P. Monceaux, Histoire littéraire de l'Afrique chrétienne (7 voll., Parigi 1901-23); R. Pichon, Etudes sur l'histoire de la littérature latine dans les Gaules (ivi 1906); W. S. Teuffel, Geschichte der romischen Literatur (III, 6a ed., Lipsia 1913; gli autori cristiani sono trattati da E. Klostermann); M. Schanz, G. Hosius, G. Kruger, Geschichte der rom. Literatur (III, 3a ed., ivi 1922; IV, I, ivi 1914; IV, II, ivi 1920); la letteratura cristiana è trattata da G. Kruger); U. Moricca, Storia della letteratura latina cristiana, 3 voli., in 5 tomi (Torino 1915-1934); P. Monceaux, Histoire de la littérature latine chrétienne (Parigi 1924); C. Weymann, Beitráge zur Geschichte der christlich-lateinischen Poesie (Monaco 1926); N. Terzaghi, Storia della letteratura latina da Tiberio a Giustiniano (Milano 1934); L. Salvatorelli, Storia della letteratura latina cristiana (ivi 1936); E. Bickel, Lehrbuch der Geschichte der rómischen Literatur (Heidelberg 1938); P. de Labriolle, Histoire de la littérature latine chrétienne, 3a ed. di G. Barzy (2 Voll., Parigi 1947); P. Courcelle, Histoire littéraire des grandes invasions germaniques (ivi 1948); E. Dellers, Clavis Patrum latinorum (Steenbrugge 1951, in Sacris erudiri, III).
    La trasmissione dei Padri nella vita della Chiesa durante il medioevo e ì tempi moderni è stata trattata negli ottimi studi di J. de Ghellinck, Patrìstique et moyen-áge (3 voll., Bruxelles 1946-48).
    I riflessi della letteratura cristiana sulla letteratura europea sono studiati da E. R. Curtius, Europáische Literatur und lateinisches Mittelalters (Berna 1948).

    LA PUBBLICAZIONE DEI TESTI PATRISTICI. 

    È stato l'umanesimo che ha dato l'impulso alla prima stampa dei testi patristici. Alcune di queste pubblicazioni hanno il valore di un manoscritto perché molti codici di allora sono andati perduti. Le prime edizioni critiche uscirono nei sec. XVII e XVIII. Come editori sono da menzionare Fronton le Due ("Ducaeus", m. nel 1624), l'editore di Crisostomo e Giovanni Damasceno, Jacques Sirmond (m. nel 1651), Jean Garnier (m. nel 1681), Fr. Combefis (m. nel 1679), I. B. Cotelier (m. nel 1686) e i grandi rappresentanti della Congregazione benedettina di S. Mauro (V. MAURINI): I. L. D'Achéry (m. nel 1685), Jean Mabillon (v.), R. Massuet (m. nel 1716, editore di s. Ireneo), P. Constant (m. nel 1721), Le Nourry (m. nel 1724), Julien Garnier (m. nel 1725, editore di Basilio), Ch. de la Rue (m. nel 1739, editore di Origene), B. de Montfaucon (v.), P. Maran (m. nel 1762). Le prime grandi collezioni sono la Sacra bibliotheca veterum Patrum (Colonia 1618-22) o Maxima bibliotheca veterum Patrum (27 voll., Lione 1677).

    Ancora di valore oggi è la Bibliotheca veterum Patrum di Andrea Gallandi (14 Voll., Venezia 1764-81; 2.a ed. ivi 1788).
    In fondo, la grande Patrologia di J.-P. Migne (v.) è la continuazione di queste vecchie Bibliothecae Patrum . Il Migne poteva aumentare la sua edizione in seguito alle numerose pubblicazioni dei card. A. Mai (v.) e Jean Baptiste Pitra (v.); per l'edizione del Migne v. ancora F. Cavallera, Patrologiae cursus completus. Series graeca. Indices (Parigi 1912); Th. Hopfner, Index locupletissimus (ivi 1928 sg.). Edizioni critiche di tutti gli scrittori ecclesiastici latini dal I al VII sec. sono state progettate dall'Accademia di Vienna (dal 1866). Finora sono stati pubblicati di questo Corpus scriptorum ecclesiasticorum latinorum (CSEL o CV) 70 voll. Una collezione corrispondente per i Padri greci è Die griechischen christlichen Schriftsteller der ersten drei Jahrhunderte (GCS o CB, pubblicati dall'Accademia di Berlino (dal 1897), finora 4, voll. Alla preparazione dei testi greci serve la collezione : Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristlichen Literatur, ed. O. V. Gebhardt e A. Harnack (Lipsia 1882 sg.). Questa collezione ha la sua corrispondente nella collezione: Texts and Studies. Contributions to Biblical and Patristic Literature, ed. I. A. Robinson (Cambridge 1891) ed in un senso più largo in Studi e testi (pubblicazioni della Biblioteca Vaticana, Roma 1900 sgg.; v. A. M. Albareda, Nel cinquantesimo di "Studi e testi", Città del Vaticano 1950). Delle collezioni per usi scolastici vanno nominati Florilegium Patristicum, ed. B. Geyer e I. Zellinger (44 fase., Bonn 1904 sg.); Cambridge Patristic Texts, ed. A. I. Mason (Cambridge 1899 sg.); Textes et documents pour l'étude historique du christianisme ed. H. Hemmer P. Lejay (20 Voli., Parigi 1904-12), Testi cristiani, con versione italiana di G. Manacorda (Firenze 1930 sg.); Corona Patrum Salesiana (Sanctorum Patrum graecorum et latinorum opera selecta, addita interpretatione vulgari), ed. P. Ricaldone (Torino 1937 sg.); Sources chrétiennes, ed. H. de Lubac e i. Daniélou (Parigi 1941 sg.).

    BIBLIOGRAFIA:

    Letteratura patristica: A. Ehrhard, Die altchristl. Liter. und ihre Erforschung seit 1880, Friburgo i, Br. 1894, continuazione, 1900; F. DrexI, io Jahre griechischer Patristik, in Bursians Jahresberichte uber die Fortschritte der klassisch. Altertumswiss., 220 (1929), pp. 131-263; ibid., 230 (1931), PI. 163-273; I. Martin, Christ-latein. Dichter, ibid., (1929), pp. 65-140; W. Wilbrand, Die altchrist.-Latein. Liter., ibid., 256 (1930), pp. 157-206; G. Kruger, A Decade of Research in early christ. Liter. (1921-30), in Harvard Theolog. Review, 26 (1933), p. 173 sg.; G. Madoz, Un decenio de estudios patrísticos en Espana (1931-40), in Rev. espanola de teol., 1 (1940, PI). 919-62; id., Segundo decenio de estudios sobre patrística espanola 1941-50 (Estudios Onienses, sez. I, Vol. 5), Madrid 1951; B. Altaner, DerStand der Patrologisch. Wissensch. und das Problem einer neuen altchristl. Literaturgesch., in Misc. Giov. Mercati, 1, Città del Vaticano 1946, p. 483 sg.; I. De Ghellinck, Les recherches batristiques, progrès et problèmes, in Mélanges F. Cavallera, Tolosa 1948, p. 65 sg.; Dix années d'études byzantines, Bibliogr. internat. 1939-48, Parigi 1949.

    Erik Peterson

    (Tratto dall'Enciclopedia Cattolica)