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Gesù diceva…”Padre ho fatto conoscere il tuo nome“.  Perchè invece non viene fatto conoscere da tante denominazioni cristiane?

Risposta

Secondo il pensiero ebraico, «rivelare un nome» è sinonimo di rendere nota l’essenza di qualcosa, o di qualcuno. Significa dare un’immagine vera e fedele della cosa o persona che stiamo descrivendo, dettagliandone le caratteristiche, le qualità, i propositi.

Pertanto con l’espressione «ho fatto conoscere il tuo nome», Gesù stava affermando di aver svelato ai discepoli la volontà ed il proposito di Dio, di aver presentato loro l’intima essenza del Creatore, ossia il suo grande amore per l’umanità, la sua giustizia, la sua santità. In un’epoca in cui i farisei avevano «ucciso» il culto genuino a Dio, sostituendolo con una sequela interminabile di dettami umani, soltanto in apparenza spirituali, Gesù potè ben affermare di aver rivelato il nome di Dio, perchè visse come Dio incarnato, insegnando l’autentico spirito della legge di Dio e vivendo come essere umano completamente dipendente dalla volontà divina.

Nel brano di Gv.17,11, leggiamo un aspetto particolare della preghiera di Gesù: «Padre santo, conservali nel tuo nome, quelli che tu mi hai dati, affinché siano uno, come noi». Se il «nome» a cui si riferisce Gesù fosse da intendersi in maniera letterale, ci sarebbe da domandarsi come Dio possa custodire un insieme di persone in un «termine». Se invece, come ci dicono non solo le Scritture, ma anche la cultura ebraica, con «nome» viene indicato ciò che abbiamo appena visto, si comprende come Gesù stia pregando affinchè Dio mantenga i discepoli in quell’amore, quell’unità e reciprocità, che è riflesso della relazione tri-unitaria di Dio, nel passo in questione limitata al rapporto tra Dio Padre e Dio Figlio («affinché siano uno, come noi»). Attraverso la sua opera, Cristo ha mostrato il Padre, ha fatto conoscere il suo nome: con la sua morte di croce, ha rimosso la condanna che gravava sull’umanità, rendendo disponibile il perdono di Dio a chiunque crede in Lui e nell’efficacia del suo sacrificio, rivelando il proposito di salvezza che Dio ha in serbo per ciascun essere umano, «non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento» (1Pt.3,9)